STOP AGLI INSULTI IN POLITICA, AL VIA LA CAMPAGNA #CAMBIOSTILE
HANNO ADERITO CINQUE MINISTRI E 180 PARLAMENTARI, MA NESSUN POLITICO DEL M5S
Sopra le righe sono andati quasi tutti, chi più chi meno. Nei talk show o negli scontri nelle aule delle Camere.
Però ora promettono e s’impegnano a non farlo più.
Lucio Malan, ad esempio, diede della “nazista” a una senatrice 5Stelle in un momento di massima concitazione a Palazzo Madama. Subito dopo chiese scusa. E ora il senatore di Forza Italia è uno dei 200 parlamentari che si sono impegnati a evitare le “parole ostili”. Non solo.
Il manifesto di “#cambiostile” impone lo stop alle fake news in una campagna elettorale in cui sono diventate tema centrale. Non solo Renzi del rischio fake ha fatto il filo conduttore della Leopolda, la tradizionale convention fiorentina, ma accuse di falsa propaganda si rimpallano dagli Usa al Cremlino coinvolgendo l’Italia sia per il passato (il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016) che per il futuro (le elezioni politiche del 2018).
Ecco quindi la campagna lanciata dall’associazione triestina “Parole ostili” insieme con l’università cattolica del Sacro Cuore e con l’osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo.
Hanno sottoscritto il codice di comportamento per una campagna elettorale civile i ministri Marco Minniti, Anna Finocchiaro, Valeria Fedeli, Roberta Pinotti, Maurizio Martina. E poi parlamentari di tutti i partiti, da Antonio Palmieri, Anna Maria Bernini, Paolo Romani e Malan di Forza Italia ai capigruppo dem Ettore Rosato e Luigi Zanda fino al leghista Gian Marco Centinaio, l’assessore della giunta grillina romana Flavia Marzano. Non ci sono finora politici 5Stelle.
Tutti s’impegnano a “un confronto politico basato sulla forza delle proposte, non sulla violenza degli insulti, nè sulle fake news”. Ci si può scontrare senza bisogno di offendersi. Il manifesto porta anche la firma di alcuni sindaci, come Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo e candidato del Pd alla presidenza della Regione Lombardia.
Nel decalogo di comportamento ci sono alcuni capisaldi. A cominciare dal primo punto. Che si può riassumere così: “So che la comunicazione è parte integrante della mia azione politica orientata al bene comune, quindi mi assumo sempre la responsabilità di ciò che comunico sia online che off line. Non considero o uso la rete come zona franca in cui tutto è permesso”.
Altro principio. “Condividere in rete si riflette sulla mia credibilità personale. Non produco, diffondo o promuovo notizie, informazioni e dati che so essere falsi manipolati o fuorvianti, evito che anche chi comunica per mio conto lo faccia. Educo alla responsabilità le community che mi sostengono”.
Nei “comandamenti” del manifesto c’è molto altro, compresa la buona regola di non aggredire l’avversario nei talk show, ad esempio. In nome della cultura del rispetto: è scritto.
Il manifesto stamani a Palazzo Madama sarà presentato dalla ministra della Pubblica Istruzione Fedeli e dal forzista Palmieri. I titoli sono: virtuale è reale; si è ciò che si comunica; le parole danno forma al pensiero; prima di parlare bisogna ascoltare; le parole sono un ponte; le parole hanno conseguenze; condividere è una responsabilità ; le idee si possono discutere; le persone si devono rispettare; gli insulti non sono argomenti; anche il silenzio comunica.
(da agenzie)
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