ZELENSKY SNOBBA L’ITALIA: IL PRESIDENTE UCRAINO, IN TOUR PER L‘EUROPA, NON FARÀ TAPPA A ROMA. PERCHÉ DOVREBBE? VISITA SOLO I LEADER CHE GLI OFFRONO QUALCOSA, NON CHI LO METTE NEL MIRINO
PER GIORGIA MELONI, CHE HA SEMPRE DICHIARATO (A PAROLE) SOSTEGNO A KIEV, L’ATTEGGIAMENTO DI SALVINI È SEMPRE PIÙ MOTIVO DI IMBARAZZO … ZELENSKY ARRIVA A PARIGI PER FIRMARE UN ACCORDO SULLA DIFESA AEREA, MENTRE LA SORA GIORGIA NON SCIOGLIE LA RISERVA SUL PIANO “PURL”, CHE CHIEDE ANCHE TRUMP
Ai governi alleati non è chiarissimo come mai un vicepresidente del Consiglio quale è Matteo
Salvini possa così smaccatamente smarcarsi rispetto alla linea decisa in politica estera dal suo stesso esecutivo, nel silenzio completo di chi gli sta sopra di grado, e cioè Giorgia Meloni.
Il compito, molto faticoso, che tocca ai diplomatici italiani è spiegare a questi osservatori che in una maggioranza al suo interno composta per due terzi da partiti di matrice populista l’attenzione ai sondaggi e al consenso può venire prima di ogni cosa, anche prima delle dichiarazioni di impegno rispetto al sostegno militare dell’Ucraina.
Ma così è: domenica prossima vanno al voto tre regioni, c’è una
rincorsa allo zero virgola tra Lega e Forza Italia, e una sfida più ristretta al Veneto tra Fratelli d’Italia e Lega.
In questa cornice ci viene inquadrata, da fonti di governo e dei singoli partiti, la baraonda delle ultime ore, con le spaccature dentro la maggioranza che appaiono più eccessive di quelle che in realtà sono.
C’è un fatto che va messo in evidenza, come premessa: nel suo breve tour europeo Volodymyr Zelensky non farà tappa a Roma. Ieri era ad Atene, oggi sarà a Parigi, domani a Madrid. La conferma arriva da fonti dell’ambasciata ucraina nella Capitale: Curioso che nella sua rotta tra i principali Paesi europei del Mediterraneo non ci sia proprio l’Italia.
Facciamo notare che il presidente visiterà i leader che hanno qualcosa di pronto da offrirgli. E la risposta è affermativa: la Grecia il gas comprato dagli Stati Uniti, la Francia armi che Emmanuel Macron ha promesso svincolandosi dall’acquisto di equipaggiamenti americani in ambito Nato del programma Purl, e la Spagna che ufficializzerà proprio l’adesione al meccanismo che prevede di comprare da Washington pacchetti militari da 500 milioni di dollari – condivisi tra i Paesi – e girarli poi all’Ucraina.
E l’Italia? Se Zelensky atterrasse a Roma si troverebbe nel pieno di una campagna politica che lo ha messo nel mirino.
Facendo leva sulle presunte tangenti che hanno portato a dimissioni eccellenti nel governo di Kiev, Salvini ha detto stop a ulteriori aiuti perché, ha dichiarato, «non vorrei che i nostri soldi andassero ai corrotti». Il ministro della Difesa Guido Crosetto
non ha gradito e gli ha risposto. Ma la Lega su questo non sembra intenzionata a fermarsi.
A sentire Stefano Candiani, ex sottosegretario e figura di punta del partito, è ora di aprire una riflessione più ampia: «La corruzione in Ucraina non si scopre oggi – è la frase che consegna a La Stampa –. Ci sono già stati scandali. Ormai è chiaro che quella classe dirigente andrà rinnovata. D’altronde alla fine della guerra mondiale anche Churchill perse le elezioni e si fece da parte».
La partecipazione italiana a Purl è il motivo dei tormenti di Meloni, e di buona parte dello scontro tra Salvini e Crosetto. È una storia di tentennamenti, di conferme e smentite.
Intanto, però, il governo non scioglie la riserva, e il risultato di queste oscillazioni è il disorientamento della diplomazia a Washington, a Bruxelles, a Kiev.
Per capire gli imbarazzi bisogna tornare al 3 novembre. Nella capitale ucraina Zelensky incontra una delegazione dei rappresentanti permanenti alla Nato. Sono guidati dall’ambasciatore Usa Matthew Whitaker.
Per l’Italia, seduto di fronte al leader ucraino, c’è l’ambasciatore Alessandro Azzoni, nominato il 15 settembre al posto di Marco Peronaci (promosso a Washington, dove attendeva Crosetto).
Nel comunicato pubblicato dopo l’incontro si riporta che Zelensky si è rivolto ai presenti ringraziando la Germania per i Patriot, gli Stati Uniti per Purl, la Francia per i missili, Canada e Olanda per aver aderito al programma e solo più in generale «tutti gli altri Paesi per il loro supporto». La nota aggiunge: «Il
presidente ha sollecitato tutti i Paesi che ancora non lo hanno fatto a unirsi a Purl».
La visita di Zelensky a Parigi ha come obiettivo principale quello di ottenere da Parigi un’assistenza nel campo della difesa e in particolare di quella aerea. Con Macron, Zelensky parlerà delle necessità militari di Kiev e della cooperazione delle industria della difesa dei due paesi, con il presidente ucraino che ha già annunciato “un accordo di primo piano in preparazione”
Secondo l’Eliseo, si tratta di “mettere a disposizione della difesa dell’Ucraina l’eccellenza francese nel campo dell’industria degli armamenti” e di “consentire di acquisire i sistemi che le sono necessari per rispondere all’aggressione russa”.
Kiev ha parlato espressamente, a tale proposito, di “difesa dello spazio ucraino”, Zelensky ha ribadito il suo appello per ottenere ulteriori sistemi di difesa aerea proprio in questi giorni di nuovi massicci attacchi russi contro il suo paese.
Macron e Zelensky hanno in programma, per la giornata di visita dell’ucraino in Francia, una visita al Mont Valérien, ad ovest di Parigi, allo stato maggiore della “forza multinazionale Ucraina” che Parigi e Londra stanno costituendo in vista di un dispiegamento dopo la firma di un cessate il fuoco fra Russia e Ucraina.
A Zelensky, che ha firmato il mese scorso una lettera di intenzioni per l’acquisizione di 100-150 caccia svedesi Gripen, sarà presentato l’aereo da combattimento francese Rafale, sistemi di droni e il sistema difensivo anti-aereo SAMP-T di nuova generazione. Si tratta di un sistema previsto in consegna alla
Francia a partire dal 2027, che dispone di capacità estese di intercettazione antimissile rispetto al SAMP-T
(da agenzie)
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