BOSSI COME SCAJOLA: GLI HANNO RISTRUTTURATO LA CASA DI GEMONIO A SUA INSAPUTA
“DENUNCERO’ CHI HA USATO I SOLDI DELLA LEGA A MIA INSAPUTA PER SISTEMARE LA MIA CASA”… “VOGLIONO COLPIRE LA LEGA E QUINDI COLPISCONO ME”…”HO CHIESTO IO A BELSITO DI DIMETTERSI”
“Sono stato io a chiedere a Belsito si dimettersi, per fare chiarezza. E lui si è dimesso».
Umberto Bossi a tarda sera lascia la sede federale della Lega Nord, dove si trovava dalle 12, dopo le perquisizioni della mattinata, ordinate nell’ambito dell’inchiesta in cui è indagato l’ormai ex tesoriere Francesco Belsito, per appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato per la gestione dei rimborsi elettorali del movimento.
Il leader della Lega Nord ha lasciato la sede di via Bellerio dal cancello posteriore, a bordo della sua auto, senza fare dichiarazioni ai giornalisti.
Ma risponde al telefono all’Ansa: «Vogliono colpire la Lega e quindi colpiscono me, mi sembra che sia iniziata la prossima campagna elettorale».
«Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa. Io non so nulla di questa cose – ha aggiunto il leader leghista – e d’altra parte avendo pochi soldi non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni di casa mia».
Questo perchè ci sarebbe anche la ristrutturazione della casa di Umberto Bossi a Gemonio tra i capitoli di spesa sostenuti da Francesco Belsito con le somme ricevute per i rimborsi elettorali del partito.
È quanto avrebbero certificato i carabinieri del Noe nella relazione alla base delle indagini condotte dalla procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, nei confronti tra gli altri del tesoriere del Carroccio.
Umberto Bossi ha chiuso la sua giornata più amara della Lega Nord culminata con le dimissioni del controverso tesoriere.
Bossi è arrivato nel quartier generale del partito un’ora e mezza dopo la fine della perquisizione.
Il segretario federale del Carroccio è rimasto chiuso nel «fortino» di via Bellerio per dieci ore. Con lui, il coordinatore delle segreterie nazionali, Roberto Calderoli, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, il vice presidente della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, e l’ex ministro Roberto Castelli, che fa parte del comitato amministrativo, di recente nominato per il controllo dei conti.
Chi ha parlato con lui nel primo pomeriggio ha descritto il leader leghista come un uomo «amareggiato dall’attacco personale e alla famiglia».
Mollo tutto e mi dimetto, avrebbe detto ai suoi i Senatùr, mentre arrivavano le notizie che i soldi del partito sarebbero stati utilizzati per coprire le spese della sua famiglia.
Le accuse più dure da digerire: l’uso dei fondi per la campagna elettorale che ha portato il figlio Renzo in Consiglio regionale lombardo e per la ristrutturazione della villa di famiglia, a Gemonio.
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