SONO CRESCIUTA CON LA LEGA, NON POSSO DIMENTICARE CHI SONO
DALLO SLOGAN “ALBANESI, TUTTI APPESI” A QUEL SALVINI POCO SVEGLIO CHE NESSUNO CONSIDERAVA
Vengo dalla pianura padana, da un paesino di provincia nella bassa bresciana, vicino al lago di Garda. Proseguendo verso Nord, in poco più di un’oretta arriviamo in Trentino, dove da bambini andavamo in gita, per funghi o per castagne.
Lì ricordo che tutti parlavano tedesco ben prima del confine, gli uomini fingevano di non capire la nostra lingua, le donne invece qualche volta dimostravano il loro bilinguismo urlandoci contro “italiani merda”.
Questo per chiarire la mia geografia di riferimento.
La storia, invece, è questa: mio padre, un bel giorno di tanti anni fa, ha cominciato a parlare di una cosa che chiamava “il partito”.
Le prime volte me le ricordo bene perchè non l’avevo mai visto entusiasmarsi per la politica: gli brillavano gli occhi, credeva che qualcuno finalmente avesse capito i bisogni della gente, che se ne sarebbe occupato, che ci fosse un uomo deciso a porre rimedio alle ingiustizie di tutti.
Quel qualcuno era Umberto Bossi.
Man mano che l’eroe del partito che ce l’aveva duro diventava famoso, attorno a lui si aggregava una massa sempre più informe di persone discutibili, e non lo dico per giudicare l’elettorato leghista, lo dico perchè nei paesini ci si conosce tutti e ho visto formarsi la Lega locale fin dall’inizio.
Per primi hanno aderito i gradassi, i prepotenti, i bulli, quelli che lavoravano come muli e a parte quello sapevano solo menare le mani e tutti coloro la cui idea di partecipazione politica era stare seduti a urlare contro il tg che a Roma sono tutti ladri. A seguire, piano piano, a questi si sono uniti tutti coloro che trovavano accettabile o interessante tale compagnia.
re erano i punti forti che facevano impazzire i leghisti, che amavano e rispettavano Bossi con devozione e fedeltà , come mai avrebbero fatto con una donna:
Il federalismo: basta mandare soldi a Roma per mantenere i politici, quelli stanno sempre a mangiare e si fanno la villa con i nostri soldi, i soldi dei lombardi alla Lombardia
La lotta contro il meridione: basta mandare al Sud soldi per il Mezzogiorno, sono tutti mafiosi. Prima che imbastardiscano la razza, scaviamo un fosso lungo il Po, o mettiamo la dogana sotto Bologna e abbiamo risolto.
La lotta contro gli “stranieri”, all’epoca gli albanesi che arrivavano con i primi sbarchi: “Albanesi tutti appesi olè” era una canzone molto popolare, cantata dagli ultras del Brescia allo stadio e dai miei compagni all’uscita di scuola. Poi, via via “stranieri” sono diventati i senegalesi, i romeni, i nordafricani e tutte le forme di vita non provenienti da Nord.
Inutili sono stati i miei sporadici tentativi di confronto con mio padre, per lui ero solo una ragazzina bastian contrario con la testa piena di idee sbagliate.
La Lega non mi piaceva d’istinto, perchè non mi piacevano le persone che la proponevano, dalle quali ero praticamente circondata: leghisti erano i padri delle mie amiche e molti dei commercianti locali, votavano Lega il mio conducente d’autobus preferito, il macellaio, il meccanico e molti degli altri adulti che avevo intorno.
Una cosa che ricordo bene è che, perfino per loro, Salvini, era qualcuno che nessuno prendeva sul serio.
Aveva uno sguardo non proprio vivace, se ne stava sempre di lato o qualche passo indietro, in genere zitto. Davanti al nerboruto Umberto non ce n’era per nessuno.
Io alla fine la provincia l’ho abbandonata e così fortunatamente discorsi leghisti non ne ho sentiti più per anni, però a un certo punto ho cominciato a risentire, sempre più spesso, quel nome: Matteo Salvini.
Per tanto tempo l’ho ignorato ostinatamente, non volevo crede di dover avere ancora a che fare con lui, con loro, ma quell’eco va sempre peggio.
In questi giorni ci penso più del solito e mi sento un po’ come se avessi dormito per tantissimi anni: me lo trovo a fare comizi con aspirazioni da leader politico nazionale Ma questi del Sud che lo sostengono da dove arrivano? Non se lo ricordano quando la Lega diceva che puzzavano, che andavano bene solo per i lavori di fatica e che dovevano essere aiutati a casa loro?
Quando ne parlo sono stravolta, prima di tutto per il fatto che ci sia chi lo prende sul serio
È che io e lui, essendo quasi coetanei, siamo cresciuti insieme e so da dove arriva il suo programma, su cosa si basano i suoi slogan, su quali bisogni altrui poggia la scala della sua ascesa, su quale vuoto costruisce il suo spazio.
Crescendo si cambia, dicono. Non sempre, non tutti.
Quando torno a casa, ancora oggi vedo tanti adesivi con il sole delle Alpi appiccicati un po’ dappertutto, tanti cavalcavia con sopra scritto “terroni a morte”
Siamo cresciuti insieme, io e la Lega, e certe cose non si possono scordare mai.
(da “Huffingtonpost”)
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