Destra di Popolo.net

VITTORIO FELTRI: UNA CARRIERA E UNA MANDRIA DI BUFALE

Settembre 26th, 2010 Riccardo Fucile

TUTTE LE PATACCHE DI UNA CARRIERA ALL’OMBRA DEI POTENTI FINO AL REMUNERATO SACRIFICIO FINALE: IMMOLARSI PER SILVIO

La prima patacca accertata è del 1990, ai tempi in cui Vittorio Feltri dirige “L’Europeo”: un’intervista sul rapimento Moro a tale Davide, “carabiniere infiltrato nelle Br” che avrebbe fatto irruzione nel covo di via Montenevoso.
E’ un racconto “esplosivo” su presunti memoriali e audio di Moro dalla prigionia, con tanto di dettagli erotici sui brigatisti Franco Bonisoli e Nadia Mantovani sorpresi nudi a letto.
Peccato che sia tutto falso, dalla prima all’ultima riga, e il “Davide” in questione non esista neppure.
Nasce così, quasi vent’anni fa, il fenomeno Feltri: un misto di bufale (come quella su Alceste Campanile “assassinato da Lotta Continua”, mentre è stato ucciso da Avanguardia nazionale) e linguaggio da bar (vale per tutti il titolo sul calcio negli Usa: “Agli uomini piace, alle donne no, ma i negri non lo sopportano”, da cui si deduce che i “negri” non appartengono alla categoria nè degli uomini nè delle donne).
Nel ’92 Feltri è contattato da Andrea Zanussi, editore de “L’indipendente”, al quale spiega che il quotidiano “ha bisogno di una bella iniezione di merda”. Detto, fatto. è il periodo di Mani Pulite e lui lo cavalca proponendo titoli come “Cieco, ma i soldi li vedeva benissimo”, riferito a un presunto tangentista non vedente.
Segue un falso scoop sulla morte di Pinelli, un attacco a Indro Montanelli (”è arrivato il tuo 25 luglio”), e il linciaggio di Norberto Bobbio (”mandante morale dell’omicidio Calabresi”), più un po’ di insulti alla Guardia di Finanza (che in quel periodo sta indagando sul Cavaliere).
Quasi inevitabile nel ’94 la promozione al “Giornale”, appena lasciato da Montanelli.
Qui Feltri si fa riconoscere subito per i titoli farlocchi tra cui un mitico “La lebbra sbarca in Sicilia, contagiati a Messina quattro italiani” (vero niente). Notevole anche “Berlusconi vende la Fininvest”, così come la patacca sui miliardi di Milosevic “trasportati in sacchi di juta dalla Serbia all’Italia”.
Altrettanto sballate le accuse ai giudici Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio di essere soci in una cooperativa edilizia con Curtò e Ligresti.
Non mancano nuove “inchieste” revisioniste sul fascismo, come quella sull’attentato di via Rasella corredata da una foto falsificata della testa di un bambino staccata dal tronco: la cosa arriverà  alla Cassazione, che nell’agosto 2007 condannerà  il direttore parlando di un “quadro di vere e proprie false affermazioni”.
Avanti così, e nel ’95 Feltri si inventa che “la scorta del presidente Scalfaro ha sparato a un elicottero dei pompieri” (ovviamente è il periodo dello scontro politico fra il Quirinale e Berlusconi).
Di due anni dopo è un’intervista taroccata a Francesco De Gregori contro il Pci, un pezzo per cui il cantante porta Feltri in tribunale ottenendone la condanna.
Sempre nel ’97 una nuova — più grave — patacca costa a Feltri il posto: è quella sul presunto “tesoro” di Antonio Di Pietro, cinque miliardi di lire che l’ex pm è accusato di aver preso da Francesco Pacini Battaglia.
Dopo parecchie querele, alla fine è lo stesso direttore a dover ammettere che si tratta di “una bufala”.
Segue per Feltri un periodo al “Borghese” e al gruppo Riffeser, fino alla fondazione di “Libero”, dove chiama a scrivere il puparo di Calciopoli Luciano Moggi e l’ex agente del Sismi Renato “Betulla” Farina.
Per lanciarsi, il quotidiano ha bisogno di fuochi artificali: di qui la falsa notizia che un centro sociale milanese è un covo dell’Eta basca, di qui uno “scoop” su Donna Rachele titolato “Mussolini era cornuto”.
Poi arrivano le accuse trasversali a Sergio Cofferati per l’omicidio Biagi (”La Cgil indica i bersagli da colpire”) e un altro falso scoop su Berlusconi (”Vuole lasciare la politica”).
Ma non basta, e allora Feltri parla di pedofilia pubblicando cinque foto di preadolescenti nudi in pose inequivocabili (con conseguente radiazione dall’Ordine, poi tramutata in “censura”).
Di questa fase resta però ai posteri soprattutto l’elegante prima pagina con un disegno di Prodi nudo a quattro zampe e con il sedere alzato, pronto a farsi sodomizzare da un tappo di champagne con la faccia di Berlusconi.
Richiamato in agosto al “Giornale”, Feltri parte subito con la campagna più desiderata dal suo editore, puntando a tre obiettivi: intimidire i giornalisti non allineati (occhio che se critichi il premier ma poi paghi la colf in nero o non versi gli alimenti all’ex moglie, io lo scrivo in prima pagina); livellare tutti nel fango per provare che Berlusconi non è peggiore di chi lo attacca, in base al “così fan tutti” autoassolutorio; far fuori quanti nella Chiesa osano criticare il premier.
Così in poche settimane “il Giornale” diventa una fabbrica di linciaggi in serie: da Eugenio Scalfari a Enrico Mentana, da Gustavo Zagrebelsky a Concita De Gregorio, da Dino Boffo a Ezio Mauro, fino a Ted Kennedy e Gianni Agnelli (a Feltri infatti piace sparare anche sui morti).
A proposito: negli ultimi anni di vita, Indro Montanelli diceva che non riconosceva più il suo “Giornale”, gli sembrava “un figlio drogato”.
Adesso pare entrato in un’overdose senza ritorno.
In attesa della radiazione dall’albo.

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REGALIAMO 5 MILIARDI A GHEDDAFI, MA NON DIAMO NEANCHE LE BRICIOLE AI NOSTRI PROFUGHI CACCIATI DALLA LIBIA

Settembre 26th, 2010 Riccardo Fucile

PUBBLICHIAMO LA LETTERA PIENA DI AMAREZZA DI UNA NOSTRA CONNAZIONALE CACCIATA DALLA LIBIA NEL 1970,   INSIEME AD ALTRI 20.000 ITALIANI, CUI GHEDDAFI RUBO’ TUTTI I BENI…. IL PAVIDO GOVERNO ITALIANO NON SOLO NON HA CHIESTO I DANNI ALLA LIBIA, MA DA ANNI PROMETTE AI NOSTRI PROFUGHI UN RISARCIMENTO CHE POI NEGA NEI FATTI…TREMONTI SONO DUE ANNI CHE DEVE FIRMARE: E QUESTO SAREBBE UN GOVERNO DI DESTRA?

Sono una dei ventimila italiani che nel 1970 furono cacciati dalla Libia colpevoli solo di essere italiani, in violazione della risoluzione ONU 388, del trattato Italo-Libico del 1956 e della legge di ratifica 843/57.
Lo Stato Italiano che avrebbe dovuto tutelarci e far rispettare gli accordi ci chiese di avere pazienza perchè i giusti risarcimenti dovevano attendere gli accordi internazionali ed intanto i profughi della Libia morivano disillusi e trattati da stranieri nella propria patria.
Nel 2008 arrivò il tanto atteso accordo internazionale e insieme ad esso la delusione per non esserne stati inclusi, vanificando trentotto anni d’attesa senza nemmeno l’ombra delle scuse per come fummo trattati.
Anche le promesse inserite nella legge di ratifica n. 7 del 6 febbraio 2009, (Gazz. Uff., 18 febbraio, n. 40), dove, all’art. 4, si parla degli indennizzi spettanti a noi profughi. restano ad oggi solo promesse non mantenute
In ogni caso si parla di un indennizzo che forse arriverà  a qualche percento del valore dei beni confiscati illegalmente nel 1970.
Ora sono due anni che manca solo una forma per dare il via all’iter, quelle di Giulio Tremonti.
Da cittadini italiani rispettiamo le leggi che il parlamento promulga e il capo dello Stato ratifica, ma con profonda amarezza vediamo che lo Stato può impunemente ignorarle perchè nessuno le fa rispettare nell’indifferenza dei mezzi d’informazione e delle istituzioni.

Vanessa Giuliano

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IL TESTO DEL DISCORSO DI FINI: “PRONTO A DIMETTERMI SE MIO COGNATO FOSSE IL PROPRIETARIO”

Settembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente.
Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra.
Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà  con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare.
Evidentemente a qualcuno dà  fastidio che da destra si parli di cultura della legalità , di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità , di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali.
In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia.
Credo di essere tra i pochi, se non l unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni.
E   evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni.
Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier     testuale – anche su di me,   perchè oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera .
Profezia o minaccia?
Puntualmente, dopo un po , è scoppiato l affare Montecarlo.
So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo.
I fatti:
An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l attività  del Partito, l 11 luglio 2008 è stata venduta alla Società  Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao.
Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perchè superava del 30 per cento il valore stimato dalla società  immobiliare monegasca che amministra l intero condominio.
Si poteva spuntare un prezzo più alto? E   possibile. E   stata una leggerezza? Forse. In ogni caso, poichè la Procura di Roma ha doverosamente aperto una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poichè, a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l esito delle indagini.
Come ho già  avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani.
Il fatto mi ha provocato un arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione.
Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel ho chiesto e con toni tutt altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po   di serenità  alla mia famiglia.
E   stato scritto: ma perchè venderla ad una società  off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l eccezione.
E sia ben chiaro, personalmente non ho nè denaro, nè barche nè ville intestate a società  off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società  per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse.
Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità . Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno.
E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c è corruzione nè concussione.
Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui.
Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo?
E   Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera.
Non per personali responsabilità      che non ci sono     bensì perchè la mia etica pubblica me lo imporrebbe.
Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati.
Non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà  istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro.
Penso alla trama da film giallo di terz ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle improbabili segnalazioni di attenti lettori.
Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perchè preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società  off shore coinvolte non in traffici d armi, di droga, di valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo.
Ma, detto con amarezza tutto questo, torniamo alle cose serie.
La libertà  di informazione è il caposaldo di una società  aperta e democratica.
Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l avversario politico.
Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo.
Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l avversario si distrugge la democrazia.
Si mette a repentaglio il futuro della libertà .
Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto.
Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita.
Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sara’ gli italiani sapranno giudicare.
E per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto.

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MONTECARLO: BERLUSCONI SPIEGHI I SUOI RAPPORTI CON S.LUCIA

Settembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

IL 22 SETTEMBRE “LIBERO” ANTICIPAVA IL DOSSIER TAROCCO CONTRO FINI E INVITAVA IL PREMIER A “SFRUTTARE LA SUA AMICIZIA CON IL GOVERNO LOCALE”…. E “IL GIORNALE” IL 15 SETTEMBRE ANTICIPAVA LA PRESENZA DEI SERVIZI SEGRETI SULL’ISOLA

”Altro che dimissioni di Fini, Berlusconi ci spieghi la straordinaria anticipazione di Libero che lascia una traccia evidente del dossieraggio”.
E’ quanto ha dichiara poco fa il deputato di ‘Futuro e Liberta’ per l’Italia’ Carmelo Briguglio, ripercorrendo passo passo gli articoli di giornale che avrebbero anticipato numerosi aspetti della vicenda della casa di Montecarlo.
”Il 22 settembre, scritto quindi il giorno prima, il quotidiano Libero, vicinissimo a Berlusconi, ha pubblicato un articolo a firma R.Cat. dal titolo ‘Il premier di Santa Lucia: Silvio e’ mio amico’.
Nel pezzo – spiega Briguglio – una vera e propria anticipazione del dossier e il ruolo che il giornale attribuisce a Silvio Berlusconi.
Ecco il testo di “Libero”: ‘C’e’ un rapporto targato Santa Lucia che fa tremare Gianfranco Fini. Non e’ un rapporto cartaceo (chiara allusione), ma un rapporto personale: quello tra l’ex primo ministro Kenny Anthony e Silvio Berlusconi. Adesso pero’ scoprendo questa amicizia pregressa, ci si chiede se esista un modo per fare saltare il tappo e scoperchiare i misteri che si portano dentro la Pritemps Ltd e la Timara Ltd.. Molti italiani, anche di alto livello, gia’ vengono in visita a S.Lucia. Tra loro, Silvio Berlusconi. E come si sa, il Cavaliere e’ molto abile nell’intrattenere i rapporti diplomatici, percio’ e’ probabile che l’amicizia con l’ex numero uno dell’isola vada avanti. E che sia giunto il momento di rispolverarla”’.
Un’anticipazione del dossier che lascia tracce e che, secondo il quotidiano Libero, porta a Silvio Berlusconi.
“Come l’articolo del Giornale e il pezzo del Velino sulla pista caraibica, rispettivamente il 15 e il 17 settembre, hanno anticipato la presenza dei Servizi sull’isola, ieri confermata dallo stesso ministro di S.Lucia nei suoi tre minuti di conferenza stampa”, conclude il deputato di Fli.

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ULTIMA ORA: L’AVVOCATO ELLERO, EX SENATORE LEGHISTA RIVELA: “LA SOCIETA’ DI ST. LUCIA NON E’ DI TULLIANI, MA DI UN MIO CLIENTE”

Settembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

Il professor Renato Ellero, ex senatore del Carroccio ed avvocato del foro di Vicenza ha rilasciato pochi minuti fa al blog LaSberla.net una dichiarazione clamorosa: «Il proprietario della società  di Santa Lucia titolare dell’immobile di Montecarlo che fu di An è un mio cliente».
Contestualmente Ellero si dice pronto «a sfidare il governo di Santa Lucia a dimostrare il contrario”.
“Posso dire che il mio cliente non risiede in Italia, ma è una persona abbastanza facoltosa da poter comperare “non solo l’appartamento al valore che gli viene attribuito da ‘libero’ o ‘il giornale’, ma tutto il palazzo”.
“Non conosco nè Tulliani, nè la sorella Elisabetta”.
Le cose cominciano a venire a galla e qualche infame a tremare.
Cresce l’attesa per il messaggio di Fini: i siti di Generazione Italia e del Secolo d’Italia sono diventati inaccessibili.

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FARSA AI CARAIBI: IL MINISTRO DICE “LA LETTERA L’HO SCRITTA IO”, MA LE PROVE DI QUANTO HA SCRITTO NON LE FA VEDERE

Settembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

CI SIAMO SBAGLIATI: PENSAVAMO CHE AVESSERO TAROCCATO SOLO IL DOCUMENTO, INVECE ANCHE CHI DICHIARA IL FALSO…. PERCHE’ LA MAGISTRATURA ITALIANA NON APRE UN’INDAGINE SUGLI STRANI MOVIMENTI DI DENARO SU CERTI CONTI DI ST. LUCIA SEGNALATI DAI SERVIZI AMERICANI?….BASTA CHIACCHIERE: FUORI I DOCUMENTI E LE PROVE

Il teatrino della politica si è trasferito dall’Italia a un’altra repubblica delle banane.
La lettera con cui il ministro della giustizia del paradiso fiscale caraibico, Rudolph Francis, spiega al primo ministro Stephenson King   che dietro le società  off-shore che hanno comprato il famoso appartamento di Montecarlo ci sarebbe Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, viene confermata in “tre veloci minuti tre” davanti a tre giornalisti italiani convocati d’urgenza.
Lo spiega proprio il ministro Francis, in una conferenza stampa convocata a sorpresa alle 18 (ora italiana) a Santa Lucia.
“La lettera è autentica, ho deciso di scriverla al primo ministro per informarlo su una vicenda che rischiava di danneggiare l’economia dell’isola”.
L’attenzione dei giornalisti italiani e pare la presenza dei servizi segreti stava danneggiando la reputazione della piccola isola che vive della sua riservatezza sulle vicende fiscale dei clienti.
Certo, forse la danneggia di più la pubblicazione di un documento che doveva restare all’interno degli uffici del governo, ma questo sembra un dettaglio poco rilevante,
Così come il fatto che   per la prima volta nella storia sarebbe stato violato dal governo di St. Lucia il diritto alla segretezza della clientela.
“Non so come la lettera che ho scritto al primo ministro sia finita nelle mani dei giornalisti che l’hanno pubblicata”, ha sostenuto Francis.
Ma che strano, chissà  chi l’avrà  passata a un giornalista in Honduras e da questi a Santo Domingo e poi a Dagospia : il tutto   a tempo di record.
Sulla fondatezza del contenuto del memo che indica Giancarlo Tulliani come proprietario e beneficiario delle due società  off shore, il ministro afferma: “Dalla mia indagine preliminare sono emersi determinati fatti e quindi ho scritto un memo confidenziale al primo ministro informandolo dei risultati della mia ricerca iniziale. Nelle stesso tempo, però, ho fatto partire una inchiesta formale sulla questione il cui risultato verrà  reso pubblica”.
Documenti, prove please.
Documenti zero, prove zero, solo “preliminari”, “ricerca iniziale” e altre prese per il culo.
La conferenza stampa, durata pochi minuti e senza possibilità  di fare domande,   è stata convocata d’urgenza: Francis si era impegnato a chiarire, ma non ha chiarito nulla.
Ha solo detto che la lettera l’ha scritta lui, sai che gliene frega agli italiani.
E chi garantisce che non scriva sotto   dettatura e spari palle spaziali.
Il ministro Francis sarebbe da poco rientrato da un viaggio in Europa, in Svizzera: che ci sarà  andato a fare?
Fino a ieri le istituzioni di Saint Lucia promettevano di fornire spiegazioni sulla vicenda solo la prossima settimana.
Che cosa può aver fatto loro cambiare idea?
Una coincidenza, in effetti, c’è: l’annuncio di Gianfranco Fini (diramato nel primo pomeriggio di oggi) di un video per chiarire l’affaire di Montecarlo.
Che qualche canarino gli abbia consigliato di fare in fretta?

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LA TELEFONATA ANONIMA DAL GOVERNO DI ST. LUCIA AD “ANNO ZERO”: “UNA GRANDE SOCIETA’ ITALIANA HA CHIESTO UN FAVORE AL GOVERNO”

Settembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

DA GINEVRA TELEFONA ALLA RAI UN ESPONENTE DELLO STAFF DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ST. LUCIA CHE VUOLE RIMANERE ANONIMO… SI SCOPRE OGGI CHE A GINEVRA C’ERA ANCHE IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DI ST. LUCIA…”L’ISOLA E’ PIENA DI AGENTI SEGRETI ITALIANI, RUSSI E LIBICI”…”CI HANNO CHIESTO DI FARE E DIRE QUALCOSA CHE RIGUARDA IL VOSTRO GOVERNO CIRCA UNA CASA, CI HANNO MINACCIATO”

C’è anche una telefonata alla redazione di Annozero a creare un ulteriore elemento di suspence nel giallo di Montecarlo.
Che forse sarebbe meglio definire ormai il giallo di Saint Lucia.
Intorno alle ore 22 e 20 di ieri, durante la trasmissione Annozero, un funzionario della direzione della Rai avvisa la redazione che un esponente del Governo di Saint Lucia vuole intervenire.
La telefonata viene passata a un redattore del programma, Andrea Casadio, che parla un inglese fluente.
L’uomo dice di essere a Ginevra (dove in quelle ore era il ministro Francis all’insaputa della stampa italiana), si qualifica come appartenente all’entourage “della moglie del ministro degli Esteri di Saint Lucia” ma si rifiuta di fornire le sue generalità  e quelle della moglie del ministro che — come si evince dal sito del Governo dello Stato caraibico — si chiama Rudolf Bousquet.
Il sedicente David sostiene di trovarsi in Svizzera perchè le “famiglie dei ministri sono stati invitate a lasciare l’isola”.
Precisa di parlare solo confidenzialmente con il giornalista e che il Governo non farà  dichiarazioni ufficiali.
Aggiunge che “Saint Lucia è piena di uomini dell’intelligence di Libia, Russia e Italia”.
Sulla lettera del ministro della giustizia Francis, il sedicente amico della moglie del ministro Bousquet dice: “quel documento è falso”. Non solo.
Aggiunge che “una grande società  italiana” avrebbe chiesto di fare qualcosa al Governo di Saint Lucia. Poi accenna a minacce.
Questa è la trascrizione della telefonata.


Mi può dire il suo nome?

Non posso, mi spiace. Sono qui con la moglie del Ministro degli Esteri di Saint Lucia. Lei ha ricevuto molte chiamate da amici suoi sul vostro programma Anno Zero. Stavamo guardando… Ora siamo in Svizzera per affari… La moglie del ministro vorrebbe dire qualcosa… Ho appena chiamato il nostro governo e il nostro governo non ha assolutamente nulla da dichiarare. Ma la mia amica vorrebbe dire qualcosa…
Lei è il Primo Ministro?
No, sono solo un amico della moglie del Ministro degli Esteri…
Mi può dire il suo nome?
Mi può chiamare David.
E la moglie del Ministro può dirmi il suo nome?
Non posso dirlo, mi spiace.
E’ segreto? E’ una dichiarazione ufficiale?
No. Il nostro Governo non rilascia alcuna dichiarazione ufficiale. Ma la moglie del Ministro vorrebbe dire qualcosa perchè ha paura. Se lei è interessato…
Mi sta dicendo che il governo di Saint Lucia non rilascia alcuna dichiarazione ufficiale al riguardo?
Sì, esatto. Ma posso dirle una cosa. Io solo so che ora Saint Lucia è piena di uomini dell’intelligence di Russia, Libia e Italia. Non per una operazione coperta dal segreto… ma piena di turisti… se capisce cosa intendo..
Sono lì e fanno finta di essere turisti ma sono spie, è questo che intende?
Voglio dire che in questo periodo ci sono molti turisti a Saint Lucia, e il nostro governo ha scoperto che questi turisti vengono dalla Russia e dalla Libia. La sola cosa ufficiale che sappiamo è che una corporation di intelligence Italiana ha chiesto qualcosa al nostro governo e non posso dire di più. Una corporation italiana ha chiesto qualcosa al nostro governo… su documenti e… la moglie dice che hanno richiesto al nostro governo di fare e dire qualcosa che riguarda il governo italiano… circa case e altre cose… ma il nostro governo si è rifiutato di farlo. Dopodiche’ Saint Lucia è diventato un paese pieno di turisti… intelligence russa e libica. Capisce cosa voglio dire?
Devo considerare queste dichiarazioni confidenziali?
Assolutamente confidenziali. Ma vorrei informarla di una cosa. Ora la moglie del ministro non desidera più parlare con e apparire in televisione. Ma ci teneva a farle sapere questo. Sta a lei decidere se vuole approfondire la questione o no. Le famiglie di tutti i ministri di Saint Lucia sono state invitate a lasciare l’isola. Tutte le famiglie di tutti i ministri, a parte due o tre, sono state invitate dal governo a lasciare Saint Lucia per qualche giorno.
Come misura precauzionale?
Potrebbe esserlo. Io faccio parte dell’entourage della moglie del ministro degli esteri. Le informazioni della nostra intelligence ci dicono che la Libia ha mandato agenti, che la Russia ha mandato agenti per parlare col nostro governo, e poi, alcuni giorni dopo, è accaduto che i vostri giornali hanno pubblicato un documento falso…
Falso? Lei dice che è falso? Lo conferma?
Assolutamente. Falso. Non è una dichiarazione ufficiale del governo di Saint Lucia, ma è un falso.
Il nostro governo ha detto a tutte le famiglie, ai membri del governo, all’intelligence, di non dire nulla al momento, perchè il Primo Ministro non sa cosa fare per ora. Dovremo parlare con gli italiani e i libici e i russi. Così dice la moglie del Ministro. Poi parleremo. Siamo via dall’isola da una settimana e la moglie del primo ministro ha paura. Io sto traducendo quel che mi dice, le faccio da interprete. Lei voleva dire qualcosa agli Italiani, perchè l’Italia è il cuore della faccenda, pensa. E’ da lì che parte tutto. Non possiamo parlare con altri giornali… Quando abbiamo contattato quelli di Santo Domingo abbiamo ricevuto delle minacce, non so se capisce cosa voglio dire. Lo so che tutto questo le può sembrare strano, potrei essere un pazzo o uno stupido ma non lo sono. La moglie del ministro voleva parlare nel suo programma, ma ora ha appena ricevuto una chiamata da suo marito che le ha detto che la vostra compagnia la Rai, lo ha chiamato… Vi abbiamo chiamato e qualcuno ci ha contattato e lei si è spaventata… Se vuole sviluppare questa notizia, lo faccia, è a sua discrezione. Può dire che la notizia proviene dall’entourage del Ministro degli esteri. E voglio dire un’ultima cosa. Il nostro Primo Ministro non dirà  nulla. Ci ha detto che entro un mese sarà  tutto finito, niente più libici, russi o italiani. Questo è tutto. Ora mi spiace dobbiamo chiudere, stiamo partendo. Grazie per averci ascoltato. La moglie del ministro le dice Felicidad, che significa Grazie.

Grazie, arrivederci…

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FINI : “DOMANI IN UN VIDEO LA MIA VERITA’, ORA BASTA”

Settembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

BOCCHINO SFIDA IL MINISTRO DI ST. LUCIA: “TIRI SUBITO FUORI LE CARTE DELLA SOCIETA’ TIMARA ALLORA, COSI’ VEDIAMO CHI HA RAGIONE E CHI COSTRUISCE PATACCHE”….FINI NON PARLERA’ SOLO DELLA CASA DI MONTECARLO: HA LE PROVE DEL DOSSIERAGGIO

Da Piacenza, dove era in veste istituzionale, parte l’offensiva del Presidente della Camera.
Al termine del convegno in cui aveva ribadito, tra gli applausi, che “la legge deve essere uguale per tutti, anche per i politici”, Fini ha fatto un semplice annuncio ai giornalisti: “Dirò la mia verità  in un video. La dichiarazione andrà  in linea domani in tarda mattinata sui siti di Generazione Italia e del Secolo”.
Il presidente della Camera fa capire che non parlerà  solo della casa di Montecarlo, ma anche di altro.
Facile immaginare che farà  riferimento all’opera di dossieraggio di cui è vittima da tempo con falsi documenti, manipolazioni e testimoni taroccati.
Nonchè sull’ultima vicenda della lettera del ministro della Giustizia di St. Lucia.
A sentire Lorenzo Rudolph Francis, che il quotidiano Il Fatto è riuscito a contattare ieri sera, quella lettera sarebbe “vera”, altro il ministro non ha voluto aggiungere rinviando a una comunicazione la prossima settimana.
A tale proposito, per il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, quello che avrebbe detto il ministro di Santa Lucia   “non cambia il giudizio sull’operazione di dossieraggio e sul fatto che si tratti di una patacca e questo sarà  chiarito in maniera incontrovertibile”.
“Innanzi tutto la lettera è equivoca perchè non c’è scritto chi è il proprietario della Timara”
A questo punto Bocchino lancia la sfida: ” A questo punto il governo di Santa Lucia, se ha la documentazione, perchè non la rende nota? Tiri fuori subito le carte della società  Timara, così vediamo chi è il proprietario, chi ha ragione e chi costruisce patacche”.
Precedentemente, ai microfoni di Sky Tg24, Bocchino aveva ribadito le accuse contro Lavitola: “Abbiamo notizie certe su quello che è accaduto, quando sarà  fatta chiarezza completa emergerà  che se c’è un leader politico che fa un’operazione tutta politica, anche di dissenso, può accadere che venga sottoposto al linciaggio”.
Secondo Bocchino, al momento di decidere le candidature “Berlusconi ci raccomandò Lavitola perchè insieme a Sica lo aveva molto aiutato nell’operazione di far cadere il governo Prodi”.
Bocchino, infine, allarga l’orizzonte. “Il problema ormai riguarda la democrazia in questo Paese”.
Mentre un altro fedelissimo del presidente della Camera ha confidato che “Fini ha ulteriori elementi che lo rendono assolutamente sicuro. E che metteranno fine a una campagna ossessiva fatta dalla stampa vicinissima o controllata dal premier”.
Quello che non hanno ancora ben capito gli orchestratori del dossieraggio è che stavolta qualcuno li ha beccati: quando usi certi sistemi all’estero non passi inosservato e non hai le coperture di cui puoi godere in Italia.
Certi affaretti con Putin e Gheddafi si possono anche pagare.
A questo punto Fini ha dato indicazione di stringere i tempi per l’organizzazione del partito, riservandosi la possibilità  di due clamorosi colpi d scena.
Il primo è arrivare dove D’Alema aveva fallito: una legge sul conflitto di interessi che ponga fine allo strapotere berlusciano.
Il secondo, con le carte che ha in mano, arrivare alle elezioni a marzo senza paura, convinto che il Pdl non reggerà  alle circostanziate accuse.
In alternativa un governo tecnico per cambiare la legge elettorale e ristabile un equilibrio sui media.
E questa volta il premier dovrà  presentarsi ai processi senza scudo.

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CORRETE, CORRETE: BERLUSCONI REGALA SEI POSTI DA SOTTOSEGRETARIO PER ARRIVARE A QUOTA 316

Settembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

O SI DIFFAMA O SI COMPRA, IL PREMIER FERMO A DIECI ASCARI: PER COMPRARE ALTRI   DIECI VOTI OCCORRONO ARGOMENTI SOLIDI….IL NOME DEI PROMESSI : MUSUMECI, PELINO, MELCHIORRE,LA BOCCETTA, BERNINI, ROMANO… MA IL TRAGUARDO 316 E’ LONTANO

Mentre ieri Berlusconi prometteva ai quattro venti: “vado in Aula e in mondovisione chiedo le sue dimissioni da presidente dela Camera” in uno dei soliti momenti di modestia (passi che chieda le dimissioni di chi gli pare, ma forse in Cina non hanno tutto questo interesse a collegarsi coi i nostri lavori parlamentari), i falchi mettevano a punto la strategia per il regolamento di conti contro “colui che ha osato alzare il dito contro “meno male che Silvio c’è”, sfregiandone l’immagine sacra.
Spingerlo nel fango è la parola d’ordine, “non avrà  più scampo” la frase più fine: coppola in testa, colonna sonora della marcia funebre, i pedalini delle libertà  annunciano un discorso del premier “di rottura”.
Stavolta inteso non come al solito, ovvero di rottura di scatole per chi lo ascolta, ma di attacco al mondo intero che non gli riconosce il ruolo che gli si addice nel museo delle cere e dei ceroni.
Mentre Fini in un ristorante romano   chiariva ancora una volta: “Nessuno può permettersi di mettere in dubbio la mia onestà  servendosi di falsi documenti: la verità  è che hanno paura perchè stiamo crescendo nel Paese, hanno il terrore che gli rubiamo voti e che nasca un terzo polo”.
Per concludere con freddezza:”Non ha ancora capito che è suonata la sua ora, è finito”.
Ma il premier deve assolutamente arrivare a quota 316 adepti, altrimenti i finiani sarebbero sempre determinanti coi loro 35 deputati.
Il che vuol dire che Silvio deve trovarne venti: in realtà  allo stato attuale   di sicuri ne ha solo e sempre dieci ( 5 di Noi Sud, Nucara, Pionati e 3 diniani), il resto è in alto mare, compreso l’adesione dei 5 siciliani in rotta con Casini.
Ha ben fotografata con sarcasmo la situazione Mastella: “Non si è mai visto che per convincere dieci democristiani mandino avanti un repubblicano”.
Ma il premier ha il portafoglio politico (e non solo) gonfio: ecco a disposizione ben sei nuovi posti da sottosegretario per convincere gli indecisi sulla bontà  del programma del Pdl.
E già  si sanno i nomi dei beneficiati dalla befana: Nello Musumeci de La Destra che passa da rivoluzionario a sottosegretario,   un posto anche a Paola Pelino e Daniela Melchiorre (diniani), per “servizi” resi promosso anche Laboccetta, ex An, re delle slot machine e dei soldi da restituire al fisco con Atlantis di cui era amministratore, promozione   anche per Anna Maria Bernini e Saverio Romano.
E siamo a sei, ma potrebbero non bastare.
L’operazione è mirata a dimostrare che un futuro governo tecnico non sarebbe possibile, ma le colombe scuotono la testa.
In un clima del genere i fianiani si compatteranno e molti altri staranno alla finestra per non bruciarsi le possibilità  future in caso di governo tecnico.
Le colombe del Pdl sono pessimiste su obiettivo 316 e sulla strategia schizoide in atto nel Pdl, ma ormai non è consentito loro di volare.
Prevalgono ormai, più che i falchi, gli avvoltoi.

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