VOTO SUI PM DI NAPOLI A CASO MILANESE: LA FIFA NERA DI BERLUSCONI
IL FILO ROSSO TRA ACCOMPAGNAMENTO COATTO E L’ARRESTO DELL’UOMO DI TREMONTI
Come per Bettino Craxi. Ecco l’incubo del Pdl.
Difficile dire che cosa in queste ore sia temuto di più nel centrodestra: da una parte Silvio Berlusconi costretto a testimoniare davanti ai giudici di Napoli.
Dall’altra il Parlamento chiamato a salvarlo con un voto che rischia di scatenare l’opinione pubblica.
L’unica via di fuga si aprirebbe se il Riesame di Napoli decidesse di attribuire a un altro Tribunale la competenza dell’inchiesta.
Roma, per esempio, come hanno chiesto gli avvocati del premier.
A Napoli intanto si attende.
Potrebbe essere sentito di nuovo Gianpaolo Tarantini, mentre è attesa l’udienza del Riesame (la sentenza sulla competenza arriverà entro pochi giorni).
Domenica è scaduto “l’ultimatum” della Procura che aveva chiesto a Berlusconi una data per la testimonianza. Ma ormai è certo: il premier non verrà , almeno spontaneamente.
I pm partenopei allora hanno deciso di attendere la decisione sulla competenza. Poi, se l’inchiesta resterà a Napoli, si penserà all’accompagnamento coatto. I tempi allora per Berlusconi potrebbero essere stretti. Molto stretti.
Perchè la procedura è semplice, questione di giorni, al massimo di settimane.
In un clima come questo, di fatto, manca solo il botto finale.
Che cioè, come dicono i deputati Pdl, allo “show mediatico” delle intercettazioni si unisca il momento in cui “la vittima designata (Berlusconi, ndr) viene accompagnata in modo coatto nella trappola tesa da una procura più brava di altre, nel senso che è riuscita a sviluppare un ingegno portentoso” e a mettere il Cavaliere con le spalle al muro.
Uomini di Berlusconi, alla Camera, raccontavano di un premier in preda “all’arrabbiatura più feroce”, ma anche alla paura più nera; il timore è che l’eventuale richiesta di accompagnamento coatto possa arrivare alla Camera proprio giovedì, giorno del giudizio finale per Marco Milanese, per giunta con un voto segreto temuto sia dal Cavaliere — per via dei malumori contro Tremonti interni al partito — che nella Lega.
Che potrebbe spaccarsi definitivamente in due.
Insomma, un corto circuito per la maggioranza che ha mosso tutto il Pdl a far quadrato intorno a Berlusconi con Cicchitto a suonare la carica.
Perchè, di fatto, si tratta di una dichiarazione di guerra: “Se i magistrati di Napoli chiederanno l’accompagnamento coatto di Silvio Berlusconi — ecco le parole del capogruppo alla Camera — noi lo rimanderemo subito indietro; sarebbe un atto gravemente irresponsabile e marcatamente destabilizzante, ma se questo accadesse, tutto il Parlamento dovrebbe rispondere. In ogni caso non credo che verranno a prenderlo i Carabinieri, non siamo ancora ai tempi di Pinochet”.
Una scena che, comunque, qualcuno deve aver rappresentato al Cavaliere se ieri, parlando con i figli a pranzo dopo l’udienza Mills, ha parlato chiaramente della “voglia matta” di “abbattere i pm” che lo stanno stringendo in una morsa.
“Non mi avranno mai, nè ora, nè dopo, una richiesta come quella di Napoli è aberrante…”.
La paura, però, è tanta, ma se dovesse accadere il peggio “io chiederò un voto della Camera — avrebbe detto Berlusconi — in modo da respingerli con perdite; non ce la faranno mai”.
Dichiarazioni forti che però nascondono una paura: in questo momento, è poi così certo che un eventuale voto di Montecitorio per “salvare” il soldato Silvio dall’aggressione dei pm darebbe un risultato così ampio in positivo?
Visto come si sta logorando la tenuta della maggioranza, di qui a un mese lo scenario potrebbe essere radicalmente diverso.
E poi, appunto, come reagirebbe l’opinione pubblica?
Dal Quirinale, intanto, continuano a osservare l’evoluzione della faccenda, non senza preoccupazione.
Anche ieri Giorgio Napolitano avrebbe sentito Gianni Letta per capire quali sono ancora i margini per trovare un accordo con la procura.
La risposta, com’è evidente, è stata negativa.
Sara Nicoli e Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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