UNGHERIA, ORBAN METTE LE MANI ANCHE SULL’UNIVERSITA’ CON I FONDI DEL RECOVERY
IL CONTROLLO DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DEGLI ATENEI E I FONDI COMUNITARI PASSANO A PSEUDO FONDAZIONI VICINE AL PARTITO DI ORBAN
Il primo ministro ungherese Viktor Orban estende il proprio potere anche sulle università, sfruttando i fondi del Recovery e il silenzio dell’Unione europea.
Il parlamento di Budapest ha approvato oggi una nuova legge che istituisce una serie di fondazioni per rilevare la gestione delle università e di altri istituti culturali in Ungheria, una mossa che secondo i critici del premier getta un’ombra sulla libertà accademica e permette al partito al governo di assicurarsi il controllo di queste istituzioni anche in caso di perdita del potere.
Attualmente, la maggior parte delle università ungheresi sono di proprietà dello Stato ma godono di una vasta autonomia in campo accademico.
La nuova norma dispone invece una riorganizzazione degli atenei e l’affidamento della gestione a determinate fondazioni sulla base di un “ripensamento del ruolo dello Stato” con l’obiettivo di amministrare le università in modo più efficiente.
Il partito Fidesz guidato dal premier Viktor Orban, che controlla i due terzi dei seggi in parlamento, ha votato oggi a favore della nuova legge, che consente al governo di nominare i membri dei consigli di amministrazione delle fondazioni destinate a controllare il patrimonio immobiliare e il destino di miliardi di euro di fondi europei, guadagnando una notevole influenza sulla vita quotidiana negli atenei.
Le autorità ungheresi sovvenzioneranno molte di queste fondazioni avvalendosi delle partecipazioni statali nella società energetica MOL e nella casa farmaceutica Gedeon Richter. Inoltre il governo assegnerà più di 1.000 miliardi di fiorini, circa 2,76 miliardi di euro, all’ammodernamento delle università attraverso il Recovery fund.
Diverse voci dell’opposizione hanno accusato il primo ministro di voler svendere il patrimonio nazionale a queste fondazioni.
Orban, salito al potere nel 2010, ha rafforzato negli anni il controllo del governo su gran parte della vita pubblica ungherese, estendendolo ai media e ai settori dell’istruzione e della ricerca scientifica.
Promuovendo i “valori cristiani e conservatori”, il premier ha attuato una politica fortemente contraria all’immigrazione e alle rivendicazioni della comunità LGBTQ+.
La nuova stretta sulle università apre però un nuovo capitolo nella politica di Orban e del partito Fidesz, in vista delle elezioni legislative previste nella primavera del 2022. Per la prima volta da quando il premier ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento nel 2010, l’opposizione sta infatti lavorando a una coalizione unita che rischia di togliere il potere al Fidesz.
Con la nuova riforma e la nomina di figure vicine al proprio partito nei consigli di amministrazione delle fondazioni interessate, Orban affida di fatto il controllo degli atenei, con tutto l’ingente patrimonio immobiliare e i miliardi di euro di fondi europei loro riservati, non più al governo ma direttamente al Fidesz, assicurandosiu una posizione di potere anche in caso di sconfitta elettorale.
In tutto questo, l’Unione europea sembra per lo meno impotente, se non involontariamente complice. Il primo ministro ungherese tiene infatti sotto pressione Bruxelles ritardando l’approvazione del nuovo meccanismo di finanziamento del Recovery fund da parte del parlamento finché la Commissione europea non avrà accettato il piano di ripresa di Budapest, che potrà contare su 7 miliardi di euro in sovvenzioni e 10 miliardi di euro di prestiti che l’Ungheria riceverà nei prossimi tre anni nell’ambito del Reconstruction & Recovery Fund (RRF).
Orban ha dichiarato che intende spendere il 37 per cento di queste risorse per la transizione ecologica, il 20 per cento per la trasformazione digitale e un altro 20 per cento per la modernizzazione delle università. Tuttavia, l’attuale governo ungherese non rispetta gli standard della Commissione europea relativi all’indipendenza del sistema giudiziario, alle misure anticorruzione e alla trasparenza degli appalti pubblici.
Eppure questo non sembra costituire un problema perché né Bruxelles né Budapest hanno interesse a ritardare il lancio del Reconstruction & Recovery Fund (RRF). Forse non è un caso che non siano emersi dettagli in merito dall’incontro di venerdì 23 aprile 2021 tra Viktor Orban e Ursula Von der Leyen.
Fatto sta che finora alla Commissione non sono state fornite garanzie legali per una maggiore trasparenza negli appalti pubblici e un più stringente controllo statale sulle fondazioni, anzi. Recentemente Orban ha riorganizzato le deleghe all’interno del governo mettendo l’agenzia responsabile della pianificazione e della distribuzione dei fondi europei alle dirette dipendenze dell’ufficio del primo ministro.
(da TPI)
Leave a Reply