SPAGNA, VINCE PARTITO POPOLARE, TENGONO I SOCIALISTI, DELUSIONE PODEMOS
PP 33%, PSOE 22,7%, PODEMOS 21,1%, CIUDADANOS 13%… MARIANO RAJOY E’ IL VINCITORE MA DA SOLO NON PUO’ GOVERNARE
Nessuna certezza dalle urne in Spagna: le elezioni hanno riproposto i risultati del voto di dicembre 2015 con il Pp primo partito ma senza maggioranza assoluta (anche se rafforzato con 14 deputati in più), davanti a Psoe, Podemos e Ciudadanos.
Un voto che ha visto tramontare il ‘sogno’ di Podemos di diventare il primo partito della sinistra, superando i socialisti, e candidarsi alla guida del governo.
Dopo la pubblicazione di un disastroso exit-poll che dava il partito post-indignados davanti allo Psoe e il suo leader Pablo Iglesias in buona posizione per candidarsi a premier di un governo di sinistra, i risultati reali mano a mano hanno rovesciato il quadro politico.
Così l’inaffondabile Mariano Rajoy sopravvive ad un’altra elezione e, anzi, è il vincitore relativo delle politiche spagnole.
Il partito ‘viola’ registra una forte delusione, dopo che le inchieste demoscopiche per settimane gli hanno fatto “toccare il cielo”, dando a un’ipotetica coalizione Podemos-Psoe guidata da Iglesias quasi la maggioranza assoluta.
Il partito, alleato con Izquierda Unida, si ferma a 71 seggi, lo stesso risultato delle elezioni dello scorso 20 dicembre, che hanno segnato la fine del tradizionale bipartitismo spagnolo e portato allo stallo il Parlamento.
Il Pp di Rajoy si rafforza rispetto a dicembre: cresce di 13 deputati, a quota 137 su 350, con il 33% dei voti.
Gli elettori hanno votato la ‘sicurezza’ contro l’avventura di Podemos. Così i popolari hanno vampirizzato anche il partito moderato emergente Ciudadanos, che è sceso da 40 a 32 seggi e al 12,9%.
I socialisti, in leggera flessione a 85 deputati contro i 90 del Congresso uscente – con il 22,8% – si sono salvati però dal disastro annunciato dai sondaggi, che unanimi prevedevano il sorpasso di Podemos.
Questi risultati del ‘secondo turno’, provocato dalla paralisi del parlamento dopo le politiche di dicembre, senza maggioranze chiare e fra veti incrociati dei partiti, rischiano però di non risolvere il problema della governabilità del Paese.
Rajoy ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, cioè una gran coalicion con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del paese in un quadro ‘europeo’.
Il leader socialista Pedro Sanchez però finora ha risposto ‘no’. E da soli, popolari e Ciudadanos non arrivano alla maggioranza assoluta di 176 seggi del Congresso.
Ancora più difficile, come scrive El Pais, un’alleanza tra Psoe e Podemos, che di sicuro non arrivano insieme alla maggioranza assoluta senza i voti delle minoranze, come i nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi) o gli indipendentisti catalani di Cdc e Erc (17 deputati).
Il premier uscente si presenta però ora alle trattative con gli altri partiti con una maggiore autorevolezza: quella del solo leader che ha vinto, e non poco, in queste politiche.
“Ho scritto un messaggio a Pedro Sanchez per parlare alla luce di questo risultato e non ho ancora ricevuto risposta – ha detto il leader di Podemos, Pablo Iglesias, commentando il risultato delle elezioni – Rimango convinto che sia sensato riuscire a dialogare e lavorare insieme a partire dal terreno comune, condividiamo infatti un modello sociale opposto a quello attuato dal governo dei popolari”.
Iglesias ha ammesso che il risultato del suo partito “non è stato soddisfacente” e si è detto anche preoccupato dalla “perdita di consenso per il blocco progressista”.
Anche lo Psoe, che pure conserva il secondo gradino del podio, non sorride: il partito socialista spagnolo ha infatti ottenuto il suo peggiore risultato storico in seggi nel Congresso dei deputati. Sanchez ha parlato a tarda sera, dicendo di “non essere soddisfatto del risultato del suo partito”, ma ha sottolineato che lo Psoe rimane “il primo partito della sinistra spagnola”.
(da “La Repubblica”)
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