SPENDING REVIEW, SONDAGGIO MANNHEIMER: SETTE ITALIANI SU DIECI FAVOREVOLI, CONTRARIO SOLO IL 20%
IL 56% DEGLI ITALIANI RINUNCEREBBE A QUALCHE SERVIZIO PUR DI AVERE MENO TASSA…CONTRARIETA’ SOLO AI PREVISTI TAGLI NELLA SANITA’
La maggioranza degli italiani ritiene giusto effettuare i tagli alla spesa pubblica previsti in questi giorni dal governo e dichiara di condividerli.
Seppure con molti distinguo in relazione ai tempi di attuazione degli stessi e, specialmente, ai settori della pubblica amministrazione che vengono colpiti.
A un primo quesito di carattere generale sull’opportunità dei tagli, il 34% dei cittadini si dichiara decisamente favorevole, a fronte di circa un italiano su cinque (20%) che si oppone nettamente.
La posizione della maggioranza relativa ( altra fetta del 42% di favorevoli con distinguo) mostra però che la pubblica opinione si è un po’ spaventata per la portata dei provvedimenti proposti: pur reputando opportuno diminuire la spesa pubblica, questa porzione di cittadini obietta infatti che gli interventi andrebbero fatti con «più gradualità ».
Appaiono generalmente più favorevoli alle misure proposte i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, mentre, come era prevedibile, si rivelano più scettici gli insegnanti, anche perchè, forse, si sentono toccati più da vicino dalle misure in discussione, considerato che la maggior parte dei dipendenti pubblici appartiene al mondo della scuola.
Dal punto di vista dell’orientamento politico, risultano in linea di principio più convinti dell’opportunità dei tagli gli elettori del Pd, mentre quelli del centrodestra appaiono più perplessi.
La più decisa contrarietà si registra tra i votanti per i partiti dell’estrema sinistra.
Approfondendo l’analisi, emergono opinioni fortemente differenziate a seconda dell’ambito in cui vanno a cadere i tagli proposti.
Da un lato, la decurtazione delle spese ai ministeri risulta essere il provvedimento più condiviso: lo approvano senza riserve quasi due terzi degli italiani e solo meno del 10% esprime al riguardo un giudizio negativo.
Questo dipende dal fatto che i ministeri vengono visti come l’espressione del potere e della burocrazia «romana», spesso oggetto della critica e del risentimento dei cittadini.
Anche i tagli alle spese per la Difesa vengono visti con favore dalla maggioranza relativa degli elettori, in misura però decisamente più contenuta (45%): aumenta in questo caso la quota di chi suggerisce una maggiore gradualità e anche quella di chi si oppone decisamente (17%). Un livello di consenso ancora inferiore viene manifestato riguardo alla diminuzione del numero dei tribunali e, specialmente, alla limitazione del numero dei dipendenti pubblici: in questo caso il tasso di approvazione scende al 34% e quello di contrarietà sale al 24%. Riguardo alla razionalizzazione della spesa sanitaria, viceversa, si registra una netta opposizione della maggioranza (il 58% degli italiani, specialmente i più giovani) e un consenso di poco superiore a un decimo della popolazione (13%).
L’evocazione di un bene prioritario come la salute comporta un timore per la qualità delle prestazioni.
Probabilmente la necessità di interventi in questo settore – alcuni, come la chiusura degli ospedali più piccoli, spesso essenziali (lo ha spiegato anche il professor Umberto Veronesi sul Corriere di venerdì) – andrebbe quindi comunicata in modo più esteso e convincente.
Al di là dello specifico – e delicato – settore della sanità , gli italiani appaiono comunque tendenzialmente persuasi della necessità dei tagli, anche se, come sempre, gli intervistati esprimono maggiori perplessità quando si parla del settore cui appartengono o cui sono vicini.
E sottolineano in ogni caso la necessità di mantenere inalterato il livello dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione.
Di fronte all’aggravarsi della crisi, però, si diffonde la disponibilità a rinunciare anche a parte di questi ultimi, pur di non accrescere la pressione fiscale, rappresentata, ad esempio, dalla minaccia dell’aumento dell’Iva in autunno.
Alla classica (e, com’è talvolta necessario nei sondaggi, inevitabilmente semplificatoria e drastica) domanda se sia meglio pagare più tasse e ottenere più servizi o, viceversa, ridurre il carico fiscale anche a costo di una riduzione di questi ultimi, per la prima volta da molti anni la maggioranza degli italiani aderisce alla seconda ipotesi.
La pressione fiscale è diventata talmente elevata (e, per alcuni, non più sostenibile) da portare la gran parte dei cittadini a rinunciare a qualcosa, pur di non dovere subire ancora più tasse.
Leave a Reply