SPARO DI CAPODANNO, DAVANTI AL PM DELMASTRO CAMBIA VERSIONE: “ERO FUORI A FUMARE, NON A 200 METRI DI DISTANZA”
CRESCONO I PUNTI OSCURI: DOV’ERA DAVVERO? PERCHE’ LA SCORTA LO AVREBBE LASCIATO SOLO?
Dov’era Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, nel momento in cui Luca Campana, genero del suo caposcorta, è stato ferito da un colpo di pistola alla festa di Capodanno nella Pro Loco di Rosazza, esploso dal revolver di Emanuele Pozzolo, deputato sospeso di Fratelli d’Italia e unico indagato? Sono sempre di più i punti che non tornano nelle dichiarazioni dell’esponente di Fratelli d’Italia che ora, nelle dichiarazioni ai magistrati, arriva al punto di contraddirsi rispetto a quanto dichiarato nell’intervista “a caldo” che rilasciò a Repubblica dopo il fatto. “Ero a 200 metri di distanza dalla Pro Loco, stavo portando in auto le buste con gli avanzi della cena”.
Davanti alla pm Paola Francesca Ranieri della procura di Biella guidata da Teresa Angela Camelio, l’8 gennaio Delmastro ha però bruscamente cambiato direzione: era sì andato a portare le buste, ma al momento dello sparo partito , come riferisce anche il quotidiano Domani, “ero fuori con due conoscenti di mia figlia, ho solo sentito il rumore dello sparo e ho pensato fosse un petardo. Poco prima avevo caricato la mia macchina, ero risalito e mi stavo trattenendo a fumare una sigaretta con gli amici di mia figlia (V.B e A.B., ndr), dopo il petardo non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo”.
Era “risalito”: dunque era appena fuori dalla Pro Loco e non a duecento metri di distanza come riferito testualmente a Repubblica: “«Stavo raccogliendo il cibo avanzato per andare via. Avevo quattro buste da portare in auto. Dalla Pro Loco alla macchina saranno 200 metri. Ero uscito con le prime due. Ritorno indietro per prendere le altre due e sento la moglie di quello che è stato ferito, che poi è il marito della figlia di uno della mia scorta, che grida ‘un botto… un botto’. Mi si gela il sangue e cerco di capire. E cosa ha fatto?, è la domanda da Liana Milella. Risposta di Delmastro: “Ho pensato che fosse esploso un petardo… e invece sento la moglie che dice ‘ma allora non hai capito… era un colpo di pistola’. La mia scorta voleva che andassi via subito, ma io ho detto che volevo sapere cosa fosse successo al ragazzo e sincerarmi della sua situazione”.
Quindi: delle due l’una. O vale il Delmastro che racconta “Non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo”, oppure quello che subito, appena gli viene spiegato che non è stato un petardo ma uno sparo, preoccupato rifiuta la proposta della scorta di andare via subito per “sincerarmi delle condizioni del ragazzo”, visto che addirittura gli si è “gelato il sangue”.
E poi: la scorta. Perché Delmastro si sarebbe allontanato per ben duecento metro dalla Pro Loco senza la scorta?
Dei quattro agenti di scorta che gli erano stati assegnati, nessuno affiancava il sottosegretario alla giustizia quando all’una e mezza di quella notte di Capodanno è partito il proiettile che ha ferito Campana. Questo punto è centrale perché gli agenti erano in servizio e dovevano assicurare la protezione dell’obiettivo. Il sottosegretario ha spiegato ai pm che si trattava di una situazione “protetta e tranquilla” e ha così lasciato i due agenti di scorta all’interno: uno era vicino a Pozzolo, l’altro nella cucina secondaria.
Una circostanza che Repubblica ha sottolineato pochi giorni fa in un articolo di Elisa Sola, e che Pablito Morello, caposcorta di Delmastro, spiega ai carabinieri così: “Siamo saliti a Rosazza in quattro, alle ore 18. Noi quattro siamo i componenti effettivi della scorta di Delmastro. Quella sera però, siccome si trattava di una festa privata con un livello di pericolo basso o nullo, siamo rimasti con il sottosegretario esclusivamente io (che sono responsabile del servizio) e Salvatore Mangione. Abbiamo così fatto rientrare i colleghi di supporto”.
Ecco perché a Rosazza all’inizio erano state viste due auto della scorta, parcheggiate per la strada, e dopo soltanto più una. “Una macchina – ha chiarito il capo scorta di Delmastro parlando alla procura – è andata via con i due poliziotti e sarebbe dovuta tornare per gli spostamenti finali, alla fine della festa”.
Morello ha fatto infine una precisazione: “Quella sera io e Mangione eravamo in servizio e pertanto a tutti gli effetti come ufficiali di pg. Anche dopo il fatto abbiamo svolto funzioni di polizia giudiziaria”.
E’ stato proprio Pablito Morello, non appena sono arrivati i carabinieri di Vigliano Biellese e di Andorno Micca, a mostrare ai militari dove fosse l’arma che aveva messo in sicurezza. “E’ stato Pozzolo a sparare”, ha detto il caposcorta. Ma Pozzolo ha sempre respinto ogni accusa: “Non sono stato io, non sono un pistolero: è una manovra contro di me”, ha dichiarato ieri a Repubblica in un’intervista esclusiva garantendo che spiegherà tutto ai magistrati.
Anche se finora, davanti ai pm, non ha chiarito proprio nulla di una storia che appare sempre più piena di misteri e con una sola chiara circostanza: il tentativo, tra mille contraddizioni, di “allontanare” il più possibile il sottosegretario Delmastro, fedelissimo di Giorgia Meloni, dal compromettente teatro di quello sparo.
(da agenzie)
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