USARE I BENI RUSSI IN CUSTODIA PRESSO LA SOCIETÀ BELGA EUROCLEAR È LEGALE, MA CI SONO MOLTE GRANE. LA PRIMA È COME NON FARLA SEMBRARE UNA CONFISCA, CHE VIOLEREBBE L’IMMUNITÀ DEGLI STATI SOVRANI
ALTRO PROBLEMA: LA RUSSIA POTREBBE FARE CAUSA E RIVALERSI SUL BELGIO (CHE CHIEDE GARANZIE), O ADOTTARE CONTROMISURE – I SOLDI SAREBBERO INVESTITI IN BOND EUROPEI E QUANTO RACCOLTO VERREBBE USATO PER DARE IL PRESTITO DI ‘RIPARAZIONE’ ALL’UCRAINA, CHE IN LINEA DI PRINCIPIO DOVREBBE RIMBORSARLO SOLO QUANDO LA RUSSIA CESSERÀ LA SUA GUERRA E LA RISARCIRÀ PER I DANNI. IL CHE NON AVVERRÀ MAI
È legale usare gli asset russi in custodia presso la società belga Euroclear per un «Prestito di riparazione» come vorrebbe una parte della Ue?
Risponde Federico Casolari, docente di diritto Ue e direttore di Giurisprudenza all’Università di Bologna) «Sì, purché si tratti di un prestito temporaneo e non di una confisca mascherata che viola l’immunità degli Stati sovrani e dei loro beni tutelata dal diritto internazionale».
2 Lo sarebbe se Euroclear desse i titoli in scadenza all’Ue in cambio di bond intestati alla Banca centrale russa fermi fino al risarcimento dei danni di guerra all’Ucraina?
«In teoria appare così. Anche se la logica finora era di sanzioni semestrali sottoposte a revisione all’unanimità. L’Ungheria si oppone ma c’è già stato un avallo al G7 per questa soluzione che si può far valere per superare il vincolo dell’unanimità».
3 A chi può rivolgersi Mosca?
«Potrebbe citare Euroclear, che si rivarrebbe sul Belgio (che infatti chiede garanzie agli altri Stati Ue) di fronte a un collegio arbitrale internazionale, sulla base del trattato bilaterale Belgio
Russia per la protezione degli investimenti.
Oppure impugnare di fronte alla Corte di giustizia Ue per violazione del principio di immunità. La Russia, considerata la più grande minaccia all’ordine europeo, si rivolgerebbe al giudice che di quell’ordine è garante. Ma il timore è che adotti contromisure su beni di Euroclear, del Belgio, o di altri Stati Ue in Russia».
IL NODO DEGLI ASSET RUSSI, IN BALLO 140 MILIARDI
Si parte da un numero ‘grande’: 290 miliardi di euro. Tanti sono gli asset della Banca Centrale russa congelati dall’Occidente allo scoppio della guerra in Ucraina. Per arrivare ad uno più piccolo: 209 nell’Ue.
Poi serve un ulteriore zoom: i 185 miliardi detenuti nelle casse della belga Euroclear, che non è una banca ma una centrale di deposito titoli, una sorta di gigantesca cassaforte per le transazioni finanziarie europee.
Ecco, sono questi gli asset congelati di cui tanto si parla e che la Commissione Europea vorrebbe utilizzare per finanziare
l’Ucraina. Ma come? La confisca, per il diritto internazionale, non si può fare.
Dunque bisogna ragionare in modo creativo. I soldi russi in Euroclear sarebbero investiti in bond europei e quanto raccolto, emettendo queste obbligazioni, verrebbe usato per dare il prestito di ‘Riparazione’ all’Ucraina, che in linea di principio dovrebbe rimborsarlo solo quando la Russia cesserà la sua guerra e la risarcirà per i danni. Il che non avverrà mai dato che la cifra stimata dei danni, oggi supera già, e di molto, i beni congelati.
Un meccanismo macchinoso ma non inedito, considerando che già l’iniziativa del G7 (che eroga il prestito a Kiev con i profitti “inattesi” degli asset russi) usa questa stessa scappatoia: investe i beni russi di Euroclear dentro la Bce con strumenti a brevissimo termine. Proprio togliendo questi prestiti già organizzati dal G7 (45 miliardi di cui 25 già erogati) dai 185 miliardi nella pancia della cassaforte belga ne resterebbero 140.
L’operazione è molto complessa e pone diverse sfide. Il Belgio, che è legalmente responsabile per Euroclear, vuole delle garanzie, dato che stiamo parlando di una cifra pari a un terzo del suo Pil.
Ad esempio la mutualizzazione del rischio con promesse solidali degli Stati membri nel caso in cui, in futuro, ci dovessero essere degli intoppi, politici o giuridici. E un’opzione potrebbe essere quella d’inserire tutto nel prossimo bilancio europeo, ma con il rischio di allungare troppo i tempi
Detto ciò, c’è un’altra grana. Le sanzioni dell’Ue si rinnovano ogni sei mesi, all’unanimità: dovesse venire meno – metti che Budapest si metta di traverso – anche l’immobilizzazione degli asset russi cadrebbe, innescando a quel punto la richiesta di rimborso di Euroclear all’Ue (perché Mosca si riprenderebbe il bottino in un battibaleno).
La Commissione sta quindi studiando un metodo con i servizi legali per spostare il rinnovo con un voto a maggioranza. Ultimo dettaglio: la quota parte di ogni Paese (calcolata coll’indice Reddito Nazionale Lordo) conterà o meno per il debito pubblico? La Commissione pensa di no ma l’ultima parola la dovrà dire Eurostat e non è un nodo da poco per molti partner.
E, ancora, alla presidente della Bce potrebbero tremare i polsi se si minasse la credibilità dello snodo Euroclear: 40mila miliardi di titoli custoditi, inclusa la metà circa dei titoli di Stato dei Paesi Ue. Altro che stabilità dell’Eurozona. Non a caso per mesi Christine Lagarde non ha voluto saperne. Ma la proposta creativa della Commissione potrebbe cambiare la musica anche Francoforte.
(da agenzie)
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