SOLO PAROLE, ALLA PROSSIMA NAVE SARA’ TUTTO COME PRIMA: L’ACCORDO SBANDIERATO DA CONTE SI SFALDA NEL GIRO DI 24 ORE
MACRON ESCLUDE CENTRI DI ACCOGLIENZA VOLONTARIA IN FRANCIA, LA SPAGNA SI SFILA, NESSUNA INTESA CON LA MERKEL, ORBAN SE NE FOTTE
“Vi invito ad accettare un fatto nuovo e inaccettabile per molti paesi fino a ieri sera: e cioè che ci fossero riferimenti ad ‘azioni condivise’ anche nel soccorso e nel salvataggio in mare, un principio mai affermato prima. Lo abbiamo affermato nei fatti con Aquarius e Lifeline, adesso è scritto: ‘shared actions and effort'”.
Conferenza stampa di Giuseppe Conte al termine del consiglio europeo. Il premier italiano si sforza di esaltare i risultati ottenuti nel documento conclusivo.
Ma questa è una storia di parole e contraddizioni, visibili sia nel documento stesso che nelle dichiarazioni dei leader a fine vertice.
Solo parole, come spesso succede nei consigli europei, certo. Un po’ poco per un premier che chiedeva “fatti” al suo debutto a Bruxelles.
In conferenza stampa Conte non fa introduzioni, va subito alle domande dei giornalisti: tantissimi, presenti anche russi e britannici.
Anche nel vertice, quando si è fatto valere sottolineando di essere “professore di diritto”. Tutti hanno alzato il sopracciglio. E allora? “Io ho fatto il saldatore”, gli ha risposto il premier svedese Stefan Là¶fven. “E io il pompiere”, ha fatto notare il primo ministro bulgaro Bojko Borisov, uno che nella vita ha fatto pure la guardia del corpo del leader comunista Todor Živkov.
A parte le lezioni di umiltà con cui si è dovuto confrontare, il premier italiano difende assolutamente l’accordo. Per lui non è un problema il fatto che si fondi su “base volontaria”, spiega in conferenza stampa.
Se glielo si chiede risponde: “Non si può imporre a nessuno” di ospitare i nuovi centri chiusi a gestione europea che dovrebbero servire a smistare i migranti tra richiedenti asilo e non aventi diritto da rimpatriare.
“Anche noi abbiamo chiesto che il meccanismo sia volontario: o lei voleva un centro coatto in Italia?”, ci risponde stizzito.
E questa è la prima contraddizione. L’Italia rappresentata dal governo gialloverde chiede solidarietà agli altri paesi europei sui migranti ma non è disposta a dare l’esempio, argomentando di averlo già fatto per anni. Giusto. In effetti anche il documento conclusivo approvato dal Consiglio Ue riconosce gli sforzi fatti finora e afferma, all’articolo 1, che dal 2015 l’Europa ha posto in essere una serie di misure sulle frontiere esterne che hanno portato a “un calo del 95 per cento del numero di attraversamenti illegali verso l’Ue”.
Ma qui siamo al paradosso che il governo Lega-cinquestelle sbandiera una intesa europea ammettendo allo stesso tempo di non farne parte.
Perchè in conferenza stampa Conte sta bene attento a sottolineare che nemmeno l’Italia si è impegnata a ospitare i nuovi ‘centri controllati’.
Lo dice quando gli si fa notare che Emmanuel Macron, pur difendendo l’intesa, ci tiene a dire che la Francia non ospiterà i nuovi centri in quanto non è paese frontaliero come Spagna, Italia, Grecia.
“Macron era stanco”, glissa Conte. E poi aggiunge: “L’articolo 6 parla di centri di accoglienza e si va ad aggiungere alla regolamentazione attuale dei flussi migratori, è un’ulteriore opportunità che viene offerta. E’ un modo un po’ rivoluzionario di gestire, perchè vuol dire che con risorse europee, con personale europeo, si gestiranno questi centri di accoglienza”. Ok. Ma poi dice: “Qualche paese ha dato la disponibilità ma non l’Italia”.
Insomma più che intesa è un auspicio.
“Nessuno è escluso, nemmeno la Francia”, continua il premier. Già , ma a livello operativo, nulla.
Tanto più che Macron, nella sua conferenza stampa finale, insiste a dire che “il concetto di paese di primo arrivo non si può cancellare”. Il tutto a dispetto del fatto che nel documento conclusivo si stabilisce che “è necessario trovare un consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di equilibrio tra responsabilità e solidarietà “. Tanto necessario quanto rimandato.
Per contro, anche sui movimenti secondari non c’è nulla di perentorio e stringente.
E questo soddisfa molto la delegazione italiana. “Merkel aveva bisogno di risposte subito, le abbiamo rimandate”, ci dicono, soddisfatte, fonti di governo.
Da parte sua, Conte spiega: “L’ho detto anche a Merkel: non ho accettato di discuterne se non avessimo prima risolto i movimenti primari e così è stato. Se domani ci chiedono di riprenderceli, la risposta è no: non ho sottoscritto un accordo specifico con Merkel su questo, non abbiamo deliberato alcunchè, abbiamo deliberato conclusioni su cui andremo a lavorare…”.
Il fatto di non aver dato una risposta alla Cancelliera – sotto pressione in patria proprio sui movimenti secondari dei migranti dentro l’Ue – è un po’ l’ammissione che da questo vertice l’Italia ricava solo una lista di promesse.
Se ci fossero stati fatti, si sarebbe trovato anche l’accordo sui movimenti secondari: Conte non avrebbe potuto sfuggire.
E invece è tutto rinviato ad un lavoro di ordine “operazionale”, dicono dalla delegazione italiana, che inizia solo ora.
E Merkel, che domani farà il punto a Berlino con il ministro che la sta sfidando, l’ultra-conservatore Horst Seehofer, rilancia: la Germania continuerà a prendere rifugiati sbarcati in Italia “come ha fatto in passato” solo se ci sarà un accordo con Roma sui movimenti secondari.
Contraddizioni. Anche sui fondi per il Trust fund per l’Africa.
“C’erano 500milioni, somme già preventivate – ammette Conte – le abbiamo sbloccate”. Ora sta ai contributi degli Stati membri, come per l’accordo con la Turchia, voluto due anni fa dalla Cancelliera: 6 miliardi di euro in due tranche, tra fondi comunitari e contributi dei paesi Ue.
Ma se prima del Consiglio Europeo l’accordo con la Turchia veniva messo sullo stesso piano di quello per l’Africa – Matteo Salvini, principale azionista del governo giallo-verde, insiste molto su questo – ora, alla luce di come è andata all’Europa building, non è più così. “Non possiamo comparare situazioni diverse come la Turchia con la finestra sul nord Africa: sono contesti diversi”, dice Conte.
Ma il premier si dice soddisfatto. Più di Salvini: “Lui parla del 70 per cento, io direi l’80 per cento. Se l’avessi scritto io il documento, avrei scritto qualche cosa in più”. Anche i suoi colleghi europei si dicono soddisfatti.
Merkel si spinge a dire che può esserlo pure Seehofer. C’è da dire che a Bruxelles la Cancelliera è riuscita a ottenere un accordo con la Spagna e la Grecia, secondo cui Berlino si impegna ad accogliere i rifugiati in arrivo da questi due paesi, mentre Atene e Madrid si impegnano a riprendersi quelli respinti dalla Germania, se registrati in territorio spagnolo o greco.
E’ qualcosa di operativo, cui però l’Italia non partecipa: bloccata dalla propaganda pentaleghista che non contempla di accettare i respingimenti ma nemmeno i nuovi campi controllati in patria.
Macron canta vittoria perchè l’Ue “non ha ceduto alla fascinazione del peggio”. E per lui il peggio sono i populisti, la “lebbra”, ha detto qualche giorno fa.
Il bello è che anche i populisti sono contenti. Non solo Salvini, ma persino il premier ungherese Viktor Orban canta vittoria su Facebook: “Siamo soddisfatti, perchè i quattro di Visegrad hanno raccolto una grande vittoria. La minaccia che incombeva su di noi era che avrebbero cominciato i reinsediamenti all’interno degli Stati europei dai campi che avevano intenzione di realizzare. Siamo riusciti a difenderci da questa proposta e a far approvare invece la nostra, che stabilisce chiaramente che nessuno può essere spostato in un Paese senza il consenso di quest’ultimo. L’Ungheria non diventerà un Paese di immigrazione. L’Ungheria resterà ungherese. Questo è il risultato della battaglia di stanotte”.
E’ la magia delle parole. In casi come questo, hanno la potenza di rendere tutti felici. Perchè l’intesa su base volontaria permette a ognuno di fare come gli pare. Tranne che su una cosa: le ong.
Come ammette orgoglioso lo stesso presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dalle conclusioni del vertice arriva “un messaggio chiaro a tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo, anche alle Ong: tutti devono rispettare la legge e non ostacolare il lavoro della guardia costiere libica” (sotto inchiesta Onu perchè organismo criminale)
Se c’è qualcosa di perentorio è la ‘guerra’ alle organizzazioni non governative che soccorrono migranti in mare. Dall’Italia Salvini infatti conferma la chiusura dei porti alle loro imbarcazioni per tutta l’estate (e finira’ davanti alla Corte di Giustizia europea)
Al largo della Libia naufraga un gommone carico di migranti: ci sono 100 dispersi, tre bambini morti.
Non frega nulla a nessuno .
(da “Huffingtonpost”)
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