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IMPRESENTABILI PD: BERSANI CHE FAI, LI CACCI?

Gennaio 17th, 2013 Riccardo Fucile

IL DIFFICILE DIALOGO TRA INGROIA E BERSANI SULLE CANDIDATURE A RISCHIO

“Io non voglio entrare in casa d’altri, ma è una questione di credibilità  delle istituzioni. Bisogna fare pulizia, basta impresentabili”. Antonio Ingroia e Pier Luigi Bersani continuano a dialogare a distanza.
Un incontro ancora non c’è stato e i tempi per realizzare un patto di desistenza al Senato sono stretti, manca meno di una settimana alla presentazione delle liste.
Le condizioni sono molto diverse: il leader del Pd chiede agli arancioni di rinunciare a candidarsi per “senso di responsabilità ”.
Ingroia vuole invece parlare di accordi politici e, soprattutto, liste pulite.
“Il nodo degli impresentabili è un problema serio — spiega l’ex procuratore — dopo i decenni di impunità  imposta dal berlusconismo, deve iniziare la fase della responsabilità  che non è solo penale ma è politica. Non devono restare fuori solo i condannati in via definitiva, ma anche chi ha nel suo curriculum illeciti gravi”.
Da Crisafulli a Papania, da Capodicasa a Oliverio, la Commissione di garanzia del Pd dovrà  leggere le autocertificazioni dei candidati a rischio e valutare la loro possibile esclusione dalle liste.
Ci sono criteri oggettivi — quelli richiesti dallo statuto e dal codice etico — e ragioni di opportunità  politica a cui Luigi Berlinguer potrà  appellarsi.
“Il Pd ha deciso legittimamente di mettere un correttivo alle candidature con il listino per individuare delle personalità  meritevoli di essere elette. Perchè, allora, non è possibile fare il contrario? — chiede ancora Ingroia ai democratici — quando ci sono fatti che si impongono all’elezione, bisogna dire a un politico togliti di mezzo”.
Un altro ostacolo sulla strada di un accordo tra il Pd e Rivoluzione civile è il parere divergente sulla sentenza della Consulta sul conflitto tra il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e i pm di Palermo arrivata ieri.
“Il presidente della Repubblica deve poter contare sulla riservatezza assoluta delle proprie comunicazioni, non in rapporto ad una specifica funzione, ma per l’efficace       esercizio di tutte” scrive la Consulta. Plaude il Pd con l’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che definisce la sentenza “chiarificatrice”.
Molto diverso il parere di Ingroia: “Da oggi cambiano gli equilibri tra i poteri dello Stato. La motivazione amplia le prerogative del presidente della Repubblica a discapito del controllo della legalità . Il potere giudiziario fa un passo indietro rispetto alla politica che rende i suoi vertici sempre più immuni e impermeabili ai controlli”.
Ingroia comunque non desiste.
Nè politicamente nè nella speranza di un incontro con Pier Luigi Bersani.
Ma nel movimento non tutti la pensano come lui: “Desistere? Piuttosto parliamo di Resistere — dice il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris — se si dovesse praticare la desistenza non ci sarebbe il sostegno del Movimento Arancione alla Rivoluzione Civile. Ma dato che c’è un legame indissolubile tra Movimento Arancione e Rivoluzione Civile, ritengo che questa sia una proposta o un auspicio legittimo da parte del Pd, ma che per noi resta politicamente irrealizzabile”.
Un messaggio chiaro all’ex inviato Onu in Guatemala: niente democratici o ti scordi i miei voti in Campania.
Sicilia e Campania sono infatti le casseforti di voti di Rivoluzione civile che in quelle due Regioni chiave è dato dai sondaggi in doppia cifra, tra l’11 e il 12 per cento con una media nazionale del 5 per cento.
E per espugnare territori più difficili, Ingroia vorrebbe puntare su volti noti come il fotografo di gossip Antonello Zappadu in Sardegna, che non ha ancora sciolto la riserva.
Immortalò lui Silvio Berlusconi a Villa Certosa in compagnia di varie ragazze.
La prossima volta potrebbe fotografarlo in Parlamento, mentre fa il gesto delle manette a Ingroia, proprio come ieri negli studi di La7.

Caterina Perniconi.
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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RUOTOLO DICE SI’ A INGROIA: “MI IMPEGNO, MA RESTO INDIPENDENTE”

Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile

“BISOGNA DIFENDERE LA COSTITUZIONE, A PARTIRE DALL’ART 21 E DAI DIRITTI AL LAVORO”

Il giornalista Sandro Ruotolo ha deciso di accettare la candidatura che gli ha proposto Antonio Ingroia nelle liste di Rivoluzione civile alle elezioni politiche.
“Caro Antonio — si legge nella lettera inviata al sito del movimento dal collaboratore storico di Michele Santoro — accetto con entusiasmo la candidatura nella lista di Rivoluzione civile che tu e Luigi De Magistris mi avete proposto. Ci ho pensato e riflettuto dopo aver firmato l’appello ‘Io ci sto’ con il quale donne e uomini della società  civile si sono impegnati a sostenere il progetto per costruire un’alternativa di governo al berlusconismo e alle politiche liberiste del governo Monti”.
“Non ho dubbi — continua Ruotolo — quando affermi di voler difendere i valori dei nostri padri costituenti. C’è un articolo della carta costituzionale per il quale mi sono battuto in tutti questi anni e per il quale penso sia necessario battersi ancora: l’articolo 21, quello che garantisce la libertà  di pensiero, la libertà  di informare e di essere informati”.
“C’è bisogno di libertà  nel nostro Paese ma in gran parte del territorio nazionale questa libertà  — aggiunge il giornalista — viene preclusa dalla presenza delle mafie e delle illegalità , dalle cricche che hanno impoverito la nostra terra”.
Secondo Ruotolo, ha detto bene Ingroia quando ha detto “che occorre oggi sconfiggere la mafia e non solo contenerla. Ho grande rispetto per coloro che si impegnano nei partiti ma penso anche che i partiti che ci sono adesso non sono quelli a cui pensavano i nostri padri costituenti e che l’antipolitica sia figlia della cattiva politica”.
Una cosa è certa, la candidatura non toccherà  comunque la sua indipendenza: “Ho sempre pensato e detto che un giornalista deve essere indipendente. Lo penso anche ora che ho deciso di impegnarmi con te e con gli altri in questa battaglia. Con la passione di ognuno di noi”.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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CHI SONO I CLONATORI DI LISTE: “GRILLO CI HA SCIPPATO IL LOGO, LO ABBIAMO RIPAGATO”

Gennaio 13th, 2013 Riccardo Fucile

I PIRATI CHE HANNO BATTUTO SUL TEMPO GLI ALTRI PARTITI, DEPOSITANDO SIMBOLI SIMILI A QUELLI DI GRILLO E DI INGROIA

“Beppe Grillo ci ha scippato il simbolo creato da noi nel 2007, lo abbiamo ripagato con la stessa moneta”. Questa la versione di Andrea Massimiliano Danilo Foti, il 36enne di Catania che ha battuto sul tempo gli attivisti del Movimento 5 stelle consegnando per primo al Viminale il logo “farlocco” del tutto simile a quello del M5S.
Ad aiutarlo sono stati dei maghi delle “liste civetta”, gli uomini di votapirata.it in coda anche loro per presentare altri due contrassegni simili a quelli di partiti in lizza per le politiche del 24 e 25 febbraio.
Oltre infatti al logo a cinque stelle (rispetto all’originale manca solo la scritta “beppegrillo.it“), depositato da Foti, gli altri due pirati — Massimiliano Loda e Marco Manuel Marsili —   registrano, il primo, un simbolo con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo con la scritta “Rivoluzione civile” (molto simile a quello del partito appena fondato da Antonio Ingroia); il secondo invece presenta il logo dei pirati con teschio e faccia di Johnny Depp.
Quella di Foti, spiega lui stesso, non è una vendetta ma una “battaglia di verità ”: “Alcuni anni fa, quando Grillo si limitava a certificare la bontà  delle liste civiche, noi creammo l’idea delle 5 stelle come simbolo di qualità  e pensammo di rappresentarla graficamente nel marchio che tutti conoscono. Grillo se n’è appropriato e abbiamo aspettato il momento giusto per far scoppiare il caso”.
Alla richiesta di fornire maggiori spiegazioni, Foti taglia corto: “Abbiamo un atto costitutivo, la documentazione e lo statuto sono stati registrati all’agenzia delle Entrate nel 2007”.
Ma chi è l’altro “pirata” che ha clonato il simbolo di Ingroia?
Si tratta di Max Loda, dirigente del “Partito pirata”: “Noi abbiamo favorito politicamente questa operazione, perchè riteniamo che dai meetup sia nato un patrimonio umano inestimabile — spiega Loda — Quando abbiamo notato la volontà  di Grillo e Casaleggio di mollare tutto, abbiamo deciso di tendere una mano agli attivisti del comico genovese e di proporci come loro futura dimora”.
Ma questa mossa non mette a rischio le decine di migliaia di firme raccolte dai “cittadini con l’elmetto”?
Infatti, se il simbolo fasullo venisse riconosciuto valido, l’M5s dovrebbe presentarne uno nuovo corredato da nuove sottoscrizioni.
Una possibilità  che lo stesso Grillo non ha neppure preso in considerazione: “Se ci saranno loghi simili che creano confusione, il Movimento 5 stelle non si presenterà  alle elezioni”, ha detto il comico sottolineando che bisognerà  attendere fino al 15 gennaio per sapere l’esito del ricorso presentato dai legali del M5S.
“Secondo noi — continua il dirigente pirata — i cofondatori del Movimento non hanno intenzione di fare politica per davvero, ma solo soldi. Temiamo che venga mandato ‘tutto in vacca’ e si perda la carica rivoluzionaria”.
In realtà , può sembrare che si tratti più di una ripicca dei pirati nei confronti di Grillo: “Quando si sono accorti della nostra pericolosità  si sono appropriati del nostro nome. Ora, visto che entrambe le nostre formazioni sono in guerra contro il sistema, mi sembra stupido che fra rivoluzionari ci si faccia i dispetti”.
Ma chi sono e cosa hanno fatto finora i sedicenti pirati?
I corsari capitanati da Marco Manuel Marsili sono nati nel 2011, togliendo il nome all’Associazione partito pirata, fondata nel 2006 con presidente Athos Gualazzi, quelli di Liquidfeedback che si riconoscono nel sito www.partito-pirata.it, gli “originali” insomma.
Poi ci sono i dirigenti.
Max Loda, dopo un amore per la Lega Nord nei primi del 2000, un aiuto alla campagna elettorale Dc di Milano, è uscito dall’anonimato con la lista civica “Immigrati basta” del 2006, dove nel “santino” alla faccia minacciosa sommava un manganello fra le mani.
Non solo, nel 2008 si è presentato con “Lista del Grillo No Euro”, alleata della “Lega Padana” di Enzo Rabellino (il “guru” delle liste taroccate nella politica torinese), condannato in primo grado a 2 anni dal tribunale di Torino per aver falsificato le firme di appoggio alla proprie liste nel 2010.
Poi c’è Marsili. Si autodefinisce “futurologo innovatore, libero pensatore, maà®tre à  penser, rivoluzionario”.
Ha iniziato a far politica nei Verdi nel 2000, rimanendo con loro fino al 2003. Quell’anno è passato ai Liberaldemocratici di Mario Segni, ai quali rimane fedele per altri 36 mesi.
Poi ha vissuto una breve esperienza nell’Italia dei Valori, ma già  nel 2007 non pago, ha fondato “Per il bene comune” e infine il suo Partito pirata.

Nicolò Sapellani

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FAVIA SCEGLIE INGROIA E FINISCE CONTESTATO DA ENTRAMBE LE PARTI

Gennaio 13th, 2013 Riccardo Fucile

IL “RIBELLE” CAPOLISTA IN EMILIA DI “RIVOLUZIONE CIVILE”

Fine di un’epoca e inizio di una nuova avventura.
Il dado è tratto: Giovanni Favia, espulso da Beppe Grillo un mese fa, accetta la corte di Antonio Ingroia e si candida per «Rivoluzione civile»: sarà  capolista alla Camera in Emilia Romagna e sfiderà  quei candidati Cinque Stelle che lui stesso aveva presentato e supportato all’ultima semestrale dei grillini a Bologna lo scorso 5 dicembre.
L’ex dissidente ha annunciato la propria scelta con una lunga nota, pubblicata anche su Facebook.
«Ho letto i 10 punti costitutivi della lista Rivoluzione civile e li ho ritenuti in linea con le battaglie fino ad oggi svolte in nome e per conto del M5S – spiega il consigliere regionale –. Sotto il profilo politico mi è stata garantita massima indipendenza e nessun bisogno di tesserarmi a partiti o movimenti, cosa che non farò».
E precisa: «Cambiano mio malgrado i percorsi, non gli obiettivi, e soprattutto non i principi».
C’è spazio anche per una velata polemica con Grillo (che solo qualche ora prima aveva dichiarato: «Noi abbiamo il limite delle due candidature. Capisco che c’è chi l’ha fatto bene, scalpita e forse vuole continuare da qualche altra parte»), quando Favia ribadisce la sua volontà  a rimanere in politica per «massimo dieci anni» e definisce la sua espulsione «una scelta arbitraria e irrazionale».
E sul suo futuro l’ex grillino – contestato da un gruppo di ingroiani, attivisti di «Cambiare si può» a Bologna (dove il suo annuncio è stato accompagnato da un grido: «Vergogna») – sostiene: «Nel caso in cui non venissi eletto in Parlamento, portata a termine la mia attuale attività , alla prossima relazione semestrale presenterò ai cittadini dell’Emilia Romagna che mi hanno sostenuto e votato, le mie dimissioni irrevocabili, ridando al movimento la possibilità  di avere due rappresentanti abilitati pienamente a rappresentarlo».
«Sarà  una sfida difficile ma se avessi voluto una poltrona comoda avrei accettato i seggi sicuri che mi hanno offerto. L’obiettivo è superare il quorum e ce la faremo», ha dichiarato Favia ai cronisti a Bologna.
«Me l’aspettavo… me le aspettavo tutte e non ho altro da dire»: così Grillo liquida la notizia.
Il Movimento 5 Stelle Genova, con un tweet a firma di Andrea Boccaccio, attacca: «Ciao, ciao traditore».
Ingroia, invece, tiene a precisare che «la candidatura di Giovanni Favia non è un segno di ostilità  verso il Movimento Cinque Stelle, anzi, è un modo per accogliere le stesse battaglie con un giovane molto combattivo e battagliero».
«Gli amici non si giudicano. A volte non si capiscono, sempre si comprendono», commenta su Facebook il compagno di gruppo e di tante battaglie in Regione Andrea De Franceschi.
Solidale anche Federica Salsi. «Anch’io me lo aspettavo. Ma ciò non ha una valenza negativa. Giovanni non ha mai nascosto la sua passione per la politica – afferma la consigliera comunale bolognese –. È una scelta che desta perplessità  perchè fornisce un assist ai suoi detrattori, ma non vedo nel cambio di casacca un cambio di contenuti, casomai solo un cambio di contenitore».
E sull’ipotesi della nascita di un nuovo partito che raggruppi ex ribelli e delusi grillini Salsi è pragmatica: «Per quanto mi riguarda è prematuro pensare a un’altra formazione politica, sono concentrata sul mio lavoro in Comune. In futuro vediamo cosa succede».
Intanto, sulla Rete, la scelta di Favia diventa un caso.
In poche ore il post su Facebook riceve quasi 800 commenti, spaccando di fatto la base tra favorevoli e critici.
Una partecipazione comunque incredibile, paragonabile come volume a quella del blog di Grillo.

Emanuele Buzzi
(da “il Corriere della Sera“)

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MA LO SGAMBETTO A BERSANI POTREBBE FARLO LA LISTA DI INGROIA

Gennaio 9th, 2013 Riccardo Fucile

CON L’11,2% CHE I SONDAGGI GLI ATTRIBUISCONOIN CAMPANIA POSSONO IMPEDIRE LA VITTORIA DI PD-SEL

Sondaggio elezioni politiche in Campania: la discesa in campo degli ‘arancioni’ di Antonio Ingroia-Luigi De Magistris potrebbe fare lo sgambetto a Bersani consegnando la vittoria, a sorpresa, alla coalizione di centrodestra e penalizzando la sinistra nel raggiungimento della maggioranza al Senato.
E a beneficiarne potrebbe essere proprio Mario Monti che, così, potrebbe rappresentare l’ago della bilancia a palazzo Madama.
E’ quanto emerge dal sondaggio Ipsos per il Sole 24 Ore.
Secondo Ipsos la Campania, da sempre considerata una regione sicura per il centrosinistra, potrebbe essere la vera sorpresa delle prossime elezioni e condizionare gli equilibri in Senato, dove il centrosinistra, pur vincendo le elezioni, potrebbe comunque non arrivare ad avere la maggioranza.
La stima Ipsos delle intenzioni di voto per gli “arancioni” è infatti all’11,2%.
Un ottimo risultato che toglie però più voti alla sinistra che alla destra.
La coalizione di Bersani è infatti data al 30,5% e quella di Berlusconi al 28,5%.
Se queste stime dovessero essere confermate dalle urne, gli arancioni potrebbero favorire la vittoria di Berlusconi in Regione e impedire alla coalizione di Bersani di avere la maggioranza in Senato.
La Campania inoltre è una Regione cruciale, che al Senato pesa molto.
Dopo la Lombardia è quella che pesa di più con 29 seggi totali di cui 16 vanno al vincente e 13 ai perdenti che qui saranno relativamente tanti.
E a beneficiarne potrebbe essere proprio Monti, i cui seggi del “partito di Monti” diventerebbero decisivi al Senato per fare il governo sulla base di una alleanza con la coalizione di centrosinistra.

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INGROIA SI CANDIDA E ATTACCA GRASSO E IL PD: “PARTITO SENZA COERENZA, DIMENTICA BERLINGUER”

Dicembre 29th, 2012 Riccardo Fucile

“GRASSO E’ DIVENTATO PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA PERCHE’ SCELTO DA BERLUSCONI”…”POCHI MESI FA VOLEVA CONFERIRE UN PREMIO AL CAVALIERE PER LA LOTTA ALLA MAFIA”

Antonio Ingroia scioglie la riserva e annuncia il suo ingresso in politica con la candidatura a premier della neonata lista “Rivoluzione civile”.
Il simbolo contiene in grande il nome del candidato con sopra la scritta in blu “Rivoluzione civile” e sotto, in rosso, le sagome dei manifestanti del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo su uno sfondo che vira all’arancione.
La conferenza di Ingroia è un lungo e duro attacco al Pd e al Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che proprio ieri ha ufficializzato la sua presenza alle prossime elezioni con i democratici.
Grasso, accusa l’ex magistrato palermitano, divenne Procuratore nazionale antimafia “scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui venne escluso Giancarlo Caselli, ‘colpevole’ di aver fatto processi sui rapporti tra mafia e politica”.
Ma contro Grasso, dal punto di vista di Ingroia, pesa anche la grave responsabilità  di aver pensato “nel maggio 2012” di consegnare “un premio al governo Berlusconi per essersi distinto nella lotta alla mafia”.
“Da magistrato – dice Ingroia – non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità  in un ruolo diverso”.
“Quando giurai la mia fedeltà  alla Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale – prosegue il magistrato palermitano – Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto. E’ venuto il momento della responsabilità  politica. Alla società  civile e alla buona politica dico ‘grazie’ perche hanno fatto un passo avanti”.
“Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco, assumendo rischi”, dice ancora.
Nell’autoinvestitura di Ingroia non mancano gli spunti polemici, innanzitutto nei confronti del Pd, colpevole di aver “smarrito la sua coerenza”.
“A Bersani, che ho definito persona seria e credibile – aggiunge l’ex pm di Palermo – dico di uscire dalle contraddizioni in cui la sua linea politica si è impantanata”.
Al segretario del Partito democratico, ricorda Ingroia, “ho fatto un appello” e “lui ha risposto in modo un po’ stravagante, dicendo che non risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che Bersani sappia che l’avevo cercato personalmente, ma non ho ricevuto risposta, me ne farò una ragione. Evidentemente si sente un po’ il padreterno, Falcone e Borsellino quando li cercavo rispondevano subito”.
Poi l’affondo più duro: “Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle storie così importanti dovrebbe ricordarsi il valore della moralità “, dice citando le battaglie di Enrico Berlinguer e Pio La Torre per la moralità .
“Tra Violante e Dell’Utri c’è una convergenza che dovrebbe far riflettere i dirigenti del Pd”, rincara riferendosi ai giudizi sulla candidatura di Piero Grasso nelle liste dei democratici.
Accuse che non impediscono comunque all’ex magistrato di sostenere che comunque la porta per il Pd “rimane aperta”, così come per il movimento di Grillo.
A sostenere la candidatura di Ingroia è un pacchetto di forze politiche che va dall’Italia dei Valori, a Rifondazione comunista, dai Verdi ai Comunisti italiani, passando per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che sta pensando alla presentazione di una sua lista ispirata agli “arancioni” che nella primavera del 2011 hanno portato alla vittoria del centrosinistra nelle elezioni amministrative.
Iniziativa dalla quale prende però le distanze il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Anche “se non esiste un copyright”, è certo che “sono state Milano e la campagna elettorale per il sindaco della mia città  il punto di partenza e il centro di quel rinnovamento”, dice il primo cittadino lombardo esprimendo preoccupazione “per i pericoli che vedo concretizzarsi all’orizzonte: vedere il popolo arancione strattonato da tutte le parti, trasformato in un aspirante piccolo partito, strumentalizzato al fine di ottenere qualche deputato, plasmato per infilarlo in una lista, accodato a questo o quel candidato scelto dall’alto”.

(da “La Repubblica“)

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