FINI : “DOMANI IN UN VIDEO LA MIA VERITA’, ORA BASTA”
BOCCHINO SFIDA IL MINISTRO DI ST. LUCIA: “TIRI SUBITO FUORI LE CARTE DELLA SOCIETA’ TIMARA ALLORA, COSI’ VEDIAMO CHI HA RAGIONE E CHI COSTRUISCE PATACCHE”….FINI NON PARLERA’ SOLO DELLA CASA DI MONTECARLO: HA LE PROVE DEL DOSSIERAGGIO
Da Piacenza, dove era in veste istituzionale, parte l’offensiva del Presidente della Camera.
Al termine del convegno in cui aveva ribadito, tra gli applausi, che “la legge deve essere uguale per tutti, anche per i politici”, Fini ha fatto un semplice annuncio ai giornalisti: “Dirò la mia verità in un video. La dichiarazione andrà in linea domani in tarda mattinata sui siti di Generazione Italia e del Secolo”.
Il presidente della Camera fa capire che non parlerà solo della casa di Montecarlo, ma anche di altro.
Facile immaginare che farà riferimento all’opera di dossieraggio di cui è vittima da tempo con falsi documenti, manipolazioni e testimoni taroccati.
Nonchè sull’ultima vicenda della lettera del ministro della Giustizia di St. Lucia.
A sentire Lorenzo Rudolph Francis, che il quotidiano Il Fatto è riuscito a contattare ieri sera, quella lettera sarebbe “vera”, altro il ministro non ha voluto aggiungere rinviando a una comunicazione la prossima settimana.
A tale proposito, per il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, quello che avrebbe detto il ministro di Santa Lucia “non cambia il giudizio sull’operazione di dossieraggio e sul fatto che si tratti di una patacca e questo sarà chiarito in maniera incontrovertibile”.
“Innanzi tutto la lettera è equivoca perchè non c’è scritto chi è il proprietario della Timara”
A questo punto Bocchino lancia la sfida: ” A questo punto il governo di Santa Lucia, se ha la documentazione, perchè non la rende nota? Tiri fuori subito le carte della società Timara, così vediamo chi è il proprietario, chi ha ragione e chi costruisce patacche”.
Precedentemente, ai microfoni di Sky Tg24, Bocchino aveva ribadito le accuse contro Lavitola: “Abbiamo notizie certe su quello che è accaduto, quando sarà fatta chiarezza completa emergerà che se c’è un leader politico che fa un’operazione tutta politica, anche di dissenso, può accadere che venga sottoposto al linciaggio”.
Secondo Bocchino, al momento di decidere le candidature “Berlusconi ci raccomandò Lavitola perchè insieme a Sica lo aveva molto aiutato nell’operazione di far cadere il governo Prodi”.
Bocchino, infine, allarga l’orizzonte. “Il problema ormai riguarda la democrazia in questo Paese”.
Mentre un altro fedelissimo del presidente della Camera ha confidato che “Fini ha ulteriori elementi che lo rendono assolutamente sicuro. E che metteranno fine a una campagna ossessiva fatta dalla stampa vicinissima o controllata dal premier”.
Quello che non hanno ancora ben capito gli orchestratori del dossieraggio è che stavolta qualcuno li ha beccati: quando usi certi sistemi all’estero non passi inosservato e non hai le coperture di cui puoi godere in Italia.
Certi affaretti con Putin e Gheddafi si possono anche pagare.
A questo punto Fini ha dato indicazione di stringere i tempi per l’organizzazione del partito, riservandosi la possibilità di due clamorosi colpi d scena.
Il primo è arrivare dove D’Alema aveva fallito: una legge sul conflitto di interessi che ponga fine allo strapotere berlusciano.
Il secondo, con le carte che ha in mano, arrivare alle elezioni a marzo senza paura, convinto che il Pdl non reggerà alle circostanziate accuse.
In alternativa un governo tecnico per cambiare la legge elettorale e ristabile un equilibrio sui media.
E questa volta il premier dovrà presentarsi ai processi senza scudo.
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