Maggio 18th, 2013 Riccardo Fucile
C’E’ UN’AGENDA ROSSA TRA LE MACERIE DELLA STRAGE: SPARITA DOPO L’ATTENTATO
L’agenda rossa di Paolo Borsellino era lì dove avrebbe dovuto essere.
A terra, integra, accanto al corpo carbonizzato del magistrato ucciso da un’autobomba in via D’Amelio insieme ai cinque uomini della sua scorta.
L’agenda era lì, ben visibile ancora pochi minuti dopo l’esplosione, almeno fino a quando un uomo, non in divisa, si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro alza un pezzo di cartone che copre l’agenda rossa.
L’agenda è lì, per terra, accanto ad una delle autoblindate del magistrato e della scorta che ancora fumano dopo l’esplosione.
L’uomo misterioso che si era allontanato di qualche metro torna indietro e sposta quasi del tutto quel pezzo di cartone.
Eccola qui l’agenda rossa di Paolo Borsellino, quella da cui il magistrato non si separava e che tutti cercano invano da vent’anni
Ora c’è una prova schiacciante, un documento finora inedito, un filmato di oltre due ore girato nell’immediatezza della strage dagli operatori televisivi dei vigili del fuoco, accorsi in via D’Amelio quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, per spegnere le fiamme causate dallo scoppio dell’autobomba piazzata da Cosa nostra sotto casa della madre del giudice
In quel filmato un’agenda rossa si vede nitidamente a fianco del corpo carbonizzato del magistrato.
È quella di Paolo Borsellino? Certo, difficile pensare a una singolare coincidenza e che sia l’agenda di qualcun altro.
A stabilirlo con certezza saranno i magistrati della Direzione Distrettuale di Caltanissetta che proprio nei giorni scorsi avevano acquisito numerosi filmati girati da tv nazionali e private e da videoamatori, nei minuti e nelle ore successive alla strage. Il tentativo era quello di trovare tracce di quell’agenda dove si presume che il magistrato avesse annotato appunti di lavoro e riflessioni.
Proprio queste avrebbero potuto far luce sul reale movente della strage e sulle possibili responsabilità istituzionali a fianco di Cosa nostra.
Perchè il sospetto dei Pm di Caltanissetta è che Paolo Borsellino nelle ultime settimane della sua vita avesse scoperto la trattativa tra Stato e Mafia.
Il filmato dei Vigili del Fuoco era stato acquisito, insieme ad altri video dalla Procura di Caltanissetta già 20 anni fa, ma evidentemente tra centinaia di ore di registrazione, questi chiarissimi fotogrammi che mostrano un’agenda rossa accanto al corpo di Paolo Borsellino sono sfuggiti all’esame degli inquirenti.
Che il magistrato anche quella domenica del 19 luglio avesse l’agenda rossa con sè è certo, lo hanno ribadito più volte la moglie, Agnese Piraino Leto scomparsa da alcuni giorni, e i figli.
Un’agenda che il magistrato teneva spesso in mano e che non lasciava quasi mai nella sua borsa di lavoro che invece, come avvenne il 19 luglio, affidava spesso alla custodia degli uomini della sua scorta.
La borsa del giudice fu ritrovata sul sedile posteriore della macchina blindata ma al suo interno l’agenda rossa non c’era.
Probabilmente perchè, come dimostra ora il filmato di cui Repubblica è entrata in possesso, prima di salire a casa della madre, Borsellino l’aveva presa con sè.
Chi è dunque quell’uomo che indossa mocassini neri, pantaloni beige su una camicia bianca e con un borsellino nero, che si avvicina a così tanto e ripetutamente al corpo martoriato di Borsellino, prima ancora che venga coperto pietosamente con un lenzuolo e per ben due volte sposta con un calcio quel pezzo di cartone che copre parzialmente l’agenda?
Certamente un uomo in divisa, un “addetto ai lavori” che nessuno allontana dalla scena della strage in quei drammatici momenti in cui decine di poliziotti e carabinieri cercavano di mandare via tutti i curiosi.
Un’immagine in linea con la testimonianza resa alcuni anni fa dall’ispettore di polizia Giuseppe Garofalo ai magistrati di Caltanissetta: «Ricordo di avere notato una persona in abiti civili alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell’auto blindata. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l’ho vista con la borsa in mano o comunque nei pressi dell’auto del giudice. Di sicuro io ho chiesto a questa persona chi fosse e lui mi ha risposto di appartenere ai “servizi”. Posso dire che era vestito in maniera elegante, con una giacca di cui non ricordo i colori».
Negli anni sono state molte le ipotesi seguite sulla sparizione dell’agenda rossa.
Un filmato sembrava indicare nell’ufficiale dei carabinieri Giovanni Arcangioli l’uomo che cammina in via D’Amelio con la borsa del magistrato ma, inquisito, è stato prosciolto perchè non c’è la prova che l’agenda si trovasse dentro la borsa.
Una relazione di servizio della Polizia di Stato, invece, racconta che quella borsa venne portata alla squadra mobile e consegnata all’allora dirigente Arnaldo La Barbera.
Ora il nuovo filmato fornisce una pista decisiva sul giallo dell’agenda rossa.
Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
SIAMO IL PAESE DOVE OCCORRONO 41 PROCEDURE PER FAR RISPETTARE UN CONTRATTO E 1.210 GIORNI PER OTTENERE UNA SENTENZA CHE TUTELI L’IMPRESA
C’ è una riforma che non costerebbe niente. Meglio: non costerebbe in soldi.
Il prezzo da pagare sarebbe la rottura di quel patto sventurato che lega da decenni una classe politica per sua stessa ammissione sempre più mediocre e una struttura burocratica resa sempre più forte, fino all’arroganza, proprio dalla inferiorità del ceto dirigente.
Via via diventato schiavo degli alti funzionari, gli unici capaci dentro questo meccanismo infernale di scrivere una legge, di infilarla nel groviglio legislativo esistente e poi di interpretarla
Un servaggio, come è noto, pagato caro: non c’è Paese al mondo dove un segretario generale del Senato in pensione guadagni con l’aggiunta della prebenda di consigliere di Stato quasi il triplo del presidente della Repubblica.
Da noi sì.
Va da sè che i beneficiati di questa «abnormità » non hanno interesse a cambiare un sistema in cui un funzionario parlamentare prende più di un deputato
L’ha scritto Max Weber: «Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni».
Lo hanno ripetuto Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: la prima cosa da fare, prima ancora di costruire strade e ponti, è cambiare la burocrazia perchè quale «beneficio arreca a un’impresa risparmiare mezz’ora fra Civitavecchia e Grosseto se poi deve attendere dieci anni per la risoluzione di una causa civile» o almeno «un anno per essere pagata da un’amministrazione pubblica»?
Aggiungiamo: è colpa solo della Fiom o del costo del lavoro se negli ultimi anni gli investimenti esteri in Italia si sono dimezzati (dal 2 all’1,2% del totale mondiale: dati Confindustria) o piuttosto di un quadro burocratico asfissiante dove, denuncia Confcommercio, «ci vogliono 41 procedure per far rispettare un contratto e 1.210 giorni per ottenere una sentenza che tuteli l’impresa»?
All’Aquila sono state emanate tra leggi speciali e direttive del Commissario, atti delle Strutture di Gestione dell’Emergenza e dispositivi della Protezione Civile e bla-bla, 1.109 norme più allegati: non mancano solo i soldi per ricostruire, manca il buon senso.
Al punto che, se non cambia qualcosa, c’è da scommettere che finirà col solito decreto d’emergenza che permetta di eludere l’eccesso di regole.
Già visto: lo Stato che aggira lo Stato perchè incapace di cambiare se stesso.
È dunque un peccato notare come, a scorrere agenzie ed archivi, l’emergenza delle emergenze non appaia al governo Letta una vera emergenza.
Due accenni nel discorso d’investitura, due flashes dell’Ansa: e centrati più che altro contro la cappa della burocrazia europea
La scelta degli uomini giusti per questa guerra che dovrebbe essere a tutti i costi vinta, del resto, dice tutto.
Non vogliamo neppure entrare nel merito delle qualità e dei curriculum del ministro Giampiero D’Alia e dei suoi vice, Gianfranco Miccichè e Michaela Biancofiore dirottata dalle Pari Opportunità dopo le sparate sui gay.
Ma sfidiamo chiunque a sostenere che siano stati messi lì, a combattere la più difficile delle battaglie, perchè individuati come i migliori che c’erano sulla piazza per ripulire, disboscare, semplificare.
La verità è che li hanno collocati lì, purtroppo, perchè il bilancino degli equilibri tra i partiti prevedeva di dar loro una poltrona o almeno uno strapuntino.
E quello è considerato, sventuratamente, un ministero di serie B. Se non di serie C.
La revisione della Costituzione venne affidata al grande Concetto Marchesi.
Senza offesa: vuoi mettere la differenza?
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
DAI MAGISTRATI ALLA SOCIETà€ CIVILE: QUELLI CHE POSSONO CAMMINARE A TESTA ALTA
Chi contribuisce a frenare lo strapotere di Riva, patron dell’Ilva che per anni indisturbato ha fatto profitto sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini grazie all’accondiscendenza di gran parte della politica e dell’informazione?
Persone dai ruoli diversi unite dal far rispettare la legge e sensibilizzare le coscienze.
In una città , Taranto, che ha pianto troppe morti causate dall’inquinamento e paga prezzi altissimi per il disastro ambientale.
I magistrati in primis che con alto senso del dovere e in silenzio, perseguono i reati.
Il procuratore capo, Franco Sebastio, 70 anni, tarantino doc, padre cancelliere come il nonno, sposato, padre di due figli, ha iniziato la sua lunga carriera come pretore, procuratore presso la Pretura, per dedicarsi al contrasto dei reati ambientali fino ad arrivare alla guida della Procura della Repubblica.
Che tutte le mattine arriva in ufficio a piedi per sentirsi “cittadino tra i cittadini” e, invece di godersi il tempo della pensione continua a dedicarsi con quella sua normalità rassicurante a far rispettare la legge anche a chi si crede al di sopra della legge.
La Procura è la sua seconda casa, racconta: “Lì vicino andavo a giocare a nascondino da piccolo con i miei amici”.
Inizia a fare il magistrato nel 1976.
Risale agli anni ’80 la prima sentenza di condanna per reato d’inquinamento ai Tamburi dell’Italsider di Stato, acquistata dalla famiglia Riva a prezzo di convenienza.
La sua speranza è che un giorno non vi sia più bisogno dell’intervento repressivo della magistratura perchè i cittadini sentiranno la tutela dell’ambiente e della salute “beni comuni” da difendere.
Un altro nome divenuto suo malgrado simbolo della battaglia contro l’inquinamento dell’Ilva è la gip Patrizia Todisco, 49 anni, che si è guadagnata il titolo di Libero: “La zitella rossa che licenzia 11 mila operai”.
Ma lei senza battere ciglio, dopo aver firmato l’ordinanza di arresto di Riva, dell’ex direttore delle relazioni esterne dell’Ilva Girolamo Archinà , ha proseguito con quello del presidente della Provincia Florido.
Non ha mai rilasciato un’intervista.
I giornalisti sono abituati a ricevere il suo saluto al mattino e a vederla scomparire dietro la porta dell’ufficio che si chiude alle sue spalle.
Per i tarantini è diventata l’icona del riscatto: non c’è manifestazione che non vi siano striscioni che inneggino a lei.
Ma se la città e il Paese hanno acquisito una nuova consapevolezza nel far valere il diritto alla salute e al lavoro lo si deve anche a chi dal 2005 denuncia i danni da diossina come Alessandro Marescotti, professore, tra i fondatori di PeaceLink.
È stato lui a proporre una legge per la certificazione degli alimenti dioxin free.
E a donne come Paola D’Andria, presidente dell’Ail di Taranto (associazione italiana lotta alle leucemie) che ha perduto il marito per un tumore, divenuta la “donna metallo” dopo che le è stato riscontrato un notevole quantitativo di piombo nelle urine, lo stesso trovato nel sangue di nove bambini dai 3 ai 6 anni residenti al quartiere Tamburi.
Ha capeggiato la protesta davanti a Montecitorio per l’abrogazione della legge “Salva-Ilva”, quando la Corte doveva esprimersi sui 17 vizi di costituzionalità rilevati dalla gip Todisco.
Seguono i tanti Comitati sorti spontaneamente per la battaglia contro il mostro dell’acciaio:
“Quartiere Tamburi”, “Studenti di Taranto”, “Donne per Taranto” e l’ultimo in ordine di tempo “Cittadini Liberi e Pensanti” nato per superare “il conflitto ambiente-lavoro: lavoratori contrapposti ai cittadini di cui fanno parte operai dell’Ilva, disoccupati, precari, studenti, professionisti, cittadini che denunciano “l’intera classe politica di essere stata complice del disastro ambientale e sociale che dura da 50 anni”.
E chiedono che chi lo ha generato, “lo Stato prima, la famiglia Riva poi” paghi.
Comitato che assieme alle altre associazioni per la prima volta ha portato in piazza oltre 10 mila persone e ha organizzato il concerto del 1° Maggio nella città dei veleni con tanti artisti di fama come Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa e Roy Paci.
Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
IL PIANO SORU-BOERI PER IMITARE I CINQUESTELLE SUL WEB
L’imprenditore e l’architetto. Il sardo e il milanese. Il tycoon di Internet e l’intellettuale.
http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4L’ex presidente della Regione Sardegna (battuto nel 2009 dal Pdl) e l’ex assessore sfiduciato dal suo sindaco (a marzo).
Sono amici da anni Renato Soru e Stefano Boeri.
«Concreti e sognatori allo stesso modo», dice chi li conosce. Ma soprattutto voci fuori dal coro nel Pd, cui spesso non hanno risparmiato critiche.
Due outsider che ieri sono stati insieme a Milano, in uno dei circoli Arci più noti della città , l’«Arci Bellezza».
Per discutere di «Rete, politica, partecipazione».
Per contribuire a dare un volto più moderno al Pd. E creare forme di dialogo accessibili a tutti, «al di là delle tessere e delle primarie». Imparando dai grillini
Politica e nuove tecnologie, il rinnovamento passa anche dalla Rete. Soru e Boeri ne hanno parlato domenica a Sedilo (Oristano).
Con un progetto da lanciare: una piattaforma web a servizio del partito.
Per informare, raccogliere idee e commenti.
L’iniziativa nasce da un’idea di Soru «per costruire il centrosinistra sardo del futuro».
E non si tratta di un semplice blog, di una bacheca Facebook in cui raccogliere pareri. L’ispirazione arriva da colossi come National Builder (slogan: «liberare il potenziale dell’umanità connessa») e Liquid Feedback («democrazia interattiva» sviluppata nel 2010 da due esponenti del Partito Pirata tedesco).
Software per lo sviluppo di proposte e (a seguire) decisioni. Uno strumento che, con l’esperienza del fondatore di Tiscali applicata alla politica, può davvero diventare una sorgente di innovazione per i partiti.
Stefano Boeri ci crede.
Soprattutto «dopo il disastro delle ultime settimane».
Analisi: «Il Pd si è presentato alle elezioni dando per scontato che avrebbe governato; fino all’ultimo momento non ha capito cosa stava succedendo nel Paese. Mentre Pier Luigi Bersani smacchiava il giaguaro, i grillini riempivano le piazze con una chiamata via web». Osservazione amara.
«Abbiamo perso – continua Boeri – ma poi gli elettori non sono stati consultati. In queste condizioni è necessario ripensare gli scambi di comunicazioni tra Democratici»
L’ambizione: creare una rete «per avvicinare il Pd alla gente».
E svecchiare l’impostazione novecentesca del partito.
«La tessera – attacca Boeri – non può essere l’unica forma di adesione. Perchè non sostenere singole campagne, dal consumo di suolo alla battaglia per i diritti?». E le primarie: «Che senso hanno se chiedono un voto solo tra opzioni già decise?».
Più uniti. Anche online.
«È un’opportunità per la politica – conclude l’architetto – non un’alternativa».
La lezione grillina è stata recepita.
Annachiara Sacchi Gianni Santucci
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
LA SECONDA OSSESSIONE DI BERLUSCONI HA TROVATO PARZIALE SFOGO, CE LI FOTTERANNO IN ALTRO MODO… I CREDULONI ORA ATTENDONO CHE SILVIO STACCHI UN ASSEGNO DI 4 MILIARDI PER RESTITUIRE DI SUA TASCA L’IMU DELL’ANNO SCORSO, COME PROMESSO… NESSUN AIUTO ALLE IMPRESE SULL’ORLO DEL CRAC
Il Consiglio dei ministri di stamattina ha stabilito di rimandare il pagamento della prima rata per le prime case, previsto per giugno, al 16 settembre.
L’esecutivo si è dato tempo fino al 31 agosto per rivedere l’impianto complessivo del balzello, viceversa i contribuenti si potrebbero trovare con due rate da pagare nel giro di poco tempo (il saldo è calendarizzato per dicembre).
Il decreto ha chiarificato alcuni aspetti che erano rimasti incerti.
Ville, castelli e palazzi di pregio artistico sono stati confermati come destinatari del balzello.
“La rata non si paga e entro il 31 agosto verrà approvata la riforma”, ha detto Letta, aggiungendo: “Il perimetro riguarda tutte le categorie che hanno a che vedere con immobili di pregio e signorili, ma esclude terreni agricoli e fabbricati rurali”.
Fabrizio Saccomanni ha specificato che anche cooperative e Iacp (Istituti autonomi per le case popolari) ne sono escluse.
Nel 2012, come noto, l’Imu ha portato nelle casse pubbliche 23,7 miliardi, dei quali 9,9 di acconto e 13,8 di saldo.
Ha interessato 25,8 milioni di contribuenti.
La quota della prima casa è stata di 4 miliardi, per un versamento medio di 225 euro a persona.
Nel complesso – includendo cioè le imprese – il versamento medio è stato di oltre 900 euro.
L’anno scorso, i conti dello Stato ne hanno beneficiato per circa 8 miliardi, mentre il resto è rimasto ai Comuni.
Quest’anno, da impianto originario, l’intero gettito sarebbe dovuto finire al Comune senza necessità di ripartire l’incasso in due quote.
Il valore dell’acconto sulla prima casa si può fissare a 2 miliardi, la metà di quanto versato nell’intero 2012.
Dividendo semplicemente per due il versamento medio di 225 euro, la sospensione dell’acconto 2013 si potrebbe tradurre per ora in un risparmio di 112,5 euro a testa, una cifra che difficilmente potrebbe risollevare un bilancio familiare.
D’altra parte, lo stesso Mef ha già spiegato – nell’analisi dei versamenti del 2012 – che “il peso dell’Imu per abitazione principale sul totale del gettito è stato pari al 17%”. Questo risulta poi “inferiore al 5 per cento per 1.290 comuni.
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
PER I PM IL CAVALIERE HA PAGATO TARANTINI PER MENTIRE IN CONCORSO AL FACCENDIERE VALTER LAVITOLA
L’ex premier Silvio Berlusconi è stato ascoltato come indagato dalla procura di Bari
nell’indagine nella quale è indagato per aver indotto, assieme all’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini a mentire all’autorità giudiziaria nell’inchiesta escort. L’interrogatorio si è svolto nel capoluogo pugliese.
Al Cavaliere gli inquirenti baresi contestano l’induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria dell’imprenditore che portava prostitute nelle residenze del Cavaliere.
Su istigazione dell’allora capo del governo e in cambio di almeno 500. 000 euro ricevuti da Berlusconi, l’ex direttore de “L’Avanti” aveva convinto Tarantini a mentire, in due verbali datati 29 e 31 luglio 2009 in cui c’erano dichiarazioni “reticenti e a tratti mendaci in merito al coinvolgimento del premier”.
Tarantini aveva sempre sostenuto che il leadere del Pdl non sapeva di passare notte di sesso con delle escort.
Lavitola avrebbe avuto il ruolo di “intermediario” tra Berlusconi e Tarantini e di “concorrente dell’autore materiale del reato”, che secondo le ricostruzioni dell’accusa è Berlusconi, inducendo l’imprenditore barese a patteggiare la pena per non fare depositare le sue compromettenti conversazioni telefoniche con l’ex premier.
(da “La Repubblica“)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
NANIA, STORACE, URSO, VIESPOLI, MENIA: SI RITROVANO GLI EX PENTITI PER BENEFICIARE DEGLI SCONTI DI PENA… OBIETTIVO DISOTTERRARE IL TESORETTO DI AN E RICOSTRUIRSI UNA VITA A BRUXELLES… I FRATELLI D’ITALIA PER ORA PREFERISCONO RESTARE AI DOMICILIARI
Hanno riesumato per l’occasione il simbolo di “Alleanza nazionale”, emblema della siesta politica (nulla fare, paura non avere), prodotto già avariato di suo che però, con le tragiche esperienze successive, ora sembra quasi profumare di mughetto.
Si sono ritrovati così a Palermo i “collaboratori di ingiustizia” della ex An, persisi di vista nei mille rivoli della battaglia politica, animati dal dichiarato intento di gettare alle spalle scelte personali opposte, in nome del pentitismo italico.
La somma dei consensi dei partiti rappresentati da costoro alle ultime politiche ha raggiunto ben l’1% (La Destra più Fli), tanto da consentire a chi ha avuto l’1,8% (Fratelli d’Italia) di atteggiarsi a snob, inviando solo una benevole benedizione, sotto forma di telegramma di saluto.
Chi è stato coordinatore del Pdl, chi di Fli, chi di se stesso, chi si perso per strada e chi non l’ha mai trovata, chi ha acceso (e spento) la Fiamma e chi solo mutui milionari, chi è stato sfrattato e chi ha portato auto e borse ai potenti.
Tutti uniti da un unico comune denominatore: sono stati trombati alle ultime elezioni politiche.
Ovviamente se fossero stati rieletti non dubitiamo che sarebbero stati ugualmente percorsi dal sacro anelito di rifare lo stesso una nuova An 2.0 , come hanno precisato in nome non si sa se della nuova comunicazione web o in ricordo della percentuale che gli avrebbe garantito la poltrona.
Ma queste sono quisquilie.
Qualcuno ha obiettato che un processo di rifondazione del genere necessiterebbe di un coinvolgimento della base, non che cinque persone decidono di creare un partito con una scelta di vertice e senza un programma discusso e condiviso.
Obiezione respinta: il concetto sarebbe valido se si creasse un “nuovo partito”, ma se si vuole riesumare An dove non si facevano neanche i congressi alle scadenze previste dallo Statuto e la linea politica non si discuteva mai, il modo di procedere è perfettamente in linea con le “radici” tanto richiamate.
Qualcuno maligna che lo scopo che anima i pentiti di varia estrazione sia quello di provare a raggiungere il quorum del 4% necessario alle Europee per conquistare qualche posto a Bruxelles, altri che il fine sia quello di accomodarsi a tavola per spartirsi il tesoretto milionario dell’ex An.
Si è mai visto un collaboratore di giustizia che si pente prima di essere stato arrestato?
Suvvia, un po’ di clemenza.
Se uno collabora ha diritto a un riscontro premiale: se si pente e torna da Bastia a Canossa, vogliamo riceverlo o gli facciamo prendere una bronchite nel bosco?
Qualcuno infine è perplesso perchè non è chiara la “linea politica” che si vuole perseguire: problema irrilevante in fondo.
L’importante è non perdere il tram e non inciampare sul predellino quando si aprono le porte: poi le vie del Signore sono infinite, come quelle del popolo (delle Libertà ).
Espiate gente, espiate.
argomento: AN | Commenta »
Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
NE CHIEDONO L’INTRODUZIONE CONTRO LA LINEA DI GRILLO
Ancora una volta contro la linea del leader. Ancora una volta uno smarcamento. 
I parlamentari Cinque Stelle riaprono la querelle sullo ius soli: Alessandra Bencini, Manuela Serra e Paola De Pin risultano tra i cofirmatari di una legge che ne prevede l’introduzione.
Il disegno di legge, l’atto numero 17 del Senato, è stato depositato a Palazzo Madama lo scorso 15 marzo.
Un progetto a firma Pd, dato che il primo firmatario è Ignazio Marino, proprio quell’Ignazio Marino candidato sindaco al Campidoglio che sfiderà tra gli altri il pentastellato Marcello De Vito.
Le tre senatrici del Movimento hanno aggiunto la loro firma al testo lo scorso 7 maggio, tre giorni dopo Grillo – che ieri è tornato sul tema immigrazione con un post provocatorio dal titolo «Kabobo d’Italia» – interviene nella questione, dando vita a una ridda di polemiche.
Il capo politico del Movimento afferma che l’introduzione dello ius soli può avvenire «solo attraverso un referendum».
E prende le distanze da qualsiasi testo (compreso quello delle «sue» senatrici) sia al vaglio dell’Aula: «Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari», si legge nell’intervento del 10 maggio. Parole che hanno provocato anche qualche malumore in seno a deputati e senatori, pronti – come ad esempio Alessandro Di Battista – a ribadire le proprie convinzioni personali (favorevoli) in tema di ius soli.
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 17th, 2013 Riccardo Fucile
AMMESSA LA QUESTIONE DI LEGITTIMITA’ SULLA LEGGE ELETTORALE SOLLEVATA DALL’AVV. BOZZI…. LE ECCEZIONI SOLLEVATE GIUDICATE “RILEVANTI”
La Cassazione, in un’ordinanza depositata oggi, ha dichiarato “rilevanti”, in relazione alla Costituzione e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, “le questioni di legittimità ” sollevate in un ricorso sulla legge elettorale 2005, il cosiddetto Porcellum, e ha disposto l’immediata trasmissione degli atti alla Consulta.
La Corte di Cassazione, in sostanza, boccia il cosiddetto premio di maggioranza, previsto sia alla Camera che al Senato, con argomentazioni diverse.
I giudici della suprema Corte hanno dichiarato “rilevanti e non manifestamente infondate”, si legge nell’ordinanza interlocutoria in relazione alla Costituzione italiana e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo “le questioni di legittimità costituzionale sollevate dall’avvocato Aldo Bozzi.
In particolare, la I sezione penale, accogliendo il ricorso di 27 ricorrenti che hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità del ‘Porcellum’ dice a chiare lettere che “è dubbio che l’opzione seguita dal legislatore costituisca il risultato di un bilanciamento ragionevole e costituzionalmente accettabile tra i diversi valori in gioco”.
Piazza Cavour definisce “rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate in giudizio, tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare” garantite dagli art. 1, comma 2, e il 67 della Costituzione.
La Suprema Corte (sentenza 12060) bacchetta soprattutto il premio di maggioranza: “Si tratta -scrive piazza Cavour- di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando (mediante una complessa modulazione delle soglie di accesso alle due Camere) il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità , stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano (con l’ulteriore conseguenza che l’attribuzione del premio, se era servita a favorire la formazione di un governo all’inizio della legislatura, potrebbe invece ostacolarla con riferimento ai governi successivi basati un coalizioni diverse); dall’altro – scrive ancora la Suprema Corte – esso provoca un’alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”.
Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonchè la lesione “dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”.
(da “La Repubblica“)
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