SICILIA, SI LAVORA IN GRAN SEGRETO ALL’ALLEANZA TRA MUSUMECI E IL PD RENZIANO
ANCHE IN CASO DI VITTORIA, IL CENTRODESTRA NON AVRA’ I NUMERI PER GOVERNARE… I SEI-SETTE DEPUTATI REGIONALI ARRIVERANNO DAL PD… CONTATTI IN CORSO CON L’EX MINISTRO CARDINALE E L’UOMO DI FRANCESCHINI IN SICILIA
I sondaggi continuano a dare per vincente, alle elezioni regionali siciliane del 5 novembre, il candidato della coalizione di centrodestra.
Il catanese Nello Musumeci, esponente di Fratelli d’Italia e presidente uscente della Commissione antimafia della Regione, dovrebbe poter contare, sulla carta, su un risultato superiore al 30%.
Le stesse previsioni danno per perdente la coalizione di centrosinistra, il cui candidato — l’attuale rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari — potrebbe essere sonoramente battuto dal cugino rivale della sinistra, Claudio Fava.
La “lista dei territori” proposta da Leoluca Orlando a sostegno di Micari è naufragata sul nascere; il sindaco di Palermo ne attribuisce la colpa al Pd, che l’avrebbe boicottata.
Per i democratici, che dovrebbero essere il pilastro portante del centrosinistra, si delinea pertanto un quadro tra i peggiori. E la lontananza del segretario nazionale Matteo Renzi dalla scena elettorale siciliana (a parte qualche visita lampo), cui si contrappone l’ostentato presenzialismo dei leader delle coalizioni avversarie, alimenta i presagi più foschi.
A prescindere da chi vincerà il prossimo 5 novembre, resta comunque più aperto che mai il tema della governabilità : problema che si trascina irrisolto da due legislature e che si riproporrà immancabilmente nella prossima.
Musumeci non disporrebbe della maggioranza dei voti nell’Assemblea regionale siciliana nemmeno se il centrodestra arrivasse primo con un risultato, nella migliore delle ipotesi, del 35-38 per cento.
Infatti, anche se nessuno è ufficialmente disposto ad ammetterlo, c’è già chi è all’opera per costruire un’alleanza di larghe intese.
Il più interessato a un’evoluzione di questo tipo è il Pd. O, meglio, il gruppo più renziano del Pd.
Spiega a Business Insider Italia un noto esponente dei democratici siciliani che non vuole essere citato:
“E’ probabile che, in caso di vittoria del centrodestra, qualcuno del Partito si sposti verso Musumeci per consentirgli di governare. In nome della salvezza delle istituzioni, la parte iper-renziana potrebbe raggiungere un accordo con loro, anticipando lo stesso schema di cui si vocifera a livello nazionale”: l’asse Renzi-Berlusconi. “D’altro canto — aggiunge — il Partito democratico in Sicilia non c’è più, andiamo avanti per forza d’inerzia”.
Pronta a compiere un passo in questa direzione — spiega un’altra fonte addentro alle vicende amministrative della Regione — sarebbe l’ala più moderata dei democratici: quella di Sicilia Futura, guidata dall’ex ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale, e quella rappresentata dall’ex segretario regionale Giuseppe Lupo, uomo proveniente dall’Opus Dei, vicino al ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini.
La stessa fonte aggiunge che “Cardinale interloquisce già oggi con Musumeci attraverso alcuni deputati regionali, tra i quali Edy Tamajo”, passato per Grande Sud di Gianfranco Miccichè (attuale commissario regionale di Forza Italia) e poi per Il Megafono di Crocetta.
“Sono soggetti che non sanno stare all’opposizione. I 6-7 deputati che probabilmente mancheranno a Musumeci per formare una maggioranza arriveranno da lì”.
Resta da capire quale livello di coesione possa avere una maggioranza del genere. Già Musumeci ha vita difficile per la fila di impresentabili (indagati e condannati) ed esponenti della vecchia guardia di cui s’è circondato.
Figurarsi cosa potrà succedere quando alle pressioni clientelari che gli arrivano dall’interno della coalizione si aggiungeranno le richieste provenienti dall’esterno: da chi, in cambio di qualche voto in aula, pretenderà posti per sè e per i propri amici.
A scompaginare questo quadro potrebbero essere i 5 Stelle se negli ultimi giorni di campagna elettorale i grillini riuscissero a tirare dalla loro parte una percentuale significativa della massa di elettori, stimata in oltre il 50%, che ancora tentenna tra il disertare le urne e recarsi al voto.
Ma è un’impresa difficilmente realizzabile, a meno di un colpo di scena.
Il Movimento di Beppe Grillo sarà quasi certamente il partito più votato in Sicilia, ma la sua ritrosia per le alleanze lo pone in una condizione di oggettivo svantaggio rispetto alle coalizioni di liste e alla loro capillare diffusione sul territorio.
(da “Business Insider”)
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