VIA IL VINCOLO DEL 3%? ECCO COS’E’ E CHI LO RISPETTA
EUROPA E DEFICIT, DOPO LE PAROLE DI RENZI “SFORIAMO IL TETTO”… L’ITALIA È TRA I POCHI “VIRTUOSI”, BERLINO FU LA PRIMA A “PECCARE”
Chiariamo un equivoco. Sforare il 3% del deficit si può: uno Stato della Ue può decidere di non rispettare i vincoli economici europei che ha liberamente sottoscritto.
E non c’è verso che la Commissione europea, nè nessuna altra istituzione comunitaria, possa impedirglielo: Bruxelles potrà al massimo aprire procedure d’infrazione, comminare sanzioni, negare l’accesso ad alcuni vantaggi riservati ai paesi virtuosi.
Il limite del deficit di bilancio al 3 per cento del Pil è, del resto, solo uno, anche se il più noto dei vincoli economici europei.
Vediamo di fare un quadro dell’esistente, di ciò che si prepara e delle scadenze che ci attendono.
Maastricht e l’euro.
Il Trattato che preconizzava l’Unione economica entrò in vigore nel 1993. L’euro diventò la moneta unica nel 1999 e cominciò a circolare il 1° gennaio 2002.
Oggi c’è in diciotto Stati Ue e in quattro micro-Stati inglobati nella zona euro (Città del Vaticano, San Marino, Monaco e Andorra), oltre che in Kosovo e nel Montenegro.
Patto di Stabilità e crescita.
In vigore dal primo gennaio 1999: stabilisce i criteri di bilancio che i paesi dell’Eurozona devono rispettare, cioè tra gli altri avere un deficit non oltre il 3 per cento del Pil e un debito non superiore al 60 per cento (criteri presi di peso dai Trattati di Maastricht e in vigore anche per quei Paesi che non hanno adottato la moneta unica come Gran Bretagna o Polonia).
Per chi sfora i parametri, scatta la procedura per deficit o debito eccessivo durante la quale la Commissione europea invia una “raccomandazione” ai governi interessati con le misure per rientrare nei parametri.
Precedenti.
La prima a subire un avvertimento per deficit eccessivo fu l’Irlanda nel 2001. L’Italia ha subìto una prima procedura tra il 2005 e il 2008, dall’ultima è uscita giusto a giugno del 2013, ma rischia di rientrarci, se il governo decidesse di sfondare il 3 per cento o non riuscisse a restarci dentro.
Non sempre, però, l’applicazione dei criteri è stata stretta come ora: tra il 2003 e il 2004, proprio la Germania e la Francia sforarono (per prime) il 3 per cento senza incorrere negli strali dell’Unione. Questione di peso politico.
Cosa si rischia?
Trascorsi alcuni anni senza rientrare nei parametri una multa che, però, non può comunque superare lo 0,5 per cento del Pil all’anno (nel caso dell’Italia si parla di circa otto miliardi). I virtuosi. Per ora solo 12 paesi su 27 dell’Unione rispettano i parametri in materia di deficit , tra questi c’è l’Italia.
Il caso Francia e Spagna.
A differenza dell’Italia, cui è stato imposto un percorso rapido verso il pareggio di bilancio, a Parigi e Madrid (e altri) quest’anno è stato di nuovo concesso più tempo anche solo per rientrare sotto il parametro del 3 per cento.
Altri accordi: il Sixpack.
In vigore dal dicembre 2011: consiste di cinque regolamenti e una direttiva — donde il nome — che riguardano la sorveglianza di bilancio e gli squilibri macro-economici nella zona euro, nonchè i requisiti che i bilanci nazionali devono rispettare. Si tratta di misure attuative del Patto di Stabilità .
Fiscal Compact. Il nome ufficiale è “Trattato su stabilità , coordinamento e governance”: in vigore dal 1° gennaio 2013, è un documento inter-governativo, non Ue, perchè Gran Bretagna e Repubblica Ceca non vollero saperne di firmarlo. È l’accordo più discusso: prevede, fra l’altro, l’obbligo del pareggio di bilancio, un deficit “strutturale” massimo allo 0,5 per cento del Pil, riduzione del debito del 5 per cento annuo della quota eccedente del 60 per cento del Pil; emissione di titoli di debito coordinata con gli altri Paesi.
Twopack.
Sono due regolamenti Ue limitati alla zona euro. In vigore dal 30 maggio 2013, prescrivono che entro il 15 ottobre, prima della approvazione da parte del proprio Parlamento, i governi sottopongano alla Commissione europeo una proposta di bilancio per l’anno seguente. L’esecutivo comunitario formula , entro il 15 novembre, le proprie considerazioni non vincolanti. Solo allora il bilancio, eventualmente modificato in base ai suggerimenti di Bruxelles, va all’esame del Parlamento nazionale, che deve approvarla entro il 31 dicembre. È quella che si chiama “Legge di Stabilità ”.
Contratti per la crescita e la competitività .
Sono intese che l’Ue potrà siglare con singoli Stati membri, barattando deroghe agli obiettivi finanziari con la realizzazione di riforme strutturali.
La Germania li ritiene uno strumento per incidere ancor più sulla politica economica degli altri Paesi e ci tiene molto. Se ne comincerà a parlare nel giugno 2014.
Giampiero Gramaglia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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