Settembre 21st, 2011 Riccardo Fucile
UN GRUPPO DI TUNISINI ESASPERATI DAL PROTRARSI DELLA LORO PERMANENZA SULL’ISOLA HA DATO FUOCO ALLA STRUTTURA DI CONTRADA IMBRIACOLA…IL SINDACO DE RUBEIS: “AVEVAMO AVVERTITO TUTTI SU QUELLO CHE POTEVA ACCADERE”…EPPURE POCHI GIORNI FA LA RUSSA DICEVA CHE LA SITUAZIONE ERA SOTTO CONTROLLO
Un disastro annunciato, prevedibile e quindi evitabile. 
E’ pressochè unanime il commento all’incendio doloso che ha devastato il centro per immigrati di Contrada Imbriacola a Lampedusa dove erano trattenuti circa 1200 migranti.
Le fiamme sono state appiccate in due distinti punti della struttura da un gruppo di tunisini esasperati dalla durata della loro permanenza: un alloggio vicino all’entrata e un padiglione sul fondo del centro.
Il forte vento di Maestrale ha fatto il resto e le fiamme si sono subito propagate all’intera struttura. Il fumo ha poi investito il vicino centro abitato arrivando fin sopra la pista dell’aeroporto che è stato momentaneamente chiuso.
Nessuna persona è rimasta uccisa anche se ci sono almeno una decina di migranti e agenti di polizia rimasti intossicati dalla nube che si è sprigionata dai capannoni in plastica.
Durante il rogo diversi ospiti sono riusciti a fuggire anche se sono stati subito rintracciati dalle forze dell’ordine che in un primo momento li hanno radunati nel piazzale antistante il molo commerciale del porto.
Alcune fonti locali riportano come gli stessi immigrati avessero annunciato un gesto clamoroso se le autorità italiane non li avessero fatto proseguire il loro viaggio verso il Continente.
Infatti non è la prima volta che Contrada Imbriacola viene data alle fiamme.
Era già successo nel febbraio del 2009 e anche in quell’occasione le cause dell’incidente erano da attribuire al grado di esasperazione degli immigrati per il protrarsi del loro trattenimento coatto dietro le sbarre del Cie.
In questo momento gli immigrati sono stati radunati al campo sportivo del Paese e, vista la completa inagibilità del centro, non è chiaro dove potranno trascorrere la notte.
Alcuni di loro saranno probabilmente ospitati negli spazi dell’Area marina protetta che era già servita come rifugio d’emergenza durante l’ondata di sbarchi dello scorso inverno.
Peccato però che all’interno di quegli spazi ci possano entrare al massimo 300 persone e i migranti ospitati in contrada Imbriacola sono più di 1200.
Per molti di loro si profila una notte all’addiaccio in attesa che ripartano i collegamenti con la Sicilia, interrotti per le pessime condizioni marittime.
“E’ urgente trovare una sistemazione adeguata per i migranti che sono rimasti senza un riparo”, ha dichiarato Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati e i richiedenti asilo che ha voluto anche sottolineare come la situazione esplosiva all’interno della struttura fosse più che nota: “Siamo amareggiati per l’incendio, frutto della crescente tensione dovuta al trattenimento prolungato dei migranti all’interno della struttura”.
Anche l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni parla di fatti prevedibili.
“Da giorni all’interno della struttura di accoglienza si era creata un’atmosfera molto tesa a causa dell’alto numero di migranti e della mancanza di trasferimenti sulla terraferma”, ha affermato Flavio Di Giacomo, responsabile comunicazione dell’organismo.
Se le organizzazioni umanitarie esprimono amarezza per un disastro ampiamente annunciato, il sindaco dell’Isola Bernardino De Rubeis è un fiume in piena: “Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto. E’ ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo”.
Il primo cittadino soffia sul fuoco del crescente risentimento dei lampedusani che si sentono abbandonati da Roma di fronte a un’emergenza che non accenna a diminuire: “C’è una popolazione che non sopporta più, vuole scendere in piazza con i manganelli, perchè vuole difendersi da sola, in quanto chi doveva tutelarla non l’ha fatto. L’esecutivo faccia venire subito le forze dell’ordine, porti qui le navi militari affinchè sgomberino in 24 ore l’isola, perchè questo è uno scenario di guerra”.
Eppure solo pochi giorni fa, durante una visita a Lampedusa, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, noncurante degli appelli che si levavano da più parti, aveva minimizzato la situazione: “I migranti hanno detto che le condizioni di vita sono buone”.
Per poi passare a ringraziare militari e civili che quotidianamente gestiscono l’emergenza: “State svolgendo un ottimo lavoro senza dare mai luogo ad alcun inconveniente”.
Un refrain delle dichiarazioni del sottosegretario all’Interno (con delega all’Immigrazione) Sonia Viale che circa due settimane fa aveva visitato l’Isola promettendo che la situazione sarebbe presto tornata alla “completa normalità ”.
In quell’occasione l’esponente leghista aveva sottolineato come il sistema legato all’emergenza avesse sostanzialmente retto anche grazie all’impegno del governo di velocizzare le procedure di identificazione, trasferimento ed eventuale rimpatrio.
Parole che alla luce dei fatti di oggi suonano particolarmente stonate e hanno indotto Il Partito democratico a chiedere al ministro dell’Interno Roberto Maroni di riferire in Parlamento su quanto accaduto.
Livia Turco, presidente del Forum migranti del Pd ha stigmatizzato “il grado di improvvisazione e di incapacità ” di un governo “che in genere si occupa di immigrazione solo per strumentalizzarla a fini propagandistici”.
Nel frattempo l’Isola è rimasta senza una struttura d’accoglienza, “non può più ospitare un solo immigrato”, come dice il sindaco di Lampedusa.
Preoccupazioni espresse anche dall’Unhcr: “L’isola si troverà sprovvista di una struttura di accoglienza per coloro che arriveranno via mare”.
E gli sbarchi, una volta passato il mare grosso, riprenderanno come sempre.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 21st, 2011 Riccardo Fucile
PARLA STEFANO LO VERSO, IMPRENDITORE ED ULTIMO VIVANDIERE DI PROVENZANO…. PAROLE CHE PESERANNO SULLA MOZIONE DI SFIDUCIA PRESENTATA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO
Dal gennaio 2003 all’ottobre 2004 ha accudito il capo dei capi, Bernardo Provenzano rivelandone nascondigli, spostamenti e persino abitudini, ha fatto scoprire un cimitero di mafia, ha svelato due progetti di attentato al pm Di Matteo e all’on. Lumia, ha raccontato delitti, affari e rapporti di Cosa Nostra con la politica, ai massimi livelli: nel mirino delle accuse di Stefano Lo Verso, imprenditore pentito di Ficarazzi, e ultimo vivandiere del boss corleonese, è finito oggi il ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, già indagato per mafia, per il quale la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio dopo l’imputazione coatta imposta dal gip.
Sono accuse de relato, ma destinate probabilmente a “pesare ” nel voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Romano, primo ministro della Repubblica imputato di mafia, presentata dal Pd e che dovrebbe andare in votazione alla fine di settembre. Specie se l’ala dura della Lega dovesse premere sull’acceleratore, ipotesi forse paventata dallo stesso Romano, che qualche giorno fa, chiudendo a Summonte (Avellino), la festa del Pid, partito del quale è segretario nazionale, ha detto: “Non mi fa piacere la golden share della Lega su questo governo. Dopo la manovra, si cambia registro”.
Si fa dunque più pesante la posizione del leader dei Responsabili chiamato in causa dal neo-pentito che in tre verbali depositati dai pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene a sostegno dell’appello contro l’assoluzione di Totò Cuffaro per concorso in associazione mafiosa, decisa dal gip che ha applicato il principio del ne bis in idem, lo indica come uno degli uomini politici (l’altro è Cuffaro, del quale il neo pentito Lo Verso svela l’esistenza di un accordo con Provenzano) in rapporti con la cosca di Villabate guidata da Nicola Mandalà , il killer che si occupò del viaggio sanitario francese del latitante corleonese.
Lo Verso racconta di avere appreso la circostanza “in via confidenziale” dallo stesso Mandalà , così come da un altro detenuto, Vincenzo Paparopoli, dice di avere appreso che le circostanze narrate da un altro pentito, Francesco Campanella, nei confronti del ministro Romano sarebbero vere.
E cioè i rapporti e l’interessamento per le vicende politico amministrative del Comune di Villabate, sciolto due volte per mafia, e retto di fatto dalla famiglia Mandalà che Romano avrebbe avuto nel corso della sua attività politica, a cominciare dall’approvazione del piano commerciale, finalizzato alla realizzazione di un grande ipermercato, iniziativa finita al centro di uno scontro tra due cosche mafiose, quella di Brancaccio, retta da Guttadauro, e quella di Villabate.
Durante l’iter di approvazione in Comune, i consiglieri del Cud, partito di Romano, uscirono dall’aula, per ostacolare l’approvazione: una mossa tattica, secondo Campanella, nell’attesa della definizione di un accordo: “Durante questa sospensione in cui noi cerchiamo Mandalà per capire che cosa stava succedendo e perchè il Cdu era uscito — racconta Campanella in un verbale del 21 settembre del 2005 ai pm Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, Maurizio De Lucia e Antonino Di Matteo — il Mandalà si mostrò assolutamente meravigliato perchè avendo parlato con Notaro che gli aveva assicurato questa cosa. Alla fine poi abbiamo appreso che l’on.le Saverio Romano aveva chiamato Cottone Vincenzo e dato disposizione di uscire dall’aula per non approvare il piano commerciale.
A questo punto per capirne di più il Mandalà Antonino, tramite Nicola Notaro si reca dall’avv. Cordaro, perchè l’avv. Cordaro era il collegamento con Saverio Romano e Mandalà aveva rapporti con l’avv. Cordaro e quando c’era da parlare con l’on.le Romano o comunque con l’Udc o Cdu in genere, l’avv. Mandalà si riferiva, andava direttamente dall’avv. Cordaro.
E ritornò da questo incontro con l’avv. Cordaro dicendo che aveva risolto il problema. Io adesso non so che cosa si sono detti perchè non mi mise a parte nè a conoscenza di quello che si sono detti. Mi disse che aveva risolto il problema e che Saverio Romano non avrebbe rotto più le scatole”.
Ma non solo. Sempre sui rapporti tra Mandalà e Saverio Romano Campanella (oggi confermato da Lo Verso, sia pure de relato) ai pm ha raccontato anche dell’inserimento nella lista del Biancofiore, nel 2001, d’accordo con l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, di Giuseppe Acanto, assecondando le richieste del capomafia Nino Mandalà “nella consapevolezza — scrivono i pm nella richiesta di rinvio a giudizio — di esaudire desideri di Mandalà e, più in generale, della famiglia mafiosa di Villabate”.
Le parole di Lo Verso, infine, forniscono un assist ai pm che fino ad ora, avevano considerato le accuse di Campanella, da sole, non sufficientemente riscontrate, al punto di sostenere un dibattimento.
Giuseppe Lo Bianco
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 21st, 2011 Riccardo Fucile
DER SPIEGEL COMMENTA L’INTERCETTAZIONE IN CUI IL CAVALIERE INSULTA LA MERKEL: “PAROLE CHE DIFFICILMENTE POSSONO ESSERE SUPERATE PER VOLGARITA’ E ROZZEZZA”
Il capo del governo italiano avrebbe detto «cose brutte» su Angela Merkel e i diplomatici adesso
temono una crisi italo-tedesca.
Con questo incipit, e con un titolo ancor più esplicito, “Zotico e volgare”, il settimanale Der Spiegel torna sulle parole “sconce” che Silvio Berlusconi avrebbe pronunciato per definire la sua collega tedesca.–
E il settimanale, al contrario di altri media tedeschi, decide di metterle nero su bianco: “culona inchiavabile” avrebbe detto il presidente del Consiglio italiano, secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano.
Poi lo Spiegel si lancia in un analitico tentativo di tradurre ad uso tedesco la colorita definizione.
«Si tratta di parole che possono difficilmente essere superate in quanto a volgarità e rozzezza», commenta il settimanale, che oltretutto provengono dal premier della terza potenza economica europea e inoltre si rivolgono, offendendolo, al cancelliere di un paese che più di qualsiasi altro contribuisce al salvataggio dell’euro.
Non è la prima volta che Angela Merkel deve sopportare lo humor “sguaiato” del Cavaliere: quando a Trieste nel 2008 le fece cucù all’improvviso da dietro una statua, o quando a un importante vertice Nato in Germania fece attendere la padrona di casa a lungo sulla porta mentre era al telefono.
Ma nel mezzo di questa crisi – conclude lo Spiegel – queste esternazioni sono «insopportabili».
Poi lascia la parola a Antonio Puri Purini, ex ambasciatore italiano a Berlino: «Non è più un’Opera Buffa, ma una Tragedia. Dopo queste voci, chi potrà ancora porgere la mano all’Italia, che pure ne ha così tanto bisogno in questa drammatica situazione economica?».
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
PASSANO A MONTECITORIO GLI EMENDAMENTI DELL’OPPOSIZIONE, VIENE BOCCIATA LA RICHIESTA DELLA MAGGIORANZA DI RINVIARE IL PROCEDIMENTO IN COMMISSIONE… COLPO DI SCENA SULL’ART. 2: IL CARROCCIO VOTA CONTRO SE STESSO…PISANU: “IL GOVERNO NON REGGE”….FINI: “ESECUTIVO DEBOLISSIMO”
Pomeriggio difficile per il governo.
Battuto per ben cinque volte sulla legge sullo sviluppo degli spazi verdi urbani, alla fine alza bandiera bianca e si rimette all’Aula su tutti gli emendamenti al testo, “evidenziando che si vota qualcosa che non ha copertura finanziaria”.
Ad ammettere la resa è stato il sottosegretario all’Ambiente Elio Belcastro dopo l’ennesima sconfitta della maggioranza, andata sotto per ben quattro volte sugli emendamenti di Pd e Radicali e battuta anche al momento di votare la richiesta di rinvio del testo in Commissione avanzata dal relatore, il leghista Angelo Alessandri.
A permettere il blitz dell’opposizione, le assenze nei banchi della maggioranza e lo stato di confusione che regna nel centrodestra che neppure la richiesta di sospensione di Alessandri è riuscita a risolvere.
Le correzioni al testo chieste da Pd e Radicali sono relative ad aspetti giudicati poco “pesanti”, vista anche la materia della legge all’esame di Montecitorio, ma l’aspetto clamoroso di quanto accaduto oggi pomeriggio in Aula è che sul secondo articolo della legge, comunque approvato, ha votato contro solo il gruppo della Lega.
Una circostanza che il democratico Roberto Giachetti ha commentato così. “Visto che il relatore del testo è della Lega, vuol dire che nella Lega ci sono problemi”.
E che la maggioranza non sia più in grado di reggere alle pressioni economiche e giudiziarie è tornato ribadirlo anche un esponente di spicco del Pdl come Giuseppe Pisanu.
“Nel nostro paese – ha detto – si è stabilito un intreccio perverso tra la crisi economica e la crisi politica, l’una alimenta l’altra”.
L’ex ministro dell’Interno, dopo aver chiesto già nei giorni scorsi un segnale di rottura da parte della maggioranza, ha spiegato che “a mio avviso la debolezza politica è dovuta al fatto che abbiamo un governo che non è in grado di reggere il peso dei problemi che incombono e abbiamo un Parlamento che non è in grado di cambiare un governo che pur avendo la maggioranza numerica” non è in grado di tenere la situazione.
“L’Italia non è stata mai stata così a rischio”.
Un giudizio condiviso dal presidente della Camera Gianfranco Fini che cita proprio quanto accaduto oggi a Montecitorio.
Il presidente Pisanu, ha confermato Fini, “fotografa un dato di realtà . Il governo è debolissimo ed è stato battuto quattro volte (poi diventate cinque, ndr) in Aula”.
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
L’INTERESSATO: “NON CONFERMO E NON SMENTISCO”, MA IL PASSAGGIO E’ COSA FATTA…ERA STATO DATO IN PRESTITO DAL PDL AI RESPONSABILI PER POTER RAGGIUNGERE LA QUOTA MINIMA RICHIESTA
Un segnale che invertirebbe la tendenza degli ultimi mesi. 
La maggioranza che perde un deputato, l’opposizione che guadagna un parlamentare.
Anche in vista dei delicati passaggi delle prossime settimane e dei rischi numerici che la maggioranza si potrebbe trovare ad affrontare nel caso in cui qualche deputato decidesse di non sostenere più il governo.
Il deputato in questione è Gerardo Soglia, Pdl salernitano e attualmente ‘in prestito’ nella componente dei Responsabili (Popolo e territorio), in tempi non sospetti già critico con il Popolo della libertà .
Soglia è prossimo ad annunciare il suo passaggio a Fli e al gruppo parlamentare che fa riferimento a Gianfranco Fini.
Di fatto, riferiscono fonti parlamentari, il passaggio è cosa fatta, sancito da diversi contatti con i vertici finiani.
Lui però non si sbilancia. “Non confermo e non smentisco”, si limita a dire.
Di certo c’è che il segnale è importante, perchè segna l’inversione di un trend e assottiglia il margine già ridotto del centrodestra a Montecitorio.
E se la situazione precipitasse altri sono pronti a lasciare la barca che affonda.
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
LA PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA DICE SI’ ALLA PATRIMONIALE…”IL GOVERNO FACCIA LE RIFORME O VADA A CASA”
«L’Italia è un paese serio e siamo stufi di essere lo zimbello internazionale».
Salgono i toni di Emma Marcegaglia dopo il taglio al rating dell’Italia.
La presidente di Confindustria chiede ormai con regolarità quotidiana al governo le riforme che consentano al Paese di evitare il baratro.
« Ci siamo resi disponibili ad accettare nuove tasse sui patrimoni e altre cose purchè si abbassino le tasse su lavoratori e imprese per recuperare competitività e capacità di crescita» ha detto Marcegaglia parlando a una platea di imprenditori a Bologna.
Marcegaglia ha raccontato del malessere dell’imprenditori italiani quando vanno all’estero con i loro prodotti «di vederci considerati con il sorrisino perchè siamo gente seria che vuole essere giudicata su quello che fa e sui prodotti» che presenta.
«Non vogliamo essere derisi – ha concluso la presidente di Confindustria – per colpe che non abbiamo. Non va bene per l’orgoglio nazionale e non va bene neanche per le esportazioni e la nostra capacità di vendita».
O il governo vara «riforme serie e impopolari» nell’immediato «oppure questo governo deve andare a casa: non ho paura di dirlo, è evidente che è così» ha insistito Marcegaglia.
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DEI PM DI NAPOLI SULLA PRESUNTA ESTORSIONE A BERLUSCONI PASSA AI GIUDICI ROMANI PER COMPETENZA TERRITORIALE: LA DAZIONE DI DENARO E’ AVVENUTA NELLA CAPITALE
L’inchiesta sul presunto ricatto ai danni di Berlusconi dovrà passare a Roma. 
Il gip di Napoli, Amelia Primavera, si è dichiarata incompetente a decidere sulla scarcerazione di Gianpaolo Tarantini, chiesta dai difensori dell’imprenditore pugliese Alessandri Diddi e Ivan Filippelli.
Il provvedimento recita: “In ordine al reato di estorsione, la competenza è dell’autorità giudiziaria di Roma”.
E’ dunque accaduto quanto temevano alla procura di Napoli dove, nelle ultime ore, avevano lavorato per blindare la competenza territoriale dell’inchiesta.
Il gip, quindi, non ha deciso la revoca o l’attenuazione della misura, limitandosi a trasmettere gli atti al pm di Napoli che dovrà a sua volta inviarli alla procura romana. E’ stata proprio la difesa di Tarantini a chiedere di trasferire il fascicolo (secondo indiscrezioni, la procura napoletana aveva espresso parere favorevole ai domiciliari). Sfuma così anche l’ipotesi di accompagnamento coatto del premier, che aveva agitato negli ultimi giorni i rapporti tra pm e palazzo Chigi.
I legali di Berlusconi e il centrodestra avevano sempre contestato la competenza della procura napoletana.
Nello stesso memoriale difensivo di Berlusconi, si sottolineava che la consegna del denaro a Lavitola era sempre avvenuto nella capitale, a palazzo Grazioli: “Si tenga presente – era scritto nel memoriale del premier – che tali dazioni sono sempre avvenute in Roma presso la mia abitazione così come gli incontri con Lavitola che soltanto una volta, mi sembra, si sia recato ad Arcore”.
Il gip si è basato su queste dichiarazioni: “La stessa vittima del reato – si legge nell’ordinanza – ha confermato di aver corrisposto le somme di denaro sempre a Roma traendole da proprie disponibilità liquide che teneva presso la sua abitazione di Palazzo Grazioli. Dichiarazioni credibili con riferimento al luogo della dazione del denaro oggetto dell’attività estorsiva ipotizzata».
A confermare queste affermazioni, è stata anche la storica segretaria del premier Marinella Brambilla, sentita dai magistrati napoletani nelle scorse settimane
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
IL FILO ROSSO TRA ACCOMPAGNAMENTO COATTO E L’ARRESTO DELL’UOMO DI TREMONTI
Come per Bettino Craxi. Ecco l’incubo del Pdl.
Difficile dire che cosa in queste ore sia temuto di più nel centrodestra: da una parte Silvio Berlusconi costretto a testimoniare davanti ai giudici di Napoli.
Dall’altra il Parlamento chiamato a salvarlo con un voto che rischia di scatenare l’opinione pubblica.
L’unica via di fuga si aprirebbe se il Riesame di Napoli decidesse di attribuire a un altro Tribunale la competenza dell’inchiesta.
Roma, per esempio, come hanno chiesto gli avvocati del premier.
A Napoli intanto si attende.
Potrebbe essere sentito di nuovo Gianpaolo Tarantini, mentre è attesa l’udienza del Riesame (la sentenza sulla competenza arriverà entro pochi giorni).
Domenica è scaduto “l’ultimatum” della Procura che aveva chiesto a Berlusconi una data per la testimonianza. Ma ormai è certo: il premier non verrà , almeno spontaneamente.
I pm partenopei allora hanno deciso di attendere la decisione sulla competenza. Poi, se l’inchiesta resterà a Napoli, si penserà all’accompagnamento coatto. I tempi allora per Berlusconi potrebbero essere stretti. Molto stretti.
Perchè la procedura è semplice, questione di giorni, al massimo di settimane.
In un clima come questo, di fatto, manca solo il botto finale.
Che cioè, come dicono i deputati Pdl, allo “show mediatico” delle intercettazioni si unisca il momento in cui “la vittima designata (Berlusconi, ndr) viene accompagnata in modo coatto nella trappola tesa da una procura più brava di altre, nel senso che è riuscita a sviluppare un ingegno portentoso” e a mettere il Cavaliere con le spalle al muro.
Uomini di Berlusconi, alla Camera, raccontavano di un premier in preda “all’arrabbiatura più feroce”, ma anche alla paura più nera; il timore è che l’eventuale richiesta di accompagnamento coatto possa arrivare alla Camera proprio giovedì, giorno del giudizio finale per Marco Milanese, per giunta con un voto segreto temuto sia dal Cavaliere — per via dei malumori contro Tremonti interni al partito — che nella Lega.
Che potrebbe spaccarsi definitivamente in due.
Insomma, un corto circuito per la maggioranza che ha mosso tutto il Pdl a far quadrato intorno a Berlusconi con Cicchitto a suonare la carica.
Perchè, di fatto, si tratta di una dichiarazione di guerra: “Se i magistrati di Napoli chiederanno l’accompagnamento coatto di Silvio Berlusconi — ecco le parole del capogruppo alla Camera — noi lo rimanderemo subito indietro; sarebbe un atto gravemente irresponsabile e marcatamente destabilizzante, ma se questo accadesse, tutto il Parlamento dovrebbe rispondere. In ogni caso non credo che verranno a prenderlo i Carabinieri, non siamo ancora ai tempi di Pinochet”.
Una scena che, comunque, qualcuno deve aver rappresentato al Cavaliere se ieri, parlando con i figli a pranzo dopo l’udienza Mills, ha parlato chiaramente della “voglia matta” di “abbattere i pm” che lo stanno stringendo in una morsa.
“Non mi avranno mai, nè ora, nè dopo, una richiesta come quella di Napoli è aberrante…”.
La paura, però, è tanta, ma se dovesse accadere il peggio “io chiederò un voto della Camera — avrebbe detto Berlusconi — in modo da respingerli con perdite; non ce la faranno mai”.
Dichiarazioni forti che però nascondono una paura: in questo momento, è poi così certo che un eventuale voto di Montecitorio per “salvare” il soldato Silvio dall’aggressione dei pm darebbe un risultato così ampio in positivo?
Visto come si sta logorando la tenuta della maggioranza, di qui a un mese lo scenario potrebbe essere radicalmente diverso.
E poi, appunto, come reagirebbe l’opinione pubblica?
Dal Quirinale, intanto, continuano a osservare l’evoluzione della faccenda, non senza preoccupazione.
Anche ieri Giorgio Napolitano avrebbe sentito Gianni Letta per capire quali sono ancora i margini per trovare un accordo con la procura.
La risposta, com’è evidente, è stata negativa.
Sara Nicoli e Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
CRESCITA DEBOLE E GOVERNO TROPPO FRAGILE, QUESTE LE MOTIVAZIONI DEL DECLASSAMENTO DEL DEFICIT… IL MINISTERO DEL TESORO MINIMIZZA, MA IL PROVVEDIMENTO HA COLTO DI SORPRESA
Il rating italiano viene tagliato e Silvio Berlusconi ha subito la soluzione in tasca: “E’ tutta colpa
della stampa italiana”.
Inizia così la mattinata che segue la decisione dell’agenzia americana di declassare il nostro paese.
Inizia con una nota di palazzo Chigi nella quale si legge come il governo ha sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza”.
Per questo “le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche”.
E quindi “vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.
La scure di Standard and Poor’s così si abbatte sull’Italia.
Mentre tutti gli occhi erano infatti puntati su Moody’s — che giorni fa ha rinviato la sua decisione sul nostro paese — S&P ha deciso a sorpresa di tagliare il rating sulla capacità dello Stato di far fronte all’elevatissimo debito pubblico.
Motivo: una crescita economica sempre più debole e una situazione di incertezza politica che ostacola la ripresa.
Incertezza che — secondo gli analisti di S&P — rende molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma di austerity.
In particolare il rating di lungo termine viene abbassato da A+ ad A, ma con outlook negativo. Ciò significa che in futuro il rating potrà ulteriormente essere tagliato.
Anche perchè le previsioni per il debito sono decisamente peggiorate: il picco — spiegano gli analisti dell’agenzia — è atteso più in là nel tempo e raggiungerà un livello ancor più elevato del previsto.
Nel rapporto di Standard and Poor’s non si usano mezzi termini: “La fragilità della coalizione di governo in Italia — si legge — limita la capacità di risposta dello Stato” nell’affrontare una crisi economica e finanziaria che sta colpendo il nostro Paese come altri dell’Eurozona.
E i vari tentativi che hanno caratterizzato la messa a punto da parte del governo Berlusconi della manovra ‘lacrime e sanguè da 60 miliardi di euro lasciano intravedere come non sarà per nulla facile attuare in maniera efficace il programma di consolidamento di bilancio.
Anche perchè — evidenzia Standard and Poor’s — le autorità italiane appaiono “riluttanti” nell’affrontare quelle che vengono considerate le “questioni chiave” della crisi economica italiana: dagli ostacoli strutturali che da sempre rallentano la crescita al basso tasso di partecipazione al lavoro, alla eccessiva rigidità sia del mercato del lavoro sia di quello dei servizi.
Il dito viene puntato non solo sul governo e sulle lotte intestine alla coalizione di maggioranza, ma anche sulle divisioni all’interno del Parlamento “che — sottolinea S&P — continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”.
Di qui l’outlook, con la possibilità di abbassare ulteriormente il rating dell’Italia nelle settimane a venire.
Tutto questo, però, non sembra preoccupare il governo (beati loro).
Fonti del Tesoro, infatti, fanno sapere che la decisione di S&P era prevista.
Mentre il presidente del Consiglio chiude (momentaneamente) la partita sostenendo che “L’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.
In realtà la scelta di Standard & Poor’s – che all’inizio di agosto aveva per la prima volta declassato gli Stati Uniti, negando la «tripla A» al debito americano – è giunta inattesa nel panorama già molto complicato della finanza internazionale: ci si attendeva, per la verità , un declassamento da parte di Moody’s, un’altra, e più piccola, agenzia di rating.
La decisione è destinata a produrre effetti per nulla leggeri sui mercati del Vecchio continente, già duramente provati dallo spettro del contagio dell’effetto Grecia, considerata da molti pericolosamente vicina al default, ovvero dalla dichiarazione di insolvenza.
Un quadro fosco, in cui il cancelliere tedesco, Angela Merkel, era stata costretta a uscire allo scoperto in difesa della moneta unica e dello stesso progetto di Unione monetaria europea: «Se crolla l’euro, crolla anche l’Europa».
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