Dicembre 23rd, 2013 Riccardo Fucile
IL CANTANTE FIORENTINO RACCONTA DI UNA CENA DI CLASSE E DI UNA CONFERENZA STAMPA
Non è noto per la sua passione per la politica ma per la sua musica.
Piero Pelù non nasconde la sua poca stima nei confronti del neo segretario del Pd, Matteo Renzi.
Al Fatto Quotidiano dice di averlo incontrato per caso in un ristorante di Firenze. E non si risparmia una frecciatina.
Di Renzi Pelù dice: “È un bluff. È affabile e ha una buona capacità oratoria, ma non dice nulla”.
Già in passato aveva polemizzato, tanto da non risparmiare una critica al collega Lorenzo – Jovanotti per il suo endorsment per Renzi.
Poi si è scusato, ma non con il sindaco. Anzi si lui scrisse su Facebook: “Matteo Renzi, il sindaco più latitante della storia di Firenze, ora si sente la vittoria in mano per le prossime imminenti elezioni politiche nazionali, è riuscito con perseveranza certosina e promesse fantascientifiche a mettere tutti d’accordo all’interno di quel buco nero della politica che è il P.D. (non è l’acronimo di una bestemmia ma ci si avvicina molto), anche il volpone D’Alema si sta inchinando al nuovo che avanza”.
Il Rocker torna sul tema in un’intervista al Fatto Quotidiano: “Oh, l’altra sera ho incontrato Matteo Renzi…”.
Baci, abbracci e chiarimenti?
“C’è poco da chiarire, so chi è lui, conosco il suo bluff. Quando ci siamo incrociati non ero solo, ma a cena con i compagni del liceo, una reunion dopo trent’anni. E lì l’ennesima conferma: mentre gli amici di sinistra lo guardavano con occhio sbilenco, quelli di destra erano entusiasti, della serie ‘finalmente qualcuno che ci rappresenta’”.
Renzi a parte, come è andata la cena?
“Sono tutti dei professionisti, avvocati, uno è magistrato, insomma quello che sarei dovuto diventare io. Al contrario iniziai con giurisprudenza, poi volevo il sogno, si chiamava Dams”
E invece?
“C’erano già i Litfiba, le prove, le fidanzatine, non potevo andare a Bologna. E forse ho anche sbagliato, ma in quegli anni Firenze era strepitosa, ricchissima a livello culturale, una fucina continua di idee, gruppi, luoghi. Tutto quello che oggi non c’è più. Magari anche per colpa di Renzi”.
Renzi proprio non lo sopporta…
“Anni fa, da presidente della Provincia, promosse il “Festival della creatività ”, con un allestimento da cinque stelle dentro la Fortezza da Basso. Flop clamoroso. Per l’anno successivo mi chiese di partecipare alla conferenza stampa, durante il suo intervento capii il tipo: esclusa la capacità oratoria, l’affabilità , non stava dicendo nulla! E tutti i media proni. Mi fece impressione”.
Magari non lo sopporta perchè è un ex Dc.
“No, assolutamente. Non sono mai stato comunista. Mi sento anarcoide”.
Mai votato Pci?
“Sì, certo, anche Pds e Idv quando Di Pietro sembrava l’unico anti-berlusconiano. Vado sempre alle urne è un diritto al quale non rinuncio”.
Anche nel caso di un Renzi contro Berlusconi?
“Ci sarà una terza via! Altrimenti annullo la scheda”
Prima parlava del declino della città , da cosa lo percepisce?
“Anche dalle piccole cose. Qui sotto c’era un circolo Arci strepitoso, ci andavo tutti i giorni, tra calcio balilla, biliardo. Era la mensa del quartiere (San Frediano). Esisteva dal dopoguerra. È finito da quando sono entrate le slot machine, annullamento dell’individuo. Sono una droga. E dove c’è droga c’è sempre la mafia. Ma lo sa che io al sud non posso più suonare?”
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 23rd, 2013 Riccardo Fucile
A ROMA SONO DIECI I MIGRANTI IN SCIOPERO DELLA FAME CON LA BOCCA CUCITA
Il provvedimento è già pronto. Un decreto o forse più semplicemente un disegno di legge che
cancella la vergogna della detenzione degli extracomunitari fino a 18 mesi nei Centri di identificazione ed espulsione, i Cie.
In una prima fase si dovrebbe tornare all’inizio di questa storia, quando nei Cie si era ospitati al massimo per un mese poi, con una proroga, diventati due.
Il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, commenta le «notizie sconvolgenti» che arrivano dal Cie di Ponte Galeria a Roma dove dieci maghrebini si sono cuciti le labbra come protesta autolesionista per i loro rimpatri.
«Queste notizie — afferma il viceministro — confermano la necessità di agire per superare l’esperienza dei Cie, un modello superato e inutile che produce disagi e sofferenza».
Un secolo è passato dal tempo della gestione della Bossi-Fini e dei respingimenti alla frontiera e nelle acque internazionali degli extracomunitari.
Una parte dell’attuale maggioranza si spinge fino a ipotizzare la chiusura dei Cie.
Il viceministro Bubbico si limita a indicare la «necessità di ripensare il modello attuale e di promuovere un nuovo sistema di accoglienza che rispetti la dignità umana».
Bisognerà , dunque, verificare la tenuta dell’attuale (risicata) maggioranza per ipotizzare uno strappo così radicale, anche culturale, nell’approccio a un nuovo sistema di accoglienza, con la chiusura dei Cie e l’abolizione del reato di clandestinità .
«Cambieremo la Bossi-Fini, lo garantisco» ha assicurato ieri sera in tv il segretario pd Renzi. Ma intanto già la «drastica riduzione», per dirla con una autorevole fonte di governo, della permanenza nei Cie che Palazzo Chigi si appresta ad approvare rappresenta una svolta.
Dopo la scandalosa vicenda di Lampedusa, adesso i riflettori si sono accesi anche sul Centro che sorge alla periferia Sud della capitale, dove da due giorni prima otto maghrebini poi saliti a dieci (4 tunisini e 6 marocchini) si sono cuciti le labbra.
E tutti sono in sciopero della fame. A metà pomeriggio hanno anche minacciato di dar fuoco a materassi e coperte.
In mattinata, diverse delegazioni di parlamentari sono entrate a Ponte Galeria.
Gianni Cuperlo, Pd, all’uscita dice sconvolto: «Sono luoghi che non dovrebbero esistere. Provo sconcerto e indignazione».
Il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, è entrato insieme al senatore Luigi Manconi, che presiede la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Nieri dice, dopo aver incontrato 8 dei 10 maghrebini che protestano: «Sono determinati ad andare avanti. Ritengono intollerabile dover scontare questa detenzione così lunga».
Vera Lamonica, della segreteria nazionale della Cgil, è convinta che gli attuali centri d’accoglienza vadano chiusi. «Sono inefficaci rispetto all’obiettivo della identificazione ed espulsione e a costruire un vero sistema di accoglienza con strutture articolate e differenziate».
Anche Sel chiede la chiusura dei Cie. Mentre il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni ricorda: «Solo un mese fa abbiamo sollevato il problema della fatiscenza del Cie, come la mancanza di riscaldamento nei moduli abitativi».
Guido Ruotolo
(da “La Stampa”)
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Dicembre 23rd, 2013 Riccardo Fucile
IL VIMINALE VARA UNA TASK FORCE, CONTROLLI ANCHE SULLE SPESE
Alfano e Renzi, Renzi e Alfano. Tra Ponte Galeria e Lampedusa. Dove esplode il bubbone dei Cie, i famigerati centri in cui sono di fatto “detenuti” gli immigrati in attesa di essere espulsi.
La protesta dilaga, diventa ormai un ingombrante caso politico, e i due leader del Pd e del Nuovo centrodestra s’inseguono mediaticamente con le soluzioni possibili.
Angelino Alfano, da ministro dell’Interno, ha una doppia responsabilità e studia soluzioni tecniche rapide che abbiano un impatto forte.
Potrebbe partire subito una task force per verificare come sono stati spesi i soldi messi in bilancio per i Cie. Ma nella strategia del ministro c’è anche l’invio di gruppi di ispettori che, centro per centro, verifichino che cosa sta effettivamente succedendo.
Matteo Renzi invece conferma la sua battaglia contro la legge Bossi-Fini.
In tv, da Fazio, eccolo esporsi e promettere: «La cambieremo, garantisco io».
È da sempre nei suoi programmi, questo è noto, lo ha ripetuto tante volte durante la lunga corsa verso la segreteria del Pd, così come ha ribadito il principio dello ius soli (diventa italiano chi nasce in Italia), ma adesso quel «garantisco io» ha un valore strategico importante.
Conta il momento in cui viene pronunciato, mentre dieci immigrati chiusi nel Cie di Ponte Galeria hanno ancora la bocca cucita per mostrare fisicamente la potenza della rivolta, mentre nello stesso centro altri stranieri sono in sciopero della fame, mentre a Lampedusa il deputato Pd Khalid Chaouki si chiude nel Cie per essere vicino a chi ha subito l’onta della pubblica doccia disinfestante.
E facce note del Pd sono con lui, come Livia Turco.
Sono passi importanti, e se tutto non si addormenterà per Natale, la situazione degli immigrati in Italia potrebbe cambiare davvero.
Come dice Domenico Manzione, l’ex procuratore di Alba e prima pm a Monza, Lucca e Firenze, oggi sottosegretario all’Interno con delega per l’immigrazione, anche lui di ispirazione renziana, «qui il problema non è di questo o di quest’altro Cie, il problema sono tutti i Cie, è l’idea stessa del Cie che deve essere ripensata dalle fondamenta, altrimenti non se ne esce».
Alfano parte, intanto, da un dato concreto, capire che cosa sta succedendo, verificare se ci sono stati dei soprusi o se sono state commesse delle illegalità , soprattutto chiarire la gestione dei soldi.
I Cie, ovviamente, hanno un loro budget, adesso Alfano vuole conoscere i dettagli di come vengono spesi gli stanziamenti, soprattutto per venire a capo della manifesta sproporzione tra quanto viene destinato a queste strutture, le quali poi, alla prima ripresa televisiva, si rivelano in tutto il loro profondo squallore.
In un Cie – il Centro di identificazione ed espulsione – un immigrato dovrebbe restarci solo 96 ore, quattro giorni e non di più, invece a Lampedusa, quelli della nave affondata, ci vivono dal 3 ottobre.
E ovunque è così per via dei ritardi delle procedure.
Da luoghi di soggiorno temporaneo, ecco che i Cie diventano squallide “case”, in cui le associazioni continuano a denunciare spaventose carenze.
Le foto parlano chiaro. Carceri di fatto, ma senza diritti, senza reato, senza tempo, in uno stato ben peggiore di quello già pessimo delle regolari celle dei penitenziari.
Ha detto Alfano alla Camera appena l’altro ieri parlando di Lampedusa e della “doccia” anti scabbia: «Non siamo disponibili a transigere sui principi umanitari e costituzionali. Nessuna clausola o condizione contrattuale potrà mai presupporne un affievolimento o una loro ridotta tutela».
Belle parole, ma adesso il ministro vuole capire, con le visite dei gruppi ispettivi, se il degrado delle strutture, che poi provocano le proteste, gli scioperi della fame, gli incatenamenti, sono frutto di bilanci troppo esigui oppure di cattiva gestione per quale i responsabili – che il ministro intende individuare – dovranno rispondere.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 23rd, 2013 Riccardo Fucile
A “CHE TEMPO CHE FA” IL SEGRETARIO PD MOSTRA TUTTI I SUOI LIMITI SUI CONTENUTI
“Squinzi non era contentissimo. Ci siamo detti che il gol di Rossi è stato straordinario…”. Matteo
Renzi risponde con una battuta sul match Fiorentina-Sassuolo alla domanda di Fabio Fazio sul Job act, durante la trasmissione “Che Tempo che fa”.
E’ il solito Renzi quello che si presenta in Tv, una via di mezzo tra il bullismo di Fonzie e il lettore di quotidiani e sondaggi.
Attento a dire quello che gli Italiani voglion sentirsi dire, in modo da non scontentare nessuno.
LA PROPOSTA RICICLATA
“È necessario introdurre il sussidio unico per chi perde il posto. Oggi solo un lavoratore su tre ha la Cig, gli altri si attaccano al tram. Abbiamo il 12,7% di disoccupazione. Io penso ad una maggiore flessibilità in uscita, ma lo Stato deve garantire una indennità per i primi due anni di disoccupazione per mantenere la famiglia e un sistema serio di formazione professionale”.
E’ una vita che si sottolinea, da parte di una destra attenta al sociale, che non è giusto che vi siano lavoratori privilegiati che hanno diritto alla cassa integrazione e altri, dipendenti di piccole aziende, che non usufruiscono di alcun paracadute e vengono licenziati senza alcun sussidio.
Renzi ha scoperto l’acqua calda, meglio tardi che mai, ammesso che nei fatti vada oltre le enunciazioni di principio.
Non ci dice però la cosa più importante: dove trova le risorse per garantire il “sussidio unico”e a quanto ammonterebbe.
In caso di crisi economica pesante poi, puoi fare tutti i corsi di formazione professionale che vuoi, ma non garantiscono certo il posto di lavoro.
LA SUPERCAZZOLA
“Il vero problema è la scuola media. Programmi vecchi. I ragazzi devono essere avvicinati alla cultura di internet, all’educazione fisica”
Mai sentito sparare da un leader politico una banalità di tale portata: per Renzi italiano, matematica, storia, geografia e materie varie sono “vecchie”.
Quale poi sia la cultura di internet (che semmai è un mezzo, ma non certo un fine) lo sa solo lui.
L’unica materia tradizionale che conta è l’educazione fisica? Mah, che voglia cambiare la Costituzione italiana precisando che “è fondata sullo corsa (alla poltrona)”?
DEMAGOGIA E SCARSA INFORMAZIONE
“Sugli affitti d’oro alla Camera sono d’accordo con i Cinquestelle”
Qui Renzi dimostra tutta la sua ignoranza in materia: si riferisce alla polemica seguita al fatto che il Senato ha cancellato la possibilità per Comuni, Regioni e Stato di recedere nel 2014 da contratti d’affitto con un preavviso di trenta giorni.
Una modifica voluta dai 5 Stelle per tagliare costi come quelli per gli affitti dei palazzi di Montecitorio, un contratto che in diciotto anni ha fruttato 444 milioni all’immobiliarista romano Sergio Scarpellini.
Riassumiamo: la vicenda riesumata dai Grillini è stata più volte denunciata da trasmissioni Tv e ripresa da molti blog, compreso il nostro, quattro anni fa.
Un caso allucinante con il costruttore suddetto che acquista l’immobile addirittura un mese dopo aver stipulato il ricco contratto di affitto con i gruppi politici.
In pratica affitta dei locali di cui non aveva ancora neppure la titolarità , uno scandalo.
Ricordiamo che fu contestato alla Lega di aver persino cambiato il voto contrario in un’astensione dopo aver casualmente ricevuto un contributo da parte di Scarpellini, iscritto a bilancio.
I Cinquestelle dopo 4 anni se sono accorti anche loro e scatenano la solita caciara a scoppio ritardato: ma il problema va affrontato come un caso specifico, non con una legge nazionale che rischia di creare altri problemi.
Meglio un’attività amministrativa per chiedere che siano rivisti i termini dell’affitto.
Nella proposta grillina invece vi sono evidenti profili di incostituzionalità .
Perchè non si può far valere per un anno, il 2014, regole che valgono per qualcuno e non per altri.
E poi se fai una legge nazionale per risolvere un caso specifico come quello dei palazzi di Montecitorio rischi di bloccare l’intero mercato.
Chi avrebbe stipulato contratti con l’amministrazione se lo Stato può recedere quando vuole? Bisogna anche saper scrivere le leggi, se devono valere da Domodossola a Lampedusa.
Invece che entrare nel merito, piuttosto che documentarsi magari con qualche suo parlamentare, che fa Renzi ?
Spara che è d’accordo con chi non ha capito una mazza: come lui peraltro.
Questo è il nuovo che avanza…
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Dicembre 23rd, 2013 Riccardo Fucile
NOVITA’ GIA’ TRA I COORDINAATORI REGIONALI DOVE VERRA’ INSERITO UN GIOVANE…GIOVANNI TOTI DAL TG4 E STUDIO APERTO A PRIMO CONSIGLIERE
Nel salotto di Arcore, con albero di Natale sullo sfondo, prende corpo a ora di pranzo la nuova «cosa» di Silvio Berlusconi.
È già oltre Forza Italia e i suoi apparati: una macchina elettorale con pochi fronzoli e tanti volti nuovi, tutto pronto per una campagna imminente, di certo quella per le Europee.
Dopo i club, ecco l’Esercito di Silvio diventare la seconda colonna operativa, col suo comandante Simone Furlan.
E soprattutto ecco i nuovi dirigenti di punta, Giovanni Toti in testa, che parla alla platea ristretta dopo il leader e lo fa da coordinatore in pectore.
Non ci sono vecchi dirigenti, tra gli invitati, nè falchi nè colombe, niente capigruppo o ex ministri.
Il Cavaliere rientra con Francesca Pascale a Villa San Martino per trascorrere le feste in famiglia, vertici e riunioni tuttavia non si fermano.
Ieri invitati d’eccezione a pranzo proprio Furlan e i venti coordinatori regionali dell’Esercito di Silvio. Ma anche il responsabile web di Forza Italia, Antonio Palmieri, divenuto il nuovo fulcro delle campagne di propaganda. Giovanni Toti, direttore di Studioaperto e Tg4, sempre più primo consigliere.
E poi Maria Rosaria Rossi e Sestino Giacomoni.
Il deputato Giancarlo Galan arriverà subito dopo pranzo. È il talent scout, reinvestito dell’incarico ieri dal capo: «Datti da fare per il reclutamento di gente nuova – è la mission – Sei uno dei pochi aperti al nuovo e proprio per questo molti nel partito ti hanno sulle balle, ma tu vai avanti».
Del resto, in Berlusconi c’è parecchia voglia di novità e non fa nulla per nasconderlo tra una portata e l’altra del solito menù tricolore, con l’unica variante del panettone finale.
Ringrazia Furlan e i suoi per il lavoro che stanno svolgendo, spiega di essere concentrato sullo scoglio dei coordinatori regionali, «ma i nomi sono pronti e presto li ufficializzo », rivela.
Salvo i casi ancora aperti come nel Lazio e in Campania. Poi elenca i nuovi responsabili, tra i quali Mariastella Gelmini in Lombardia e Vincenzo Gibiino in Sicilia. Spiega di avere in mente per le regioni uno schema a tre punte: un coordinatore e due vice per ciascuna, almeno un giovane tra loro.
«Sono ancora alla ricerca di nomi nuovi e di peso da lanciare – continua Berlusconi a tavola – Renzi ha fatto una segreteria molto giovane, avete visto? Ora bisognerà vedere se è anche preparata. Io sono per il rinnovamento, ma deve essere di qualità ». Quanto a Forza Italia, «mi ha fatto molto sorridere sentire di queste fibrillazioni, questa attesa per le nomine del comitato di presidenza, capisco l’esigenza di strutturare un minimo, ma dovranno capire tutti che la struttura dovrà essere leggera, nulla a che fare col Pdl».
È Giovanni Toti ad arringare i presenti: «Il partito non avrà struttura verticistica perchè l’unica vera carica è quella di Berlusconi. Voi rappresentate la voglia di novità che c’è nei territori, al contrario del vecchio apparato che è rimasto ancorato a una visione gerarchica della politica».
Considerazioni che metteranno in grande allarme la truppa parlamentare forzista, che in quelle stesse ore era blindata a Montecitorio ai voti forzati per la legge di stabilità .
Ai coordinatori dell’Esercito e ai fedelissimi il Cavaliere infonde coraggio: «Non ho la minima intenzione di rassegnarmi, sebbene giudici e sinistra vogliano tapparmi la bocca».
E sul voto: «C’è ancora la possibilità che si torni alle elezioni con le Europee, ma non è detto. Molto dipenderà dalla legge elettorale, sulla quale sarà necessario un accordo con Renzi, se non vogliamo ricascare nelle larghe intese».
Dopo pranzo, tutti in tour nella vicina Villa Gernetto. Ma la macchina-Berlusconi non chiude per ferie.
Oggi telefonata a un club catanese e per domani il leader pensa di controbattere alla conferenza di fine anno del premier Letta con un’altra uscita pubblica.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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