IMPRESENTABILI PD: BERSANI CHE FAI, LI CACCI?
IL DIFFICILE DIALOGO TRA INGROIA E BERSANI SULLE CANDIDATURE A RISCHIO
“Io non voglio entrare in casa d’altri, ma è una questione di credibilità delle istituzioni. Bisogna fare pulizia, basta impresentabili”. Antonio Ingroia e Pier Luigi Bersani continuano a dialogare a distanza.
Un incontro ancora non c’è stato e i tempi per realizzare un patto di desistenza al Senato sono stretti, manca meno di una settimana alla presentazione delle liste.
Le condizioni sono molto diverse: il leader del Pd chiede agli arancioni di rinunciare a candidarsi per “senso di responsabilità ”.
Ingroia vuole invece parlare di accordi politici e, soprattutto, liste pulite.
“Il nodo degli impresentabili è un problema serio — spiega l’ex procuratore — dopo i decenni di impunità imposta dal berlusconismo, deve iniziare la fase della responsabilità che non è solo penale ma è politica. Non devono restare fuori solo i condannati in via definitiva, ma anche chi ha nel suo curriculum illeciti gravi”.
Da Crisafulli a Papania, da Capodicasa a Oliverio, la Commissione di garanzia del Pd dovrà leggere le autocertificazioni dei candidati a rischio e valutare la loro possibile esclusione dalle liste.
Ci sono criteri oggettivi — quelli richiesti dallo statuto e dal codice etico — e ragioni di opportunità politica a cui Luigi Berlinguer potrà appellarsi.
“Il Pd ha deciso legittimamente di mettere un correttivo alle candidature con il listino per individuare delle personalità meritevoli di essere elette. Perchè, allora, non è possibile fare il contrario? — chiede ancora Ingroia ai democratici — quando ci sono fatti che si impongono all’elezione, bisogna dire a un politico togliti di mezzo”.
Un altro ostacolo sulla strada di un accordo tra il Pd e Rivoluzione civile è il parere divergente sulla sentenza della Consulta sul conflitto tra il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e i pm di Palermo arrivata ieri.
“Il presidente della Repubblica deve poter contare sulla riservatezza assoluta delle proprie comunicazioni, non in rapporto ad una specifica funzione, ma per l’efficace esercizio di tutte” scrive la Consulta. Plaude il Pd con l’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che definisce la sentenza “chiarificatrice”.
Molto diverso il parere di Ingroia: “Da oggi cambiano gli equilibri tra i poteri dello Stato. La motivazione amplia le prerogative del presidente della Repubblica a discapito del controllo della legalità . Il potere giudiziario fa un passo indietro rispetto alla politica che rende i suoi vertici sempre più immuni e impermeabili ai controlli”.
Ingroia comunque non desiste.
Nè politicamente nè nella speranza di un incontro con Pier Luigi Bersani.
Ma nel movimento non tutti la pensano come lui: “Desistere? Piuttosto parliamo di Resistere — dice il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris — se si dovesse praticare la desistenza non ci sarebbe il sostegno del Movimento Arancione alla Rivoluzione Civile. Ma dato che c’è un legame indissolubile tra Movimento Arancione e Rivoluzione Civile, ritengo che questa sia una proposta o un auspicio legittimo da parte del Pd, ma che per noi resta politicamente irrealizzabile”.
Un messaggio chiaro all’ex inviato Onu in Guatemala: niente democratici o ti scordi i miei voti in Campania.
Sicilia e Campania sono infatti le casseforti di voti di Rivoluzione civile che in quelle due Regioni chiave è dato dai sondaggi in doppia cifra, tra l’11 e il 12 per cento con una media nazionale del 5 per cento.
E per espugnare territori più difficili, Ingroia vorrebbe puntare su volti noti come il fotografo di gossip Antonello Zappadu in Sardegna, che non ha ancora sciolto la riserva.
Immortalò lui Silvio Berlusconi a Villa Certosa in compagnia di varie ragazze.
La prossima volta potrebbe fotografarlo in Parlamento, mentre fa il gesto delle manette a Ingroia, proprio come ieri negli studi di La7.
Caterina Perniconi.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply