SOLO MINISTRI TECNICI PER IL SENATORE: NON PASSA IL TANDEM AMATO-LETTA
BERSANI CHIAMA LETTA: “MI SPIACE, MA NON E’ NIENTE DI PERSONALE”
Mario Monti incassa la sua prima delusione.
Non è bastato l’intervento deciso del Quirinale, nè è servito il vertice segreto di lunedì sera, in un’abitazione privata al centro di Roma, che ha visto seduti nello stesso salotto Pier Luigi Bersani, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini.
Alla fine, se la notte appena passata non porterà consiglio, il Professore dovrà rassegnarsi: il suo sarà un governo composto esclusivamente di tecnici.
Nelle ultime 48 ore lo scontro si concentra tutto su questo punto.
Ed è anche il cuore di una telefonata tra il leader democratico e il sottosegretario uscente.
Del resto che il veto del Pd su Gianni Letta fosse insormontabile Monti lo comprende già dalla mattina, ricevendo la delegazione democratica a palazzo Giustiniani.
Il Professore annuncia: «Avrei intenzione di chiamare Giuliano Amato alla Farnesina».
Ergo servirà inserire Gianni Letta nella squadra per far digerire al Pdl l’ex premier socialista.
Casini, la sera precedente, aveva usato con Bersani e Alfano argomenti simili: «Amato gli serve. Mettere agli Esteri un diplomatico, seppure di prestigio come Terzi di Sant’Agata, lascia Monti scoperto sul piano politico. Quando vai a incontrare uno come Alain Juppè, che è stato primo ministro, serve un altro personaggio di caratura simile».
Ma l’argomento non fa breccia nel Pd.
«Amato va bene – spiega Bersani a Monti –, se questa è la sua scelta faccia pure. Ma non può essere messo in carico a noi, non si può usare Amato come il bilancino. E comunque è meglio se lei non inserisca politici nel governo: l’importante adesso è fare presto, è rischioso andarsi a infilare in questo ginepraio».
Bersani, quando più tardi racconterà ai suoi dell’incontro con il presidente incaricato, si mostrerà sempre inflessibile su questo punto: «A Monti ho detto che deve star tranquillo, deve andare avanti. Ma l’ho messo in guardia: se lei insiste con questa storia dei politici, il Pdl ne chiede uno, noi un altro, Casini un altro ancora e alla fine le viene giù tutto il condominio».
Insomma, la preoccupazione è che il tentativo Monti fallisca, mentre i democratici «non vogliono elezioni, vogliono servire Monti al meglio fino al 2013».
Secondo Bersani nemmeno nel Pdl ci sarebbe poi tutto questo entusiasmo nel chiedere che Gianni Letta venga nominato ministro.
Il segretario del Pd ne è convinto e lo dice anche a Monti: «Lei deve capire che non è tanto il centrodestra che sostiene Letta, ma sono altri mondi. Io ho parlato con Alfano e se lei gli chiede di indicare uno del Pdl si dispera: è circondato da ex ministri che sgomitano per essere riconfermati».
E tuttavia Monti non demorde.
Sale al Quirinale all’ora di pranzo e aggiorna Napolitano sullo stallo. Intravede spiragli e chiede: «Presidente, vorrei provarci ancora ad avere Letta in squadra in tandem con Giuliano Amato».
Supplemento di trattativa accordato dal Quirinale, fissando comunque il termine ultimo a questa mattina per la lista definitiva, e il pomeriggio per il giuramento. Anche per Napolitano infatti la linea è di ricercare e sostenere «ogni soluzione che rafforzi, politicamente e operativamente, la nascita del governo».
Nella notte Monti dovrà anche incrociare definitivamente nomi e caselle degli undici ministri, visto che il dodicesimo, quello dell’economia, ha comunicato al capo dello Stato di volerlo tenere per sè.
E potrebbe scapparci qualche «sorpresa» rispetto ai nomi circolati. Il presidente della Repubblica, prima della colazione con il premier incaricato, sonda in prima persona anche Bersani, ricevuto nel suo studio.
Il segretario insiste sulla «discontinuità », teme contraccolpi nel partito o con l’Idv.
In fondo però, gli viene fatto notare, Letta non è neanche iscritto al Pdl e ha ricoperto solo un ruolo istituzionale.
Un profilo che si concilia con un governo «tecnico», così come sarebbe per Amato. Monti dunque tratta ancora, con il mandato però a non forzare a tutti i costi.
Eppure il tentativo appare al limite dell’impossibile.
Viene respinta dal Pdl l’offerta di nominare Letta ministro dei rapporti con il Parlamento. Berlusconi semmai lo vorrebbe alla Giustizia.
Ma soprattutto sembra distante dalla trattativa. Ancora con la testa ovattata dopo la botta delle dimissioni.
L’opposizione che Amato trova nel Pdl rende anche più difficile l’inserimento di Letta. Basta un dettaglio.
Quando Monti riceve Alfano, Cicchitto e Gasparri, si sente fare questo discorso: «Caro Professore, con Amato il suo governo nascerebbe troppo sbilanciato a sinistra. O convince il Pd su Letta oppure niente».
Per rafforzare il concetto vengono persino squadernati sulla scrivania alcuni editoriali di Monti molto critici verso il governo Berlusconi: «Vede Professore, già lei non è stato troppo tenero con noi e ora vuole anche mettere Amato? ».
Monti obietta: «Se aveste con voi la collezione del Corriere trovereste articoli ugualmente critici verso Prodi».
Ma la discussione finisce lì.
La fotografia dell’impasse viene scatta nel pomeriggio a Montecitorio.
Nello studio di Fini si trovano Gianni Letta, Casini e Alfano.
Parte una telefonata in viva voce con Bersani.
Dal segretario Pd Letta apprende che non c’è «niente di personale» contro di lui.
Ma la scelta è fatta.
Francesco Bei e Umberto Rosso
(da “La Repubblica“)
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