SULCIS, LA PROTESTA DELLE MARIE: “ALLATTO QUI IN MINIERA”
LE 37 LAVORATRICI DELL’IGEA CONTINUANO LA LOTTA: LA REGIONE INVECE CHE RILANCIARE L’AZIENDA PUBBLICA PREFERIREBBE PRIVATIZZARE METTENDO A RISCHIO 240 POSTI DI LAVORO
«Siamo 37, tutte donne. Non ce ne andremo dalla miniera. Che non credano di illuderci ancora con promesse… Abbiamo un nome solo: chiamateci tutte Maria».
Chi parla dall’imboccatura della galleria di Villamarina, casco calato sulla faccia coperta da una sciarpa, un nome ce l’ha.
Si chiama Valeria: «Ma abbiamo deciso che la nostra battaglia non ha volti nè cognomi».
Lavorano all’Igea, società della Regione Sardegna, 254 dipendenti, i «sopravvissuti» dei 40 mila che un tempo lavoravano nel polo minerario del Sulcis Iglesiente. Da mesi non ricevono lo stipendio.
«E dopo l’ennesima assemblea di tutto il personale, la scorsa settimana, noi donne – così dice Valeria, 47 anni – ci siamo riunite da sole. E subito ci siamo trovate d’accordo: mai una donna prima d’ora ha occupato una miniera? Lo facciamo noi: oltre ogni colore politico e ogni tessera sindacale. Siamo 37, unite e decise, come fossimo una sola persona».
La prima galleria della miniera di Villamarina è lunga più di 800 metri, venerdì si son chiuse alle spalle il cancello. Erano 35, le altre 2 sono andate a dar man forte ai loro compagni nella vicina miniera di Campo Pisano.
Da lì arriva l’acqua per Iglesias, i minatori hanno interrotto le forniture, ripristinate dopo qualche ora dalla polizia.
«Non vogliamo creare disagi, ma quando si sta per morire si è disposti a tutto».
A Iglesias hanno capito: «Sono venuti tanti a dirci: ”Siamo con voi” e ci hanno portato cibo e dolci». Le donne hanno scritto sui caschi bianchi: «Noi non abbiamo paura» e con lo stesso motto hanno aperto una pagina su Facebook.
Accanto a Valeria c’è Maria1, 62 anni, lavora da più di 40: «Vado in pensione fra due mesi, questa è la mia ultima lotta e spero che finisca bene. Sono stata assunta dopo uno sciopero e me ne vado dopo uno sciopero. Possibile che si debba ricorrere a questo per lavorare?».
Maria3 ha quasi dieci anni di meno, ma è già nonna, due nipoti. Maria4 ha un figlio di 8 mesi. «Me lo porta mio marito, ogni 6 ore. Lo allatto ancora al seno e non potrei rimanere senza averlo fra le braccia».
Arrivano anche i figli. Parla ancora Valeria: «Ho cominciato nel 1987, avevo 20 anni. Per fortuna lavora mio marito, anche lui nel settore minerario, e a casa a fine mese arriva almeno una busta paga. Mio figlio ha 18 anni e fa il liceo scientifico. Quando viene mi bacia e mi dice: “Mamma, tieni duro, sono orgoglioso di te”».
L’Igea ha 25 milioni di debiti, da pochi giorni la Regione ha nominato un commissario, ma con la Carbosulcis – società che ha in carico altri 700 «reduci» del comparto minerario – naviga a vista.
«Facciamo accordi ma dopo pochi giorni la Regione li disattende» lamenta Mario Cro segretario territoriale della Uiltec. Ieri messa con il vescovo davanti alla galleria.
Domani altro incontro a Cagliari, in Regione uno spiraglio: «Stiamo preparando un piano per il riequilibrio finanziario».
Ma le donne in miniera insistono: «Non ci muoviamo».
Alberto Pinna
(da “il Corriere della Sera”)
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