VENEZIA VAL BENE UNA MANCIA
LA CONCEZIONE TEOCRATICA DEL QUATTRINO: TUTTO IL MONDO E’ IN VENDITA
Le proteste veneziane contro le nozze imperiali di Jeff Bezos, che per festeggiare con gli amici ha noleggiato mezza città, saranno magari velleitarie, o ingenue, o troppo “no tutto” e quello che volete. Ma appena si sentono parlare i “sì Bezos”, per primo il presidente Zaia, le ragioni dei “no Bezos” riacquistano subito quota e spessore a fronte della modestia di quanto si sente ripetere a macchinetta da quanti aspettano il riccone “a braccia aperte”.
Le opinioni dei sì Bezos sono una sola: questo signore porta un sacco di soldi, e sui soldi non si sputa. Chi usa questo argomento è convinto che sia definitivo, una specie di arma finale che ammazza sul nascere la discussione. Se uno ha abbastanza soldi per comperarsi il mondo, perché non deve poterlo fare?
L’argomento, in realtà, è così angusto, così piccino da suscitare automaticamente una serie quasi infinita di repliche. Davvero il mondo è tutto in vendita? Venezia è ancora una città, compresi i cittadini, o un fondale cinematografico a disposizione di chi paga di più?
Esiste ancora un interesse pubblico, e se esiste che senso ha misurarlo solo come somma degli interessi privati? I soldi sono tutti uguali, tutti da onorare e applaudire, da quelli guadagnati lavorando a quelli che si moltiplicano da soli?
Come siamo arrivati a questa concezione teocratica del quattrino, indiscutibile come era Dio nel Medioevo?
E lo spirito critico è in vendita anche lui, oppure è ancora lecito appendere il cartello “not for sale” senza passare per i soliti rompicoglioni?
Infine: un calcolo attendibile della ricaduta positiva del passaggio di Bezos a Venezia qualcuno ha provato a farlo, o si dà per scontato che bastano gli spiccioli che cadono dalle tasche degli sposi e degli ospiti per fare felice il popolo in cerca di mance?
(da La Repubblica)
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