TOTOMINISTRI: REBUS ECONOMIA, PRESSING SU LETTA
IL NODO DELLA GIUSTIZIA….PER L’INTERNO SALE FRANCESCHINI
Matteo Renzi lavora al programma, ma i contatti per la formazione della squadra di governo non si interrompono.
Il Palazzo è in fermento, si registrano rivalità sotterranee (a volte nemmeno ben celate) tra chi aspira a diventare ministro. Il premier in pectore vuole un governo con 16-18 titolari di dicastero, la metà saranno donne.
E bisogna trovare i giusti equilibri tra il Pd e gli altri partiti della coalizione. Ma in queste ore la priorità del sindaco è la ricerca di un nome per il posto in assoluto più delicato: l’Economia
Il futuro titolare del Tesoro deve avere un profilo politico (questa sembra la tendenza di Renzi) e godere di credibilità di fronte ai mercati e in Europa.
Per questo vengono date in calo le quotazioni dei tecnici Lucrezia Reichlin e comunque il Colle segue da vicino la vicenda e non fa mistero di vedere bene l’approdo a Via XX Settembre dell’ex premier Enrico Letta, che però non ne vuole sapere così come Renzi non sembra entusiasta di avere in squadra il suo predecessore.
Da due giorni Prodi smentisce seccamente di essere interessato al Tesoro, ma i sismografi della politica più di un movimento intorno al Professore lo registrano.
Così come dalle parti di Mario Monti, che però non appare realmente in corsa. Un nome credibile per una poltrona di vice al Tesoro è quello di Benedetto Della Vedova, capogruppo al Senato di Scelta Civica.
Renzi vuole un amministratore delegato di pregio alla guida dello Sviluppo economico. Dopo la rinuncia dell’ad di Luxottica Andrea Guerra sono in corso contatti con Mauro Moretti, l’uomo delle Ferrovie.
E in queste ore viene battuta un’altra pista, quella che porta a Franco Bernabè, ex numero uno di Telecom.
Resta in piedi l’ipotesi di vedere Montezemolo a un ministero per la promozione del Made in Italy nel mondo, ma se l’operazione non andasse in porto potrebbe subentrare Carlo Calenda, ex Italia Futura il cui incarico sarebbe il più classico Commercio Estero.
C’è poi la casella del ministero degli Esteri: Emma Bonino è apprezzata (anche dal Colle) ma la sua conferma per quanto probabile non è scontata. Potrebbe essere sostituita da un interno alla Farnesina o da Lapo Pistelli, viceministro con Letta e con una fitta rete di relazioni internazionali. Stesso discorso per Enzo Moavero agli Affari Europei: stimatissimo in Italia (anche lui gode di grande fiducia al Colle) e all’estero, la conferma non è data per certa visto che il civil servant che viene da Bruxelles non ha un partito alle spalle.
Potrebbero succedergli Sandro Gozi o Federica Mogherini (entrambi Pd, tra i renziani in queste ore la seconda viene data in vantaggio).
C’è poi il nodo Giustizia: scese le quotazioni di Vietti (vicepresidente del Csm) si parla di due ipotesi, una politica che punterebbe su Andrea Orlando (ex responsabile giustizia pd e ministro dell’Ambiente con Letta), l’altra su un tecnico.
In questo secondo scenario balla una rosa di nomi: Mario Barbuto (presidente della Corte d’Appello di Torino), Livia Pomodoro (presidente del Tribunale di Milano), Andrea Proto Pisani (avvocato fiorentino) e, novità di ieri, Guido Calvi, avvocato, ex Csm ed ex senatore Ds. È poi in corso un braccio di ferro con Alfano, che vorrebbe restare agli Interni ma che in queste ore sembra poter cedere a patto di mantenere la vicepresidenza del Consiglio.
In questo caso in pole per il Viminale ci sarebbe Dario Franceschini (Pd), che altrimenti verrebbe dirottato alla Cultura.
L’Ncd vuole mantenere anche i ministri Lupi (Infrastrutture) e Lorenzin (Salute), mentre ieri Quagliariello ha formalizzato l’addio al ministero delle Riforme che dovrebbe andare alla renziana Boschi (per lei si parla anche dei Rapporti con il Parlamento).
Tra i popolari Renzi come ministro vorrebbe Andrea Olivero (Famiglia), ma i centristi (compreso lo stesso Olivero) premono per la conferma di Mario Mauro alla Difesa (ha 10 senatori e sarebbe l’unico leader di partito fuori).
Nel caso non venisse confermato, alla Difesa potrebbe arrivare Roberta Pinotti o Emanuele Fiano (entrambi Pd).
Se un punto fermo è Graziano Delrio nel ruolo chiave di sottosegretario alla Presidenza, a ballare sono i montiani. Si parla di Stefania Giannini (Istruzione) o Irene Tinagli, con la prima che però in caso di governo con più vicepremier andrebbe a Palazzo Chigi.
Al lavoro in corsa i pd Guglielmo Epifani e Marianna Madia, mentre all’Agricoltura dovrebbe arrivare il renziano Carbone.
Il socialista Nencini potrebbe approdare agli Affari Regionali.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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