Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIERE REGIONALE BOZZA GUIDA LA RIVOLTA CONTRO MARONI E TOSI
«Devono perdere in Veneto!». «Perdere la Lombardia!». «Basta con Maroni!»
«Lombardi fora dai cojoni!». «Tosi-Romeo!». Romeo? «Giulietta e Romeo…».
Il sindaco Tosi? «Ha fatto piangere Bossi. Non glielo perdono. Umiliato a Bergamo, la notte delle scope».
Voce arrochita, la parlata a precipizio, uno stantuffo di indignazione, Santino Bozza, bossiano ultra-ortodosso, consigliere regionale in Veneto, fabbro prestato alla politica («ho cominciato a lavorare a 14 anni, a 21 avevo già un’attività di carpenteria: dodici persone assunte») picchia duro contro il suo partito.
E’ la scissione?
«Io e i miei amici non votiamo Lega: e faremo votare Pd al Senato e Pdl alla Camera».
Darete il voto al Pd?
«Sissignore».
Non ci credo.
«Hanno fatto una lista più bassa della vergogna».
Tosi dice: siete quattro gatti.
«Un casso. Semo tantissimi. Gli ruberemo metà dei voti. Prendono il 3 per cento».
Bozza, lei esagera.
«Loro tutti boni, noi tutti ladri, poi Maroni ha perso sette città su sette».
Vi cacceranno.
«Se ciava. Vogliono andare a Roma con i fucili ad aria compressa, invece bisogna andare giù con i cannoni…».
Tosi non è un bravo sindaco?
«Occupa cento careghe. Ho presentato un esposto contro di lui per verificare le spese quando era consigliere regionale, visto che è il più bravo. Da Santoro ha detto che gli basta uno stipendio da 4mila euro: in Regione ne prendeva 13mila. Bene, ora controlliamo anche te».
Da cosa nasce la sua rabbia?
«Noi bossiani siamo stati fatti fuori tutti. Tutti! Neanche uno è in lista, anzi uno c’è, il Bitonci… ».
L’ex sindaco di Cittadella?
«Lui. Quando si candidò contro Tosi in soli otto giorno gli trovammo il 43 per cento dei voti, e poi? Si è fatto vivo a liste fatte, così ha venduto tutti i veneti che hanno votato per lui. Tra-di-to-re».
Ma voi bossiani avete affossato il partito negli scandali.
«Nooo, una faida, Tosi, Maroni, lori! Chi poteva mettere la fotocamera mentre il bocia dava 100 euro all’autista? Noi avevamo gente preparata: la Goisis, il Montagnoli, il Callegari, e non me ricordo più come se ciama quelo de Treviso…».
Quando è entrato nella Lega?
«Faccio 65 anni il giorno 9 di questo mese e gli ultimi ventuno anni li ho dedicati al partito. Buttati via, ecco. Nella Bassa Padovana era tutta una zolla rossa e bianca e noi l’abbiamo spolverata di verde. Mi viene da piangere».
Bossi l’appoggia?
«Gli ho mandato un messaggio. Mi ha detto “lascia stare”, e io: “Ti hanno umiliato, vado avanti contro questi barbari sognanti. Sognanti? Barbari!».
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
SE NON FOSSE INCREDIBILE LA PROMESSA SAREBBE DAVVVERO IL MASSIMO DELLA COMICITA’
In buona sostanza, è come incassare con la mano sinistra e restituire con la mano destra.
Che la “bomba” elettorale di Silvio Berlusconi faccia acqua da tutte la parti lo ha spiegato, chiaramente, il Professor Giacomo Vaciago nell’intervista all’Huffington Post.
Ma la mossa di Silvio Berlusconi, oltre che dell’incredibile, ha anche risvolti quasi comici.
Il Cavaliere ha fatto sapere di voler prendere i 4 miliardi necessari al rimborso da un trattato con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani a Berna.
Ma “in attesa di perfezionare l’accordo, — ha spiegato il Cav — prenderemo in prestito i soldi dalla Cassa depositi e prestiti”.
In pratica, sostiene l’ex premier, a finanziare la “proposta shock”, visto che non si sa se e quando l’accordo con Berna entrerà mai in vigore, dovrebbe subentrare la Cdp, vero e proprio serbatoio dei depositi postali dei cittadini.
I vecchi e cari libretti postali.
In altri termini, un pensionato che ha i suoi soldi alla posta finirà col presentarsi allo sportello e ottenere il rimborso Imu “prelevando” gli stessi soldi che ha affidato all’azienda statale.
Così si chiude il cerchio: a pagare la proposta di Silvio Berlusconi ai cittadini sarebbero, appunto, gli stessi cittadini.
Un gioco di prestigio degno del migliore illusionista.
Un meccanismo confermato anche da Mario Seminerio, economista e blogger.
“Anche volendo soprassedere sul paradosso di restituire ai cittadini soldi prelevati dai depositi dei cittadini stessi, c’è un problema di fondo. Lo statuto della Cdp non prevede assolutamente una mission di questo tipo. Quindi bisognerebbe, tanto per cominciare, cambiare lo statuto”.
“La proposta dell’ex premier? Un’emerita idiozia”, taglia corto. –
“L’ha fatta così grossa stavolta che viene da citare Petrolini ‘Non ce l’ho con te, ma con quello che ti sta accanto, perchè non ti butta giù’. Il problema — da tempo — non è più lui ma quelli che continuano a seguirlo”.
Nel merito, anche Seminerio come Vaciago smonta l’ombrello “svizzero” come ipotetica copertura della misura prospettata dal Cavaliere.
“Stiamo parlando di un accordo che è già stato bocciato dalla Camera alta tedesca e che lo stesso Monti, nonostante fosse sulla buona strada, non è riuscito a portare a casa”.
Ma questa, secondo Seminerio, è soltanto una delle tante acrobazie del premier.
“Ha detto di volere tagliare spesa — anche se non ci è mai riuscito — e aumentare le accise. Tagliare le tasse, insomma, aumentando altre tasse”.
Un’altra magia.
Flavio Bini
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
“QUANDO ERA CAPOGRUPPO ALLA CAMERA, FU MARONI A VOLER SVINCOLARE I FONDI DA OGNI CONTROLLO DI VIA BELLERIO E GESTIRLI DIRETTAMENTE”
Una prassi di “riservatezza” sulla rendicontazione voluta dall’attuale segretario
Maroni. Fu proprio lui infatti, quando era capogruppo della Lega Nord alla Camera, “a instaurare nel 2006 la prassi di non rendere il conto della gestione a fine anno al partito in quanto riteneva che tale gestione fosse di sua insindacabile pertinenza”.
In occasione del suo interrogatorio in procura il 27 novembre 2012, l’ex tesoriere del Carroccio Piergiorgio Stiffoni aveva specificato ai pm che “tale intento perseguiva lo scopo di non devolvere al partito eventuali residui della gestione che sarebbero dovuti transitare, come di fatto transitavano, su un altro conto intestato al tesoriere per poi riconfluire sul conto originario nella gestione successiva; tale prassi si è trasferita anche al gruppo del Senato“.
Al pm Roberto Felici che lo aveva indagato per peculato per l’appropriazione, nella veste di segretario amministrativo, dei contributi erogati al partito trasferiti su conti personali con un ammanco di oltre 955 mila euro (tra il 2008 e il 2009), Stiffoni, espulso dal partito nell’aprile 2012, ha spiegato di aver aperto, “con il consenso del presidente Bricolo, due conti, il 10559 (il 5 novembre 2008) e il 10886 (il 19 gennaio 2010) per dire impedire alla segreteria amministrativa del partito di prendere ulteriori somme di denaro oltre a quelle che già versavamo alla Lega per scopi prettamente di partito”.
E “nel fare ciò”, ha aggiunto, “mi sono adeguato a una prassi già esistente”.
L’ex tesoriere ha poi precisato che “i fondi del Senato servono per pagare le spese di gestione del gruppo parlamentare, ad esempio, personale di segreteria, utenze, strumenti di lavoro; inoltre, una quota mensile veniva devoluta ai singoli senatori in parti uguali per gli stessi scopi: allo steso modo si utilizzano tali fondi per incontri conviviali, gadget, anche di un certo valore, eventi e ricorrenze”.
Stiffoni specifica inoltre che ben 400mila euro di contributi elettorali furono investiti dalla Lega in titoli di Stato e “di questa come di altre operazioni il presidente Bricolo era a conoscenza”.
Stiffoni ha precisato di aver trasferito il 29 novembre 2011 “50mila euro dal conto n.10886 a un conto intestato alla Media World per l’acquisto di ‘carte regalo’ (duemila euro per i 25 senatori); ho fatto ciò su richiesta del presidente Bricolo, anche se la fattura è stata intestata a me, su richiesta di Bricolo, per non far figurare l’intestazione della Lega; i senatori hanno poi utilizzato la carta per l’acquisto di beni di consumo“.
Acquisti su cui ora la procura di Roma ha già avviato un procedimento, anche alla luce della deposizione resa lo stesso giorno di Stiffoni dalla sua segretaria dell’epoca Maria Manuela Privitera, anche lei indagata per peculato.
“Sempre il 29 novembre 2011 ho chiuso il conto n.10886 e ho trasferito il residuo di 188.661,78 euro al conto n.11399. Io non tenevo una rendicontazione analitica delle spese — ha specificato Stiffoni — ma tenevo tutte le ricevute; preciso comunque che la gestione della contabilità era stata affidata alla signora Privitera”.
A fronte della contestazione della procura, Stiffoni ha replicato: “Non è vero che ho utilizzato queste somme per esigenze familiari, l’ho detto perchè mi sentivo sotto pressione; faccio presente che in quella data sul conto n.10559 (di cui aveva l’esclusiva titolarità secondo chi indaga, ndr) c’erano depositati 307mila euro che nei giorni seguenti ho provveduto a girare sul conto n.9686 (acceso dalla Lega presso la Bnl, ndr)”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
MA C’E’ SEMPRE QUALCUNO A CUI PIACE ESSERE PRESO PER I FONDELLI: IL PDL GUADAGNA L’1,4% TRA GLI EX ELETTORI INDECISI
La larghissima maggioranza degli italiani non crede a Silvio Berlusconi e alla sua promessa “estrema” di rimborsare l’Imu sulla prima casa in caso di vittoria elettorale. Secondo il sondaggio Dempolis per Otto e mezzo su La7 — il primo realizzato dopo l’annuncio di Berlusconi alla Fiera di Milano — il 51% dell’elettorato giudica la promessa sull’Imu “non credibile“, un altro 34% pensa che sia “auspicabile, ma oggi non fattibile”.
Insieme fanno l’85%, contro il 15% che pensa di trovarsi di fronte a una proposta “giusta e realizzabile”.
La strategia dell’ex premier, però, produce gli effetti desiderati.
Se la stragrande maggioranza degli italiani bolla come inattendibile l’ennesima boutade dell’uomo che ha governato il paese otto anni sugli ultimi undici, secondo il sondaggio l’effetto sul consenso è stato sostanzioso: “Gli italiani, in larghissima maggioranza, sembrano non fidarsi della promessa di Berlusconi, ma la proposta ha già determinato una crescita di quasi un punto e mezzo per il Pdl», spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento.
Secondo l’istituto, infatti, il Pdl stava al 18,6% il primo febbraio ed è balzato al 20 il 4, il giorno dopo il colpo di teatro di Berlusconi.
I nuovi consensi arrivano per lo più da suoi ex elettori delusi, fino a questo momento annoverati tra gli “indecisi” e tra quelli orientati a disertare le urne.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
I COSTI DELL’ABOLIZIONE DELL’IMU E DELL’IRAP SARANNO PAGATI CON LA RIDUZIONE DELL’ASSISTENZA A MALATI, BAMBINI E ANZIANI
Berlusconi ha vinto. E’ assolutamente il numero uno al gioco del Chi la spara più
grossa?.
La prima notizia è che tutti i proprietari di prima casa che hanno pagato l’IMU nel 2012 (almeno 20 milioni di persone) riceveranno una lettera da Berlusconi, futuro ministro dell’economia (e dello sviluppo economico) del malaugurato governo Alfano o Tremonti.
Se dovesse affrancarle tutte, dovrebbe spendere svariati milioni di euro in francobolli; lingue per appiccicarli, invece, le troverà gratis.
La seconda notizia è che il condonatore di tasse e il promotore dello scudo di capitali esportati e pseudorimpatriati chiederà alla Svizzera di regalarci subito 25-30 miliardi e altri 5 miliardi all’anno in futuro.
Qualcuno, però, gli ha già ricordato che questi soldi sono incerti nell’an (se li vedremo) e nel quantum (quanti ne vedremo); e che, comunque, gli svizzeri non daranno niente per niente e ci chiederanno di lasciare le loro banche e le loro società fiduciarie (società fiduciarie come quelle che erano alle origini della Fininvest, per capirci) libere di andare a caccia di capitali italiani da esportare nel bel paese dove lo jodel suona.
La terza notizia è che l’uomo che da sempre spende e spande soldi suoi e soprattutto altrui taglierà 16 miliardi all’anno di spesa pubblica.
Non si capisce se sempre gli stessi o se ogni anno taglierà 16 miliardi in più, e quindi 32 nel 2014, 48 nel 2015 e così via fino a fine legislatura, quando, dopo 5 anni, saranno 80 miliardi.
Con tutti questi miliardi mi sembra che, e questa è la quarta notizia, cancellare l’IRAP in cinque anni e l’IMU sulla prima casa da subito siano un obiettivo modesto.
Peraltro, sottolineo un fatto curioso: andrà al governo (centrale) con un partito federalista (almeno se dicente tale), ma le uniche imposte che il governo (centrale) abolirà saranno quelle di regioni e comuni.
Quando si dice farsi belli con le piume altrui.
Delle tasse nazionali sappiamo che non aumenterà l’IVA (perchè l’aveva già fatto nel 2011 con effetto dopo le elezioni) e non metterà la patrimoniale; forse perchè, se è vero, come disse Pantaleoni citato da Berlusconi, anche un imbecille è capace di mettere una tassa, lui e i suoi non sono capaci nemmeno di questo?
A dire il vero in questa girandola di miliardi qualche numero non convince.
Sul patto con la Svizzera, ho ricordato sopra che nessuno, proprio nessuno è in grado oggi di calcolare quanto frutterà .
L’abolizione dell’IMU costerà 4 miliardi? No.
Almeno il primo anno, nel 2013, ne costerà 8, perchè bisognerà restituire quella del 2012 e si rinuncerà a quella del 2013.
E visto che la matematica non è un’opinione, almeno fino al prossimo consiglio dei ministri di un ipotetico governo Alfano o Tremonti, 4 più 4 dà sempre 8.
E poi i tagli.
Se saranno di 16 miliardi una volta e basta, non saranno sufficienti a coprire nemmeno metà degli sgravi fiscali promessi.
Se saranno 16 miliardi in più ogni anno (così sembra di capire dalle sue parole) dove pescare gli 80 miliardi finali per l’intera legislatura?
La spesa pubblica nel 2011 era fatta per 80 miliardi di interessi sul debito pubblico, che difficilmente caleranno, soprattutto con Berlusconi ministro dell’economia.
Gli investimenti pubblici (30 miliardi) e i contributi (34 miliardi) sono ridotti all’osso, ma forse qualcosa le imprese saranno disposte a cedere in cambio dell’abolizione dell’IRAP.
Poi ci sono 170 miliardi di stipendi e 90 di acquisti: si possono tagliare, ma si sposterebbero soldi dalle tasche di alcuni italiani a quelle di altri, senza grande effetto per l’economia nel suo complesso.
Poi ne abbiamo 350 di pensioni e assistenza, oltre il 40% di tutta la spesa pubblica: verrà da qui il grosso dei tagli del sciur Silvio e del sior Renato?
Infine, la casa sacra e causa della crisi.
Sulla sacralità non mi pronuncio; la casa è importante, ma il termine sacro lo riserverei per altre cose.
Sull’Imu che avrebbe causato la crisi, vediamo: 4 miliardi divisi per 20 milioni di famiglie fanno in media 200 euro a famiglia.
Che grande analisi economica!
A rovinarci non sono stati venti anni di promesse a vuoto, venti anni persi appresso agli affari piccoli e grandi di un miliardario piagnone, arraffone e arruffone, mentre la nostra economia stentava a reggere la concorrenza straniera e il paese scivolava in basso in tutte le graduatorie internazionali.
No, niente di tutto questo.
La colpa è tutta di 200 euro in meno all’anno a famiglia, 15 euro al mese.
Il problema è che non è solo propaganda.
Sono pronto a scommettere che lui, il molto ipotetico futuro ministro dell’economia, ci crede davvero.
E lasciamoglielo credere
Ernesto Ruffini
(da “L’Espresso web”)
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
CI COSTEREBBE ANCHE LA PROROGA DEL BLOCCO DEI SALARI NEL PUBBLICO IMPIEGO E LA RINUNCIA A NUOVI INVESTIMENTI, OLTRE A UNA PERDITA DI CREDIBILITA’ INTERNAZIONALE
Quanto vale la “proposta shock” di Silvio Berlusconi?
Probabilmente non meno di 60 miliardi di tasse in più sul lavoro, la proroga del blocco dei salari nel pubblico impiego e la rinuncia a investimenti.
Vediamo perchè.
L’Imu sulla prima casa vale circa 4 miliardi. Berlusconi propone di abolirla e di restituire agli italiani quanto raccolto con questa tassa nel 2012.
Quindi si tratta di 4+4=8 miliardi di entrate in meno per lo Stato nel 2013.
L’Irap che Berlusconi vorrebbe abolire (lo aveva già promesso nel 2001 e aveva anche ottenuto una legge delega dal Parlamento per farlo nel 2003), vale circa 35 miliardi a regime.
Supponendo che l’operazione venga distribuita uniformemente nell’arco della legislatura, saranno 7 miliardi nel 2013, 14 nel 2014, 21 nel 2015, 28 nel 2016 e 35 a fine legislatura.
Oltre a queste risorse direttamente coinvolte dalle misure promesse da Berlusconi, bisogna tenere conto degli effetti sulla credibilità del nostro paese.
Lo spread tra Italia e Spagna (al netto, dunque degli interventi della Bce di cui hanno beneficiato entrambi i paesi) si è abbassato dall’apice della crisi di più di 200 punti: i rendimenti nei nostri Btp decennali sono arrivati a costare fino a 140 punti di più dei bonos spagnoli; adesso costano circa 80 punti in meno.
Le due misure chiave che hanno ridato credibilità all’Italia, secondo lo stesso Fondo monetario internazionale, sono state la riforma delle pensioni e il ripristino della tassa sulla prima casa.
La stessa Bce ha potuto intervenire a sostegno dei titoli di Stato italiani e spagnoli grazie al fatto che il governo italiano aveva mostrato di saper assumere misure impopolari per rispettare gli impegni presi con l’Europa.
Se torniamo a essere l’unico paese dell’area Ocse che non tassa la prima casa, è prevedibile che lo spread riprenda ad allargarsi.
Difficile stabilire di quanto, ma supponiamo che almeno metà della credibilità recuperata nei confronti della Spagna venga persa e ipotizziamo che non ci siano invece effetti sulle misure (e sulla credibilità ) della Bce.
Avremmo così 100 punti base in più di spesa per interessi.
Dato che il nostro debito è superiore a 2mila miliardi, un aumento di 100 punti dei rendimenti dei titoli che servono a finanziarlo significa 20 miliardi di spesa per interessi in più a regime, che cominceremmo a pagare man mano che i titoli vecchi vanno in scadenza e ne emettiamo di nuovi.
Dunque, pagheremmo circa 3,5 miliardi in più nel primo anno, 7 nel secondo e così via (contando su di una durata media del debito di circa sei anni)
In sostanza, l’annuncio shock potrebbe costarci 18 miliardi nel 2013 e, a regime, poco meno di 60 miliardi.
Le coperture proposte da Berlusconi sono risibili.
Il finanziamento pubblico ai partiti vale 400 milioni, lo 0,6 per cento di quanto sarebbe necessario.
L’accordo con la Svizzera è pieno di insidie e non è affatto detto che porti a entrate aggiuntive, almeno nei tempi che sarebbero richiesti per la “proposta shock”.
Le risorse andranno quindi reperite aumentando altre tasse, presumibilmente in gran parte a carico del lavoro.
Ovviamente, tutto ciò impedirebbe di fare le altre cose previste nel programma del Pdl, tra cui la detassazione delle assunzioni e la rinuncia all’aumento dell’Iva.
E per rispettare i vincoli del fiscal compact bisognerà prorogare il blocco dei salari nel pubblico impiego, rinunciare a programmi di investimenti pubblici, mentre non ci saranno fondi per riformare gli ammortizzatori sociali, per pagare la cassa integrazione.
Insomma, la “proposta shock” sembra essere la promessa di qualcuno che sa di perdere le elezioni e che quindi non si preoccupa minimamente della sua fattibilità . Vedremo come la giudicheranno i mercati.
Speriamo non la prendano troppo sul serio.
Tito Boeri
(da “lavoce.info“)
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
RENZI: “QUALCUNO SE LA FA SOTTO DOPO AVER DISCUSSO DI POSTI DI GOVERNO”… BERSANI: “IMU PROGRESSIVA”
Senza cambiare stile, Pier Luigi Bersani comincia a riempire di numeri, di concretezza i
suoi impegni.
Parla di 7,5 miliardi, la stessa cifra garantita da Berlusconi con la restituzione dell’Imu, per riqualificare ospedali e scuole e lanciare progetti ambientali.
Significa occupazione, investimenti (allentando il patto di stabilità ), uso dei fondi strutturali. «Procediamo col nostro passo», dice il candidato premier.
«Proposte utili anzichè proposte shock. E al condono dico: mai».
È la linea di chi non vuole inseguire Berlusconi sul terreno delle favole.
Massimo D’Alema però suona la sveglia per il Partito democratico.
Lo fa come sempre con un tono poco diplomatico. «La campagna elettorale è cominciata male, abbiamo avuto l’impressione di aver già vinto le elezioni, pensando a chi dovesse fare il sottosegretario e chi il ministro. Mentre eravamo impegnati in questo dibattito inquietante, e che porta male, Berlusconi ha recuperato 8 punti».
Perciò l’ex premier invita il suo partito a «darsi una mossa».
«Sottovalutare il Cavaliere è un errore – spiega – che abbiamo già fatto e non dobbiamo ripetere».
Del pericolo-Berlusconi da non dimenticare, Matteo Renzi ha fatto una bandiera.
Si è preso gli insulti per aver annunciato la caccia ai delusi del Pdl. Ha sempre messo in guardia il centrosinistra dalla rimonta di Berlusconi. Ma oggi appare più ottimista di D’Alema.
«Il centrosinistra è in vantaggio e le elezioni possiamo perderle solo se ci facciamo prendere dalla paura. Non inseguiamo il chiacchiericcio berlusconiano ».
La pensa come Bersani che si rifiuta di rincorrere le promesse di Arcore e non condivide le reazioni «esagerate» di Monti, convinto com’è che alla fine i due si faranno male da soli. Renzi tuttavia avverte: «Il momento degli ultimi chilometri è il più difficile e sono convinto che il traguardo sia a portata di mano, ma bisogna parlare dei problemi degli italiani, non di Berlusconi».
Eppure il cambio di passo si avverte nell’intervista di Bersani a Piazza Pulita.
Previsto, già scritto, indipendente dal recupero del Pdl. Riempire le proposte sul lavoro, sul welfare con numeri, con promesse in buona sostanza è l’obiettivo delle prossime settimane. Bersani lo farà domani visitando il grande ospedale di Roma San Camillo, lo confermerà venerdì a Torino dove annuncerà le ricette sull’occupazione.
«Ma non partecipo alla gara del Bengodi che si fa in campagna elettorale. Posso dire anch’io: restituisco i soldi del viaggio di nozze. Ma non voglio».
Il tema delle tasse per Bersani è secondario rispetto al lavoro.
O meglio è collegato perchè la riduzione del carico fiscale deve servire sempre a creare occupazione, ad alleggerire le aziende che assumono i giovani a mettere più soldi nelle tasche dei redditi medio-bassi.
Basterà questo?
Secondo la scaletta da qui al 24 febbraio che Bersani si è dato, la risposta è sì.
Il Pd ha registrato ieri gli spot radiofonici. Aldo Biasi, il capo dell’agenzia di comunicazione, ha chiamato ieri il segretario e il responsabile della comunicazione Stefano Di Traglia per sapere se era il caso di cambiarli, tarandoli sull’offensiva berlusconiana.
Ossia, renderli più aggressivi, più provocatori.
Bersani ha replicato con un no: «È inutile rincorrere Berlusconi. Quello che voglio restituire io all’Italia è la dignità , la serietà ». Anche per questo Bersani appare particolarmente orgoglioso dell’incontro che avrà oggi a Berlino con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schà¤uble. E non rinuncia alla mobilitazione meno mediatica ma efficace secondo Largo del Nazareno, nelle piazze e davanti ai supermercati che scatta questo week end in tutta Italia.
Senza dimenticare che da due settimane è attivo l’ufficio elettorale del Pd che funziona tipo call center e mobilita i militanti in tutto il Paese.
Il pericolo dunque non viene negato, ma come dice Renzi «il problema di Berlusconi è la credibilità ».
Anche sull’Imu, dove la proposta del Cavaliere, a giudizio del sindaco di Firenze, è persino sostenibile economicamente: «È fattibile», ha detto.
Ma per Renzi non bisogna temere: «Certo, qualche tempo fa al Pd si spartivano già i posti di governo. Sono gli stessi che ora se la fanno addosso per il ritorno del Pdl».
Occorre mantenere un equilibrio, è il suggerimento del primo cittadino. Che parte con il suo tour nelle regioni in bilico: Lombardia, Veneto, Sicilia e Campania.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
“NON HA VOCE IN CAPITOLO, CON BERNA HO TRATTATO IO”: MA SE NON E’ PIU PREMIER DA UN ANNO, A CHE TITOLO AVREBBE TRATTATO?… O HA PARLATO CON L’USCIERE O SI E’ CONFUSO: FORSE ERA PER CEDERE QUALCHE GIOCATORE DEL MILAN
Dopo la proposta di Silvio Berlusconi sull’Imu non si sono fatte attendere le reazioni. Secondo il presidente del Pdl i fondi per finanziare la restituzione dell’Imu saranno recuperati dalla tassazione dei capitali in Svizzera e da “un piccolo aggravio su giochi, lotto, tabacco”.
Giulio Tremonti ha parlato di un’iniziativa difficilmente realizzabile e si dice perplesso sulla proposta del Cavaliere: “Restituire l’Imu? Mi sembra ci siano oggettivamente problemi di bilancio pubblico”.
L’ex ministro dell’Economia e candidato per la lista 3 L, ospite su Radio 24. ha sichiarato: “Che l’Imu sia un’imposta sbagliata l’ho sempre detto, la Lega e io non l’abbiamo votata, tutti gli altri sì. Ma chiunque vinca dovrà fare una manovra di 14 miliardi. Togliere l’Imu e restituire ciò che gli italiani hanno pagato fanno altri 8 miliardi, il totale è uno scenario un pochino complicato”.
Tremonti, dopo aver già smentito Berlusconi sulla questione, ha criticato la proposta di reperire fondi tassando i capitali in Svizzera: “Ecco questa cosa è molto strana — ha detto — i capitali sono già in Cina, a Hong Kong, quel trattato è già stato bocciato dal Parlamento tedesco. Che le banche svizzere vengano a pagare l’Imu in Italia mi sembra molto strano”.
Per Massimo D’Alema la proposta lanciata ieri da Silvio Berlusconi per la restituzione dell’Imu “è quello che tecnicamente si definirebbe una sola” ha dichiarato.
“E’ difficile — ha detto D’Alema — commentare il livello di bassezza di Berlusconi, che avverte il rischio che si concluda il ciclo del suo potere. La sua proposta sull’Imu non è commentabile, si tratta di una trovata, nel senso che intende restituire i soldi con una copertura che non esiste. L’accordo con la Svizzera — ha aggiunto — non c’è, gli svizzeri dicono che ci vogliono 4-5 anni per negoziarlo”.
Arriva poi la dichiarazione stizzita di Berlusconi contro Giulio Tremonti, colui che è stato il suo ex ministro dell’Economia per 7 anni: “Noi abbiamo fatto altri conti e per i primi 4 miliardi che saranno strutturali, abbiamo già provveduto con un disegno di legge che approveremo nel primo Cdm che riguarda un piccolo aggravio su giochi, lotto, tabacco. Per i 4 miliardi della restituzione Imu, sono una tantum, e ho trattato direttamente gli accordi con la Svizzera. E’ chiaro che tutto ciò che diciamo nel programma è condizionato dal voto degli elettori, non potremo realizzare gli impegni se non avremo la maggioranza. Tremonti in Lombardia ha preso lo 0,9, non avrà molta voce in capitolo”.
La parte esilarante delle dichiarazioni del Cavaliere è quando sostiene di avere trattato lui con Berna (senza riferimento a persona fisica): ma a che titolo, visto che da un anno non è più premier? Con chi ha parlato, con l’usciere? O si è confuso con la cessione di Gattuso?
Quando ormai è noto che i capitali hanno preso altre direzioni e la Ue ha bloccato la negoziazione individuale dei singoli Paesi e i tempi saranno lunghissimi.
Berlusconi dica chiaramente che per restituire 200 euro a famiglia in media dell’Imu sulla prima casa (dati ufficiali), tasserà i poveracci che giocano al lotto e si comprano un gratta e vinci dallo Stato biscazziere.
Una farsa indegna.
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Febbraio 5th, 2013 Riccardo Fucile
UN TERZO DEI SIMPATIZZANTI PROVIENE DAL CENTRODESTRA, IL 22% DAL CENTROSINISTRA… QUANTO A FUTURE ALLEANZE GUARDA AL PD
Si è allargato il centro della politica italiana: abbastanza da poter giocare un ruolo decisivo
(nel voto e nel post-voto) e, forse, mettere in discussione la schema bipolare su cui si è retta la Seconda Repubblica.
L’Atlante politico di Demos rileva un consenso per la lista Scelta Civica che si avvicina la 13%, e ridimensiona in parte il bacino elettorale degli alleati centristi.
Una base ormai piuttosto estesa, che consente, a poche settimane dalle elezioni, di tracciare un primo identikit di chi intende votare per la lista civica nazionale del Professore.
Un ritratto che si discosta dal tradizionale profilo dell’elettore di centro.
Il profilo politico.
I principali flussi per la lista Monti provengono da entrambi i blocchi che hanno caratterizzato la seconda Repubblica.
La frazione più ampia – quasi un terzo del totale: 32% – è composta da persone che, nel 2008, avevano scelto il Pdl, la Lega oppure La Destra.
Il 22%, invece, proviene da partiti di centro-sinistra (Pd, IdV o Sinistra Arcobaleno).
L’11%, infine, è composto da ex-elettori dell’Udc.
Il flusso in ingresso dal partito alleato coincide con una flessione di quasi un quarto degli elettori del 2008 per la formazione di Casini.
Dal punto di vista politico, l’attuale elettorato di Scelta Civica si presenta perciò composito: circa un terzo degli intervistati si colloca nella porzione centrale dello spettro sinistra-destra
(32%), ma risultano molto ampie anche le componenti che si dichiarano di sinistra o centro-sinistra (24%), oppure di destra o centro-destra (17%).
Mentre il 27% rifiuta di prendere posizione rispetto al tradizionale asse ideologico.
L’appeal personale del leader.
Il leader, per gli elettori di Scelta Civica, conta molto più che per quelli di altre formazioni politiche.
L’opzione elettorale è costruita soprattutto con riferimento alle qualità personali di Monti piuttosto che al programma e agli obiettivi proposti (in parte ridefiniti nel corso della stessa campagna elettorale).
Hanno avuto molta importanza sia il giudizio positivo sul lavoro del Professore come capo del governo, sia l’elevata reputazione internazionale, che gli consente di rappresentare adeguatamente l’Italia all’estero.
Il peso del voto cattolico è molto rilevante e può essere ricollegato al sostegno espresso al Professore, in molte occasioni, dalle gerarchie ecclesiali.
Le intenzioni di voto per Scelta Civica appaiono in relazione diretta con la frequenza ai riti religiosi: si fermano all’8% tra i non praticanti, ma raddoppiano tra i cattolici che seguono la pratica religiosa domenicale (17%).
I tratti socio-demografici.
La propensione al voto per Scelta Civica è molto differenziata in relazione alle condizioni sociali e demografiche degli elettori.
Il consenso elettorale per la lista del Professore è relativamente basso nei ceti popolari: circa l’8% tra gli operai, i lavoratori autonomi e le casalinghe.
Raddoppia, invece, tra gli imprenditori e i professionisti (16%), ma anche in atri gruppi sociali come gli studenti, i disoccupati e i pensionati.
Queste differenze mettono in evidenza la difficoltà che incontra la lista del Professore nella conquista dell’elettorato popolare.
Ugualmente differenziata è la distribuzione delle intenzioni di voto in relazione all’età .
Scelta Civica è particolarmente premiata dall’elettorato giovanile (16%, nella fascia 18-29), più disponibile verso i nuovi simboli dell’offerta politica (e che per oltre la metà rifiuta lo schema bipolare centro-destra vs centro-sinistra).
Il consenso per la lista Monti si riduce però, fortemente, nella fascia di età più adulta, tra i 30 e i 54 anni, per poi recuperare alcuni punti fra gli elettori più anziani. Interessante risulta, d’altra parte, anche la distribuzione per area geografica, con un evidente picco nel Nord Ovest (16%) – e la possibilità , quindi, per il blocco terzista, di proporsi come ago della bilancia nella delicata (e decisiva) sfida in Lombardia.
Le possibili alleanze.
Sono molto interessanti, per valutare la collocazione e le possibili alleanze di Scelta Civica, i giudizi formulati dai suoi elettori nei confronti degli altri partiti e dei loro leader.
Dopo Monti, le figure politiche più apprezzate sono Renzi e Bersani, che ottengono più fiducia degli altri dirigenti della coalizione di centro: Cordero di Montezemolo, Casini e Fini.
Molto più ridotto è, invece, il gradimento dei leader del Pdl (Berlusconi e Alfano), che appaiono meno affidabili di Vendola.
Questi atteggiamenti sono confermati dai sentimenti suscitati dai diversi partiti.
Il Pd è percepito come partito vicino dal 40% degli elettori di Scelta Civica, mentre solo il 29% considera vicina l’Udc e il 20% il partito di Fini.
Nettamente più contenuti sono, poi, i riconoscimenti di vicinanza per il Pdl (11%) e per la Lega (10%), che risultano ancora più bassi di quelli espressi per Sel (12%).
Roberto Biorcio e Fabio Bordignon
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