SUL MES SI DECIDERA’ ALLA FINE E IN PARLAMENTO
CONTE: “INUTILE DISCUTERNE ORA SENZA SAPERE COME VERRA’ ELABORATO TECNICAMENTE E QUALI SARANNO LE CONDIZIONI DEL PRESTITO”
Quando e se arriverà il momento in cui l’Italia dovrà decidere se usare i soldi del Meccanismo europeo di stabilità , sarà il Parlamento a deciderlo.
A una settimana dal consiglio Ue del 23 aprile, Giuseppe Conte resiste alle pressioni del Pd, favorevole a fare ricorso al fondo Salva Stati contro i partner di maggioranza pentastellati che restano contrari.
Il premier, apprende Huffpost da fonti di Palazzo Chigi, ci tiene ad andare avanti nella trattativa per l’istituzione di un fondo di ripresa europeo finanziato con i ‘recovery bond’, titoli di debito comune.
Una trattativa in salita, per i veti dell’Olanda, della Germania e altri paesi del nord Europa. Ma si tratta di un percorso che comunque va fatto fino in fondo, è convinzione del capo del governo, almeno fino al Consiglio della prossima settimana. Quanto al Mes, il dibattito che si è scatenato rischia di indebolire la posizione italiana nella trattativa con gli altri leader Ue sui bond comuni: ad ogni modo, quando sarà il caso, deciderà il Parlamento, dove per ora non c’è una maggioranza sul Salva Stati.
A favore infatti ci sono il Pd, Italia viva, ma non il M5s. E anche l’opposizione è divisa: tra Salvini e Meloni contrari, Berlusconi favorevole.
Conte tenta di posticipare la questione e intanto l’informativa pre-consiglio europeo si svolgerà senza un voto del Parlamento il prossimo 21 aprile. Perchè, ragionano i suoi, la materia diventerà più chiara proprio a partire dal vertice dei leader europei della prossima settimana, non prima.
Lì si capirà se l’idea dei recovery bond va avanti, se il fondo europeo di ripresa chiesto da Italia e Francia ha un futuro e, soprattutto, quale orizzonte temporale abbia: se breve, come chiede Roma, oppure no. Insomma, dal destino dei bond comuni si capirà anche se l’Italia debba valutare il Mes oppure no.
Spiega Conte in un post su Facebook:
Se vi saranno condizionalità o meno lo giudicheremo alla fine, quando saranno concretamente elaborati il term sheet (contenente le principali caratteristiche del nuovo strumento), i terms of reference (che definiranno termini e condizioni della linea di credito) e, infine, il Financial Facility Agreement, le condizioni di contratto che verranno predisposte per erogare i singoli finanziamenti. Solo allora potremo valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale. E questa discussione dovrà avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola. Prima di allora potremo disquisire per giorni e settimane, ma inutilmente. Per comprendere questo punto, basta tenere presente l’esperienza che molti cittadini fanno quando chiedono un finanziamento a una banca. Negli incontri preliminari, il funzionario illustra genericamente le condizioni del finanziamento, ma quelle che valgono sono le condizioni generali e le clausole inserite nel concreto contratto di finanziamento.
(da “Huffingtonpost”)
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