TRUMP ORDINA, MELONI OBBEDISCE: IL PENTAGONO HA INTIMATO AGLI ALLEATI EUROPEI DI COMPRARE ARMI “MADE IN USA” DA INVIARE IN UCRAINA. E TRA I PRIMI A DIRE SÌ C’È IL GOVERNO ITALIANO, CHE ACQUISTERÀ SISTEMI ANTI-MISSILE PATRIOT
UNA MOSSA PER NON RESTARE “MARGINALIZZATI” RISPETTO AD ALTRI ALLEATI NEL RAPPORTO CON LA CASA BIANCA – MELONI, PRESSATA DA SALVINI, FRENA SUL PIANO DELLA COMMISSIONE UE PER UTILIZZARE GLI ASSET RUSSI CONFISCATI PER LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA
La priorità d Giorgia Meloni è tenere agganciati gli Stati Uniti, a ogni negoziato. Questo significa aprire all’acquisto, in pacchetti europei, di armi americane – verosimilmente i Patriot e sistemi difensivi – da girare alla resistenza ucraina, ma significa anche lavorare con il cesello diplomatico sulle dichiarazioni ufficiali, come il comunicato dei leader a sostegno di Kiev pubblicato ieri poco dopo l’alba
Il congelamento del vertice di Budapest tra il presidente americano e Vladimir Putin offre a Meloni l’opportunità di calibrare meglio le proprie decisioni. Oggi la premier passerà la giornata in Parlamento dove è attesa per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo e dove sarà votata una risoluzione.
Gli Stati Uniti sono un punto fermo in molti passaggi del testo, frutto di un compromesso tra le tre forze della maggioranza di centrodestra. Soprattutto con la Lega che aveva chiesto di annacquare o di eliminare interi passaggi. È il caso degli asset russi, confiscati, che la Commissione europea vorrebbe scongelare e dirottare in forma di aiuti per la ricostruzione
dell’Ucraina. Il partito di Matteo Salvini è contrario, ma in realtà nutrono forti dubbi tutti, compresa Meloni.
Si chiede al governo di impegnarsi a mantenere «uno stretto raccordo in ambito G7» in generale sulle sanzioni (diciannovesimo pacchetto dell’Ue che attende il via libera), ma soprattutto sull’«eventuale utilizzo dei beni russi immobilizzati» che, recita la risoluzione, deve «restare subordinato alla compatibilità con il diritto internazionale».
Servono «solide basi giuridiche e finanziarie», dichiarerà Meloni oggi in Aula, per evitare complicazioni di tipo legale e difendere i futuri investimenti in Europa.
Sono criticità su cui si stanno concentrando gli ambasciatori dei singoli Stati a Bruxelles prima di formalizzare un mandato alla Commissione che faccia sintesi tra posizioni che ancora restano distanti: tra chi punta a liberare subito quelle risorse e chi invece frena, come Slovacchia e Ungheria, contrarie però per motivi politici, e come il Belgio e ora l’Italia, diventata con il passare dei mesi più cauta su una proposta nata nell’ambito del G7 del 2024 in Puglia.
Meloni ribadirà oggi di ritenere importante che l’esecutivo europeo abbia riconosciuto «la sicurezza nazionale» come «competenza sovrana degli Stati membri», ognuno dei quali contribuirà «a una politica della difesa, in linea» con il progetto «del pilastro europeo all’interno dell’Alleanza Atlantica».
Negli scorsi giorni erano filtrate le altre perplessità del governo italiano sull’impianto del piano Von der Leyen (quello inizialmente battezzato un po’ infelicemente Rearm Eu). Soprattutto sui vincoli che imporrebbero una maggiore convergenza su acquisti di prodotti militari europei.
Meloni ha l’esigenza di non scontentare Trump che chiede insistentemente ai partner dell’Ue di ordinare armi made in Usa. Ed è in questa cornice politica che va inserita la notizia pubblicata da Bloomberg e confermata a La Stampa dell’adesione dell’Italia al programma Purl (Prioritized Ukraine Requirements List).
È il meccanismo di approvvigionamento per Kiev sollecitato con una certa furia dal segretario americano alla Guerra Pete Hegseth una settimana fa, alla riunione dei ministri della Difesa della Nato. Ha ribadito – letterale – «basta scrocconi», e invitato a comprare americano attraverso Purl.
Guido Crosetto avrebbe dato la sua disponibilità. Il meccanismo funziona così: i Paesi partecipano a pacchetti di aiuti da 500 milioni di dollari. Così si riarma l’Ucraina come da volontà di Trump: a spese degli europei e non più con armi inviate gratis dagli Usa.
L’Italia ha cambiato idea e dopo la contrarietà iniziale, contribuirà all’acquisto. Secondo l’agenzia di stampa, per non restare marginalizzata rispetto ad altri alleati, nel rapporto con la Casa Bianca. In cima alla lista ci sono i sistemi anti-missile
Patriot. Dal governo non è arrivata alcuna smentita.
(da La Stampa)
Leave a Reply