Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
“PIENA FIDUCIA ALL’ITALIA”: IL VERTICE ALLA RICERCA DI UNA MEDIAZIONE SULLE MISURE NECESSARIE PER CONTRASTARE IL PROBLEMA DEL DEBITO E LE DIFFICOLTA’ DELL’EUROZONA
Spread in salita, euro in continua flessione e un’asta di Bund disastrosa: con lo sguardo
preoccupato rivolto a questi temi l’Europa ha atteso il risultato del trilaterale di oggi a Strasburgo tra Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Mario Monti, sperando che dall’incontro possano arrivare segnali di fiducia.
Per la prima volta l’Italia è stata invitata al tavolo di quello che fin dall’inizio della crisi si è configurato come un direttorio dell’Europa.
Pieno appoggio a Monti hanno garantito Sarkozy e la Merkel.
Parigi e Berlino condividono la “volontà di sostenere e aiutare il governo italiano presieduto da Mario Monti” ha detto il presidente francese nella conferenza stampa al termine dell’incontro.
“Abbiamo voluto sottolineare la nostra fiducia nel governo italiano, e siamo molto felici di aver potuto scambiare opinioni con il premier Monti su tutti gli argomenti che riguardano l’Unione Europea e l’Italia” ha proseguito Sarkozy, sottolineando di parlare anche a nome del cancelliere tedesco.
L’inquilino dell’Eliseo ha poi annunciato di aver accolto con Merkel l’invito di Monti “a Roma in tempi brevi per proseguire queste discussioni a tre”. “Auguro a Mario Monti tanto successo nel suo programma che non è facile”, ha detto la cancelliera tedesca, che ha definito “molto costruttivo” l’incontro con Sarkozy e il premier italiano.
La Merkel ha sottolinato che la situazione è difficile ma “noi faremo tutto quanto è necessario per difendere l’euro. I mercati hanno perso fiducia nell’euro e dobbiamo dimostrare che ci si può fidare dell’euro”.
Poi, sul governo italiano, ha aggiunto che i piani del nuovo governo italiano esposti oggi da Monti “sono soprattutto sulle riforme, la ristrutturazione e la crescita.
Ora è necessario soprattutto creare nuovi posti di lavoro – ha dichiarato la leader tedesca – bisogna combattere la disoccupazione”.
“Auguro a Monti tanto successo – ha poi aggiunto Merkel – perchè davanti a lui c’è tanto lavoro da fare e noi lo sosteniamo”, ha commentato la cancelliera, che ha definito ‘impressionanti’ le riforme strutturali annunciate dal premier italiano.
“Ho illustrato a Sarkozy e Merkel il programma in corso di articolazione del governo, e ho insistito nell’interesse che l’Italia ha di perseguire in modo rigoroso gli obiettivi di consolidamento della finanza pubblica, entro termini serrati, confermando l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e in modo sostenibile”.
Così il premier Mario Monti, nel corso della conferenza stampa congiunta, ha detto in merito all’incontro.
“La sostenibilità implica anche una crescita economica non inflazionistica, non alimentata dal disavanzo – ha proseguito Monti -. Questo significa riforme strutturali”. L'”Italia – ha aggiunto – ha un rilevante avanzo primario, ma deve fare sforzi particolari. Non è in discussione l’obiettivo del pareggio di bilancio, esiste un problema più generale di cosa accade se si entra in una fase recessiva. Credo sia doveroso per ogni paese fare il compito a casa, come ha detto la cancelliera Merkel”.
Francia, Germania e Italia hanno concordano sulla necessità di “rispettare l’indipendenza” della Banca centrale europea: su questa “istituzione è essenziale astenersi da giudizi positivi o negativi”, ha affermato il presidente francese Nicolas Sarkozy.
“Ci siamo adattati a situazione”, ha aggiunto
“Dobbiano andare verso una unione fiscale se vogliamo dare una stabilità radicale all’Eurozona e questo richiede regole e meccanismi per una applicazione sicura di quelle regole”; in questo quadro gli Eurobond “potrebbero dare un contributo significativo”, ha detto il presidente del Consiglio italiano.
“Tutto è possibile – ha detto il premier – dentro solida unione fiscale ma molte cose buone in sè possono diventare pericolose al di fuori di una solida unione fiscale”. “Non si tratta di essere contro o a favore. Ci sono delle debolezze nell’area euro e passo dopo passo devono essere superate.Gli eurobond non li ritengo necessari”, ha specificato la cancelliera tedesca, che ha sostenuto che la priorità “la crescita”.
Poi ha concluso: “Siamo ancora lontani da avere tutti le stesse idee, ogni Paese ha delle idee per come attenersi al pacchetto di stabilità nel futuro ma per quanto riguarda la Germania le nostre posizioni non sono cambiate”.
Francia e Germania hanno spesso agito in maniera congiunta con incontri bilaterali e comunicati congiunti ma l’avanzare della crisi ha portato i due Paesi su “sponde” diverse a proposito delle misure necessarie con la Merkel che vuole una cessione di sovranità per i Paesi dell’eurozona in modo da poter intervenire sulle politiche di bilancio, mentre Sarkozy, e con lui anche Monti, è più propenso ad aprire agli eurobond.
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
LE PAROLE DI NAPOLITANO HANNO SCATENATO L’IRA DEI TRE EX MINISTRI: I BAMBINI SI TRASFORMANO IN “CLANDESTINI”… EPPURE IN ITALIA CHI ISTIGA AL RAZZISMO DOVREBBE FINIRE IN GALERA
Quelli della Lega, come Erode, hanno il terrore dei bambini che non siano razza pura italiana.
Strano, direte voi, visto che dell’Italia a loro non importa niente.
Detestano il tricolore, giurano, da ministri, su una cosa chiamata Padania, parlano di secessione che vuol dire ex Yugoslavia.
Anzi, più complicata e pericolosa la loro secessione, perchè è impossibile.
Dunque di che Italia parlano quei tre ex ministri (due inutili, ma uno era ministro dell’Interno, pensate il pericolo che l’Italia ha corso) quando rispondono con violenza e furore, ad una frase del Presidente della Repubblica?
Per capire bene, ricordiamo la frase: “È folle ed è anche assurdo che un bambino nato in Italia da genitori immigrati, che resta, vive, cresce studia in Italia, non sia italiano”.
La frase va ambientata tre volte.
La prima, nel contesto di un Capo di Stato che enuncia un principio di buon senso e valore morale.
Buon senso perchè il bambino di cui stiamo parlando non ha altro Paese che quello in cui è nato, cresciuto, di cui parla la lingua (spesso la sola lingua), in cui è andato a scuola.
Di valore morale perchè dice che accoglienza e integrazione sono il solo percorso per i nuovi arrivati in un Paese civile.
C’è naturalmente una opinione pubblica che riceve il messaggio.
È una Italia che si è incattivita e che ha paura. Ma non dedica la sua paura agli immigrati e non ripone le sue speranze di salvezza nella Lega Nord.
E in più tende a stare attenta a ciò che dice il presidente della Repubblica.
Ma quando il messaggio raggiunge i destinatari, che hanno dedicato anni di devastazione alle leggi, ai regolamenti e alla burocrazia, pur di creare ostacoli a chi veniva per lavorare, e col proprio lavoro ha fatto funzionare in questi anni mezza Italia, dalla raccolta dei pomodori nel Sud alle migliaia di minifabbriche del Nord e specialmente del Nord Est detto “padano”, esplode furore, invettiva, minaccia.
Maroni, come ha sempre fatto mentre, da secessionista, era ministro chiave della Repubblica, ha cambiato la parola.
Invece di “immigrato” lui ha fatto finta di avere capito “clandestino”.
“Clandestino” è una parola cara alla Lega perchè porta, con due passaggi, in prigione. Sembra un gioco da tavolo e invece è una trovata crudele, specialità di brave persone come Maroni, Calderoli, Borghezio.
Si fa così. Di qua c’è la burocrazia che farà di tutto per rallentare, procrastinare, negare, rinviare il permesso anche se l’immigrato ha tutte le carte in regola e lavora. Te lo raccontano, umiliati, alcuni prefetti che dicono: “Lei non sa che cosa si adattano a fare certi colleghi per la carriera”.
E infatti il prefetto Mosca di Roma, sotto il governo Bossi-Maroni-Berlusconi ha dovuto dimettersi perchè ha rifiutato l’idea odiosa delle impronte digitali ai bambini Rom.
Ma nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” di Maroni la cui approvazione svergogna il Parlamento italiano, “clandestino” diventa reato.
Il reato non dipende dal fare ma dall’essere, come in ogni serio regime razzista.
E sei nelle mani di quei poliziotti o padroni (non tutti, e forse non tanti, per fortuna) che stanno al gioco sporco della Lega.
Quando sei “clandestino” o vieni rimpatriato dove non sai, o vai in prigione o, altra variante barbara, ti rinchiudono nei centri di identificazione e di espulsione, dove nessuno ti identifica, dove l’ottanta per cento dei detenuti è in regola (lo certificano le periodiche visite di parlamentari ), dove ti tengono per un anno e mezzo senza assistenza legale o sanitaria e senza regole, sorvegliati da poliziotti e soldati che non hanno alcuna preparazione nè alcun voglia di fare quel lavoro.
Direte che è tutto assurdo.
Ma questo è il mondo della Lega finchè è durato, fondato sulla paura, sul rapporto inesistente tra sicurezza e immigrazione (nel Paese di ‘ndrangheta, mafia e camorra , dove ci sono due morti al giorno di attentati malavitosi a Roma), fondato sul sostegno non gratuito di Berlusconi, a cui i voti leghisti davano ossigeno, e che lui ricambiava dando via libera alla Italia dell’apartheid.
Quelli del mondo di Berlusconi si ricordano anche adesso del dovere di sostenere le barbare assurdità della Lega e il linguaggio deformato dei leghisti.
“Napolitano adotta i clandestini” intitola Libero del 23 novembre, facendo subito uso truffaldino della parola “clandestino” come hanno imparato da Maroni, per vedere se si può spaventare qualcuno.
“Non vorrei — suggerisce su Il Giornale l’astuto Calderoli — che fosse un cavallo di Troia per concedere il diritto di voto agli immigrati”.
E crede di avere annunciato il colmo del colpo di mano, della indecenza, della paura.
Però attenti a ciò che ha da dire Cicchitto: “Se invece di economia vi occupate di diritti, noi potremmo difenderci con la nostra riforma della giustizia”.
Conoscendo autori e intenzioni, la minaccia è chiara e malevola.
Ma sentite La Russa, che un tempo usava il tricolore come sciarpa. “Questa è la strada per rompere subito e andare dritti alle elezioni”.
Pensate: la minaccia inaccettabile sono bambini nati in Italia che diventano italiani. Diciamo che poche parole umane, chiare, quasi ovvie, hanno portato allo scoperto la vera natura del mondo berlusconiano, la vera natura della Lega, incompatibile con un normale livello di civiltà .
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
UN DOCUMENTO UFFICIALE DECRETA LA FINE DELLA LOGGIA CREATA E GESTITA DA COLORO CHE FURONO RICEVUTI NELLA SEDE DI FLI DA ENRICO NAN… DOPO LA DENUNCIA DELLA GIORNALISTA MARIA TERESA FALBO, INTERVIENE “L’OBBEDIENZA DI RITO SCOZZESE ANTICO E ACCETTATO” E SCIOGLIE L’ALLEGRA BRIGATA DI FEGINO
E’ il luglio 2010 quando il nostro giornale Babilonia pubblica l’inchiesta sulla massoneria genovese,
un resoconto dettagliato di Maria Teresa Falbo, nostro direttore, che ha tolto il velo agli affari di alcuni personaggi dell’imprenditoria cittadina e regionale.
Condotta nell’arco di circa 9 mesi, l’inchiesta rompe il voto di segretezza su cui la giornalista , infiltratasi, dovette giurare, portando all’attenzione nazionale le particolari manovre del funzionamento di una importante organizzazione, quale quella di Confapi Liguria, Confederazione delle piccole e medie imprese, legata a personaggi attenzionati dalla Dia e indagati per reati connessi ad attività mafiose
Ma la denuncia non sembra, in quel momento, riscuotere l’interesse dei colleghi della stampa, almeno locale, mentre ha una vastissima eco in rete, attraverso canali di informazione alternativa, siti e blog che si occupano concretamente di comunicazione, tanto che, a novembre dello stesso anno, la redazione genovese de La Repubblica, a firma di Marco Preve, pubblica, corredata da documentazione, l’esperienza diretta di Maria Teresa Falbo nella loggia massonica che faceva capo ai Mamone.
Una lunga lista di nomi che coinvolge la famiglia Mamone e la Confapi Liguria con il suo direttore regionale Roberto Parodi, nella quale anche gli stessi Mamone ricoprono ruoli delicati come la vicepresidenza o la presidenza nei settori della Confederazione quale, ad esempio, l’edilizia con Aniem, assegnata a Pietro Capalbo, cognato dei Mamone.
Nessuno aveva la certezza che la loggia “Alberto Fortis” di Fegino, a seguito dell’inchiesta, potesse essere stata chiusa nè si sono mai avute notizie che, in questa direzione, aggiungessero dati alle informazioni dettagliate già rese dalla giornalista.
Ma, determinata a sapere quale tipo di situazione si era configurata successivamente all’inchiesta, la Falbo si attiva per reperire documenti a sostegno di quanto ipotizzava: la chiusura definitiva della loggia Mamone-Confapi.
Accade così che nei giorni scorsi, entra in possesso dei documenti, pubblicati sul bollettino ufficiale dell’Obbedienza di Rito Scozzese Antico ed Accettato ad esclusivo uso interno dei fratelli.
Fitte pagine di attività e notizie, provvedimenti e decreti, tra i quali la chiusura definitiva della Loggia Alberto Fortis di Genova, con “Decreto Sovrano n.790 in data 25 ottobre 2010”.
Mentre, con Decreto Sovrano n. 778 in data 4 agosto 2010, Marco Gladioro 33° della medesima loggia, che lo aveva confermato Grande Maestro il 10 febbraio 2010, “cessa dalla Carica di Delegato del Sovrano Grande Ispettorato Regionale della Regione Massonica Liguria per la Provincia di Genova”.
Questi provvedimenti, a seguito di una visita che il Sovrano Gran Commendatore Potentissimo e Venerabile Renzo Canova, della menzionata Obbedienza, fece a Genova in data 2 agosto 2010.
Nel corso di questa visita, il Venerabile Canova incontrò dunque i Mamone e alcuni fratelli della loggia, per discutere sulla organizzazione e le iniziative future della stessa.
Il risultato di questo incontro sarà la definitiva chiusura della loggia genovese Alberto Fortis.
Un tassello ulteriore che va ad aggiungersi quale contributo per una vita lavorativa e sociale all’insegna dell’onestà , una conquista dell’informazione a tutto svantaggio dell’omertà di varia natura che permea moltissimi ambiti della nostra società .
Amedeo Rodrigo
(da “Babiloniaswingonline“)
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
NE SARANNO ASSEGNATI 12 A TESTA A PD E PDL E 6 AL TERZO POLO… TUTTE PERSONALITA’ ESTERNE E CON PROFILI TECNICI, 33 IN TOTALE
Molti contatti telefonici in queste ore tra Alfano, Bersani, Casini, Fini e Rutelli, ma non vogliono farsi vedere insieme, come se fossero veri alleati politici.
Per la verità lo hanno già fatto durante la formazione del governo, ma farlo adesso per dividersi sottosegretari e viceministri avrebbe un altro sapore.
Nel Pd spiegano che con tutti i guai che ha l’Europa, e con essa l’Italia, l’ultima cosa da fare è un vertice tra leader di partito che sostengono il governo Monti.
Anche perchè, come spiega Bersani, non c’è una maggioranza di larghe intese, «nè tantomeno ci può essere un vertice».
Mettersi poi a parlare di questi argomenti avrebbe il sapore dell’inciucio, della spartizione. Con l’aria che tira, con la Lega e l’Idv pronti a puntare i fucili, meglio evitare.
«Bisogna essere cauti – dice Italo Bocchino, vicepresidente del Fli – perchè questo è un momento molto delicato. Il presidente del Consiglio ha una missione delicata in Europa. Quanto al completamento della squadra di governo, avrà contatti diretti con i singoli segretari. Non è escluso tra l’altro che le nomine possano slittare alla prossima settimana».
Quindi incontri bilaterali, forse tra oggi e domani, legati soprattutto all’impellenza di stringere i tempi sull’approvazione delle misure economiche: entro Natale, come ha chiesto Monti ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani.
Ma fare presto significa completare l’esecutivo, innanzitutto mettere in campo la squadra di Giarda, il ministro per i Rapporti con il Parlamento che dovrà gestire l’iter dei provvedimenti anti-crisi.
Pure Angelino Alfano nega che ci possa essere un incontro collegiale con Bersani e Casini. «Il pallino ce l’ha in mano Monti. Non c’è alcuna pressione da parte dei partiti».
La verità è che i partiti hanno già fatto avere la loro rosa dei nomi a Palazzo Chigi: in questa sede verranno fatte le scelte su personalità a prevalenza caratura tecnica.
Ci saranno ex parlamentari ed ex sottosegretari come Giampaolo D’Andrea del Pd che ha già lavorato con Giarda nei precedenti governi di centrosinistra.
Rappresentanti di area che dovranno interagire con le forze politiche visto che non si vuole dare l’impressione che sia una maggioranza di larghe intese.
Non è escluso anche l’ingresso di qualche politico, stando almeno alle affermazioni del ministro della Sanità Balduzzi: «Come orientamento abbiamo l’apertura da parte del presidente del consiglio a ricevere indicazioni sul tipo di collaboratori di cui abbiamo bisogno. Essendo i ministri senza esperienza parlamentare, abbiamo bisogno di qualche altro tipo di esperienza e certamente uno dei criteri potrebbe essere quello politico».
C’è un velo di ipocrisia che avvolge questa maggioranza che vorrebbe lavorare per compartimenti stagni.
Una facciata per non irritare i loro elettori che non vogliono mescolare le carte.
Cosa che invece vorrebbe Casini, il quale si augura che alle prossime elezioni «nasca una grande coalizione sul modello della Germania», con Alfano e Bersani insieme nello stesso governo.
Dietro la facciata però i contatti telefonici sono frequenti e non è escluso nemmeno che ci sarà un incontro supersegreto.
Il meccanismo che si vuole mettere in piedi è farraginoso.
Monti avrà un’interlocuzione diretta con i capigruppo sui singoli provvedimenti. Mentre i ministri si rapporteranno con i referenti dei partiti competenti nelle commissioni.
Ora si tratta di chiudere la partita dei vice-ministri e dei sottosegretari.
Il dossier è in mano a Monti che vuole ridurre il numero a 33 in tutto.
Al Pd e al Pdl ne andrebbero 12, al Terzo Polo 6.
Tre viceministri potrebbero essere indicati direttamente dal presidente del Consiglio.
I partiti ritengono che siano pochi perchè il lavoro da fare nelle commissioni e nei ministeri è pesante e complesso.
Amedeo La Mattina
(da “La Repubblica”)
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
ITER PARLAMENTARI “AGEVOLI, CONDIVISI E VELOCI”…RIDOTTA UNA PARTE DI TASSE DA PAGARE ENTRO IL MESE: CIRCA EURO RESTERANNO IN MEDIA OGNI FAMIGLIA PER LE SPESE NATALIZIE
Entrerà in vigore a giorni il decreto approvato lunedì dal Consiglio dei ministri in cui si stabilisce che
entro novembre dovrà essere pagato solo l’82% – anzichè il 99% – dell’acconto Irpef per il 2011, mentre la differenza sarà versata a giugno.
Alla vigilia del periodo natalizio, resteranno dunque temporaneamente nelle tasche di oltre 7 milioni di oltre 3 miliardi di euro, circa 400 a testa, che potrebbero dare impulso alla spesa in consumi.
Il governo però accelera anche per le altre misure anti-crisi.
Il premier Mario Monti ieri ha incontrato i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, per concordare un iter parlamentare “più agevole, condiviso e veloce” per i provvedimenti in materia economica a contrasto della crisi; tra questi, a quanto si è appreso, è inclusa la riforma costituzionale relativa all’introduzione nella Costituzione del principio del pareggio di bilancio.
In serata, poi, il premier è salito al Quirinale per parlare con il presidente Giorgio Napolitano dei provvedimenti anticrisi e degli incontri che Monti avrà oggi a Strasburgo con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
Considerato che da qui a Natale ci sono poco più di tre settimane di lavoro effettivo, si sarebbe convenuto sul fatto che le principali questioni vengano affrontate e approvate entro quella data.
E’ possibile perciò che alcune misure possano essere già discusse dal consiglio dei ministri di venerdì, anche se fonti di governo escludono che possa già parlarsi entro la fine di questa settimana del pacchetto ‘emergenza’ con le misure su Iva e Ici.
Sembrerebbe invece confermato che le riforme che riguardano il mercato del lavoro e la previdenza saranno rinviate a gennaio.
Nel merito, allo studio dell’esecutivo ci sarebbero i dettagli sui punti indicati pubblicamente da Monti: ritocco dell’Iva (del 10% e del 21%), revisione delle rendite catastali e dell’imposizione fiscale sugli immobili, reintroduzione dell’Ici sulla prima casa che tenga conto dello ‘stato’ dei contribuenti cui sarà applicata.
Si lavorerebbe infine a una misura sul tetto all’uso del contante, ma la soglia dovrebbe essere innalzata rispetto ai 300-500 euro ipotizzati in un primo momento.
Taglio all’acconto Irpef.
Tornando alla decisione in materia fiscale, il decreto varato prevede una riduzione di 17 punti, dal 99% all’82%, dell’acconto Irpef dovuto per il 2011; le somme “risparmiate” adesso andranno in pagamento con il saldo a giugno 2012.
Ai contribuenti che hanno già effettuato il pagamento dell’acconto nella misura del 99% spetta un credito d’imposta pari alla differenza pagata in eccesso da utilizzare in compensazione con il modello F24.
Secondo il Tesoro, il taglio vale 3.050 milioni, oltre 3 miliardi, di euro e consentirà una “temporanea maggiore disponibilità ” di risorse da parte dei contribuenti e dunque potrà aiutare i consumi alla vigilia delle feste di fine anno, magari compensando l’eventuale aumento dell’Iva dal 21 al 23%.
Oltre 7 milioni i contribuenti interessati. Secondo una stima della Cgia di Mestre, saranno poco più di 7,2 milioni i contribuenti interessati dalla riduzione dell’acconto Irpef. Soprattutto imprenditori, lavoratori autonomi, quanti hanno un reddito da partecipazione in una società , chi percepisce un affitto, oppure lavoratori dipendenti o pensionati che percepiscono altri redditi (ad esempio una collaborazione occasionale).
Plaudono Rete Imprese Italia (che associa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sottolineando come si tratti di “una decisione molto importante che, oltre a consentire maggiore disponibilità finanziaria ai contribuenti Irpef in un momento di estrema difficoltà , permette alle numerose imprese personali, la cui situazione economica è peggiorata nel corso del 2011, di non anticipare tributi che potrebbero risultare non dovuti”.
La Coldiretti sottolinea invece come iI risparmio sull’acconto Irpef di novembre servirà a riempire la tavola degli italiani nel periodo natalizio.
E’ infatti di poco inferiore ai 3 miliardi la spesa stimata dall’associazione tra pranzi, cenoni di Natale, Vigilia e Santo Stefano.
Gli italiani – conclude Coldiretti – non intendono rinunciare all’appuntamento con la tavola più tradizionale dell’anno, quella del Natale, che oltre il 90% trascorre in famiglia.
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
RIMBORSI, BENEFIT E SCONTI COL FISCO, IL BENGODI DEI PARTITI… E C’E’ PURE CHI RUBA
E=mc al quadrato. Per una formuletta di tre lettere Einstein ha guadagnato il Nobel.
Chissà che premio conquisterebbe uno scienziato capace di calcolare i rimborsi elettorali dei partiti italiani. Alla faccia della trasparenza.
Ma quanto paghiamo ogni anno ai partiti?
Nel 2011 circa 180 milioni (172 milioni per Camera, Senato, Europee e regionali cui vanno aggiunti amministrazioni a statuto speciale e referendum). Contando le voci accessorie si tocca quota 217,5 milioni (senza contare esenzioni fiscali e sanatorie che vedremo).
Un calcolo improbo.
Primo, i finanziamenti sono divisi in cinque fondi, uno per ogni elezione (Camera, Senato, Europee, Regionali e referendum).
Secondo, la somma va divisa per anni e per consultazioni elettorali.
Per dire, nel 2010 i partiti hanno preso i rimborsi per le politiche del 2006.
Ma nel frattempo si erano svolte anche quelle del 2008. Gli uffici della Camera spiegano: “In alcuni anni i rimborsi si sommano”.
E la riduzione promessa del 30%?
Quasi nulla: nel 2008 i rimborsi, sommando Camera e Senato (+10% rispetto al 2011), Europee (+2%) e regionali (-15%) arrivano a 177 milioni.
I tagli sarebbero del 3%.
Ma in quell’anno si sovrapposero i rimborsi di due elezioni politiche, aggiungendo altri 37 milioni, per un totale di oltre 250.
La politica è vorace.
Qualche maligno, vedendo quanto entra nelle casse dei partiti dalle mazzette, sostiene che potrebbe bastare (ogni anno la corruzione ci costa 60 miliardi, quanto gli interessi sul debito).
Ma oltre ai finanziamenti illeciti ci sono quelli legali.
Qui forse i partiti contano sulla memoria corta degli italiani che nel referendum del 1993 avevano votato con il 90,3% contro il finanziamento pubblico.
Ma è bastato cambiare il nome e i soldi sono rimasti. Anzi, sono aumentati a dismisura.
Oggi si chiamano “rimborsi elettorali”.
I risultati sono paradossali, anche senza contare casi come quello ricordato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella del partito che alle Europee del 2004 spese 16.435 euro e ne ricavò un rimborso di 3 milioni.
Dal 1998 al 2008 i “rimborsi” ai partiti sono aumentati del 1110%.
Dal 1976 al 2006 gli italiani hanno sborsato ai partiti oltre 3 miliardi.
Meglio non fare confronti: ogni francese paga 1,25 euro l’anno, gli spagnoli arrivano a 2,58, mentre noi italiani sfioriamo quota 3,62 (contando i contributi ai giornali).
Per carità di patria bisognerebbe tacere degli Stati Uniti, dove i cittadini pagano mezzo euro e una volta ogni 4 anni (per le Presidenziali).
Non basta: in sedici anni lo Stato ha pagato 600 milioni di euro (37 milioni l’anno) per i cosiddetti giornali organi di partito . Decine di testate, alcune storiche come l’Unità , altre figlie di partiti nemici di Roma Ladrona, come la Padania o il Foglio della famiglia Berlusconi e di Denis Verdini (leggi l’articolo).
Ma si ricorda anche dei contributi al Campanile nuovo dell’Udeur di Clemente Mastella. Giornali con una buona diffusione, ma anche testate mai viste in edicola. Fin qui le voci (faticosamente) quantificabili.
Ci sono state altre entrate sparse in mille leggi e leggine.
Prima c’era stata la storia del 4 per mille infilato nella dichiarazione dei redditi. Ma è stata eliminata. Anche perchè aveva portato una miseria.
Poi ecco una norma mimetizzata nel testo unico sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche: prevede un’esenzione fiscale del 19% sulle donazioni. In pratica su 100 euro di donazione 19 li mette lo Stato.
Con esiti sconcertanti, come ricordato da Rizzo e Stella: “Le aziende di Francesco Gaetano Caltagirone e della sua cerchia familiare hanno donato tra il 2008 e il 2010 all’Udc di Pier Ferdinando Casini, marito di Azzurra Caltagirone, 2 milioni e 700.000 euro in 27 assegni da 100.000 euro”.
Perchè tante complicazioni?
“Le donazioni ai partiti, fino a un tetto di 103.000 euro, hanno appunto uno sconto fiscale del 19 per cento. Avessero fatto un assegno unico, con quel tetto, le aziende Caltagirone avrebbero potuto risparmiare 19.000 euro. Facendone 27 ne hanno risparmiati 19.000 per ciascuno.
Risultato finale: uno sconto di 513.000”.
Niente di illegale, la colpa non è di Caltagirone.
Ma se invece che al partito del genero avesse regalato la somma, per dire, a un’associazione per bambini malati avrebbe avuto sgravi fiscali 51 volte inferiori.
Così ai 220 milioni di euro ne vanno aggiunti altri.
Impossibile dire quanti. Dovrebbero bastare. E invece no, perchè poi a questo bisogna aggiungere stipendi e benefit di tanti esponenti di partito che sono parlamentari o consiglieri regionali.
Un elenco che per gli inquilini di Montecitorio è lungo come un rosario: l’indennità mensile, dopo le ultime riduzioni, è pari a 5.246,97 euro netti (5.007,36 per chi svolge altri lavori).
La diaria, riconosciuta a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma è di 3.503,11 euro. Il rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori vale 3.690 euro.
Per i trasporti ogni deputato usufruisce di tessere per la libera circolazione (in Italia) autostradale, ferroviaria, marittima e aerea.
Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso trimestrale (da 3.323,70 a 3.995,10 euro).
Il Parlamento non fornisce cellulari, ma ogni deputato dispone di 3.098,74 euro l’anno per le spese telefoniche.
Ecco poi l’assegno di fine mandato e il vitalizio che a ogni legislatura si promette di eliminare.
Infine parrucchieri (uno ogni 52 parlamentari), bar e ristoranti che costano come il dopolavoro ferroviario.
Per non dire delle auto blu. Infine le sanatorie per l’affissione abusiva di manifesti elettorali. Un classico.
Così un writer che scarabocchia un muro di Roma si becca 500 euro di multa. Mentre un partito che imbratta mezza Italia si vota la sanatoria che liquida le multe con mille euro.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
L’EMARGINAZIONE CREA RANCORE E ODIO, L’INTEGRAZIONE COESIONE E IDENTITA’ COLLETTIVA, EVITA MALESSERI SOCIALI E CONFLITTI… IL 4% DELLE ENTRATE DELL’INPS PROVENGONO DA IMMIGRATI CHE CONTRIBUISCONO CON IL 12,1% ALLA RICCHEZZA DEL PAESE
Nel momento in cui molti sono in tensione, aspettando di vedere se e quanto le prossime manovre
toccheranno stipendi, case o pensioni, il Presidente Napolitano ci stimola ad alzare lo sguardo.
Ci invita, finalmente, a pensare anche agli «altri».
Alle minoranze religiose, culturali, e, in particolare, a tutti quei bambini nati in Italia da stranieri che l’Italia si ostina a non voler considerare suoi cittadini.
E così facendo Napolitano ci fa riflettere su cosa significa essere comunità inclusiva, che accoglie, che cresce senza discriminazioni e senza chiusure.
Una riflessione importante non solo per il suo lato profondamente umano e valoriale, ma anche per il suo aspetto sociale ed economico.
Da sempre chiusura e protezionismo, tanto nelle società quanto in economia, portano isolamento e regressione.
L’apertura non solo porta al proprio interno nuove energie, nuove idee e più dinamismo, ma proietta all’esterno l’immagine di una comunità forte, attrattiva, che non teme il confronto e le influenze esterne, ma che le integra e si alimenta di esse.
E’ stata questa, per esempio, la grandissima forza degli Stati Uniti nei due secoli passati.
Un Paese che ha accolto milioni di immigrati, spesso senza che nemmeno conoscessero la lingua inglese.
E questo contributo ha reso gli Stati Uniti non solo un’economia più forte, ma un riferimento per milioni di persone nel resto del mondo. E oggi, anche se molti dei vecchi immigrati parlano ancora i loro dialetti di origine, l’inglese è diventato la lingua passepartout di tutto il mondo.
Una sorta di divertente contrappasso, non avvenuto per caso.
Ma per capire il valore che gli immigrati possono portare in una società non c’è bisogno di guardare alla storia e al passato degli Stati Uniti: basta aprire gli occhi e saper vedere l’Italia di oggi.
Gli immigrati rappresentano ormai una componente fondamentale della nostra economia e della nostra società , molti settori crollerebbero senza di loro.
Come ci dicono i dati dell’Istituto Tagliacarne, che assieme a Unioncamere monitora il contributo degli stranieri alla nostra economia, ci sono settori, come quello delle costruzioni, in cui addirittura un quarto del valore aggiunto prodotto è dovuto agli stranieri.
Sempre secondo le stime del Tagliacarne, il contributo complessivo degli stranieri al valore aggiunto prodotto in Italia è stato, nel 2009, di oltre 165 miliardi di euro, il 12,1% del totale.
Non solo, ma attraverso il loro lavoro gli immigrati contribuiscono anche ai nostri servizi e alle nostre pensioni.
Pochi sanno che i contributi versati dagli immigrati all’Inps ammontano a sette miliardi e mezzo di euro, ovvero il 4% di tutte le entrate dell’Inps, una cifra altissima soprattutto se si considera che sono pochissimi gli immigrati che, invece, beneficiano di pensione dallo Stato italiano.
E sono pochi non solo perchè molti devono ancora maturarla, ma perchè sono tanti quelli che dopo alcuni anni tornano poi nel loro Paese di origine lasciandoci in dote i loro contributi. Questo significa, come ben documenta l’ultimo libro di Walter Passerini e Ignazio Marino («Senza Pensioni», Chiarelettere), che gli immigrati stanno supportando in modo sostanzioso anche il nostro sistema di welfare sociale oltre che economico.
E possiamo immaginare quanto maggiore potrebbe essere tale contributo se riuscissimo finalmente ad affrontare questo tema con meno foga ideologica e meno paure, aiutando molti stranieri ad integrarsi, cominciando dal rendere i loro figli, che di fatto sono italiani, cittadini a tutti gli effetti.
Le conseguenze di un’apertura di questo genere sarebbero molto importanti, e non solo in termini economici.
Pensiamo a cosa possa significare per una famiglia, e soprattutto per dei bambini e dei giovani, sentirsi parte integrante della società in cui vivono e lavorano, sentirsi portatori degli stessi diritti e doveri di chi gli sta intorno.
L’emarginazione genera rancore, odio, rende inevitabilmente arrabbiati contro chi ti esclude. L’integrazione, quella piena e sincera, dà e genera fiducia, coesione, identità collettiva.
E questo aiuta a prevenire malesseri sociali, conflitti, criminalità .
E aiuta a fare fronte comune contro i problemi e le crisi, in nome di un Paese che non è soltanto di quelli che in qualche modo se lo sentono nel sangue, ma di tutti quelli che lo hanno scelto con passione, determinazione e amore.
Irene Tinagli
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
IN TUTTI I PAESI EUROPEI LA NORMATIVA IN VIGORE PERMETTE AI FIGLI DI IMMIGRATI NATI IN ITALIA DI ACQUISIRE LA CITTADINANZA IN TEMPI PIU’ RAPIDI CHE NEL NOSTRO PAESE
Jus soli e ius sanguinis. La maggior parte degli Stati europei adotta lo «ius sanguinis», il diritto di sangue, imperniato sull’elemento della discendenza o della filiazione, seppur con norme spesso più morbide di quelle vigenti in Italia.
Francia
È un’eccezione, lo «ius soli» (il diritto di nascita) vigeva dal 1515 come negli Usa, ma progressivamente, da Chirac in poi, si è attenuato.
Ora la legge prevede che per un bambino nato in Francia da entrambi genitori immigrati questi possano chiedere la cittadinanza per il figlio entro il 13 anno di età .
A sedici anni la può chiedere il ragazzo stesso.
Ma per i maggiorenni nati e vissuti per 18 anni su suolo francese c’è l’obbligo di prendere la cittadinanza francese.
Germania
Vige lo ius sanguinis, ma esistono facilitazioni per chi nasce sul suolo nazionale da immigrati residenti: è sufficiente che uno dei due genitori viva legalmente in territorio tedesco ed abbia vissuto lì per almeno 8 anni e sia in possesso di regolare autorizzazione al soggiorno o di permesso di soggiorno illimitato da almeno tre anni, per concedere al figlio il diritto alla cittadinanza al momento della nascita.
Irlanda
I nati nel Paese da genitori immigrati possono ottenere la cittadinanza se uno dei genitori ha un permesso di residenza permanente o ha risieduto regolarmente nel Paese per almeno tre anni prima della nascita del figlio.
Belgio
La cittadinanza è automatica a 18 anni se si è nati nel Paese o entro i 12 se i genitori vi hanno risieduto per 10 anni.
Spagna
Ottiene la cittadinanza chi è nato nel Paese se dimostra di avervi risieduto almeno un anno dal momento della nascita.
Portogallo
È prevista la naturalizzazione alla nascita se uno dei genitori immigrati ha risieduto nel Paese 10 anni o 6 se proveniente da un Paese di lingua portoghese.
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Novembre 24th, 2011 Riccardo Fucile
MENTRE ERA ALLA SANITA’, LA SUA TECNODIM HA FATTO AFFARI D’ORO CON DON VERZE’….IL FATTURATO E’ PASSATO DA 467.000 EURO A 700.000 CON LA TOMOTERAPIA, POCO DIFFUSA IN ITALIA
Nel mondo accademico e scientifico l’ex ministro della salute Ferruccio Fazio è conosciuto come il
pioniere della tomoterapia.
Ovvero una forma di radioterapia che, secondo gli esperti, consente di curare con maggior efficacia alcune forme di tumore.
Per Fazio però la tomoterapia è diventata un’occasione di business personale. E a fargli da spalla, secondo quanto emerge dalle indagini sul dissesto del San Raffaele, c’era don Luigi Verzè, il prete manager (amico di lunga data di Fazio), finito anche lui sotto inchiesta per il buco da 1,5 miliardi euro nei conti del gruppo ospedaliero milanese.
Tutto ruota intorno alla società Tecnodim, un acronimo che sta per “tecnologie diagnostiche in medicina”.
Ebbene, negli anni, a partire dal 2008, in cui Fazio è stato al governo con Silvio Berlusconi, la sua Tecnodim ha fatto affari d’oro con il San Raffaele.
L’azienda fondata dall’ex ministro, che ha sede a Bologna presso il commercialista di fiducia di Fazio, si occupa in particolare della manutenzione delle sofisticate apparecchiature utilizzate per la tomoterapia. Tra il 2008 e il 2010 la Tecnodim ha visto crescere alla grande il suo fatturato. Dai 467 mila euro del 2008 si è arrivati al milione e settecentomila euro dell’esercizio scorso. Un gran balzo, soprattutto se si considera che nel 2006 e nel 2007, quando al governo c’era Romano Prodi, il giro d’affari non ha superato i 60 mila euro.
La crescita è anche spiegabile con la diffusione della tomoterapia in Italia.
Nel 2006 il San Raffaele era l’unico ospedale a offrire questo tipo di cura sperimentata negli Stati Uniti.
Ma con Fazio al ministero la nuova tecnologia ha trovato molti estimatori tra i primari da un capo all’altro della Penisola.
E così adesso sono una quindicina i centri specializzati in cui è disponibile questa terapia.
Come dire che per la Tecnodim le occasioni di affari, almeno in teoria, si sono moltiplicate. Fazio però respinge ogni sospetto di conflitto d’interessi. “Quando sono diventato ministro ho affidato l’azienda a mio figlio”, ha dichiarato l’ex ministro.
Che aggiunge: “Tutti i rapporti d’affari di Tecnodim con le strutture ospedaliere si sono svolti in assoluta trasparenza”.
Fazio rivendica per sè come un grande merito lo sviluppo e l’introduzione in Italia della tomoterapia, che, sostiene, “ha portato enormi benefici ai malati di tumore”.
Sui benefici della nuova cura il dibattito è in realtà ancora aperto in ambito scientifico.
Un fatto è certo però: lo sviluppo della tomoterapia ha portato nuovi affari alla Tecnodim, che ha mantenuto stretti rapporti soprattutto con il San Raffaele.
Del resto Fazio non è esattamente uno sconosciuto nei corridoi dell’ospedale di don Verzè. Prima di approdare al governo, il fondatore della Tecnodim è stato a lungo il primario di medicina nucleare e radioterapia al San Raffaele.
Negli anni scorsi, alcuni tecnici specializzati sono passati dal reparto di medicina nucleare dell’ospedale milanese all’azienda di famiglia di Fazio, dove hanno proseguito il loro lavoro con una casacca diversa.
Per dirla con un termine (tristemente) in voga di questi tempi, il San Raffaele avrebbe fatto un outsorcing a favore dell’azienda del ministro.
C’è di più: tra le carte dell’ospedale spunta una fattura di 240 mila euro, che risale al 2010, per servizi, recita il documento, di “project manager per l’attività di ristrutturazione dei nuovi laboratori di medicina nucleare”.
Va segnalato un altro fatto: le attività di manutenzione di apparecchiature radiologiche venivano pagate dal San Raffaele a multinazionali del calibro di Ge medical Systems (gruppo General Electric) anche se materialmente i lavori erano svolti da tecnici Tecnodim.
L’azienda di Fazio nasce nel 1999 e sin da principio praticamente tutti gli azionisti sono targati San Raffaele, nel senso che lavorano o hanno lavorato nella struttura sanitaria alle porte di Milano. Tra loro Luigi Gianolli, attuale primario di medicina nucleare.
E poi Adelmo Grimaldi, destinato a seguire Fazio come capo della segreteria del ministro. Una piccola quota viene acquistata anche da Mario Cal, il braccio destro di don Verzè morto suicida nel luglio scorso, quando le indagini della procura stavano per entrare nel vivo.
Appena Fazio diventa ministro le sue azioni, oltre il 70 per cento del capitale, vengono prima girate al figlio Alessandro e poi intestate a una finanziaria del suo commercialista, Luigi Recchioni.
Ma adesso che l’ex primario ha lasciato la poltrona di ministro tutto potrebbe tornare come prima.
Compresi, forse, gli affari con il San Raffaele.
Vittorio Malagutti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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