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MIRABELLO ULTIMA FRONTIERA: FLOP DI PRESENZE ALLA FESTA DEI FINIANI

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

LO SCORSO ANNO, IN PIENA BAGARRE CON BERLUSCONI, VI FURONO MIGLIAIA DI PRESENZE… QUEST’ANNO LA FESTA NON HA RESO NE’ DAL PUNTO DI VISTA MEDIATICO NE’ IN QUELLO DELLE PRESENZE…PIU’ UNA SAGRA DI PAESE CHE UNA FESTA DI PARTITO…COLPEVOLE IL CLIMA POLITICO MA ANCHE LE CARENZE ORGANIZZATIVE

Festa nazionale di partito o sagra di paese?
In attesa del discorso di chiusura di Gianfranco Fini, che “riserverà  sorprese” come promettono i suoi fidi, la festa Tricolore di Mirabello per il momento si è fatta notare per… non essersi fatta notare.
Delle migliaia di persone che lo scorso anno accorsero per tributare al partito che doveva ancora nascere il coraggio del dissenso all’interno del Pdl non sono rimasti che i ricordi.
Nemmeno l’inaugurazione alla presenza del delfino finiano Italo Bocchino ha fatto bloccare le strade e fermare il paese.
Sarebbe esagerato dire che nessuno se n’è accorto, ma ben poco veritiero sarebbe parlare di trionfo.
Difficile scorgere sulla stampa nazionale titoli relativi alla kermesse di Fli.
Ancora più introvabili le dichiarazioni riprese dalla televisioni con lo scenario di Mirabello sullo sfondo.
Ecco perchè tra gli aspiranti terzo polisti non desta nemmeno troppo scalpore Fabio Granata che, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, chiede mestamente di “ritrovare lo spirito di un anno fa, altrimenti è finita”.
Diciamo che già  le premesse non erano state delle migliori.
Perso il braccio di ferro amministrativo con il Pdl per la sede storica di piazza Primo Maggio, i finiani hanno dovuto emigrare nei terreni dall’azienda agricola di Vittorio Lodi, il fondatore della festa Tricolore ai tempi di Almirante.
Il coordinatore Raisi ha fatto buon viso a cattivo gioco e si è detto contento della nuova sistemazione, che in metri quadrati si presenta raddoppiata rispetto a prima.
Ma basta guardare lo sguardo dello stesso Vittorio Lodi che di giorno in giorno si corruga sempre più e spera in fretta che arrivi la domenica conclusiva.
Anche il parterre de rois dei dibattiti si rimane con un grosso punto interrogativo che lampeggia sopra la testa.
Tornati all’ovile i vari Urso e Ronchi, spuntate le unghie di Della Vedova, Granata e Briguglio, gli organizzatori si sono affidati più che altro a nomi che nulla hanno a che fare con Fini &Co.
E così per parlare di enti locali si è ricorsi ad Alemanno e Flavio Tosi, mentre a discutere di welfare si trovano Pisapia e Giovanardi.
A Rosi Bindi, Marco Travaglio, Arturo Parisi ed Enrico Letta, infine, è affidato lo share delle prossime giornate.
E in effetti dopo i primi giorni di dibattiti a suon di Carneadi, i primi botti sono stati domenica scorsa con Bonanni.
Qui però la tempistica non è stata delle più felici.
Il segretario Cisl è arrivato per partecipare al dibattito sugli scenari dell’economia in tarda serata, dopo aver reso dichiarazioni a destra e manca durante la giornata.
A Mirabello è andata in onda quindi una semplice replica utile solo ai quotidiani locali.
Emblematico quel giorno l’arrivo, in perfetta solitudine, di Rocco Buttiglione.
Il vicepresidente del Senato era stato invitato all’ultimo, forse per sostituire qualche defezione improvvisa.
Al suo arrivo, senza accompagnatori nè portaborse al seguito, è stata una tv locale a riconoscerlo e a chiedergli, con un’ingenuità  ricca di efficacia, il motivo della sua presenza alla festa.
“Mi hanno invitato… potevo rifiutare?” è stata l’imbarazzata risposta.
Ciliegina sulla torta al tavolo dei dibattiti, il suo nome sul cavaliere scritto a penna. Come alla sagra del cappellaccio.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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EVASORI, NIENTE PAURA: È TUTTO FINTO

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

MANOVRA ANTI EVASORI? SOLO FUMO NEGLI OCCHI…CANCELLATE TUTTE LE MISURE EFFICACI CONTRO I FURBI, RESTANO I PALLIATIVI E CHI TRUFFA IL FISCO NON PAGHERA’

Fumo negli occhi: questo sono le “misure anti-evasione”.
Peccato perchè nella prima stesura della manovra cose buone ce n’erano. Proprio quelle che sono state eliminate.
Cosa buonissima era l’obbligo di inserire in dichiarazione i rapporti bancari di cui si avesse comunque la titolarità ; attenzione, questo significava che il conto intestato alla nonna andava dichiarato, così come la cassetta di sicurezza e il libretto di risparmio al portatore; e, naturalmente, il conto estero, svizzero o caraibico che fosse.
Perfetto. Soprattutto perchè, se adeguatamente sanzionata, questa norma avrebbe permesso di evitare i complessi accertamenti sull’ammontare dell’imposta evasa; sarebbe bastato accertare che il conto alle isole Cayman non era stato dichiarato.
Tempi duri per gli evasori. E infatti non se ne parla più. Perchè?
Non si sa (ma si immagina).
Tanto più che il Fisco ha, per legge, la possibilità  di chiedere al contribuente i rapporti intrattenuti con le banche.
Solo che, con i conti indicati in dichiarazione, andava a colpo sicuro e chi aveva mentito correva rischi gravi.
Ora restiamo con il 10 % di accertamenti, 90% di possibilità  di farla franca e impunità  pressochè assicurata.
Decisiva era la pubblicità  dei redditi. Attenzione, del reddito imponibile, non della dichiarazione. Poteva essere la chiave per abbattere l’evasione.
Chi sarebbe uscito con la Ferrari quando il vicino poteva leggere online che dichiarava 30.000 euro di reddito annuo?
Chi avrebbe corso il rischio della denuncia (non della “delazione”, secondo il lessico dei difensori d’ufficio dell’evasione) da parte di incazzati contribuenti onesti, magari loro malgrado perchè lavoratori dipendenti?
Era una svolta.
Adesso, pensa un po’, si prevede di mettere online i redditi medi delle categorie.
Cioè quello che si legge da anni su decine di siti Internet.
Come se non si sapesse già  che gli avvocati hanno un reddito medio di 50.000 euro, i dentisti di 45.000 e gli albergatori e ristoratori di 12.000.
Dopodichè? Accertamenti mirati sulla base di queste risultanze.
Perchè, fino adesso Fisco e Comuni non lo sapevano che il popolo dell’Iva è pieno zeppo di evasori?
Chissà  se resisterà  l’incoraggiamento ad utilizzare sistemi di pagamento tracciabili.
Tutti sanno benissimo che la moneta elettronica è la mamma dell’anti-evasione (il papà  è la prigione); sicchè c’è da dubitarne.
E comunque: perchè riservarla solo a piccole aziende? Perchè non rendere obbligatori, per tutti, pagamenti con carta di credito, bonifici bancari, assegni ecc?
È ovvio: perchè il popolo della partita Iva si incazza.
Plauso incondizionato per il no alla sospensione condizionale della pena.
L’evasore fiscale è un delinquente seriale, per definizione non dà  alcuna garanzia di non commettere altri reati: tutta la sua economia è fondata sull’evasione; e, se beccato, ricomincia subito, in base al principio (fondatissimo con il sistema tributario e penale tributario italiano) secondo cui il fulmine non cade mai due volte nello stesso punto.
Ma riservare la severità  all’evasore per più di 3.000.000 di imposta è proprio fumo negli occhi. Che si fa, si mettono in prigione Valentino Rossi e Pavarotti.
E poi? Quello che serve è spaventare gli evasori sistematici piccoli e medi, quelli che fanno “nero”.
Lì sta l’evasione vera, quella che ci mette in ginocchio; il resto è operazione di facciata.
Certo, vanno presi e puniti severamente anche loro, anche Rossi e Pavarotti; ma non è con questi due che si salva l’Italia.
Quindi la norma doveva essere estesa a tutti i reati tributari: 6 mesi di prigione al collega della porta accanto sono un deterrente più efficace di 1000 spot anti-evasione.
Resterà  l’abbassamento della soglia di punibilità  per le dichiarazioni fraudolente “con altri artifici”: non più 77.468 euro ma 30.000?
Comunque, anche qui c’è il trucco. Questo reato non si applica quasi mai.
Il popolo dell’Iva, quello che fa il “nero”, quello che è il maggiore responsabile di un’evasione annua pari a 160 miliardi, ottenne, a suo tempo, di inserire nella legge penale tributaria il reato di “dichiarazione infedele” che si ha quando, per evadere, ci si limita a non annotare in contabilità  quello che si incassa.
Insomma, quando il dentista, l’idraulico, l’avvocato, il meccanico, il barista e così via non fanno parcella, scontrino, ricevuta, evadono ma senza “artifici”.
Il che significa pena fino a 3 anni (dunque in realtà  8 mesi con la condizionale), soglia di punibilità  di 103.291 euro (se evado 103.000 euro netti all’anno non commetto reato).
Norma “finta” anche questa.
Come cantavano i mitici Platters, Smoke gets in your eyes.

Bruno Tinti
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LE COMICHE FINALI: OGGI TORNANO DI ATTUALITA’ L’AUMENTO DELL’IVA E IL SUPERPRELIEVO

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

DOPO IL NO DELLA LEGA AD INTERVENTI SULLE PENSIONI, IL GOVERNO VIRA DI NUOVO SU UN AUMENTO DELL’IVA E SUL CONTRIBUTO PER I REDDITI SOPRA I 200.000 EURO…E CI FACCIAMO BACCHETTARE PERSINO DALLA SPAGNA

La manovra potrebbe cambiare ancora.
Il governo sta infatti pensando a modifiche soprattutto per quanto riguarda l’Iva e il contributo straordinario a carico dei redditi più elevati.
L’invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a varare «misure più efficaci» e nel contempo la difficile situazione venutasi a creare sui mercati finanziari che sta generando una pressione continua sui titoli di Stato, renderebbe infatti necessario ritoccare un provvedimento che rischia di uscire stravolto dal confronto parlamentare.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è atteso a Roma per un vertice di maggioranza.
Sul piatto della manovra il capo del governo intende nuovamente mettere la possibilità  di un lieve aumento dell’Iva oltre alla riproposizione del cosiddetto contributo di solidarietà , ma in una misura diversa dal precedente.
A essere coinvolti in questo caso sarebbero infatti solo i redditi superiori ai 200mila euro in una misura ancora da decidere.
Del resto i margini di intervento si restringono, visto che dall’incontro di lunedì tra lo stato maggiore leghista e il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è venuta ancora una volta meno la disponibilità  della Lega a dare il via libera a un nuovo intervento sulle pensioni, bocciando soprattutto un’accelerazione dei tempi relativi all’aumento dell’età  pensionabile delle donne che lavorano nel settore privato (al momento i 65 anni per tutti andranno in vigore solo nel 2028).
Sul tavolo del vertice, tra l’altro, ci sarà  anche l’opportunità  di porre la questione di fiducia sul decreto, per evitare di veder stravolta la trama dell’intervento dal confronto parlamentare e di prolungare la discussione oltre i limiti: l’ipotesi, infatti, sarebbe di porre la fiducia già  martedì sera per arrivare al voto mercoledì.
Sullo sfondo resta il board di giovedì della Bce, dove la Banca centrale europea potrebbe imporre delle precondizioni all’Italia o stabilire un limite temporale al proprio sostegno ai corsi dei titoli di Stato italiani, che avviene attraverso una massiccia operazione di acquisto.
Insomma, si tratta anche di una corsa contro il tempo, per evitare che la tempesta sui mercati finanziari e la disponibilità  di partner europei e istituzioni continentali impongano condizioni non trattabili.
A peggiorare ulteriormente la situazione arriva dall’estero la reprimenda del governo spagnolo.
L’Italia e la Grecia non stanno rispettando gli obiettivi di risanamento dei conti, creando così sfiducia nei mercati.
L’accusa arriva dall’esecutivo di Madrid attraverso il portavoce Josè Blanco.
«Stiamo attraversando una turbolenza economica che è evidente ogni giorno», ha dichiarato Blanco intervistato da «Telecinco», proseguendo: «Siamo molto preoccupati perchè alcuni Paesi sono in una brutta situazione e non stanno rispettando i loro obiettivi: la Grecia e l’Italia, che si è rimangiata in pochi giorni il suo piano di aggiustamento».
«Ciò – secondo il portavoce – influisce sulla decisione dei mercati che devono acquistare il nostro debito e ci dirige verso una fase caratterizzata da una certa instabilità ».

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GRANATA A FINI: “SENZA CORAGGIO SIAMO FINITI”

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

“MANCA LO SPIRITO FONDATIVO DI UN ANNO FA: FLI E’ AL 3,3%”…”MAI CON IL PDL, NONOSTANTE BOCCHINO”….”VA SEPARATO CIO’ CHE E’ DI CESARE DA CIO’ CHE E’ DI DIO”…. E GRANATA DIVENTA IL LEADER DELLA BASE

“La verità  è che siamo a metà  strada. Siamo a metà  di quel deserto che Fini ci ha chiesto di attraversare”, sospira Fabio Granata.
E forse, qualcuno dei finiani di ferro, comincia ad avere il fiatone.
Certo non lui, non il “falco” per antonomasia, acclamato dalla base di Fli per le sue posizioni: bianche o nere, mai grigie.
Meno apprezzato dai compagni di viaggio per gli stessi motivi.
Dal primo settembre è tornata la Festa Tricolore di Mirabello, dove l’anno scorso il presidente della Camera aveva definitivamnete sancito lo strappo da Silvio Berlusconi.
Entusiasmo, gioia, orgoglio, fiducia e speranza tra i suoi.
A loro aveva chiesto di essere granitici. Passato un anno, la roccia si è sgretolata.
E chi è rimasto continua a litigare, su tutto.
Onorevole, ora vi siete divisi anche sull’appoggio al referendum contro il Porcellum
C’è una questione aperta sul metodo. Alcuni di noi pensano che il quesito possa non risolvere il problema. Però a maggioranza abbiamo deciso l’appoggio al comitato.
Qualche divisione   c’è stata
Senta, la nostra gente chiede due cose: di scegliere la forma di governo e di eleggere il proprio deputato. Basta con le deleghe in bianco alle liste dei partiti, anche se non ci conviene.
Altra questione: il Molise.Tra voi cìè chi vuole appoggiare il presidente uscente Iorio del Pdl
Qui è vero, siamo divisi sul territorio: una metà  è pronta a sostenere la giunta uscente, mentre l’altra è orientata su Frattura, uomo del centrosinistra (con   passato in Forza Italia). Credo che Iorio abbia promesso qualche posto in lista.
La discussione non è solo a livello locale
Beh sì, è un fatto di immagine. Sta di fatto che gli ultimi sondaggi ci danno al 3,3% proprio perchè non siano stati ancora in grado di coltivare quello slancio iniziale, nato dalla rottura con Berlusconi.
Quindi?
Non possiamo appoggiare Iorio, sia perchè è candidato del Pdl, sia perchè inquisito.
Chi lo sostiene a livello nazionale?
C’è stata una spaccatura
Bocchino chi appoggia?
Iorio
Mentre chi è d’accordo con lei?
La Perina, Raisi, Croppi. Della Vedova e altri. La maggioranza.
In questo momento politico cosa teme?
Dobbiamo interpretare un ruolo vicino a una certa posizione culturale. Quindi legalitaria, repubblicana e costituzionale. più una capacità  di esprimere innovazione e coerenza, aggrappati al filo rosso di quella frattura politica.
Al contrario, sono più frequenti le oscillazioni
Lo so. E le dirò di più: il problema non è Berlusconi, ma il berlusconismo. Il problema sono La Russa e Bondi, Cosentino e Dell’Utri. Il problema è la questione morale.
Alfano è un interlocutore?
No. E come? E’ stato il   ministro portatore di tutti gli interessi, di tutte le leggi ad personam, principale esecutore degli ordini di un certo berlusconismo. Con lui non possiamo parlare. Eppoi ha anche ricandidato Berlusconi. Tolto lui, sopravviverà  quello che costruito e qualcuno al nostro interno deve rendersi conto di questo.
Lei sembra molto lontano da Bocchino in questi tempi
Ribadisco: oggi siamo a minimo storico, al 3,3%, mentre a novenbre dello scorso anno eravamo all’8,5%.   Questo è un fatto. come è un fatto che vinciamo dove ci presentiamo all’opposizione del Pdl. E’ accaduto in Sicilia e in Sardegna. Lì abbiamo intercettato anche un voto di sinistra e abbiamo sfiorato il 9%.
Lei parla a nuora-Bocchino perchè intenda suocera-Fini?
Il presidente deve fare un passo avanti: ben venga il suo tour per il Paese, previsto subito dopo Mirabello. Non solo…
Cosa?
Deve arrivare un messaggio più chiaro
Ce lo dica
Se la scelta del Terzo Polo è strategica, deve essere ovunque e al primo turno
Rispetto a un anno fa, cosa avete perso?
Siamo nel cuore della traversata del deserto
Siete stanchi?
No, ma non dobbiamo perdere il senso e la direzione di marcia.
E qual’è?
Costruire un’Italia diversa dal berlusconismo, altrimenti ci dissolviamo.
E poi?
Tornare alla forza, all’intuizione che ha avuto Fini nel creare un soggertto identitario attraverso argomenti-chiave. Senza questi, anche lui cade nel gradimento.
Quali argomenti?
Legalità , difesa dei diritti civili, cittadinanza per i figli di immigrati,   contro gli sprechi della politica. E anche il voto sull’Ici alla Chiesa mi   lascia perplesso. Noi dobbiamo separare ciò che è di Cesare da cò che è di Dio
Sarà  contenta l’Udc
In certe cose ci possiamo anche dividere
Ancora?
Senta, noi dobbiamo ritrovare lo spirito di un anno fa, altrimenti è finita

Alessandro Ferrucci
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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SCAMBIO DI INSULTI TRA FORMIGONI E SALLUSTI: “RICATTATORE”, BULLO DI PERIFERIA”

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA, CON ALEMANNO E LA POLVERINI, ATTACCA LA MANOVRA E “IL GIORNALE” LO CITA PER LESA MAESTA’… E PER TUTTO IL GIORNO NEL PARTITO DELL’AMORE SONO VOLATI GLI STRACCI

Alta tensione nel Pdl e cortocircuiti mediatici.
Con i berluscones che si sono scagliati contro il Giornale diretto da Alessandro Sallusti definendo “ricattatorio” un suo articolo.
Immediata la risposta del direttore
Avete scritto “un concentrato di ignoranza e stupidità ”: Roberto Formigoni si scaglia senza mezzi termini contro Il Giornale colpevole di aver suggerito ai governatori di far fronte ai tagli della manovra vendendo “i loro gioielli”, cominciando dal grattacielo Pirelli.
A corredo dell’articolo, il quotidiano di casa Berlusconi ha pubblicato i ritratti di Formigoni, di Renata Polverini e di Gianni Alemanno.
I tre esponenti del Pdl hanno reagito con l’aplomb che vige in via dell’Umiltà  e, in una nota congiunta, hanno definito “messaggi dal sapore ricattatorio” quanto scritto dal Giornale.
Il direttore Alessandro Sallusti non si è fatto pregare. E ha ribattuto: “Toni da bulli di periferia”.
Un duro scontro verbale che è proseguito per tutto il giorno e che conferma, per l’ennesima volta, il nervosismo e le tensioni che ci sono nel partito di maggioranza ormai in stato confusionale.
Il più irritato è apparso Formigoni. Oltre al comitato congiunto, il governatore lombardo si è scagliato contro il quotidiano di via Negri durante un’intervista a Radio24.
Gli articoli sono “un concentrato di ignoranza e stupidità  che hanno anche delle firme, del direttore dell’illustre giornale e che si chiama Alessandro Sallusti, non nuovo a cadute di questo tipo”, ha detto.
Lo stesso Sallusti, ricorda Formigoni durante l’intervista “consigliò ai milanesi di votare Lassini due giorni prima che Berlusconi lo mettesse fuori dalla lista”.
Mentre nel comunicato Formigoni, Polverini e Alemanno hanno scritto: “Sbaglia di grosso chi, tra giornalisti, direttori e loro eventuali suggeritori si illude di fermare con messaggi dal sapore ricattatorio la nostra giusta azione a difesa dei cittadini”.
Immediata la risposta di Sallusti: “Ecco chi ha suggerito l’articolo”, ha scritto sul sito internet.
“A parte il tono minaccioso da bulli di periferia del comunicato, siamo disposti a svelare chi ci ha suggerito l’articolo contestato. Il primo è stato Roberto Formigoni, che l’altra sera ospite su La7 ha concionato contro il governo con toni che neppure la Camusso ha mai usato. La seconda è Renata Polverini, che è andata oltre, concedendo a L’Unità  una intervista delirante che la sinistra ha incorniciato a futura memoria. Il terzo è Gianni Alemanno, che tutti i giorni presta la sua faccia ai colleghi di sinistra che vogliono solo fare cadere Berlusconi. Il quarto sono i nostri lettori, che ci hanno sommerso di lettere di sconcerto per le performance dei tre suddetti amministratori. I quali farebbero bene a concentrarsi per far dimagrire la loro casta, quella degli enti locali, che non è meno costosa, sfarzosa e spesso inefficace di quella dei parlamentari”.

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SONDAGGIO DEMOS: CROLLANO BERLUSCONI E BOSSI, CENTROSINISTRA IN VANTAGGIO DI NOVE PUNTI

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

PDL 25,5%, LEGA NORD 9,8%, FLI 3,3%, UDC 7,4%, PD 29,5%, IDV 9,2%, SEL 5,2%, CINQUESTELLE 3,5%… CENTRODESTRA IN CADUTA LIBERA, MALE IL GOVERNO….TREMONTI PERDE 17 PUNTI IN DUE MESI…BERLUSCONI AL 22%, BERSANI RISENTE DEL CASO PENATI

La burrascosa estate politica del 2011 consegna al centro-sinistra un margine ancora più ampio, nelle intenzioni di voto, rispetto a quello su cui poteva contare a giugno.
E’ salito da sei a quasi nove punti il vantaggio di Pd, IdV e Sel su Lega e PdL.
Ma i dati dell’Atlante Politico di Demos mostrano come la miscela di insoddisfazione politica e incertezza economica, in questa fase, renda più problematiche le previsioni per il futuro.
La presentazione della manovra finanziaria (con la successiva girandola di correzioni ed emendamenti) ha contribuito, assieme a nuovi e vecchi scandali politico-giudiziari, a movimentare il clima politico anche nel mese di agosto.
Gran parte dell’opinione pubblica (69%) esprime un giudizio negativo sulla manovra proposta e ha ormai maturato la convinzione che a pagare saranno, alla fine, soprattutto i lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e i pensionati.
L’indagine registra, perciò, una ulteriore caduta di consenso per il governo (dal 27 al 22%) e per i leader della coalizione di centro-destra: una tendenza che arriva ora a coinvolgere anche il ministro dell’economia Tremonti (che perde quasi diciassette punti, fermandosi al 38%).
Ma diminuisce anche la fiducia dell’opinione pubblica per l’opposizione (dal 25 al 20%) e i suoi esponenti: per tutti salvo Di Pietro, che cresce rispetto ai primi mesi di quest’anno (39%) e nella graduatoria dei leader precede di misura Vendola e Tremonti (entrambi in netto calo).
In questo quadro, le attese per il futuro appaiono meno chiare di quelle prospettate dal precedente sondaggio.
Le previsioni degli elettori sull’esito delle prossime consultazioni politiche vedono ancora in testa il centro-sinistra (47%), che prevale nettamente sul centro-destra (27%).
Ma è cresciuta di oltre dieci punti l’area di intervistati (25%) che si dicono incerti o prevedono la vittoria di un’altra coalizione.
Le intenzioni di voto rispecchiano queste tendenze, anche se con un’evoluzione più lenta. Si riducono, in modo significativo, le preferenze per le due forze di governo: Pdl (25.3%) e Lega Nord (9.8%) perdono circa un punto ciascuno, mentre si contrae il gradimento dei rispettivi leader, Berlusconi e Bossi, curiosamente appaiati al livello più basso (22-23%). L’indebolimento della coalizione di centro-destra è dovuto soprattutto alla disaffezione di alcuni settori del suo elettorato che appaiono, per ora, molto incerti o orientati all’astensione.
Le difficoltà  della coalizione di governo sono state solo in parte capitalizzate dalle forze di opposizione, che a giugno erano cresciute in virtù dei recenti successi alle amministrative e al referendum.
Il Pd, con una sostanziale stabilità  nelle intenzioni di voto (29.5%), mantiene il primato fra i partiti, mentre si conferma un relativo ridimensionamento dello spazio elettorale di Sel (5.3%).
Crescono invece nettamente i consensi per l’IdV (9.2%), che ha saputo probabilmente interpretare con maggiore efficacia la protesta contro la manovra economica.
Restano sostanzialmente stabili, infine, le intenzioni di voto per il Terzo polo: la flessione di Fli (3.3%) è compensata dalla crescita dei consensi per l’Udc (7.4%): Fli perde lo 0,4%, l’Udc guadagna lo 0,7%.

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SI INDAGA SUI FONDI DELL’EDITORIA CONCESSI ALL’AVANTI: 2,5 MILIONI DI EURO PER UN GIORNALE FANTASMA

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

LAVITOLA CANCELLATO DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI… SECONDO UN EX SOCIO SOLO UN TERZO DEL CONTRIBUTO PUBBLICO VENIVA UTILIZZATO PER IL GIORNALE, GLI ALTRI DUE TERZI FINIVANO SU CONTI DI LAVITOLA ALL’ESTERO

Il direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, è stato cancellato dall’elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti del Lazio
Lavitola, spiega l’Ordine del Lazio, è stato raggiunto da un mandato di arresto da parte della magistratura e per questa ragione il Consiglio ha preso la decisione di sospenderlo, conseguente a quanto emerge dalle indagini sul caso Tarantini.
La scelta dell’ordine dei giornalisti del Lazio è stata presa in base all’articolo 39 della legge n.69 del 1963: al secondo capoverso, recita testualmente: “ove sia emesso ordine o mandato di cattura gli effetti dell’iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell’ordine”.
Ma i guai non sono finiti. I magistrati indagano anche sull’uso dei fondi per l’editoria concessi all’Avanti (2,5 milioni di euro l’anno)
Pare che, in parte, siano finiti a un’impresa di pesca gestita da Lavitola in Brasile.
Sia i soldi usati per ricattare il premier, sia quelli incassati grazie ai contributi per il giornale, sarebbero infatti usati per finanziare le sue attività  private.
“Il Fatto” avvalora la tesi (tutta da verificare: precisa comunque   il quotidiano) intervistando uno dei soci della cooperativa che editava l’Avanti, Raffele Panico.
“Lavitola – denuncia l’uomo – dirottava in Brasile, dove gestiva un’impresa di pesca, una parte dei soldi destinati all’attività  dell’Avanti”.
Panico decise di lasciare anche per questo il giornale: “Perchè non condividevo quello che avevo visto e che ero stato costretto a fare per assecondare Lavitola”.
Ma c’è di più.
Quei soldi arrivati dai contributi all’editoria, in realtà , non sarebbero giustificati
Sempre il Fatto ricorda che a luglio rivelò di un controllo in vista per l’Avanti volto a verificare se le copie dichiarate per ottenere i contributi erano reali
“Grazie alla legge attuale – scrive Il Fatto – il Dipartimento editoria della presidenza del Consiglio deve finanziare non solo i giornali comprati realmente in edicola, ma anche quelli che dichiarano tirature enormi grazie al meccanismo delle vendite in blocco e dello strillonaggio”
Queste norme, peraltro, riguardano solo i quotidiani e non i periodici.
Quando a giugno il Dipartimento avvia quindi un’indagine per verificare questi fenomeni, l’Avanti risulta il primo della lista.
Dopo la denuncia del Fatto, che rivela l’avvio dei controlli, Lavitola si agita.
“Alla presidenza non mi rispondono”: dice preoccupato il 17 luglio a un collaboratore.
E dice al suo uomo di “mettere a posto le carte” in vista di una visita della Guardia di Finanza.

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IL GOVERNO RENDE PIU’ MORBIDE LE MISURE ANTI-EVASIONE

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

IL PACCHETTO ANTI-EVASIONE PERDE PEZZI IMPORTANTI NEL SUO CAMMINO IN COMMISSIONE: CANCELLATA LA PUBBLICAZIONE SU INTERNET DELLE DICHIARAZIONE DEI REDDITI

Con il primo sì alla Finanziaria, i contribuenti non dovranno più annettere alla propria dichiarazione gli estremi dei conti correnti bancari e dei rapporti con gli operatori finanziari, ma soprattutto i comuni non potranno più mettere in Rete l’Irpef dichiarata dai propri cittadini. Secondo l’emendamento varato dalla maggioranza, le amministrazioni locali potranno solo diffondere i dati relativi alle categorie.
Non ci sarà  quindi l’annunciata stretta contro i reati fiscali.
Secondo la maggioranza, a differenza di quanto precedentemente annunciato, questa norma da una parte non rappresenterebbe uno spauracchio sufficiente per dissuadere gli evasori, dall’altra probabilmente sarebbe stata bocciata dalle leggi che proteggono la privacy.
Resta il carcere per i grandi evasori, ma anche in questo caso un emendamento va ad addolcire la portata dell’articolo: la normativa infatti non sarà  retroattiva.
Nonostante il pacchetto di misure per combattere chi inganna il Fisco esca fortemente ridimensionato dal passaggio in commissione, da via XX Settembre assicurano che l’efficacia delle norme resta salda.
Non la pensa così il Sole 24 Ore che nelle sue pagine assegna dei voti ai vari capitoli della manovra d’agosto.
E la parte che riguarda il fisco si becca l’insufficienza con un un cinque in pagella.
“Gli emendamenti anti-evasione sarebbero condannati ai corsi di recupero, se solo esistessero”, scrive il quotidiano della Confindustria.

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BANKITALIA AVVERTE IL GOVERNO: AUMENTARE L’IVA E PIU’ TAGLI

Settembre 6th, 2011 Riccardo Fucile

CRESCE IL PRESSING DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA SULL’ITALIA… RICHIESTI MAGGIORI IMPEGNI AI PAESI INDEBITATI… VIA NAZIONALE PROPONE DUE VIE D’USCITA PER RIEQUILIBRARE I CONTI

L’autunno caldo è cominciato.
“L’Italia deve scegliere: o lancia un vero segnale di svolta sulla manovra, o si offre in pasto ai mercati esponendo l’intera Eurozona a un enorme pericolo”.
Si apre una settimana che può cambiare il destino dell’italia e dell’Europa.
In queste ore difficili, tra Banca centrale europea e Banca d’Italia, non c’è un solo interlocutore che non esprima “grandissima preoccupazione” per quello che sta accadendo nel nostro Paese.
Il “caos totale” nel quale il governo è precipitato in questi ultimi due mesi, cambiando radicalmente per ben quattro volte il menu delle misure di risanamento per assicurare il pareggio di bilancio nel 2013, è una miccia accesa nel cuore della moneta unica.
Per ora, a disinnescarla ha contribuito proprio la Bce, che ha comprato a piene mani i Btp sul mercato secondario, per disarmare la speculazione internazionale.
Ma quanto può durare, l’ombrello aperto su di noi dall’Eurotower?
È la domanda cruciale, alla quale la Bce proverà  a dare una prima risposta giovedì prossimo, al primo board convocato per la ripresa dopo l’estate.
A Francoforte c’è consapevolezza della grande difficoltà  della fase.
“I dati della congiuntura internazionale non sono affatto confortanti”, dicono all’Eurotower. Eurolandia è in forte frenata.
Come già  anticipato dal Fondo monetario, le economie dell’area cresceranno nel 2011 solo dell’1,9%.
Nel 2012 andrà  peggio, con un deludente 1,4%.
“Preoccupa il rallentamento della Germania”, che dopo aver trainato il Continente quest’anno, si fermerà  l’anno prossimo a un fiacco 1,6%.
L’Italia va peggio di tutti: non supera lo 0,8% quest’anno, e si ferma allo 0,7% l’anno prossimo.
C’è quindi un primo nodo da sciogliere: già  con queste cifre, “la manovra da 45 miliardi messa in campo da Berlusconi andrebbe rafforzata ulteriormente”.
Se scende il Pil, infatti, crescono più del previsto il deficit e il debito.
Dunque “servono più tagli di spesa, per garantire il pareggio di bilancio”.
Ma la manovra appena varata dal centrodestra, nella sua quarta e schizofrenica versione, non da garanzie.
Nè sulle singole misure, nè sui saldi. Trichet lo ha già  lasciato intendere.
I suoi uomini sono ancora più espliciti. “L’Italia deve fare di più e di meglio. E deve farlo subito”.
La Bce non può continuare a togliere le castagne dal fuoco al governo italiano. Al board di giovedì i governatori dell’Eurosistema ne discuteranno, nel frattempo “sull’acquisto dei titoli di Stato sul mercato secondario si decide giorno per giorno”.
Ma una cosa è certa: “Il Security Market Program non è un meccanismo permanente”. Se dunque è vero, come sostiene Trichet, che il salvagente della Bce sui Btp non è scattato solo dopo la garanzia che il governo italiano avrebbe rafforzato e accelerato la manovra, è anche vero che, a regime, il primo non dura in assenza della seconda.
“Non possiamo coprire una qualsiasi forma di “azzardo morale” sul mercato dei titoli”, sostengono alla Bce.
Già  i “falchi”, tra politici ed economisti tedeschi, hanno criticato la Banca centrale perchè con i suoi interventi “ha agevolato il lassismo dei Paesi periferici dell’area”.
E’ ora di cambiare rotta. E già  alla riunione di giovedì se ne potrebbe avere un anticipo, indirizzato implicitamente proprio all’Italia.
“Altri Paesi – segnalano a Francoforte – si stanno dimostrando più responsabili. Uno su tutti: la Spagna, dove il Parlamento ha già  varato la sua Legge Finanziaria, ed ha approvato l’inserimento della disciplina di bilancio in Costituzione”.
L’Italia è indietro. Sui tempi e sui numeri.
E questo, sulla sponda interna, allarma la Banca d’Italia.
Mario Draghi si prepara al “trasloco”, ma in queste ore gli uomini del Direttorio sono in contatto costante e diretto con i loro “colleghi” d’oltrefrontiera.
A Via Nazionale l’apprensione sul destino della manovra è persino più acuta che a Francoforte.
Il messaggio lanciato con le tre versioni estive del pacchetto anti-deficit è stato “pessimo”: confusione, improvvisazione, approssimazione.
Vista da Palazzo Koch, la manovra è un “patchwork indecifrabile”.
“E’ arduo affidare al recupero di evasione fiscale un rientro dal deficit di così vasta portata”, si sostiene in Bankitalia, in piena sintonia con i dubbi della Ue. Berlusconi e Tremonti, accecati da un regolamento di conti tra loro, non vedono più la realtà . Dimostrano di non avere un’idea su ciò che è e su ciò che deve diventare la società  italiana. Prima colpiscono il ceto medio con il contributo straordinario, poi colpiscono i pensionati con la gabella sulla naia e la laurea, poi fanno la faccia feroce contro gli evasori, dopo averli blanditi con lo Scudo fiscale e con l’irresponsabile sostegno pre-estivo alla diffusa Vandea per le “vessazioni di Equitalia”.
Così non si va da nessuna parte.
A Via Nazionale, si teme il vicolo cieco.
Le vie d’uscita che la Banca d’Italia caldeggia sono due.
La prima, sul lato delle spese, è “accelerare sulla spending review”, affondando con il bisturi della priorità  politica finalizzata a ricerca e sviluppo e non più non con il machete dei tagli lineari e indiscriminati su tutte le voci.
La seconda, sul lato delle entrate, è “un intervento mirato e selettivo sulle aliquote Iva”. Questa, secondo Palazzo Koch, sarebbe la soluzione migliore, sul piano delle opportunità  macro-economiche e delle compatibilità  politico-sociali.
La Banca d’Italia ha fatto i suoi studi e le sue simulazioni.
L’aumento dell’Iva non avrebbe impatti recessivi maggiori di quelli che la manovra in sè già  presenta ora.
E dal punto di vista dell’inflazione, “l’impatto sarebbe quasi nullo, poichè il quadro dei prezzi nonostante le ultime fiammate va verso un raffreddamento e la domanda di petrolio è in discesa”.
Dunque questa è la scommessa di Draghi e dei suoi uomini: pressato dalla Bce e dai mercati, alla fine Berlusconi sarà  costretto ad agire sull’Iva, a dispetto dei timori infondati di Tremonti.
Sarà  il male minore, e garantirà  un gettito certo, al contrario delle norme “dissuasive” e assai demagogiche sulla delazione e la gogna fiscale.
Il dubbio vero è se questo governo abbia ancora la forza per scelte politiche nette, riconosciute e riconoscibili.
O se invece la perdità  di credibilità  cumulata in tre anni di dissennatezze politiche e dissipazioni contabili sia irreversibile.
All’Eurotower e a Via Nazionale si sa bene qual è la posta in palio. Tra Btp, Bot e Ctz, a settembre il Tesoro deve collocare sul mercato ancora quasi 45 miliardi di euro.
Di qui alla fine dell’anno, le emissioni complessive di titoli di Stato ammonteranno a circa 148 miliardi.
Se si allenta la sponda della Bce, come prevedono i “duri e puri” di Francoforte, basta un niente per far fallire un’asta e far banchettare gli speculatori internazionali.
Sarebbe il disastro finale.
Dopo aver rovinato l’Italia, Berlusconi e Tremonti si prenderebbero il merito di aver affondato anche l’Europa.
Possono farcela, purtroppo.

Massimo Giannini
(da “La Repubblica“)

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