TANGENTI IN LAGUNA: “A CASA DI ORSONI QUATTRO CONSEGNE DI SOLDI”
FINANZIAMENTO PER 560.000 EURO: “AVEVA CHIESTO UNA CIFRA, POI L’HA AUMENTATA”
Nella casa veneziana dove è agli arresti domiciliari, «alla fermata San Silvestro del vaporetto, prima di Rialto», raccontano le intercettazioni telefoniche, il sindaco Giorgio Orsoni incontrò otto volte il collettore delle tangenti del Mose, Giovanni Mazzacurati, presidente di Venezia Nuova, il consorzio a cui la costruzione della grande opera da 5,5 miliardi di euro era stata affidata.
Gli incontri si svolsero tra l’8 maggio 2010 e il 6 aprile 2011. E quattro volte servirono a consegnare del denaro. Prima e dopo le elezioni comunali che Orsoni vincerà al primo turno per la coalizione di centrosinistra
«L’ho visto una sola volta in Comune, la sede istituzionale», dirà Mazzacurati in uno dei due interrogatori dedicati al sindaco, «una volta ci siamo dati appuntamento all’Hotel Monaco e in tutte le altre occasioni sono andato a casa sua».
Già , al telefono l’industriale confesserà : «Giorgio è un mio grande amico».
I pm hanno ricostruito finanziamenti per 560mila euro totali al sindaco e al suo comitato elettorale. Quelli portati a Orsoni, di persona, in contanti, sono considerati tutti «fondi neri». «Sono il 90 per cento», ha specificato a domanda il presidente del Consorzio.
I procuratori hanno ricostruito così la suddivisione delle consegne pro-elezioni: 110mila euro al comitato sostenitore del sindaco, 450mila consegnati direttamente a Orsoni. «In tre mesi ho saturato la cifra richiesta… Anche tranche da 150mila euro»
Ecco, negli interrogatori Mazzacurati ha rivelato che la parte in nero è lievitata «perchè Orsoni prima ha chiesto una cifra e poi l’ha aumentata… aveva fatto dei conti ma poi quei soldi non gli sono bastati… subito voleva 100mila euro».
Alla fine la cifra consegnata sarà cinque volte tanto. In alcune occasioni il sindaco di Venezia ha preferito mandare avanti uomini dello staff: «Ci ha chiesto di consegnare il denaro a qualcuno che lo copriva», ancora il presidente del Consorzio Nuova Venezia.
Giorgio Orsoni è accusato di finanziamento illecito, ma in un passaggio dell’ordinanza dell’inchiesta Mose si legge: «Solo in parte quei soldi sono stati usati per l’attività politica». L’aspetto grave, secondo le accuse, è che il sindaco fosse a conoscenza della provenienza del denaro.
Cinquantamila euro provenivano dalle scorte dell’imprenditore Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani: «Il sindaco ne aveva chiesti di più, ne voleva 80mila». Trentamila euro li portò la Clea Scarl di Sandro Zerbin, 50mila euro la Coop San Martino, altri 30mila euro la Cam Ricerche dei fratelli Falconi.
In alcuni casi per «saturare» la campagna elettorale le singole imprese consorziate hanno emesso fatture false: «Prestazioni di servizio» si è archiviato a bilancio.
Al Laguna Palace di Mestre, durante un convegno preelettorale, il sindaco Orsoni venne preso da parte dall’imprenditore-sostenitore Nicola Falconi. Così Falconi racconta al telefono: «Giorgio era stupito della quantità del finanziamento. Mi ha detto: «Voi della Bosca e della Clea siete un gruppo forte, lo sforzo è superiore alle mie attese».
E la seconda volta, ancora il sindaco: «Grazie davvero, abbiamo una certa urgenza». Gli industriali, nelle loro telefonate interne, spiegano: «I soldi dobbiamo mandarli prima delle elezioni, che poi può essere utile battere cassa». E batteranno cassa.
Lo stesso Falconi sarà eletto alla presidenza della società che gestisce l’aeroporto di Venezia Lido, nonostante le resistenze del sindaco.
Rivelerà agli amici le pressioni post-elettorali: «Ho visto Giorgio e gli ho detto: sindaco io sono un uomo suo».
Corrado Zunino
(da “La Repubblica”)
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