TRE FRATELLI FANNO ESPLODERE LA CASA DURANTE LO SGOMBERO, MUOIONO TRE CARABINIERI, 15 FERITI NELLA PALAZZINA SATURA DI GAS
GIA’ AVEVANO MINACCIATO DI FARLO NEL DRAMMA DELLA DISPERAZIONE: MA COME SI FA AD ESEGUIRE UNO SFRATTO IN QUESTO MODO? SE SI SAPEVA COME AVREBBERO REAGITO BISOGNAVA COGLIERLI DI SOPRESA NON SCHIERANDO 30 UOMINI… E POI IN QUESTI CASI OCCORRE DARE UN’ALTERNATIVA DI VITA A GENTE DISPERATA, LA VITA UMANA HA SEMPRE LA PRIORITA’
Tre carabinieri sono morti e quindici tra militari e agenti di polizia sono rimasti feriti in un’esplosione che si è verificata in un casolare di Castel D’Azzano, in provincia di Verona. Le forze di polizia erano intervenute per sgomberare l’abitazione, al cui interno c’erano tre persone, Franco (65 anni), Dino (63 anni) e Maria Luisa Ramponi (59 anni), quando c’è stata la deflagrazione. L’intero casolare, di due piani, è crollato travolgendo i militari e gli agenti.
Nello scoppio sono rimasti feriti anche 11 carabinieri, trasportati – in codice rosso, non in pericolo di vita – in quattro ospedali della zona, mentre quattro agenti delle Uopi (Unità operative di pronto intervento) della polizia di Stato hanno riportato lesioni. Tre i militari rimasti illesi. Anche sette vigili del fuoco sono stati accompagnati in ospedale per accertamenti.
Sul posto sono state impegnate 25 unità tra squadre ordinarie, unità cinofile e nuclei USAR (Urban Search and Rescue) per la messa in sicurezza dell’area.
Sul luogo è arrivato anche il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, che ha dichiarato che per i tre l’arresto “è per omicidio premeditato. Stiamo valutando anche il reato di strage”. “Avevo delegato la perquisizione alla ricerca di bottiglie molotov perché, grazie ai carabinieri, avevamo delle foto dalle quali si vedevano queste molotov sul tetto”, ha aggiunto il procuratore. Solo qualche giorno fa, alla fine del mese di settembre, i tre avevano minacciato “il custode giudiziario che era stato delegato alla vendita dell’immobile dal giudice civile” e “uno di loro ha detto che si sarebbe fatto esplodere”. “È questo il
motivo per il quale era stata autorizzata la perquisizione della casa”, ha affermato Tito.
A innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. La donna e un fratello, entrambi di età intorno a 60 anni, hanno riportato ustioni e sono stati trasportati in ospedale per le cure mediche. I due sono stati fermati, mentre un terzo familiare, che si era allontanato subito dopo lo scoppio, è stato rintracciato poche ore dopo.
Bombole di gas e quel che resta di molotov sono state rinvenute nella casa colonica esplosa. I vigili del fuoco hanno recuperato 5 bombole che erano state collocate in più stanze della casa. E ora si trovano accatastate nel cortile. La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile.
Il vicesindaco di Castel D’Azzano ha dichiarato che gli occupanti “non volevano lasciare la casa” e che il sottotetto dell’abitazione era “saturo di gas”. “L’operazione era pianificata perché le forze speciali arrivavano da fuori provincia e quindi era già programmato anche con le ambulanze, perché si sapeva che potevano esserci dei feriti, ma mai si immaginava che avessero progettato un’esplosione del genere che è stata sentita nel raggio di 5 chilometri”, ha dichiarato Antonello Panuccio, vicesindaco di Castel d’Azzano.
L’esplosione è stata innescata all’apertura della porta d’ingresso e
ha investito le forze dell’ordine e i vigili del fuoco che stavano facendo irruzione. Lo sgombero era stato programmato da giorni dopo vari tentativi di convincere i tre fratelli a lasciare il fondo: gli occupanti più volte avevano minacciato di farsi saltare in aria. Così sono stati fatti arrivare sul posto carabinieri dei Reparti speciali e agenti dell’Uopi, specializzati in azione antiterrorismo considerato il pericolo dell’intervento.
I precedenti
I tre fratelli sono già noti per due episodi con la stessa dinamica – la casa saturata di gas – avvenuti un anno fa. I tre sono agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari. Prima in ottobre, e poi il 24 novembre del 2024 si erano opposti all’arrivo dell’ufficiale giudiziario aprendo una bombola di gas. Franco e Maria Luisa erano anche saliti sul tetto. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco, carabinieri e polizia locale, che dopo una mediazione avevano evitato il peggio.
I tre sostenevano di essere stati “ingannati” e che la sentenza del Tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata. La vicenda nasce da un mutuo che avrebbero sottoscritto nel 2014, con l’ipoteca di campi e casa. I tre avevano però sempre sostenuto di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L’iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell’esproprio.
“Sapevamo che la situazione era disastrosa Si erano cosparsi di benzina l’ultima volta. Avevano perso tutto ormai… vivevano senza corrente, senza gas, vivevano come dentro ad una grotta –ha raccontato un vicino -. Sapevamo tutti che era una situazione difficile, e già in 4-5 occasioni avevano preannunciato il peggio. Ora che gli avevano pignorato tutto dicevano: piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria”.
(da agenzie)
Leave a Reply