Gennaio 1st, 2021 admin
“SERVE UN VACCINO PER IL CUORE”
Mentre “speriamo in una rinascita e in nuove cure”, bisogna rendersi conto che “serve un vaccino per il cuore”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia letta al suo posto dal cardinale Parolin durante la messa di inizio anno in San Pietro a cui il Pontefice non ha potuto prendere parte a causa di una forte sciatalgia.
Il 2021 “sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri, come fa la Madonna con noi. Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato”.
“Che cosa siamo chiamati a trovare all’inizio dell’anno? Sarebbe bello trovare tempo per qualcuno – ha affermato Papa Francesco -. Il tempo è la ricchezza che tutti abbiamo, ma di cui siamo gelosi, perché vogliamo usarla solo per noi. Va chiesta la grazia di trovare tempo per Dio e per il prossimo: per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo stupiti e felici, come i pastori. La Madonna, che ha portato Dio nel tempo, ci aiuti a donare il nostro tempo”.
Maria, “la benedetta, è stata benedizione per chiunque ha incontrato: per Elisabetta, per gli sposi a Cana, per gli Apostoli nel Cenacolo – ha proseguito l’omelia di Papa Francesco -. Anche noi siamo chiamati a benedire, a dire bene in nome di Dio. Il mondo è gravemente inquinato dal dire male e dal pensare male degli altri, della società, di sé stessi. Ma la maldicenza corrompe, fa degenerare tutto, mentre la benedizione rigenera, dà forza per ricominciare. Chiediamo alla Madre di Dio la grazia di essere per gli altri portatori gioiosi della benedizione di Dio, come lei per noi”.
“Attraverso Maria incontriamo Dio come Lui vuole: nella tenerezza, nell’intimità, nella carne. Sì, perché Gesù non è un’idea astratta, è concreto, incarnato, è nato da donna ed è cresciuto pazientemente – le parole di Papa Francesco nella sua omelia per la messa di Capodanno, 1 gennaio 2021 -. Le donne conoscono questa concretezza paziente: noi uomini siamo spesso astratti e vogliamo qualcosa subito; le donne sono concrete e sanno tessere con pazienza i fili della vita. Quante donne, quante madri in questo modo fanno nascere e rinascere la vita, dando futuro al mondo! Non siamo al mondo per morire, ma per generare vita. La santa Madre di Dio ci insegna che il primo passo per dare vita a quanto ci circonda è amarlo dentro di noi”.
(da TPI)
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Dicembre 24th, 2020 admin
“SERVENDO I POVERI, AMEREMO LUI, QUESTO DICE DIO”… “AFFAMATI DI SUCCESSO, RESTIAMO CON IL VUOTO DENTRO”
“La nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perché la sua nascita à per noi: per me, per te, per tutti e ciascuno ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa di Natale anticipata alle 19.30 per consentire a tutti di tornare a casa entro le 22, orario in cui comincia il coprifuoco.
“Solo l’amore di Gesù trasforma la vita, guarisce le ferite più profonde, libera dai circoli viziosi dell’insoddisfazione, della rabbia e della lamentela” “Oggi Dio ci dice di non perderci d’animo, nelle prove è con noi”, ha detto, “Dio ci libera dai circoli viziosi, dalla rabbia e dalle lamentele”
“Noi uomini parliamo molto, ma siamo analfabeti di bontà“. “Aiutiamo gli altri invece di piangerci addosso”
Il “tenero pianto” di Cristo bambino “ci fa capire quanto sono inutili tanti nostri capricci. E ne abbiamo tanti. Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre”
“Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità” - ha continuato il Papa nell’omelia della Messa di Natale. “Anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà. Ha messo tutta la nostra salvezza nella mangiatoia di una stalla e non teme le nostre povertà: lasciamo che la sua misericordia trasformi le nostre miserie!”, ha aggiunto il Papa
“Dio ci ama da morire”
“Siamo figli amati”: è questo il messaggio che porta il Natale ed è più forte di qualsiasi preoccupazione. Lo ha detto il papa nell’omelia della Messa di Natale. “È questo il cuore indistruttibile della nostra speranza, il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell’inquietudine per il futuro, c’è questa verità: siamo figli amati”.
“Affamati di successo, restiamo con il vuoto dentro”
Il Pontefice tuona nuovamente contro gli atteggiamenti mondani, quelli che portano a dimenticare la mangiatoia di Betlemme e che ci fanno immergere in ‘mangiatoie di vanità‘: “A Betlemme, che significa ‘Casa del pane’, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. Quante volte invece, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro! E vero: insaziabili di avere, ci buttiamo in tante mangiatoie di vanità, scordando la mangiatoia di Betlemme. Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri. Gesù ci dà l’esempio: Lui, il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita”. Quindi l’affondo a chi predica solidarietà ma poi non la mette in pratica: ” Noi parliamo molto, ma siamo spesso analfabeti di bontà”
Quest’anno le emittenti collegate per la Messa sono 120, mentre per l’Urbi et Orbi di domani alle 12 sono previsti almeno 150 enti collegati a cui si aggiunge il pubblico dei fedeli che seguirà le celebrazioni attraverso Internet.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 admin
“IN OGNI RELIGIONE CI SONO GRUPPETTI FONDAMENTALISTI, CI SONO CATTOLICI VIOLENTI COME CI SONO MUSULMANI VIOLENTI”
«Non è giusto né vero parlare di islam violento e di terrorismo islamico», «allora dovrei parlare
anche di cattolici violenti», «ho parlato a lungo con l’imam di Al Azhar, conosco quello che pensano, vogliono la pace».
In ogni religione ci sono «gruppetti fondamentalistì. Lo Stato che si definisce islamico ci presenta la sua carta di identità violenta, ma non è l’Islam».
In volo da Roma a Cracovia aveva condannato le guerre che si dicono religione ma non lo sono; in volo da Cracovia a Roma, 5 giorni dopo, a conclusione della Gmg, il Papa ancora una volta ha rifiutato di parlare degli islamici come terroristi.
«A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, quello che uccide la fidanzata, un altro la suocera, questi cattolici battezzati sono violenti cattolici e se parlo di violenza islamica devo parlare di violenza cattolica. Nell’islam non tutti sono violenti, non i cattolici sono tutti violenti è come una macedonia, comprende tutto. Io credo che in ogni religione c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Quando arrivi ad uccidere si può uccidere con la lingua e con il coltello. Credo che non è giusto e non è vero identificare questo con l’islam».
«Ho avuto un lungo dialogo con l’imam di Al Azhar, so come la pensano, cercano la pace. Il nunzio di un paese africano mi ha raccontato che per il giubileo c’è sempre la fila, tanti si fermano al confessionale e sono cattolici, ma la maggioranza prosegue e arriva all’altare della Madonna, sono islamici e vogliono fare il giubileo. Sono stato in Centrafrica e l’imam è salito sulla papamobile, questo non è fondamentalismo. Mi domando, è una domanda, quanti giovani che noi europei li abbiamo lasciati nel vuoto di ideali».
«Il cosiddetto Stato islamico, che si dice islamico, si presenta come violento, quando ci fa vedere la sua carta di identità cosa ci fa vedere? Ma questo è Isis fondamentalista, ma non si può dire che l’islam sia terrorismo. Il terrorismo è dappertutto, si pensi al terrorismo tribale di alcuni paesi africani, il terrorismo è anche, non so se dirlo perché è un pò un pericolo, il terrorismo cresce quando non c’è un’altra opzione, e mete al centro della economia mondiale il Dio denaro, toglie l’uomo e la donna, creati a immagine di Dio e ci mette il Dio denaro, questo è terrorismo».
(da “il Messaggero”)
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Aprile 28th, 2020 admin
SMORZA LA POLEMICA DEI VESCOVI
“In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena,
preghiamo il Signore perchè dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perchè la pandemia non torni”.
Così Papa Francesco introducendo la messa a Casa Santa Marta, frasi che suonano come una distensione con il governo dopo le polemiche sulle messe ancora bloccate.
Il Papa, a Santa Marta, invita alla “prudenza” e alla “obbedienza” alle disposizioni perché non torni la pandemia.
“In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizione per uscire dalla quarantena - ammonisce il Papa nell’intenzione di preghiera - preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni”.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 admin
INTERVISTA A CIVILTA’ CATTOLICA: “I DISCORSI SOVRANISTI DI OGGI RICORDANO HITLER NEL 1933″
“Alcuni governi hanno preso misure esemplari, con priorità ben definite, per difendere la popolazione. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all’economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Una politica della cultura dello scarto. Da cima a fondo”.
Lo dice Papa Francesco in un’intervista allo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh sulla crisi mondiale provocata dalla pandemia, la cui traduzione italiana è pubblicata da Civiltà Cattolica.
“Penso per esempio alla selettività prenatale - spiega il Pontefice -. Oggi è molto difficile incontrare per strada persone con la sindrome di Down. Quando la si vede nelle ecografie, li rispediscono al mittente. Una cultura dell’eutanasia, legale o occulta, in cui all’anziano le medicine si danno fino a un certo punto”.
“Penso all’enciclica di papa Paolo VI, la Humanae vitae - continua nell’intervista -. La grande problematica su cui all’epoca si concentravano i pastoralisti era la pillola. E non si resero conto della forza profetica di quell’enciclica, anticipatoria del neomalthusianismo che stava preparandosi in tutto il mondo. È un avvertimento di Paolo VI riguardo all’ondata di neomalthusianismo che oggi vediamo nella selezione delle persone secondo la possibilità di produrre, di essere utili: la cultura dello scarto”.
“I senzatetto restano senzatetto - aggiunge Francesco -. Giorni fa ho visto una fotografia, di Las Vegas, in cui erano stati messi in quarantena in un parcheggio. E gli alberghi erano vuoti. Ma un senzatetto non può andare in un albergo. Qui la si vede all’opera, la teoria dello scarto”.
Il Pontefice afferma ancora: “Oggi, in Europa, quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933, più o meno gli stessi che qualche politico fa oggi”.
(da Globalist)
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Marzo 27th, 2020 admin
LA STRUGGENTE PREGHIERA SOLITARIA DEL PAPA SUI LASTRONI BAGNATI DI PIAZZA SAN PIETRO
Sui lastroni bagnati sotto il cielo plumbeo, e freddo, il Papa, il Pescatore, appare solo. Il vestito
bianco contrasta come non mai con quei lastroni grigi, bagnati e scivolosi.
Mai nella storia la benedizione Urbi te Orbi (alla città di Roma e al mondo) con il santissimo Sacramento è stata accompagnata da un’indulgenza così plenaria e così straordinaria. Un’indulgenza per credenti e non credenti che, perché sia efficace, basta averla desiderata.
Per il resto, ad avere fede è stato lui, Francesco. È stato lui ad averci accompagnato tutti nella preghiera davanti all’altare “con la fede rocciosa di Pietro”.
Sul sagrato di Piazza San Pietro è come se già fosse stato celebrato il tributo Pasquale. Il Giovedì Santo con il canto millenario composto da San Tommaso D’Acquino, il Tantum Ergo; il Venerdì Santo con l’esposizione del Crocifisso miracoloso che salvò Roma dalla peste nel 1522, fatto trasportare dal Papa quasi in una nascosta via Crucis, dalla Chiesa di San Marcello al Corso fino in Vaticano.
E infine le campane della basilica sciolte a distesa, a festa. C’è un contrasto totale tra il bianco dei paramenti del Pescatore (si chiama appunto anello del Pescatore, quello che il Papa indossa appena eletto e che verrà distrutto alla sua morte) e il grigio delle pietre bagnate del sagrato e delle colonne della basilica.
Non ci sono fedeli, non ci sono pellegrini. Non ci sono colori, non ci sono fiori. Ma è comunque una Pasqua. Un “passaggio” è stato consumato: dalla morte (fisica e spirituale) a una speranza di vita, racchiusa nella gloria dell’oro dell’ostensorio e dell’oro del panno che copre il corpo di Cristo sulla croce, bagnato dal sangue delle ferite e dai rigagnoli di pioggia che cadono fino a terra. Lì accanto l’immagine antichissima della Madonna Salus populi romani.
Il brano scelto per la lettura del Vangelo è quello famoso della barca degli apostoli che sta per essere travolta dalla tempesta, mentre Gesù a poppa (che - ricorda il Papa - è “la parte della barca che affonda per prima”) dorme e i discepoli disperati lo svegliano chiedendogli di salvarli, sono perduti. E lo rimproverano: “Non ti importa di noi?”. Gesù sedata la tempesta rimprovera i suoi perché non hanno ancora fede.
Anche in queste settimane “una tempesta inaspettata e furiosa”, la tempesta del coronavirus, si è abbattuta sulla barca dell’umanità. Il tempo della prova, dice il Papa, “non è il tempo del Tuo giudizio, ma del nostro giudizio”, di ciò che conta veramente per noi, del nostro giudizio di valore, il tempo della conversione, di “reimpostare la rotta della vita verso di Te”, il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. Noi che ci sentivamo “forti e capaci di tutto”, che “non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami”, “ abbiamo proseguito imperterriti”. Ingannati dai nostri stessi “trucchi”. Presi “dall’affanno di onnipotenza e di possesso”, abbiamo tagliato le nostre radici, abbiamo scartato quegli ultimi da cui adesso dipende la nostra vita, le persone più semplici e generose che si prodigano per aiutare, assistere, curare, dai medici alle badanti, ai trasportatori .
“La tempesta - dice - smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità”. Oggi noi abbiamo scoperto, sostiene Francesco, che nessuno si salva da solo, che dobbiamo remare insieme.
Ancora: “Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Dopo le litanie recitate, per invocare la fine di tutti i mali che ci opprimono, davanti al sagrato vuoto, al mondo vuoto e stranamente silenzioso, davanti alla notte, il Papa innalza l’Ostensorio, come se si fosse prossimi alla fine del mondo. Le campane suonano distesa, ma il loro suono si intreccia con le sirene, con le sirene delle ambulanze.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 2nd, 2020 admin
“TROVI IL TEMPO DI VEDERLO, TRA UN ROSARIO BACIATO IN PUBBLICO E UNO SCIMMIOTTAMENTO DEL PAPA”
“Ecco perché Matteo Salvini invece di scimmiottare Papa Francesco e baciare rosari in pubblico, dovrebbe andare a vedere Tolo Tolo di Checco Zalone”.
Questi è il tweet con cui Famiglia Cristiana accompagna il lungo post di Francesco Anfossi, che si sofferma sul film da ieri nelle sale. “Spero tanto che abbia il tempo di vederlo anche Salvini, tra un rosario baciato in pubblico e uno scimmiottamento del Papa sulle nevi”, si legge.
“Spero anche che lo vedano tutti i leghisti, i sovranisti, i grillini, gli xenofobi, i machisti, i celoduristi, le Meloni e i Grillo e tutti coloro che gridano all’invasione per raccattare voti. Con l’ultimo film avevo scritto che questo Alberto Sordi postmoderno racconta l’Italia più di Ilvo Diamanti e Giuseppe de Rita. Lo fa anche in questo”, scrive Anfossi in un altro passaggio del post.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 8th, 2019 admin
IL CORO VESTITO DI NERO IN SEGNO DI LUTTO… “A TUTTI SIA DATA UNA CASA E UNA PATRIA”
La messa inizia con qualche minuto d’anticipo. All’altare della Cattedra, nella basilica di San
Pietro, Francesco presiede la Celebrazione eucaristica in occasione del VI anniversario della visita a Lampedusa (8 luglio 2013). §
Il coro, vestito di nero in segno di lutto per i migranti morti in mare, canta il “kyrie eleison” mentre il Papa chiede di guardare “con amore i profughi e gli oppressi” e ricorda Giovanni Paolo II che disse: “I poveri, nelle molteplici dimensioni della povertà, sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come ‘ultimi’ nella società”.
In una basilica chiusa ai fedeli e aperta solo per i migranti, rifugiati e diverse sigle che si occupano dell’accoglienza dei migranti, il vescovo di Roma pronuncia un’omelia non di circostanza.
“Il mio pensiero – dice – va agli ‘ultimi’ che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”.
Per il Papa che a Lampedusa, sei anni fa, scelse di effettuare il primo viaggio fuori dalla mura leonine nel cuore del Mediterraneo che soffre, “essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”.
“Purtroppo – spiega senza deviare dal testo ufficiale scritto apposta per questa giornata – le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli”.
Quindi le parole più dure verso chi sembra non considerare i migranti come persone: “Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie!”, dice. E ancora: “‘Non si tratta solo di migranti!’, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata. Viene spontaneo riprendere l’immagine della scala di Giacobbe. In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo”
Francesco che proprio ieri durante l’Angelus in piazza San Pietro ha chiesto di aprire i corridoi umanitari per salvare più persone possibili, spiega oggi che “si tratta di una grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare”. “So che molti di voi – continua - , che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità, gratitudine e solidarietà”.
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2019 admin
LUNEDI PROSSIMO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, APPUNTAMENTO PER 250 PERSONE
Già nell’Angelus di domenica scorsa, come spesso capita, Papa Francesco aveva detto la sua sulla situazione dei migranti.
Oggi, però, è arrivato l’annuncio di una messa dedicata ai profughi e a tutte le persone che soccorrono le persone in difficoltà.
L’impegno umanitario sarà il tema della celebrazione in programma lunedì prossimo (8 luglio) nella Basilica di San Pietro. Saranno ospitate circa 250 persone, tra chi ha affrontato i lunghi viaggi per arrivare in Europa (con tutte le annesse difficoltà del caso) e chi si opera quotidianamente per dare aiuto a queste persone.
«In occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa, lunedì 8 luglio – ha annunciato il direttore della Sala stampa vaticana Alessandro Gisotti-, il Santo Padre Francesco celebrerà una Messa per i Migranti, alle ore 11.00, nella Basilica di San Pietro». Nel 2013, infatti, Papa Francesco andò in visita nell’isola teatro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo, portando solidarietà non solo agli esseri umani che avevano affrontato viaggi irti di difficoltà per fuggire da guerre e carestie, ma anche a tutti gli operatori che si erano adoperati affinché fosse garantita loro dignità e sicurezza.
Alla messa di lunedì 8 luglio parteciperanno circa 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita. «Il Santo Padre – spiega ancora Alessandro Gisotti – desidera che il momento sia il più possibile raccolto, nel ricordo di quanti hanno perso la vita per sfuggire alla guerra e alla miseria e per incoraggiare coloro che, ogni giorno, si prodigano per sostenere, accompagnare e accogliere i migranti e i rifugiati».
Una cerimonia che sarà, dunque, riservata ma che sarà trasmessa in diretta da Vatican Media, senza – però, la possibilità di accesso per i giornalisti all’interno della Basilica. Alla messa, presieduta da Papa Francesco all’Altare della Cattedra, prenderanno parte solo le persone invitate dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, a cui Bergoglio ha affidato la cura dell’evento.
(da agenzie)
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