SONDAGGIO GHISLERI: GLI ELETTORI DI MELONI DELUSI DALL’ITALIA
DA MARZO GLI OTTIMISTI SUL FUTURO DEL PAESE NON HANNO MAI SUPERATO IL 32%
In occasione dell’Avvento ad ogni Natale la grande diatriba è sempre tra pandoro e panettone, dove quest’ultimo, seppur più famoso e iconico, negli ultimi tempi ha lasciato spazio importante nelle preferenze degli italiani a favore del suo cugino veronese (55% vs 45%). È una vittoria dettata dalla predilezione delle donne rispetto agli uomini che rimangono invece in maggioranza legati alla tradizione.
Così, l’affaire che si è scatenato intorno al pandoro di Chiara Ferragni è riuscito nella sua crudezza a fotografare perfettamente l’attuale situazione italiana in cui ci si limita più facilmente ad osservare il “pur semplice” particolare perché è più intricato focalizzarne i contenuti nell’insieme. Chissà se ritestando oggi il ballottaggio tra pandoro e panettone vincerebbe ancora il dolce a stella?
Nella vicenda la situazione scomoda si è tradotta in una mera transazione economica pure negoziabile, perché si è rimasti intrappolati nello schema della punizione: hai sbagliato, lo hai dichiarato e paghi, senza prendere in considerazione la coscienza delle intenzioni che a loro volta possono presentare comportamenti che generano errori non voluti.
Se si riflette non tutto è bianco e nero, ma esistono delle gradazioni di grigio che mettono in luce la violazione di una norma sociale con piena consapevolezza dell’errore. Forse questa presa di coscienza è un deterrente molto più efficace del costo economico di una multa o di una donazione per chi può permettersela, tuttavia si rimane con-centrati sulle cifre a molti zeri dimenticando che un tale errore è sicuramente un precedente difficile da reiterare.
È importante cercare di evitare i giudizi basati su stereotipi anche se all’apparenza sembriamo un popolo di infelici eppure, ad oggi, il 68,6% della popolazione si ritiene soddisfatto della propria vita.
Certo, se entriamo nel merito delle classi di reddito ci si accorge che mentre il 90,1% del target socio-economico “alto-medio alto” si definisce appagato e compiaciuto della sua posizione, il 51,5% di coloro che si inseriscono in quello “basso-medio basso” non è per nulla soddisfatto.
E forse sono proprio tutti quegli zeri che confondono e mettono ai margini chi forse non può neppure immaginare una tale ricchezza. È ovvio che l’affermazione «italiani, un popolo felice» è una generalizzazione che non può essere applicata a tutti gli individui di una nazione.
La felicità è uno stato d’essere, un concetto soggettivo e dipende da molteplici fattori, tra cui l’individuo, le circostanze personali, economiche e sociali. Il nostro è un Paese con una ricca storia culturale, artistica e gastronomica tuttavia, come in molte altre nazioni, anche in Italia ci sono sfide e problemi sociali, economici e politici che influenzano dall’esterno la felicità delle persone.
A questo punto è sicuramente comune che le opinioni sulla situazione nazionale facciano emergere una insoddisfazione generalizzata con un dato di poco superiore al 70% e con un picco dell’83,5% tra i redditi più bassi.
Osservando le valutazioni sotto la lente dell’appartenenza politica, gli elettori dei partiti di maggioranza spiccano tra tutti per i loro giudizi positivi. Forza Italia in testa con l’80,4% di coloro che pensano che il nostro Paese stia andando in una giusta direzione. Più parchi e combattuti gli elettori di Lega (49,2%) e Fratelli d’Italia (46,8%) che si dividono a metà nei loro giudizi positivi e negativi.
È comunque interessante che 1 elettore su 2 di Giorgia Meloni si dichiari poco o per nulla soddisfatto del momento.
È un malcontento generalizzato riguardo a come va il Paese, potrebbe essere legato a questioni specifiche come l’inflazione e l’aumento dei prezzi, indicato come una emergenza nazionale da 1 italiano su 2 (49,1%), dalle tasse alte che “strozzano” le famiglie e le piccole aziende (25%) che costituiscono il 95,2% del tessuto imprenditoriale nazionale, dalle liste di attesa per accedere ad un esame per la tutela della propria salute (24,4%), o anche dal tema dell’immigrazione e dalla gestione degli arrivi sul territorio italiano (24,2%)…
Nell’elenco non mancano la crisi del lavoro e della aziende che delocalizzano chiudendo le fabbriche in Italia (20%), la crisi climatica e la tutela del territorio (19,7%), l’evasione fiscale e l’illegalità e la microcriminalità (16,8% +11,4), passando per la gestione dei fondi del Pnrr (11,6%) e la precarietà delle infrastrutture e dei palazzi pubblici (7,7%).
Del resto, la media dell’anno 2023 di coloro che si dichiarano pessimisti quando pensano alla situazione economica della propria famiglia è del 55,5% e in un anno non è mai scesa al di sotto del 50,7%.
Tali segnali suggeriscono che il 2024 che si profila a breve all’orizzonte, non sarà un anno facile perché l’universo che desidereremmo ordinato e organizzato non esiste e forse non funzionerebbe. I partiti politici nel nuovo anno si dovranno confrontare con gli importanti cambiamenti sociali ed economici in atto e, con le elezioni europee alle porte, avranno maggiori responsabilità nei messaggi che andranno a diffondere per poter essere credibili nell’affrontare quelle sfide emergenti e per poter garantire una sostenibilità a lungo termine.
(da La Stampa)
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