TRAVAGLIO E I POLITICI CHE SI DIMETTONO PER I CONTRIBUTI NON PAGATI ALLE COLF
QUANDO TRAVAGLIO SCRIVEVA SUL CASO DI DUE MINISTRE SVEDESI E RICORDAVA CHE IN ITALIA NON SI DIMETTE NESSUNO
Correva l’anno 2006, Marco Travaglio aveva una rubrica su L’Unità e quel giorno aveva deciso di raccontare la storia del governo conservatore svedese appena eletto: Maria Borelius, ministro del Commercio, e Cecilia Stego Chilo, scelta per il dicastero della Cultura erano state beccate a non pagare i contributi della colf: quest’ultima come “aggravante” non aveva nemmeno pagato il canone della tv pubblica scandinava.
Entrambe dovettero salutare il governo dopo che la notizia era finita sui giornali.
“Cecilia Stego Chilo, responsabile della Cultura, s’è dimessa dal governo perchè giornali e televisioni hanno scoperto che ha evaso il canone della tv pubblica e non ha pagato i contributi alla tata dei suoi figli. «Non pagare l’abbonamento alla televisione pubblica — ha dichiarato la ministra uscente mentre usciva, scusandosi con il popolo svedese — e assumere in nero una baby sitter sono infrazioni inaccettabili».
Maria Borelius, ministra del Commercio estero, s’è dimessa sia dal Parlamento sia dal governo perchè giornali e tv hanno scoperto che ha assunto una badante in nero, non ha pagato le tasse sulla casa delle vacanze intestata a una società off-shore, ha venduto azioni di una società senza informare gl’ispettori finanziari e, anche lei, ha evaso il canone tv. […]
È fin troppo facile immaginare che accadrebbe in casi analoghi in Italia, dove per molto peggio si diventa, come minimo, presidente del Consiglio. Non c’è neppure bisogno di attivare la fantasia: da noi casi analoghi accadono di continuo, con qualche piccola differenza.
Il direttore del Fatto è stato facile profeta.
Da quando, il 27 aprile scorso, è scoppiata la vicenda della colf della compagna di Roberto Fico, il presidente della Camera si è chiuso in un silenzio tombale — anche se in molti lo raccontano come furioso per il servizio delle Iene — e ovviamente non succede nulla.
Scriveva, profetico, Travaglio:
Ma, soprattutto, in Italia non si dimette nessuno: a parte Di Pietro e Storace, non si ricordano nella presunta Seconda Repubblica altri ministri inquisiti che se ne siano andati. Anzi, di solito fanno carriera. Ministri che chiedano scusa, poi, non se ne conoscono proprio. Anche perchè nessuno gliele chiede, le scuse. Nelle vere democrazie, sono la stampa e le tv a premere sui politici perchè diano spiegazioni ed, eventualmente, dimissioni.
In Italia si preferisce alzare cortine fumogene per confondere la gente, a base di slogan intraducibili in qualunque altra lingua diversa dalla nostra.
Appena scoppia uno scandalo, salta subito su qualcuno a invocare il segreto istruttorio, come se un politico potesse difendersi dall’accusa di rubare rispondendo: «È un segreto». Poi si invoca la privacy. Poi si assicura «massima solidarietà » al povero perseguitato, che intanto va da Vespa e da Ferrara a farsi assolvere.
In effetti a cinque giorni dallo scoppio dello scandalo, l’unica novità è stato l’articolo pubblicato dal Fatto nel quale si spiega che attualmente la compagna di Fico è gravemente malata (ma Imma lavora nella casa da cinque — secondo le Iene — o addirittura sei anni). Per il resto, non succede nulla.
Ah, che bella la Svezia di Travaglio!
(da “NextQuotidiano”)
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