L’IDENTIKIT DELL’ELETTORE DI “SCELTA CIVICA”: NON E’ UN CENTRISTA E GUARDA AL PD
UN TERZO DEI SIMPATIZZANTI PROVIENE DAL CENTRODESTRA, IL 22% DAL CENTROSINISTRA… QUANTO A FUTURE ALLEANZE GUARDA AL PD
Si è allargato il centro della politica italiana: abbastanza da poter giocare un ruolo decisivo (nel voto e nel post-voto) e, forse, mettere in discussione la schema bipolare su cui si è retta la Seconda Repubblica.
L’Atlante politico di Demos rileva un consenso per la lista Scelta Civica che si avvicina la 13%, e ridimensiona in parte il bacino elettorale degli alleati centristi.
Una base ormai piuttosto estesa, che consente, a poche settimane dalle elezioni, di tracciare un primo identikit di chi intende votare per la lista civica nazionale del Professore.
Un ritratto che si discosta dal tradizionale profilo dell’elettore di centro.
Il profilo politico.
I principali flussi per la lista Monti provengono da entrambi i blocchi che hanno caratterizzato la seconda Repubblica.
La frazione più ampia – quasi un terzo del totale: 32% – è composta da persone che, nel 2008, avevano scelto il Pdl, la Lega oppure La Destra.
Il 22%, invece, proviene da partiti di centro-sinistra (Pd, IdV o Sinistra Arcobaleno).
L’11%, infine, è composto da ex-elettori dell’Udc.
Il flusso in ingresso dal partito alleato coincide con una flessione di quasi un quarto degli elettori del 2008 per la formazione di Casini.
Dal punto di vista politico, l’attuale elettorato di Scelta Civica si presenta perciò composito: circa un terzo degli intervistati si colloca nella porzione centrale dello spettro sinistra-destra
(32%), ma risultano molto ampie anche le componenti che si dichiarano di sinistra o centro-sinistra (24%), oppure di destra o centro-destra (17%).
Mentre il 27% rifiuta di prendere posizione rispetto al tradizionale asse ideologico.
L’appeal personale del leader.
Il leader, per gli elettori di Scelta Civica, conta molto più che per quelli di altre formazioni politiche.
L’opzione elettorale è costruita soprattutto con riferimento alle qualità personali di Monti piuttosto che al programma e agli obiettivi proposti (in parte ridefiniti nel corso della stessa campagna elettorale).
Hanno avuto molta importanza sia il giudizio positivo sul lavoro del Professore come capo del governo, sia l’elevata reputazione internazionale, che gli consente di rappresentare adeguatamente l’Italia all’estero.
Il peso del voto cattolico è molto rilevante e può essere ricollegato al sostegno espresso al Professore, in molte occasioni, dalle gerarchie ecclesiali.
Le intenzioni di voto per Scelta Civica appaiono in relazione diretta con la frequenza ai riti religiosi: si fermano all’8% tra i non praticanti, ma raddoppiano tra i cattolici che seguono la pratica religiosa domenicale (17%).
I tratti socio-demografici.
La propensione al voto per Scelta Civica è molto differenziata in relazione alle condizioni sociali e demografiche degli elettori.
Il consenso elettorale per la lista del Professore è relativamente basso nei ceti popolari: circa l’8% tra gli operai, i lavoratori autonomi e le casalinghe.
Raddoppia, invece, tra gli imprenditori e i professionisti (16%), ma anche in atri gruppi sociali come gli studenti, i disoccupati e i pensionati.
Queste differenze mettono in evidenza la difficoltà che incontra la lista del Professore nella conquista dell’elettorato popolare.
Ugualmente differenziata è la distribuzione delle intenzioni di voto in relazione all’età .
Scelta Civica è particolarmente premiata dall’elettorato giovanile (16%, nella fascia 18-29), più disponibile verso i nuovi simboli dell’offerta politica (e che per oltre la metà rifiuta lo schema bipolare centro-destra vs centro-sinistra).
Il consenso per la lista Monti si riduce però, fortemente, nella fascia di età più adulta, tra i 30 e i 54 anni, per poi recuperare alcuni punti fra gli elettori più anziani. Interessante risulta, d’altra parte, anche la distribuzione per area geografica, con un evidente picco nel Nord Ovest (16%) – e la possibilità , quindi, per il blocco terzista, di proporsi come ago della bilancia nella delicata (e decisiva) sfida in Lombardia.
Le possibili alleanze.
Sono molto interessanti, per valutare la collocazione e le possibili alleanze di Scelta Civica, i giudizi formulati dai suoi elettori nei confronti degli altri partiti e dei loro leader.
Dopo Monti, le figure politiche più apprezzate sono Renzi e Bersani, che ottengono più fiducia degli altri dirigenti della coalizione di centro: Cordero di Montezemolo, Casini e Fini.
Molto più ridotto è, invece, il gradimento dei leader del Pdl (Berlusconi e Alfano), che appaiono meno affidabili di Vendola.
Questi atteggiamenti sono confermati dai sentimenti suscitati dai diversi partiti.
Il Pd è percepito come partito vicino dal 40% degli elettori di Scelta Civica, mentre solo il 29% considera vicina l’Udc e il 20% il partito di Fini.
Nettamente più contenuti sono, poi, i riconoscimenti di vicinanza per il Pdl (11%) e per la Lega (10%), che risultano ancora più bassi di quelli espressi per Sel (12%).
Roberto Biorcio e Fabio Bordignon
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