SINDACO DI PRATO: “GRAZIE AI CINESI CHE IN CITTA’ CI HANNO DATO IL BUON ESEMPIO”
“SI SONO MESSI IN AUTOISOLAMENTO DA SOLI, INNESCANDO UN CIRCOLO VIRTUOSO, SIAMO UNA DELLE PROVINCE MENO CONTAGIATE”
“Eravamo nell’occhio del ciclone già a fine gennaio dopo il ritorno di moltissimi dei nostri concittadini andati in Cina per il Capodanno, invece Prato è una delle province con meno contagiati. Grazie al buon esempio dei pratesi di origine cinese e alla disciplina di tutti noi”.
Matteo Biffoni è il sindaco di Prato, 45 anni.
Dice che il comportamento della comunità cinese “che si è fatta due o tre quarantene, chiudendosi subito in casa”, è stata la fortuna di Prato.
Nella città che vive del tessile e del “pronto moda” , le attività sono chiuse all’80%. Aperte sono le produzioni riconvertite di mascherine o presidi sanitari, oltre a quelle di beni essenziali come dappertutto.
Sindaco Biffoni, i cinesi di Prato hanno dato il buon esempio?
“Hanno dato il buon esempio. E a Prato, forse per primi, si è preso atto della gravità del coronavirus grazie a quell’esempio, e tutti si sono messi in riga”.
Pochi contagiati?
“Tengo incrociate le dita, comunque sì: circa 210 casi in tutta la provincia. Poteva essere drammatico. Dei nostri 195 mila abitanti, 21 mila sono cinesi. Abbiamo 6.500 imprese di cittadini di origine cinese nel “pronto moda”.
E cosa è successo?
“Scoppia l’epidemia a Wuhan e in tanti che da Prato – ma anche da Milano o da Roma – erano andati in Cina a festeggiare il Capodanno sono rientrati. Si è diffuso il panico. Invece i cinesi sono stati esemplari. Si sono chiusi in quarantena. A Prato 1.300 persone. Qui nessun cittadino cinese si è ammalato di coronavirus. Hanno chiuso subito le aziende, i negozi. Si sono fatte due, tre quarantene e ora, come tutti, restano a casa. Hanno dato il via a un circolo virtuoso”.
Lei oggi tira un sospiro di sollievo?
“No, assolutamente. Non è ancora tempo. La sfida non è vinta non solo a Prato, ma in tutta Italia. Per questo io ho raccomandato il massimo rigore. Se Prato è virtuosa inoltre, può mettere a disposizione il suo ospedale per dare una mano ai territori più affaticati. Aggiungo: si potrà ripartire prima”.
Quindi è ancora molto preoccupato e mantiene le restrizioni massime?
“Si. E sono stato tra i primi a chiedere al governo la chiusura delle aziende di beni non indispensabili. E’ stata la decisione più lacerante: non dormivo più. L’80% delle nostre aziende, tutte quelle del tessile, hanno serrato i battenti, eccetto quelle di mascherine o altri presidi ospedalieri “.
E’ contrario anche alle passeggiate con i bambini?
“Ho due bambini di 3 e 5 anni. Abito in un appartamento. Figuriamoci se non capisco l’esigenza. Però ora non è il momento. Se dessimo il via libera alle passeggiate con i bambini migliaia di persone si rimetterebbero in giro. Un marasma. No aspettiamo. Facciamo un altro sforzo. Ovvio che ci sono le eccezioni per i bimbi “speciali”, con disabilità . Del resto nessuno vieta di portare il bambino con sè davanti al garage o nel cortile di casa”.
Quale è l’altra sua grande preoccupazione in questo momento?
“Il bilancio. Noi come Comune di Prato abbiamo il bilancio sano. Ma non si potrà reggere a lungo. Ne ho parlato con il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Per i Comuni servirà complessivamente uno stanziamento tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Il “dopo” sarà una sfida da fare tremare i polsi. Il “quando” si riprenderà , lo decideranno i medici, i virologi. Ma la politica si concentri sul “come” ricominciare e su quali scelte economiche vanno fatte per garantire la tenuta sociale”.
Quanto vi è spettato per i buoni-cibo?
“A Prato 1 milione e 38 mila euro che è destinata a chi già assistevamo ma soprattutto a quella fascia di popolazione in ginocchio per il coronavirus: dalla commessa al barista all’artigiano”.
(da agenzie)
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