Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
PER LA SERIE NON C’E’ LIMITE AL PEGGIO…E POI CI CHIEDIAMO IL MOTIVO DEL DISCREDITO DELLA NOSTRA CLASSE POLITICA ALL’ESTERO
Fuorionda di Mariano Rabino, deputato piemontese di Scelta Civica, a Tgcom24. 
La gaffe, ripresa da “Striscia la notizia” (Canale5), immortala il parlamentare mentre, assieme all’esponente Pd Ernesto Carbone, attende il collegamento con Paolo Liguori.
E a un certo punto racconta un aneddoto: “Una signora mi ha chiesto: ‘Perchè quando vai a Roma poi non vuoi tornare più a casa?’.
Io le ho risposto: ‘Non per i privilegi, ma per due cose: la gnocca e il tempo’.
Guarda, io in cinque anni a Torino in consiglio regionale” — continua — “quando ero nel Pd, non ho visto la gnocca che ho visto qui a Roma in sei mesi“
Ora i suoi elettori saranno contenti di aver contribuito a far sì che il loro parlamentare potesse rifarsi la vista con le bellezze della capitale.
Vista la nebbia che c’è sovente a Torino (il clima è un altro fattore “sensibile” al deputato) forse le bellezze piemontesi non riusciva a vederle bene.
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
NELL’INCHIESTA FIORENTINA SUL TAV E’ INDAGATO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
Ieri pomeriggio Maurizio Lupi, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha incontrato amministratori locali e associazioni del territorio alessandrino coinvolti nella realizzazione del Terzo Valico.
I lavori per la costruzione del passante ferroviario, che collegherà Genova con Tortona, hanno un costo stimato superiore ai 6 miliardi di euro.
Le previsioni di spesa sono però destinate ad aumentare per la messa in sicurezza dei cantieri.
Infatti è alto il rischio di incontrare vene amiantifere nello scavo dei 39 Km di tunnel previsti, questo renderà necessari costosi interventi per non disperdere le polveri nocive in scavi e trasporti.
Lupi conferma l’importanza dell’opera non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa. Proprio per questo, assicura il ministro, i 6-8 miliardi necessari non verranno calcolati da Bruxelles nella possibile infrazione del patto di stabilità .
Intanto a capo della struttura ministeriale che seguirà i lavori siede Ercole Incalza, ingegnere da decenni impegnato nell’alta velocità .
Incalza da gennaio è indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta fiorentina sul Tav
Cosimo Caridi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
BONUS IRPEF LIMITATO AI REDDITI BASSI
Tassa sulla casa e cuneo fiscale si cambia. 
Il governo, dopo il vertice di ieri tra il premier Letta, Alfano e il ministro dell’Economia Saccomanni, ha deciso di mutare rotta
La prima modifica, che avverrà in Parlamento, secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, dovrebbe riguardare la nuova Tasi, la tassa sulla casa che dal prossimo anno sostituirà l’Imu: è ormai certo che benchè l’aliquota della Tasi sia più bassa dell’Imu, la mancanza di detrazioni fa pesare di più la nuova tassa.
Di conseguenza l’intervento che sta studiando il governo, è quello di reintrodurre le detrazioni
Le ipotesi sul campo, secondo fonti dell’esecutivo, sono due.
La prima prevede di introdurre, sul modello dell’Imu, una detrazione uguale per tutti a livello nazionale.
Naturalmente l’aliquota e il gettito medio della Tasi sono più bassi dell’Imu e dunque non è possibile reintrodurre una detrazione di 200 euro che mangerebbe di fatto il gettito medio valutato, nell’ipotesi di aliquota base all’1 per mille, in 79 euro aumentabile fino a 198 euro.
Si tratterebbe così di limitare la detrazione intorno ai 100 euro (costerebbe 2 miliardi): la perdita di risorse per i Comuni sarebbe temperata dalla possibilità per i sindaci di portare l’aliquota massima al 4 mille (la vecchia aliquota base dell’Imu) per avere più margini di manovrabilità dove le finanze sono in difficoltà .
La seconda ipotesi sarebbe quella di una mini detrazione di 50 euro (costo 1 miliardo) che lascerebbe ai Comuni i margini di manovrabilità per reperire risorse elevando l’aliquota fino al 2,5 per mille.
In questo caso moltissimi Comuni si avvicinerebbero al tetto massimo.
In campo anche una terza ipotesi di fonte parlamentare: l’introduzione di una detrazione, legata all’Isee (la denuncia dei redditi popolare che comprende reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare) e che potrebbe essere calibrata per favorire solo i redditi più bassi.
C’è poi la variabile figli: la vecchia Imu, tassa di possesso, oltre ai 200 euro base, prevedeva 50 euro per ciascun figlio a carico sotto i 26 anni.
Oggi tuttavia, con la Tasi, la natura della tassa è cambiata ed è finalizzata ai servizi generali offerti dal comune.
Una detrazione legata al numero dei componenti della famiglia, seppure giusta sul piano sociale, premierebbe le famiglie numerose che, in linea teorica, sono quelle che «consumano» più servizi. Dunque la discussione è aperta.
L’altra questione è il cuneo, gli ormai famosi 14 euro al mese per un reddito di 15 mila euro annui, assai contestata e oggetto di polemiche.
Fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere ieri, dopo il vertice, che la platea si potrà ridefinire ferme le risorse a 1,5 miliardi.
L’idea è quella di concentrare le risorse destinate all’aumento delle detrazioni Irpef sui lavoratori dipendenti sulla metà della platea inizialmente prevista oppure di agire attraverso le detrazioni per i figli, una sorta di “quoziente familiare”.
Nella ipotesi di riduzione della platea sarebbero interessati circa 7,8 milioni di lavoratori invece di 15,9 milioni.
In questo modo l’ effetto, pur non crescendo di molto, sarebbe indirizzato esclusivamente su coloro che guadagnano fino a 20-22 mila euro lordi annui, le fasce più basse dei redditi, invece di essere spalmato fino a 55 mila euro. In questo modo il reddito di 15 mila euro arriverebbe sopra i 200 euro (invece di 172) e quello di 20 mila raggiungerebbe i 176 (invece di 151).
In sostanza i 600 milioni che sarebbero dovuti andare a finanziare il bonus per i redditi sopra i 20-22 mila euro, verrebbero riversati sulle fasce più deboli.
Roberto Petrini
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
IL SINDACO NON DEVE SOLO PIACERE, DEVE CONVINCERE… RENZI AFFINA SOLO SLOGAN E GIOCHI DI PAROLE, UN PROGRAMMA CONCRETO NON ESISTE
Ormai l’abbiamo capito: Matteo Renzi è giovane, brillante, ambizioso, vincente (anche per mancanza di concorrenza) e dunque piace a tutti, soprattutto ai giornali. Ma non è soltanto un argomento da sondaggio o una fonte di ispirazione per le imitazioni di Maurizio Crozza.
Il sindaco di Firenze non deve più solo piacere, deve convincere.
Perchè, come minimo, è destinato a guidare il Pd, cioè il primo partito italiano.
E se non farà troppi errori, ha ottime possibilità di essere il prossimo presidente del Consiglio.
Eppure , finora, non è sembrato abbastanza consapevole di ciò che questo comporta. Continua ad affinare slogan e giochi di parole (cambiare verso al Pd per cambiare verso all’Italia per cambiare verso all’Europa) invece che programmi: a un Paese privato di futuro dalla recessione e dall’insipienza delle sue èlite offre una speranza effimera, fondata sulla persuasione retorica invece che su idee forti e su una chiara lista di priorità .
Il primo punto del suo programma è dare 100 euro al mese a chi ne guadagna meno di 2.000.
Ma come pagare una simile spesa, tra i 10 e i 20 miliardi all’anno? Renzi e i suoi consiglieri assicurano che, una volta arrivati loro a Palazzo Chigi, riusciranno a fare ciò in cui hanno fallito i governi degli ultimi 30 anni: ridurre la spesa pubblica eliminando gli sprechi e tagliando gli incentivi alle imprese. In bocca al lupo.
Alla fine si scopre sempre che servono i voti di quelli che vivono di sprechi e che le imprese sussidiate aiutano a pagare le campagne elettorali.
Nel programma per il congresso Renzi celebra pensionati, insegnanti, operai e statali ma alle convention si accompagna al finanziere Davide Serra che licenzierebbe i dipendenti pubblici a migliaia e invita a rimettere in discussione le pensioni di chi non ha pagato abbastanza contributi.
Come trovare una sintesi? Ci penso io, assicura il sindaco d’Italia, riuscendo a promettere al contempo troppo e troppo poco.
Troppo per essere davvero credibile e troppo poco per farci vedere nelle sue ricette occupazione, imprese, prospettive.
Rischia di non offrire abbastanza, insomma, per giustificare l’abbandono del professionismo della sopravvivenza quotidiana di cui Enrico Letta si è dimostrato il massimo interprete.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
NE UCCIDE PIU’ LA SALIVA CHE LA SPADA
Al posto di Renzi, nel leggere le cronache turibolanti dei giornaloni sulla sua meravigliosa
persona, i suoi programmi palingenetici, il suo “fluido” magico e la sua “erotica sociale” che ingravida le donne con la sola forza del pensiero, faremmo i debiti scongiuri.
I cimiteri della politica sono pieni di leader, o pseudotali, osannati e issati sugli altari della stampa al primo afrore di vittoria e poi cestinati senza pietà con la stessa frettolosa disinvoltura. B., D’Alema, Veltroni, Casini, Fini, Monti e perfino Letta nipote.
E, prima, tanti altri salvatori della patria che non han salvato nulla, nè la patria nè se stessi.
Il salto sul carro del vincitore, la sola disciplina olimpica in cui eccelle l’intellighenzia italiota, è vecchio come lo stivale.
Ma di solito porta una sfiga boia.
Pare trascorso un secolo da quando, due anni fa, l’uomo della Provvidenza era Monti, avvolto nel sobrio loden cantato dalla stampa come un vello d’oro.
“Il cappotto in loden è la vera divisa dei maschi della borghesia milanese di stampo e tradizione calvinista; quella da ottimi studi anche all’estero, solidi matrimoni, volontariato e parche vacanze in montagna o nelle belle case sui tanto piovosi laghi” (La Stampa).
“Monti è un signore con la tazza di the a Saigon” e un giorno “a Bruxelles ballò un valzer con Emma Bonino”, ma “in maniera sobria” (Repubblica ).
“Sobria” pure la moglie Elsa: “Elegante, riservata, altruista: non servono altre parole. Nè lei stessa gradirebbe un’aggettivazione eccessiva per descriverla. La sua sobrietà non lo sopporterebbe” (Style, mensile del Corriere ).
Sobrio persino il cane (non Empy, ma il suo “golden retriever” prematuramente scomparso). Sobri i mezzi di locomozione: “La signora Monti è arrivata da Milano con un sobrio Frecciarossa” (Chi by Alfonso Signorini, uso a leccare ben altre famiglie: ma certe lingue, una volta messe in moto, non riesci più a fermarle).
Roba che nemmeno i Cinegiornali Luce.
Poi arrivò Letta jr., fra odi, ditirambi e lecca-letta: “Questa è l’ultima spiaggia della Penisola: più in là c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso. L’Italia ha voglia di novità . È primavera: bisogna cambiare aria nelle stanze e nel cervello. Letta è un uomo competente, calmo e relativamente giovane” (Severgnini, Corriere . “Non ha citato Kennedy — ‘la fiaccola è stata consegnata a una nuova generazione…’ — ma ha detto più o meno le stesse cose, Napolitano. Le ha dette mentre affidava l’incarico a un uomo di cui potrebbe essere il nonno… L’Italia, considerata gerontocratica, si colloca all’avanguardia in Europa. La rivincita dei figli degli anni 80.
A Palazzo Chigi arriva il ragazzo che amava il Drive In e gli U2” (Cazzullo, Corriere ). “Non c’è commento migliore al governo appena nato della foto che ritrae Napolitano mentre stringe le mani di Enrico Letta. Ed è difficile capire dove cominci la stretta del primo e finisca la presa del secondo, come padre e figlio sinergicamente s’affidano l’un l’altro prima delle navigazioni impegnative della vita” (Cusenza, Messaggero ).
“Un medico per l’Italia. Enrico Letta aveva promesso competenza, freschezza, nomi non divisivi. Il risultato corrisponde pienamente all’impegno” (Scalfari, Repubblica).
Ora tocca a Renzi: “Quello strano fluido della Leopolda: così il sindaco diventa fidanzato d’Italia”, “su un campione di 500 donne interpellate per sapere con chi ‘vivrebbero un’avventura’, Matteo batte tutti: come flirt ideale (26%), come amante per l’avventura di una notte (19%), come cavaliere di una serata di gala (20%), e anche come salvatore durante un incendio (28%).
Chi ha trascorso tre giorni a Matteolandia torna a casa convinto che questa specie di misterioso fluido di entusiasmo, di intensa e accesa passione per il leader vuol dire certamente qualcosa” (Repubblica ).
Tant’è che un lavoratore di call center confida, sempre a Repubblica : “Ho preso un aereo per un sindaco e mai per una donna”. Perchè, incensa il quotidiano, “i messaggi del corpo hanno di bello che pretendono attenzione a prescindere dalle idee”.
Del resto, il nipotino di Fonzie che fa? “Smantella totem e sfata tabù”, “in jeans e camicia bianca rovescia stereotipi e butta giù steccati”, mica cazzi.
Poi “apre il cantiere del nuovo Pd”, talmente nuovo che “su Berlusconi tace” e dice “dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene” (ma bravo), “declina parole come speranza e dignità ”, perchè “la ‘rivoluzione della semplicità ‘ è già nel linguaggio, privo di incrostazioni retoriche”.
E via col “patto in quattro punti” (Corriere), anzi il “patto di Matteo con Letta e il Quirinale” (Repubblica ), senza scordare l’immancabile “agenda Renzi” (Corriere : do you remember Agenda Monti?).
Avanti così per qualche mese, poi avanti il prossimo (Marina?). Ne uccide più la saliva che la spada.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
IL PERCHE’ DI UN NUOVO SINDACATO NON CONFORME
E’ stata inaugurata a Milano, in via Padova 304, la nuova sede del Sindacato Europeo dei Lavoratori, alla presenza di una folta rappresentanza di iscritti, di consulenti legali e del lavoro, psicologi e rappresentanti aziendali e del rappresentante per Milano, avv. Lo Verde. La inaugurazione è stata allietata da musica e cibi sud-americani, grazie alla grande partecipazione degli iscritti all’associazione “Para Todos” ( 800 iscritti) che supporta nella crescita e nell’avvio dell’azione sindacale a Milano.
Ospitiamo un intervento del segretario generale del Sindacato Europeo dei Lavoratori
Si sente da tempo la necessità di un nuovo sindacato: i lavoratori subiscono una crisi che colpisce sempre più il bilancio familiare, causando drammi sociali e umani spesso irreversibili. Tutti attendono una svolta, il famoso “cambiamento” tanto auspicato anche nella politica italiana.
Si votano (sempre meno) i propri rappresentanti e poi si finisce per criticarli.
Il sindacato tradizionale finisce per essere un po’ lo specchio della politica italiana: ci si accorda alle spalle dei lavoratori, come in politica a quelle degli elettori, e invece di rappresentarne i diritti e le istanze, si fa dell’altro.
Perchè ci sono questi comportamenti sia nella politica che nel sindacato? Perchè in fondo “i rappresentanti” spesso sono come la loro base, con gli stessi difetti.
E’ il Belpaese dei mille compromessi, del “tirare a campare”, dell’attendere che qualche altro si muova, del “ ma chi te lo fa fare”, del “teniamo famiglia”.
Tutto va bene finchè non veniamo toccati in prima persona.
Allora ci scateniamo e gridiamo contro l’ingiustizia subita e un piccolo torto diviene una montagna.
Ci siamo, ci hanno abituati così.
Ma è finita la fase di fare sempre le vittime, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche, fare squadra, essere onesti e pretendere quello che ci tocca, solo e soltanto quello.
Eravamo abituati a spendere e spandere, a indebitarci, ma ora non si può poù, è tempo di responsabilità ..
Perchè siamo vicini al fallimento, e non per colpa dell’Europa, ma perchè ci siamo scelti i governanti a nostra immagine e somiglianza: arraffoni, furbastri, cinici ed egoisti.
Cosa può fare un nuovo sindacato? Selezionare meglio la propria classe dirigente: onore al merito e grande capacità di ascolto.
Noi come sindacato non siamo quelli che firmano tutto ( Cgil,Cisl,Uil) o quelli che spaccano il mondo ( Cobas), vogliamo essere “l’opposizione intransigente e intelligente”.
Non è giusto dire sempre di sì oppure sempre no, bisogna entrare nel merito, chiedere diritti, ma far capire che ci vogliono anche i doveri.
A cosa serviremmo se fossimo uguali agli altri?
L’idea è di costituire dei “centri servizi” con varie realtà interne: sindacato, legali, psicologo, commercialista, finanziaria, ecc. per potere mantenere le sedi in autonomia dai datori di lavoro e dare quello che realmente serve: un servizio efficiente, trasparente e autonomo.
Partendo dalla difesa dei più deboli, chiedendo un piccolo contributo, ma garantendo la difesa senza “inciuci” e con equilibrio.
Una delle cose a cui teniamo è ricordare quanto dice l’art. 46 della Costituzione: “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
Ci si può e ci deve accordare quando ci sono i presupposti, alla luce del sole, dividendo non solo i sacrifici ma anche gli utili.
Giuseppe Criseo
Segretario Generale-Sindacato Europeo dei Lavoratori
Il commento del nostro direttore
Come esiste il presunto “governo del fare” (che spesso si riduce al “fare chiacchiere” o promesse irrealizzabili) a destra da tempo va di moda lo sfogatoio dei teorici della dietrologia, dell’onanismo culturale, del criticare tutto e tutti per poter conservare l’alibi a non fare nulla.
Si è perso lo spirito di servizio per la comunità , spesso si sfiora l’incontinenza verbale e l’autoreferenzialità , ci si chiude in sette dove esistono più dirigenti che iscritti, bruciando potenzialità , cervelli e annicchilendo entusiasmi.
E ovviamente “chi fa qualcosa” diventa oggetto di critiche: non posso non ricordare che anche noi di destradipopolo siamo stati accusati persino di “mettere troppi post” nei gruppi di Fb.
Badate bene non da avversari, ma da presunti amici che, a causa dei nostri post, dovevano far scorrere troppo a lungo la pagina Fb per ritrovare il loro chiacchericcio del giorno prima.
E pensare che noi, facendoci un mazzo così 15 ore al giorno, siamo presenti in 182 gruppi, dal Pdl a Sel, tanto per capirci, facciamo circolare idee, progetti, immagine di una destra diversa.
Per questo abbiamo voluto far conoscere l’iniziativa dell’amico Giuseppe, perchè sia di esempio a “chi vuol fare” nella direzione giusta: quella dell’impegno sociale che “qualifica” la nostra identità senza etichette e medaglie.
Dove non conta la carica, ma il sacrificio e il senso della comunità .
E dove a chi lavora onestamente e rispetta i doveri del nostro Stato, possano essere garantiti i nostri stessi diritti, una stretta di mano e un sorriso.
Questa è la nostra destra al servizio dell’Italia.
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
C’E’ IL FLOP DELLE FIRME SUL TERRITORIO ALL’ORIGINE DELLA RETROMARCIA DEI “GOVERNATIVI” ALL’INSEGNA DEL “VOLEMOSE BENE”
Adesso è Angelino Alfano che frena. 
Che prova ad andare a Canossa da Silvio Berlusconi: “Non è partita una raccolta di firme in vista del consiglio nazionale ma so bene quale sarebbe la prima frase di qualsiasi documento dovessi trovarmi a sottoscrivere e cioè il riconoscimento della leadership di Silvio Berlusconi”.
La via per Canossa è un’intervista a Bruno Vespa, concessa per il suo ultimo libro Sale, zucchero e caffè.
L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica.
E diramata nella mattinata di lunedì. Il vicepremier rompe il silenzio nel quale si è racchiuso da giorni, sin dalla sua decapitazione all’ufficio di presidenza di venerdì, con una dichiarazione di fedeltà : la leadership — dice — non è in discussione.
È un segnale in controtendenza rispetto agli ultimi giorni.
Con l’obiettivo di riaprire la trattativa con Berlusconi. Di restare in gioco. Di evitare la “fine di Fini” per dirla con un’espressione che circola molto nel Pdl in questi giorni. Perchè Berlusconi ha fatto capire che stavolta fa sul serio: “O con me o contro di me” ha ripetuto.
E non ha affatto escluso che la conta sarà anticipata. La sua idea è di convocare il consiglio nazionale per far approvare il ritorno a Forza Italia prima dell’8 dicembre. Tra un paio di settimane, in prossimità del voto di palazzo Madama sulla decadenza: “Vogliamo vedere — trapela dall’inner circle del Cavaliere — chi dice di no a Berlusconi e a Forza Italia mentre al Senato di vota la decadenza”.
E adesso è Angelino ad avere davvero paura.
Lo spettro si è manifestato nel week end, quando i suoi fedelissimi hanno provato a raccogliere le firme su un loro documento per organizzare la conta al consiglio nazionale.
Un flop: qualche decina in Sicilia e in Calabria. Ma nel resto d’Italia i colonnelli di Alfano si sono sentiti rispondere: “E’ una follia. Non voteremo mai contro Berlusconi e contro il ritorno a Forza Italia”.
Nè ha rasserenato il suo animo l’intervista di Barbara Berlusconi all’HuffPost, nella quale la secondogenita del Cavaliere ha accusato il gruppo dirigente del Pdl: “Pensano solo a poltrone e potere”.
Profittatori che hanno zero idee e zero contenuti. Il riferimento a chi non ha saputo difendere Berlusconi in questi anni è fin troppo evidente.
Ecco la frenata di Alfano
Col documento che è stato rimesso nel cassetto. E l’idea di fare di necessità virtù: “Alfano — spiega una colomba — ha mandato un segnale di pace a Berlusconi con l’idea di tornare al disegno originario, quello che prevede che non salti il governo e sperando che Berlusconi recuperi lui al partito”.
È la vicepresidenza il ruolo che Angelino ha in mente. Su cui c’è già il veto dei falchi: “Non si torna indietro dall’azzeramento”. Ma su cui sta provando a convincere Berlusconi anche accettando che sia solo una casella di facciata, senza tanti poteri reali. È convinto che il Cavaliere voglia tenerlo dentro, “recuperarlo”, e che non voglia affatto mettersi nelle mani dei falchi.
Non è un caso che anche Lupi pronunci parole di miele verso il Cavaliere. E’ la resa. Che ha l’effetto di gettare nello sgomento le colombe più agguerrite.
Quagliariello, Lorenzin, Cicchitto sono rimasti impietriti dalle dichiarazioni di Alfano. Ci hanno letto il tentativo di impedire le scissione.
Perchè è chiaro che col vicepremier la rottura avrebbe un valore politico.
Senza, si rischia l’effetto “straccioni di Valmy” che vanno in soccorso al governo.
Già il governo. Per il Cavaliere non è cambiato niente.
Nessuna Canossa può fargli cambiare idea sulla decadenza.
E sull’impatto che ha sul governo: “O con me o contro di me”.
Punto.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 29th, 2013 Riccardo Fucile
AGO DELLA BILANCIA LA SENATRICE DI SCELTA CIVICA LINDA LANZILLOTTA
A poche ore dalla riunione della Giunta per il Regolamento del Senato, sembra sempre più probabile una conferma del voto segreto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Alle 15 la Giunta dovrà infatti riunirsi a Palazzo Madama per valutare l’eventuale modifica del regolamento che, di norma, già prevede il voto segreto.
Secondo indiscrezioni, però, i favorevoli al voto palese sarebbero, anche se di strettissima misura, in minoranza.
L’ago della bilancia sembra essere nelle mani della senatrice di Scelta Civica Linda Lanzillotta, che sembrerebbe più propensa al no: “Sono contraria alle leggi ad personam – dichiara – ma anche a quelle contra personam”.
L’altro scenario possibile è che in Giunta si decida di non votare sulla modifica del regolamento e si lasci l’ultima parola all’Aula.
E potrebbe essere proprio il Cavaliere a chiedere il voto palese per obbligare tutti a votare per lui e sanare, almeno su questa questione, la spaccatura nel suo partito.
Intanto il Pd ha chiesto ad Angelino Alfano di votare la decadenza, così come in precedenza aveva dato il suo assenso alla legge Severino.
“Si ponga fine a manovre dilatorie di vario genere e si voti la decadenza – afferma il responsabile giustizia del Pd Danilo Leva – Per il Pd non ci sono problemi, sia che si tratti di voto segreto o palese”.
I democratici rispondono dunque picche al nuovo appello fatto dal vicepremier al Pd, affinchè non consenta la decadenza da parlamentare di Berlusconi.
“Alfano – ha scritto Leva in una nota- parla al Pd ma dovrebbe rivolgersi al Pdl. La legge Severino è stata già applicata in altri 37 casi e, soprattutto, è stata votata anche dalla forza politica di cui Alfano è stato segretario. Perchè solo oggi evidenziano alcuni elementi della legge Severino mai contestati in passato? La legge è costituzionale ma ancora una volta la giustizia viene ridotta dal Pdl a problema ad personam”.
E dal Pdl si fa sentire il capogruppo alla Camera Renato Brunetta favorevole, come noto, al mantenimento del voto segreto: “Le regole dicono voto segreto – chiarisce Brunetta intervistato da Radio 24 – Non si cambia il regolamento a partita iniziata”.
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