GAZEBO DESERTI, LE PRIMARIE FANTASMA DEL PD
FASSINA ATTACCA: “PER LE URNE VUOTE POSSIAMO RINGRAZIARE RENZI”
Verranno ricordate come le primarie più fiacche della storia del Pd.
Primarie fantasma, in molti casi, visti i candidati unici (scelti dalla direzione nazionale) che si sono presi la segreteria regionale per mancanza di avversari.
In alcuni casi primarie macchiate di giallo (seppur sbiadito) come avvenuto in Campania, dove sono stati denunciati brogli: il deputato piddino Guglielmo Vaccaro , a metà pomeriggio, è sbottato: “Non è possibile che in piccoli paesi di provincia voti una persona ogni 25 secondi”. Un voto che, alla fine, nel migliore dei casi, è stato disertato: affluenza in crollo ovunque, da Roma a Torino.
Nel Lazio, 4 anni fa, avevano votato in 120 mila. Ieri hanno contato poco più di 20 mila schede. Tra le poche certezze Michele Emiliano, sindaco di Bari e sul punto di entrare nella squadra di governo, che è diventato il segretario regionale del Pd in Puglia per acclamazione. Non aveva avversari. “Sento la responsabilità di essere il segretario di tutti”, ha detto.
La prima cosa fatta è stata quella di nominare tre vice, tutte donne, una vicina a Gianni Cuperlo, un’altra a Pippo Civati e la terza di sua fiducia.
“Non so se diventerò ministro”, ha detto Emiliano, “ma adesso tocca a Nichi Vendola esprimersi a favore del governo Renzi. È uno sforzo che può fare, anche e soprattutto dopo che il Nuovo centro destra ha preso con forza le distanze da Berlusconi”.
Un’altra regione, la Toscana, un altro quasi ministro (Maria Elena Boschi) a sorvegliare le operazioni di voto e un altro segretario nominato e non eletto.
Chi l’avrebbe detto: il Pd renziano, nato sotto la stella delle primarie, che sceglie i suoi uomini di punta senza nessuna consultazione.
Nella Firenze del presidente del Consiglio quasi incaricato, ieri, è stato il papà di Matteo, da sempre militante del Pd, ha incoronare il nuovo segretario Dario Parrini (superfluo aggiungere che è un renziano della prima ora): non aveva avversari. I giochi erano stati fatti in precedenza.
Le nomine senza voto, ieri, sono arrivate anche per Roger De Menech, plenipotenziario in Veneto, Alessandra Grim in Friuli Venezia Giulia e Fulvio Centoz, già segretario da una settimana in Valle d’Aosta.
Hanno votato, invece, senza nessun entusiasmo e con pochi iscritti nei 661 seggi in Lombardia: “Sto passando questi ultimi giorni non tanto a parlare della mia candidatura quanto a spiegare cosa è successo a Roma. La gente non è arrabbiata, ma spaesata sì. Non ha capito. Mi sono arrivati decine di sms e mail con scritto ‘a votare non ci vengo più’”, racconta il favorito e segretario uscente Alessandro Alfieri, renziano sostenuto anche dal grosso degli ex bersaniani, sicuramente confermato segretario.
Questo la dice lunga sul clima che si respira nel Pd.
L’Emilia Romagna, la Sardegna e l’Abruzzo hanno rinviato l’appuntamento. Ma anche dove c’erano più nomi di candidati non c’è stata nessuna corsa al voto.
L’attenzione in questi giorni è spostata a Roma e i cosiddetti congressi regionali già sulla carta non avevano molto da dire.
E così è stato. Nessuna coda, entusiasmo sotto i piedi, mal di pancia per l’accelerazione di Renzi. Civati è andato al suo seggio, a Monza: “Affluenza decisamente bassa, massimo il 10% di chi è andato a dicembre, secondo i dati che ho” ha spiegato il parlamentare del Pd. Per poi affondare il coltello: “Più che simpatizzanti ho visto antipatizzanti, da quello che dicevano. Non so se ci rendiamo conto di cosa facciamo”.
Non va per le leggere neppure Leoluca Orlando, sindaco di Palermo: “La confusione politica nazionale in Sicilia si somma al permanere di una dirigenza che da oltre 10 anni pur di conservare scampoli di potere ha condannato il centrosinistra alla sistematica sconfitta elettorale. In queste condizioni il Pd ha scoraggiato cinicamente e scientificamente la partecipazione di iscritti e non iscritti”.
Durissimo e diretto al segretario l’attacco di Stefano Fassina: “È colpa di Renzi. Le urne vuote sono la conseguenza della brutale sfiducia a Letta”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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