Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
“DENUNCERO’ CHI HA USATO I SOLDI DELLA LEGA A MIA INSAPUTA PER SISTEMARE LA MIA CASA”… “VOGLIONO COLPIRE LA LEGA E QUINDI COLPISCONO ME”…”HO CHIESTO IO A BELSITO DI DIMETTERSI”
“Sono stato io a chiedere a Belsito si dimettersi, per fare chiarezza. E lui si è
dimesso».
Umberto Bossi a tarda sera lascia la sede federale della Lega Nord, dove si trovava dalle 12, dopo le perquisizioni della mattinata, ordinate nell’ambito dell’inchiesta in cui è indagato l’ormai ex tesoriere Francesco Belsito, per appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato per la gestione dei rimborsi elettorali del movimento.
Il leader della Lega Nord ha lasciato la sede di via Bellerio dal cancello posteriore, a bordo della sua auto, senza fare dichiarazioni ai giornalisti.
Ma risponde al telefono all’Ansa: «Vogliono colpire la Lega e quindi colpiscono me, mi sembra che sia iniziata la prossima campagna elettorale».
«Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa. Io non so nulla di questa cose – ha aggiunto il leader leghista – e d’altra parte avendo pochi soldi non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni di casa mia».
Questo perchè ci sarebbe anche la ristrutturazione della casa di Umberto Bossi a Gemonio tra i capitoli di spesa sostenuti da Francesco Belsito con le somme ricevute per i rimborsi elettorali del partito.
È quanto avrebbero certificato i carabinieri del Noe nella relazione alla base delle indagini condotte dalla procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, nei confronti tra gli altri del tesoriere del Carroccio.
Umberto Bossi ha chiuso la sua giornata più amara della Lega Nord culminata con le dimissioni del controverso tesoriere.
Bossi è arrivato nel quartier generale del partito un’ora e mezza dopo la fine della perquisizione.
Il segretario federale del Carroccio è rimasto chiuso nel «fortino» di via Bellerio per dieci ore. Con lui, il coordinatore delle segreterie nazionali, Roberto Calderoli, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, il vice presidente della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, e l’ex ministro Roberto Castelli, che fa parte del comitato amministrativo, di recente nominato per il controllo dei conti.
Chi ha parlato con lui nel primo pomeriggio ha descritto il leader leghista come un uomo «amareggiato dall’attacco personale e alla famiglia».
Mollo tutto e mi dimetto, avrebbe detto ai suoi i Senatùr, mentre arrivavano le notizie che i soldi del partito sarebbero stati utilizzati per coprire le spese della sua famiglia.
Le accuse più dure da digerire: l’uso dei fondi per la campagna elettorale che ha portato il figlio Renzo in Consiglio regionale lombardo e per la ristrutturazione della villa di famiglia, a Gemonio.
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
BENEFICIARI I FIGLI DEL SENATUR E LA VICEPRESIDENTE DEL SENATO ROSI MAURO… UTILIZZATI I FONDI DEL PARTITO ANCHE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DI RENZO BOSSI E PER LA VILLA A GEMONIO
Secondo la Procura di Milano i conti della Lega sono falsi e il tesoriere Francesco Belsito ha distratto soldi pubblici per sostenere “i costi della famiglia” Bossi.
Proprio di questo si parla in alcune conversazioni telefoniche intercettate dal Noe.
Nel decreto di perquisizione, eseguito dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano, si legge che questi “costi” sono “esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati”.
Di più: secondo un rapporto dei carabinieri con i soldi dei rimborsi elettorali sarebbero stati pagati viaggi, alberghi, cene dei figli di Umberto Bossi e della vicepresidente del Senato — bossiana di ferro – Rosy Mauro.
Parte dei fondi sottratti al partito inoltre sarebbero serviti, sempre secondo il Noe, anche per finanziare la campagna elettorale per le regionali del 2010 di Renzo Bossi e per alcuni lavori di ristrutturazione della villa di Bossi a Gemonio (in provincia di Varese).
Per i pm Robledo, Filippini e Pellicano, che hanno acquisito un rapporto della Gdf e uno del Noe (Nucleo operativo dei Carabinieri) di Napoli, il bilancio della Lega “è inveritiero, non dà conto della reale natura delle uscite, non dà conto della gestione in ‘nero’”.
Pertanto i magistrati oltre ai reati di appropriazione indebita, contestano a Belsito anche il reato di truffa ai danni dello Stato.
E i magistrati ricordano che alla Lega ogni anno vengono accreditate somme “significative” da Camera e Senato come rimborso per le spese elettorali. Nell’agosto del 2011 la Lega ha avuto “18 milioni di euro”.
Una somma che ha avuto come presupposto “la validazione del rendiconto del 2010 sul quale vi è prova della falsità ”.
Secondo l’accusa ci sono elementi “inequivocabili” che la gestione della tesoreria della Lega è “opaca” fin dal dal 2004. Il reato di appropriazione indebita aggravata è contestato oltre che a Belsito a Stefano Bonet e Paolo Scala “con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord”.
Belsito è accusato anche di truffa aggravata ai danni dello Stato “con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali e somme percepite dall’erario per la distribuzione del 4/1000 sulle imposte dirette”.
Infine la procura di Milano contesta a Belsito e Bonet il reato di truffa ai danni dello Stato per il contributo dello Stato sotto forma di credito di imposta a favore della società Siram di Milano.
Il 3 febbraio, il 5 e l’8 marzo 2012 i magistrati ricevono dalla Gdf delle relazioni su operazioni sospette.
La prima:il prelievo di 95 mila euro da parte di Belsito, nel dicembre 2010, per “alimentare la cassa del partito”.
Così il tesoriere leghista avrebbe detto alla Banca che ha fatto la segnalazione.
Seconda e terza operazione: si riferiscono agli investimenti della Lega in Tanzania e a Cipro per 6 milioni di euro.
L’investimento in Tanzania era stato effettuato da Bonet “soggetto già segnalato per una possibile truffa ai danni dello Stato”.
E proprio sugli investimenti sospetti in Tanzania e Cipro con fondi della Lega la procura di Milano aveva ricevuto anche un esposto di un militante del Carroccio.
Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono intercettazioni della procura di Reggio Calabria che coinvolgono Belsito e alcuni indagati in un procedimento per riciclaggio e associazione a delinquere.
Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
NEL CERCHIO MAGICO PENSANO CHE SIANO STATI I MARONIANI I MANDANTI DELL’OPERAZIONE CONTRO BELSITO… L’INCONTRO SEGRETO TRA MARONI E LA MOGLIE DI BOSSI
Le dimissioni, oggi invocate da tutte le anime del partito, arrivano in serata.
Francesco Belsito non è più tesoriere della Lega Nord.
Ma il gesto da solo non basta. Non basta, di fronte alle inchieste e alle perquisizioni che scandiscono la giornata nera del Carroccio.
Anche perchè nelle carte spunta, non indagato, il nome di Umberto Bossi e della sua famiglia.
E se Roberto Maroni invoca «pulizia», nel partito si respira aria da resa dei conti.
Le perquisizioni in via Bellerio iniziano all’alba.
Belsito trascina la Lega, da sempre orgogliosa della propria lontananza dalle aule giudiziarie, nel gorgo di indagini su accuse che vanno da truffa ad appropriazione indebita e riciclaggio.
Certo, le avvisaglie c’erano state, a partire dalle notizie sui fondi investiti da Belsito in Tanzania.
Maroni aveva subito chiesto la cacciata del tesoriere. Ma nulla.
E così oggi di buon mattino l’ex ministro dell’Interno parte lancia in resta: «La Lega è parte lesa» e bisogna «cogliere l’occasione per fare pulizia», tuona, nel chiedere «un passo indietro» di Belsito.
E se la prende con chi «doveva decidere» di cacciarlo subito.
Maroni non lo cita, ma sul banco degli imputati c’è Bossi (e chi gli è più vicino).
Belsito è un uomo di fiducia del `capo’, sussurra qualche maroniano.
Ma anche loro si mostrano preoccupati quando emerge che nel decreto di perquisizione si parla di «esborsi effettuati per esigenze personali di familiari» del Senatur.
Certi volti cerei dicono molto.
Intanto la richiesta di dimissioni di Belsito si leva dalle diverse aree del partito. Anche da chi, dalle fila del cerchio magico assicura che il `capo’ non c’entra niente. «Mi sembra raccappricciante ciò che avviene: questa è un’agonia», dice Luca Zaia. «Se qualcuno ha colpe deve pagare».
E quando il passo indietro arriva, Maroni chiede di «andare fino in fondo» nel fare pulizia, nominando un nuovo amministratore.
Per la Lega si apre ora una partita cruciale sul piano politico.
Che potrebbe arrivare, questa volta sì, a mettere in discussione la leadership di Bossi.
Ed è questo l’obiettivo di Maroni, secondo gli esponenti del `cerchio magico’, che sospettano sia stato qualche maroniano a fornire l’imbeccata ai giornalisti e ai magistrati per le inchieste su Belsito.
È un’accusa pesante.
E non la sola. La tempistica delle perquisizioni viene fatta notare da più di un bossiano: «Cercare di colpire il capo della Lega nel giorno della presentazione delle liste crea qualche perplessità », dice Paola Goisis.
E qualche cerchista si spinge fino a notare che si era già pronti a imputare il previsto calo della Lega alle amministrative alla decisione, presa su pressione dei `maroniani’, di correre da soli, senza il Pdl.
E invece adesso la `colpa’ verrà fatta ricadere sulla vicenda Belsito (lo stesso Maroni parla di «possibili ripercussioni»).
Bossi non parla, ma resta tutto il giorno a via Bellerio.
Dove Maroni, contrariamente a quanto annunciato, neanche si presenta. Pressioni fortissime per immediate dimissioni vengono fatte su Belsito, anche perchè l’ex ministro sembra già pronto a pretenderle in un consiglio federale che si trasformerebbe in una conta in suo favore.
Ma adesso che le dimissioni ci sono state, la conta potrebbe essere solo rimandata, se è vero quanto raccontano fonti interne: un incontro ci sarebbe stato la scorsa settimana tra Maroni e Manuela Marrone, moglie di Bossi.
Un faccia a faccia nel quale la signora avrebbe ottenuto rassicurazioni sul futuro politico del figlio Renzo.
E mentre anche il presidente del Senato Renato Schifani torna a invocare una legge sui finanziamenti ai partiti, un forte attestato di solidarietà a Bossi arriva dal Pdl.
(da “Il Secolo XIX”)
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
LE OTTO ORE DEL TESORIERE LEGHISTA, TRASCORSE TRA GENOVA E MILANO….LASCIATE LE SUE DUE PORSCHE IN GARAGE A GENOVA, LA SERA L’EPILOGO IN VIA BELLERIO
«Non abbiamo nulla da nascondere. Queste accuse dovranno essere provate. Per adesso non possiamo dire altro».
Erano le 12 in punto quando Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord, è uscito dalla sua abitazione nel centro di Genova e, davanti ai microfoni, ha respinto ogni addebito.
Quattro ore prima al campanello di via Fiasella 16 avevano suonato gli agenti della guardia di finanza con in mano un mandato di perquisizione.
Otto ore dopo si è dimesso dall’incarico di tesoriere del Carroccio.
Barba incolta, abbigliamento casual, borsa a tracolla, una cartella verde sotto braccio, Belsito sotto casa ha parlato al plurale, mettendo sullo stesso piano la posizione sua e del partito.
«Mi è stato consegnato un avviso di garanzia – ha esordito – in cui si dice che il movimento della Lega Nord è indagato per finanziamento illecito».
L’ordine di perquisizione è stato emesso dalle procure di Milano e Napoli (ma è indagato anche dalla procura di Reggio Calabria ).
Ad attenderlo c’era un’auto delle fiamme gialle, parcheggiata proprio davanti al portone in una delle zone più prestigiose del capoluogo ligure.
Di fronte ai cronisti Belsito non è riuscito a celare il nervosismo.
«I fondi – ha spiegato – sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord perchè dopo la bagarre strumentale che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire».
Preso fiato, ha ripetuto che «i fondi ormai da due mesi sono sui conti della Lega Nord».
Sulle contestazioni della procura non si è sbilanciato: «C’è un’indagine in corso, noi abbiamo la massima…».
Frase spezzata dal finanziere: «Venga Belsito, venga…».
Gli uomini della guardia di finanza hanno caricato nel bagagliaio alcune borse contenenti i documenti sequestrati.
La Mercedes grigia è sfrecciata via verso la caserma dove il tesoriere della Lega ha trascorso le ore successive. Verbali da firmare e carte da leggere (poi trasmesse al suo legale, l’avvocato Paolo Scovazzi).
Nel pomeriggio la partenza per Milano, destinazione via Bellerio (dove è arrivato poco dopo le 19).
Le sue due Porsche – una Panamera e una 911 – sono rimaste in garage, lo hanno accompagnato gli uomini della scorta.
In programma una riunione `politica’ con i vertici del Carroccio.
Scontato il tema dell’incontro, conclusosi con la decisione di lasciare l’incarico che gli era stata sollecitata da più parti all’interno del partito.
In via Fiasella a metà pomeriggio sono rimasti solo i cronisti, a cui si sono rivolti i vicini incuriositi.
Qualcuno sghignazzava. Belsito non è amatissimo nel quartiere, la sua presenza sovente è considerata troppo `ingombrante’ e rumorosa.
Lui vive con la famiglia al quinto piano di un palazzo signorile, costruito all’inizio dell’800, tra studi di avvocati e di commercialisti.
Per acquistare l’alloggio ha sborsato una cifra cospicua e un altro gruzzolo gli è servito per ristrutturarlo.
Sul citofono nessun nome, così come sulla porta.
Unico indizio della sua presenza è una lettera della banca nella cassetta postale.
(da “Il Secolo XIX”)
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
CHI FOSSE BELSITO, A GENOVA LO SAPEVANO IN TANTI: SOLO I DIRIGENTI DELLA LEGA ORA FINGONO DI CADERE DALLE NUVOLE, COME LE TRE SCIMMIETTE: NON VEDEVANO, NON SENTIVANO E NON PARLAVANO
Edoardo Rixi, candidato della Lega Nord a sindaco di Genova, ha detto questa mattina che
potrebbe abbandonare la campagna elettorale se Francesco Belsito non dovesse dimettersi dalla carica di tesoriere del partito: «Questa situazione ci imbarazza molto – ha dichiarato Rixi a margine del consiglio regionale – Attendo la fine del vertice di via Bellerio per vedere quali provvedimenti vengono presi. Ma se non ci saranno le dimissioni mi consulterò con i candidati della nostra lista per capire cosa fare. Avevo già preso le distanze da Belsito quando era emersa la vicenda dei fondi in Tanzania. Credo che il nostro partito debba mantenere sempre fede ai valori che i nostri elettori ci riconoscono».
Questa mattina, della questione ha parlato anche Roberto Maroni: «È il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia», ha detto questa mattina parlando dell’inchiesta che ha coinvolto il tesoriere della Lega Nord che, secondo l’ex ministro, dovrebbe «fare un passo indietro».
Peccato che Maroni dimentichi che fu lui stesso, dopo la vicenda dei fondi in Tanzania, ad avanzare la richiesta di dimissioni per Belsito, salvo poi accettare la soluzione imposta da Bossi di mantenerlo nel ruolo.
Perchè Maroni non disse a suo tempo “o me o lui” al Senatur?
Allora una scelta tranciante avrebbe permesso di ridare credibilità alla Lega, non oggi che le vicende giudiziarie precipitano.
Troppo comodo.
Quanto a Rixi è chiaro il rischio che corre: i “maroniani” liguri non aspettano altro che un esito elettorale sfavorevole della Lega per scaricare su di lui ogni colpa e ridimensionarlo.
A questo punto Rixi cerca una via di fuga, ma con l’incoerenza di sempre: finge di dimenticare che l’accusa contro Belsito è di aver anche “distratto denaro per destinarlo alla famiglia Bossi”, attraverso contanti, assegni circolari e contratti fittizi.
E allora Rixi perchè chiede le dimissioni solo di Belsito?
Chieda anche quelle di Bossi se ha le palle.
Altrimenti eviti i giochini per uscire immune da una candidatura che ha voluto lui e che nessuno gli ha imposto.
Ha voluto il ruolo di Narciso politico?
Abbia il coraggio di andare ai giardinetti ed aprire l’impermeabile allora.
I centri estetici spesso fanno miracoli.
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
PER LA PROCURA DI MILANO BELSITO HA DISTRATTO SOLDI PUBBLICI PER ESIGENZE PERSONALI DI FAMILIARI DEL SENATUR… ESBORSI IN CONTANTE, ASSEGNI CIRCOLARI, CONTRATTI SIMULATI
Secondo la Procura di Milano i conti della Lega sono falsi e il tesoriere Francesco Belisito ha distratto soldi pubblici per sostenere “i costi della famiglia” Bossi.
Si legge nel decreto di perquisizione, eseguito dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano che questi “costi” sono “esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord.
Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati”.
Per i pm Robledo-Pellicano-Filippini, che hanno acquisito un rapporto della Gdf e uno del Noe (Nucleo operativo dei Carabinieri di Napoli) il bilancio della Lega “è inveritiero, non dà conto della reale natura delle uscite, non dà conto della gestione in nero’”.
Pertanto i magistrati oltre ai reati di appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato, contestano a Belsito anche il reato di finanziamento illecito ai partiti.
E i magistrati ricordano che alla Lega ogni anno vengono accreditate somme “significative” da Camera e Senato come rimborso per le spese elettorali.
Nell’agosto del 2011 la Lega ha avuto “18 milioni di euro”.
Una somma che ha avuto come presupposto “La validazione del rendiconto del 2010 sul quale vi è prova della falsità ”.
Secondo l’accusa ci sono elementi “inequivocabili” che la gestione della tesoreria della Lega è “opaca” fin dal dal 2004
Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
GIRI DI FATTURE E COMPRAVENDITE SOSPETTE CON SOCIETA’ IN TUTTA ITALIA E UN FACCENDIERE IN RAPPORTI CON IL CLAN DE STEFANO SOCIO IN AFFARI CON BELSITO
Il terremoto giudiziario nella Lega arrivato con l’avviso al tesoriere Belsito e il blitz nella storica
sede milanese di via Bellerio, è partito seguendo un sospetto personaggio calabrese.
A lui la Dda di Reggio è arrivata seguendo gli affari di Romolo Girardelli, un procacciatore di business in odore di ‘ndrangheta.
Girardelli, o meglio “l’ammiraglio”, come lo chiamavano nell’ambiente, nel 2002 era stato indagato per associazione di stampo mafioso.
Gli investigatori lo ritengono vicino ai vertici del clan “De Stefano”, famiglia potentissima della città dello Stretto con interessi in Liguria e Francia.
Il faccendiere fin dal 2002 è legato a Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale, braccia economiche della cosca.
Il Pm reggino Giuseppe Lombardo e gli specialisti della Dia gli stavano dietro da tempo, nella speranza di mettere le mani sul tesoro della “famiglia”.
Una pista buona, che ha poi partato a scoprire anche i rapporti tra la presunta testa economica dei De Stefano e il tesoriere della Lega.
Girardelli, secondo l’inchiesta, di affari ne aveva procacciati anche a Belsito, all’imprenditore Stefano Bonet e all’avvocato Bruno Mafrici.
“L’ammiraglio”, oltre che broker era socio di fatto di Belsito in una immobiliare con sede a Genova.
Ma non è tutto, perchè gli inquirenti hanno ricostruito una serie di passaggi milionari tra grandi società che si occupavano di consulenza e ricerca.
Affari per diversi milioni di euro che consentivano utili sotto forma di crediti d’imposta.
Giri di soldi e di “regali” che coinvolgono direttamente il tesoriere della Lega e alcuni altri manager di grandi aziende.
C’è ad esempio il caso della Siram che “acquista” servizi per circa 8 milioni dalla Polare del gruppo Bonet (di cui Giradelli è responsabile della sede genovese).
La Polare poi è in affari con la Marco Polo da cui compra consulenze per 7 milioni. Ed è attraverso quest’ultima che la stesssa cifra torna nuovamente a Siram.
Un triangolo strano per i magistrati reggini, che ritengono che nei diversi passaggi alcune centinaia di migliaia di euro restino impigliate in diverse mani.
Tra queste quelle di Belsito.
L’inchiesta accerta che gli vengono liquidate circa 250 mila euro in due trance.
Un caso analogo è quello che coinvolge Sirano, Polare e Fin.tecno.
Sono 8 gli indagati dell’inchiesta che si muove su tre diversi filoni.
Quello reggino che riguarda gli interessi della ‘ndrangheta, quello milanese legato a Belsito al riciclaggio e all’appropriazione indebita e quello napoletano dove ha sede una delle società coinvolte nel giro.
Le ipotesi di reato sarebbe la truffa allo Stato per i falsi crediti d’imposta e il finanziamento illecito dei partiti oltre che riciclaggio di denaro su conti esteri
Giuseppe Baldessarro
(da “La Repubblica“)
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
LEGA NEL CAOS: TRUFFA AI DANNO DELLO STATO E FINANZIAMENTO ILLECITO AL PARTITO LE ACCUSE DELLA PROCURA DI MILANO AL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO BELSITO… RICICLAGGIO L’IPOTESI DI REATO PER QUELLA DI NAPOLI
Truffa ai danni dello Stato e finanziamento illecito ai partiti a Milano e riciclaggio a Napoli.
Sono queste le ipotesi di reato per Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord, formulate dalle due procure nell’ambito di un’inchiesta condotta insieme ai pm di Reggio Calabria. Indagati ance Paolo Scala e Stefano Bonet.
Risulta inoltre soinvolta la Siram Spa, grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali, che avrebbe ricevuto “erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta”.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e dai pm Roberto Pellicano e Antonio Filippini.
Il filone partenopeo è scaturito dall’indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell’Avanti! Valter Lavitola e dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.
Le indagini hanno portato questa mattina Carabinieri e Guardia di Finanza nella sede del partito in via Bellerio, a Milano, per effettuare acquisizioni di documenti.
La perquisizione in corso riguarda un’inchiesta relativa alla vicenda degli investimenti in Tanzania.
Insieme ai carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma c’è il pm napoletano Henry John Woodcook che ha da poco lasciato la sede senza rilasciare dichiarazioni.
Nell’ambito delle indagini, come spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, “sono state eseguite perquisizioni nei luoghi in disponibilità degli indagati, nonchè di soggetti loro collegati”.
La procura della Repubblica di Milano, si legge ancora nella nota, “procede per il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito Francesco, Scala Paolo e Bonet Stefano, con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord”.
I pm procedono “inoltre per il delitto di truffa aggravata ai danni dello stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali”.
La procura, infine, procede “per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano”.
I presunti reati sarebbero stati commessi “in Milano e altrove dal 2010 al gennaio 2012”.
La Siram Spa, è una grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali. Il gruppo ha sedi a Milano, Massa Martana (Perugia) e Roma.
La procura procede “per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano”.
Pare ci siano sospetti anche riguardo la ristrutturazione pagata a una casa di Bossi.
Per quanto concerne l’indagine degli inquirenti partenopei l’ipotesi di reato formulata è di riciclaggio in cui, tuttavia, non è coinvolto il partito.
La perquisizione a Milano è legata a una inchiesta della sezione reati contro la pubblica amministrazione per riciclaggio di ingenti risorse finanziarie.
Nell’indagine è coinvolto un uomo di affari veneto che ha rapporti con il tesoriere della Lega Nord e che opera anche in Campania attraverso una società di Napoli del settore servizi energetici e tecnologici.
Le perquisizioni odierne sono finalizzate a reperire atti e documenti riferibili alla sua attività .
Sono 30 gli obiettivi del decreto di perquisizione con l’esclusione, spiega il procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico, di quelli che dovessero risultare nella disponibilità di parlamentari.
Obiettivo dei pm è reperire documenti relativi ai rapporti finanziari intercorsi tra il tesoriere della Lega e l’uomo d’affari veneto.
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Aprile 3rd, 2012 Riccardo Fucile
CARABINIERI E GUARDIA DI FINANZA IN VIA BELLERIO, PERQUISIZIONE IN CORSO…OPERAZIONI IN TANZANIA E A CIPRO NELL’OCCHIO DEL MIRINO
Operazione congiunta tra le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria con un’inchiesta sui
finanziamenti della Lega.
Il tesoriere del partito di Bossi, Francesco Belsito, è indagato per le ipotesi di reato di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, proprio in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega percepisce come rimborsi elettorali.
Sono anche indagate alcune delle persone che hanno gestito le contestate operazioni finanziarie della Lega in Tanzania e a Cipro.
I tre uffici giudiziari, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, dal pm Woodcock per Napoli e dal pm Lombardo di Reggio Calabria, hanno disposto una perquisizione, eseguita da militari della Guardia di Finanza e dai carabinieri, negli uffici di Belsito in via Bellerio, sede della Lega, per acquisire alcuni documenti.
Belsito è da tempo sotto accusa per una serie di «stranezze» che lo riguardano, dal diploma taroccato a Napoli alle lauree fantasma, dal giro di assegni all’investimento in Tanzania.
Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, confermando la notizia pubblicata martedì mattina in esclusiva da Corriere.it, ha specificato che con Belsito sono indagati anche Paolo Scala e Stefano Bonet, «con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord».
Per Belsito l’ipotesi di reato è truffa aggravata ai danni dello Stato «con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali».
Inoltre un’altra contestazione di truffa ai danni dello Stato riguarda Belsito e Bonet con riferimento alle erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito d’imposta a favore della società Siram Spa, con sede a Milano.
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