“VEDO BERLUSCONI AL NAZARENOâ€: RENZI VUOLE CHIUDERE E SPAVENTA LETTA
LEGGE ELETTORALE QUASI PRONTA… I BERSANIANI: “MAI COL PREGIUDICATO”. .. LA REPLICA: “CI AVETE FATTO UN GOVERNO”.. NAPOLITANO AL PREMIER: RIMPASTO? QUELLO CACCIA TUTTI”
Quella di ieri è stata la giornata dei due gemelli terrorizzati.
Angelino Alfano esce sconvolto dall’incontro con Matteo Renzi, Enrico Letta da quello con Giorgio Napolitano.
Il coro greco del lato perdente del Pd, terrorizzato anch’esso, aggiunge pathos alla scena. Cominciamo col leader degli scissionisti berlusconiani.
Il vicepremier, ieri mattina, s’è ritrovato davanti alla sua nemesi: il sindaco di Firenze, infatti, gli ha servito come antipasto il possibile patto sulla legge elettorale con Silvio Berlusconi.
Legge che, ovviamente, non sarebbe granchè favorevole ai piccoli partiti come Ncd. Tanto, ha candidamente spiegato Renzi all’interlocutore, “voi nascete per fare una battaglia per l’egemonia all’interno del centrodestra, no?”.
Non solo. Il sindaco ha confermato ad Alfano che si appresta a incontrare il Cavaliere: lo farà al Nazareno, sede del Pd, seduto alla sua scrivania, davanti a telecamere e taccuini. Nessun segreto.
A Denis Verdini — che ieri sera, secondo le agenzie, ha avuto una riunione tecnica col politologo Roberto D’Alimonte – ha spiegato che l’offerta è per un pacchetto unico: legge elettorale, abolizione del Senato, riforma del Titolo V e riduzione dei compensi ai consiglieri regionali al livello dei sindaci.
Berlusconi ha detto sì a tutto, ma Renzi — con ottime ragioni — continua a non fidarsi molto: “Se ci vediamo è per chiudere”, ha insistito ieri.
Questa faccenda del Cavaliere, peraltro, ha innescato una polemica all’interno dello stesso Pd che oggi tiene la prima direzione post-primarie: “Sento dire di incontri con Silvio Berlusconi al Nazareno — ha spiegato Alfredo D’Attorre, deputato assai vicino a Pierluigi Bersani — Immagino che Renzi sarà cauto su mosse che possano resuscitare politicamente Berlusconi”. E, comunque, il segretario non può incontrare “un pregiudicato alla sede del Pd”.
La risposta vera del sindaco è quella di Paolo Gentiloni su Twitter: “Chi ha perso le elezioni e con Berlusconi ha fatto un governo ora dice a Renzi che non deve parlarci di legge elettorale #dachepulpito”.
In realtà Berlusconi e la sua condanna c’entrano poco: il problema sono le liste bloccate del modello spagnolo o il collegio unico del Mattarellum, con cui Renzi si troverebbe a scegliere quasi tutti i candidati, mentre gli sconfitti del congresso — oggi in maggioranza nei gruppi parlamentari — guarderebbero le elezioni da casa.
Alla fine trova il modo di ammetterlo anche il bersaniano D’Attorre (“Berlusconi e Renzi non possono nominare l’intero Parlamento”), che si scopre addirittura proporzionalista dopo una vita passata a sognare il doppio turno: “Il proporzionale disegnato dalla Consulta va migliorato, certo, ma ora c’è ed è giusto che la discussione ne tenga conto”.
Tutto qui: se la legge elettorale non terrà conto della voglia di sopravvivere di un ceto politico ancora in sella, il Pd perderà dei pezzi durante il voto parlamentare e il governo rimarrà sotto le macerie.
In serata — dopo che Renzi ha trovato il modo di pranzare pure con Nichi Vendola e garantirgli qualche strapuntino quando sarà — Enrico Letta arriva al Quirinale.
Ufficialmente il premier, appena tornato dal Messico, ha illustrato a Napolitano “alcuni elementi del prossimo patto di coalizione”, ufficiosamente il capo dello Stato gli ha raccontato del suo incontro con Renzi di lunedì: è andato malissimo, il riassunto, e la partita del governo ora è bloccata.
L’inquilino del Colle ha invitato il sindaco a promuovere Graziano Delrio, solo che Renzi – raccontano fonti parlamentari – ha risposto che se si mette mano al rimpasto lui, più che promuovere uno dei suoi, proporrà l’azzeramento del governo: De Girolamo, Cancellieri, Trigilia, Lupi, Alfano…
La lista non finiva più e comportava, chiaramente, la fine dell’esecutivo più che la sua rifondazione.
Letta, invece, è disponibile solo a un’operazione di facciata: un giro di valzer, qualche generoso passo indietro per il bene del paese, niente dimissioni, tutto tra amici.
Insomma la situazione è nera e infatti Letta ha preferito restare in silenzio per tutto il giorno. Assente dal dibattito, di nuovo, il Movimento 5 Stelle: ieri Gianroberto Casaleggio è arrivato a Roma per discutere coi parlamentari — tra le altre cose — proprio di legge elettorale.
Ne viene fuori che il cofondatore del movimento considera “astratte e incostituzionali” tutte e tre le proposte di Renzi, che sul ddl dei 5 Stelle deciderà la rete coi suoi tempi (cioè verso fine febbraio al più presto), che alla fine a Grillo e soci non dispiace il proporzionale puro venuto fuori dalla sentenza della Consulta.
“Questo Parlamento è illegittimo e non può scrivere la legge elettorale. Andiamo a votare con la legge attuale”. Lo scrive su Facebook Danilo Toninelli, curiosamente lo stesso deputato che ha firmato la proposta di legge del M5S, una sorta di modello spagnolo corretto.
Marco Palombi
(da Il Fatto Quotidiano“)
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