SPREAD A 182, PIAZZA AFFARI IN POSITIVO, OTTIMISMO DEI MERCATI: INDUSTRIALI, UE, BANCA D’ITALIA DANNO CREDITO ALL’ASSE M5S-PD
COME HANNO INTRAVISTO LA POSSIBILITA’ DI LIBERARSI DI SALVINI, TORNA LA FIDUCIA
Lo spread cala a 182 punti. Il tasso sul decennale del Tesoro scende all′1,13% e non succedeva dal settembre del 2016.
È passata poco più di un’ora dalla formalizzazione della nuova virata, questa volta in positivo, della trattativa tra il Pd e i 5 stelle.
I mercati annusano, recepiscono e lanciano indicazioni: bene così, avanti.
La stessa fragilità che accompagna la trattativa politica con spin, rotture e riappacificazioni connota gli umori degli investitori.
Solo qualche ora prima, intorno all’ora di pranzo, la trattativa si era interrotta e lo spread aveva iniziato a risalire, riavvicinandosi ai 200 punti.
Tra le dinamiche nervose della politica, impegnata nell’arduo compito della spartizione dei posti di comando, quello dei mercati è un semaforo che si accende di verde.
Nell’ancora indefinito, tortuoso e complesso percorso di un Governo in costruzione spuntano già gli ausiliari del traffico.
Da Confindustria alla Banca d’Italia, e quindi dalle imprese e alle banche, la sensazione è che si vada verso la stretta finale. E nelle stanze di viale dell’Astronomia e di Palazzo Koch iniziano a circolare già le prime raccomandazioni.
Quello che accomuna queste raccomandazioni, secondo quanto apprende Huffpost da fonti di primo livello, è la necessità di partire con il piede giusto.
I mercati – è il ragionamento – vivono una stagione felice, complice anche la protezione a distanza di Mario Draghi e della Bce, ma anche in considerazione del fatto che l’uscita della Lega dalla cabina di controllo del Governo può favorire un clima più disteso e ordinato nelle operazioni interne sui conti pubblici e nelle relazioni con Bruxelles.
Parola d’ordine: approfittarne per definire un programma “serio e credibile”.
L’attesa è forte, la preoccupazione altrettanto. Perchè le imprese e le banche registrano per prime lo stato di salute del Paese e dato che il Paese, dal punto di vista economico, vivacchia con un Pil intorno allo zero e con la spada di Damocle di una manovra che obbliga a impegni onerosi per evitare l’aumento dell’Iva, è del tutto evidente che l’attenzione è concentrata sui contenuti, su cosa riuscirà a fare un Governo che mette insieme due forze politiche con idee e programmi tutt’altro che coincidenti, quantomeno guardando a quanto dichiarato e fatto nell’ultimo anno.
La decisione di Matteo Salvini di staccare la spina al Governo gialloverde ha arrestato tutto di colpo. Non solo gli equilibri dentro e tra i partiti, ma anche le grandi questioni economico-finanziarie del Paese.
Ci sono le partite delicate di Ilva e Alitalia, con scadenze ravvicinate, ma anche l’imminente legge di bilancio. In ballo c’è qualcosa di più largo e importante e cioè la definizione di una nuova strategia economica che punti a far ripartire il Paese. L’esperienza del Governo Lega-5 stelle si è esaurita con i cavalli di battaglia elettorali del reddito di cittadinanza e della quota 100, conditi dal decreto dignità che ha registrato risultati finora discordanti e comunque poco incisivi nel cambiare volto a un mercato del lavoro frammentato e poco inclusivo.
Cosa verrà dopo? Confindustria e la Banca d’Italia hanno le idee già chiare.
Nel quartier generale della Confederazione guidata da Vincenzo Boccia, la convinzione è che si debba ripartire dal punto in cui tutto si è fermato.
Temporalmente le lancette vanno collocate a inizio agosto. Erano i giorni dei tavoli tra il Governo e le parti sociali. Quelli di palazzo Chigi e del Viminale, doppioni di un esecutivo bicefalo che registrava allora un tentativo di non far esplodere le contraddizioni poi deflagrate nello scontro tra Salvini e Giuseppe Conte.
A quei tavoli si sono seduti i rappresentanti di imprese e sindacati. Cinque riunioni in tutto – tre a palazzo Chigi, due al Viminale – per sancire le priorità e cioè taglio del cuneo fiscale e un grande piano di rilancio delle infrastrutture.
Confindustria vuole ripartire da qui. Ma il quesito è: il Governo ci sarà su questi punti? E come? Parlerà con un’unica voce oppure si riproporrà l’anima bicefala del Governo che ha appena archiviato la sua esperienza alla guida del Paese?
Il clima è quello della forte premura e di una forte condivisione dello spirito del capo dello Stato: fare, innanzitutto un Governo, per fare.
La convinzione degli industriali è che un momento “topico” richiede la massima responsabilità . Vietato sbagliare, a iniziare dal nome del commissario europeo che andrà indicato il prima possibile. È ancora l’Europa il faro da seguire secondo Confindustria.
A maggior ragione che ora diventa più facile farlo vista la tranquillità dei mercati. Ma è evidente che i problemi non si risolvono da soli e che se non si mettono in campo azioni e risorse la crescita non cala dal cielo. Per questo le priorità sono il taglio del cuneo e un rilancio delle infrastrutture.
In Bankitalia si fa riferimento agli ultimi interventi del governatore e del Direttorio. E quindi ricomposizione della spesa, spostata di più verso gli investimenti, riforma fiscale, impegno pluriennale per ridurre il debito, deficit sotto controllo.
E poi una priorità non di certo gradita ai 5 stelle, almeno fino ad ora perchè – e questo l’ha messo ben in luce l’anno trascorso al Governo – sedere nei posti di controllo implica anche ripensamenti e capriole. Visco l’ha sottolineato più volte nel corso degli ultimi interventi e questo punto resta imprescindibile per la Banca d’Italia: la riforma delle pensioni va riportata sotto la dimensione dell’equilibrio di lungo periodo. Con tre parole: ritorno alla Fornero.
Nel cantiere convulso della trattativa tra i 5 stelle e il Pd, gli ausiliari del traffico hanno già messo a punto le rispettive agende. Come e se saranno aperte e consultate è tema ancora prematuro. Ma con i mercati così tranquilli qualcuno ha già pensato a fare i compiti.
(da “Huffingtonpost”)
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