Destra di Popolo.net

I CINQUESTELLE VERSANO I SOLDI SUL FONDO GESTITO DA BANCHE E MONTE DEI PASCHI E PURE SE NE VANTANO

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

IL FONDO DI GARANZIA SU CUI HANNO VERSATO 5 MILIONI NON L’HANNO INVENTATO LORO, ESISTE DAL 1996 E L’HA CREATO PRODI… E GARANTISCE SOLO LE BANCHE, NON CERTO LE PICCOLE AZIENDE

Dice oggi Grillo in occasione della “restituzione”: “Oggi un piccolo imprenditore può andare in banca (e grazie al Fondo di Garanzia) accedere a un prestito di 20mila o 30 mila euro.” Nel discorso di Grillo è implicito che è tutto merito di   M5S.
In realtà  un piccolo imprenditore in banca ci poteva andare anche ieri perchè il Fondo di Garanzia è stato creato dal Governo Prodi nel 1996. Sul quel Fondo di Garanzia ci stavano già  2,5/5 miliardi di euro di soldi dello Stato, quindi 5 milioni sono una goccia nell’oceano.
Ma vediamo come funziona realmente.
“Un piccolo imprenditore può andare in banca” … sì ma i soldi del Fondo di Garanzia non glieli danno se è un imprenditore in difficoltà .
I soldi li danno solo ad imprese in attivo che dimostrino documenti alla mano che l’impresa è sana con prospettive di crescita e di solvibilità  del debito.
Quello che ottiene altro non è che un normalissimo prestito bancario con interessi leggermenti più bassi su cui la banca comunque ci guadagna i suoi interessi.
L’unica differenza è che nel caso che l’impresa fallisca e non possa restituire gli interessi e il capitale, la banca si rivale sul Fondo di Garanzia, ovvero si fa restituire il prestito dallo Stato, ovvero da noi.
Il Fondo di Garanzia si chiama così perchè garantisce la banca, non l’imprenditore in difficoltà . Serve per garantire alla banca di cadere sempre in piedi.
Se tutto va bene la banca incassa gli interessi dall’imprenditore (più ovviamente la restituzione del capitale alla scadenza), se tutto va male e l’impresa fallisce, per la banca va sempre bene e non cambia nulla perchè si prende i soldi nostri che lo Stato ha messo nel Fondo di Garanzia.
E i Cinquestelle spacciano questo favore alle banche come una grande operazione a vantaggio delle piccole imprese….

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LE BALLE DI GRILLO: ECCO IN 65 SECONDI UNA SCARICA DI SCIOCCHEZZE, STAMPANTI COMPRESE

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

L’EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE NON E DATA DA QUELLO CHE DICI, MA DA COME LO DICI: MA LA POLITICA SERIA E’ UN’ALTRA COSA

Primi 4 secondi… “la crescita non crea posti di lavoro, li toglie…”
Non è vero. Per crescita si intende proprio il contrario. Quello che forse intende Grillo è altro, come ad esempio il semplice e solo “sviluppo industriale”.
Sino al secondo 9 …” perchè aumenta la produttività …”
Non è vero. La produttività  è un parametro per la valutazione della produzione nell’unità  di tempo e non corrisponde necessariamente alla crescita, se non appunto della sola produzione.
Sino al secondo 13 …” perchè aumenta l’innovazione…”
Non è del tutto vero. Normalmente alla crescita corrispondono anche parametri di innovazione nella produzione, sia il cosa che il come viene prodotto. Non è invece assolutamente vero che “l’innovazione porta a minori posti di lavoro”, semmai il contrario, soprattutto perchè “ne crea di nuovi e differenti”.
Sino al secondo 17 …”aumentano il lavoro delle macchine e della robotica…”
La considerazione non ha riferimento al concetto economico di crescita, ma ancora una volta al “modo con cui avviene la produzione” – almeno se non si è luddisti, allora… e tuttavia essere contro l’innovazione mal si concilia con chi vorrebbe fare tutto in rete, col telelavoro, con il web… e con le innovazioni di cui parlerà  in seguito.
Sino al secondo 47… “io facevo vedere, quattro anni fa presentavo una stampante 3D, un prototipo, costava 900 euro… dove io prendevo della plastica, prendevo un file da internet, e la macchina faceva fischietti, portatelefoni, oggettini, tutti i pokemon di mio figlio li ho fatti così, non andavo più a comprarli in un negozio,…”
Non è vero. Un prototipo 4 anni fa non era in vendita. Esistevano stampanti (poche) e costavano molto di più.
Non bastava – nè basta ancora oggi – prendere un file da internet ma occorrono “disegni specifici” e un software adatto.
Non basta prendere “della plastica” ma una specifica, che mediamente costa circa 60 euro al kg (oltre ad altri materiali ed additivi) il che rende antieconomica la produzione di molti oggetti, e molto conveniente la produzione di altri, come ad esempio modelli in scala e prototipi o “oggetti unici” o componenti tecnici e meccanici.
Incidentalmente Grillo si è spesso dichiarato contro il copyright e nondimeno ha denunciato penalmente chi ha scaricato abusivamente i video dei suoi show. Vive di diritti d’autore, e tuttavia in questo video si è autodenunciato per aver violato i diritti di Satoshi Tajiri (creatore dei Pokemon), della Nintendo (che ne è editore) e delle consociate europee e italiane che ne detengono (a pagamento) i diritti di commercializzazione. Questo salvo che qualcuno non ravveda nel suo show un “invito implicito a fare altrettanto” (ovvero un reato).
Sino al secondo 50 …”adesso le stampanti costano 50mila dollari…”
Non è del tutto vero. L’equivalente di una stampante che 4 anni fa costava poco, ma non quella cifra, oggi costa dal 1000 ai 2500 dollari in USA e dai 1100 ai 1900 euro in Europa. Esistono poi stampanti industriali ben più costose di 50mila dollari, e ciò dipende dalle dimensioni dei ponti e della capacità  realizzativa: se si desidera un oggetto di 10 metri ad esempio, oltre al braccio stampante occorrerà  un capannone e una gru!
Sino al secondo 59 “…negli Stati Uniti sono dentro al Comune e ogni cittadino va lì, paga e si fa l’oggetto di cui ha bisogno, dalla canoa alla dentiera,…”
Non è del tutto vero nemmeno questo. Alcune aziende USA hanno regalato – a scopo di test, prova e ricerca – alcune stampanti alle biblioteche pubbliche di alcuni piccoli comuni per metterle a disposizione dei cittadini al solo costo dei materiali utilizzati (Il programma rientra nelle misure di Obama per l’informatizzazione: connessione wifi e tecnologia gratis per gli studenti e le piccole comunità  periferiche in cambio di crediti di imposta]).
Chiaramente non si possono – date le dimensioni – costruire canoe. E nemmeno dentiere, che devono essere personalizzate sul calco mandibolare e realizzate da tecnici specialisti e su misura. Ma il concetto resta chiaro.E tuttavia ricordiamo che un’idea simile è disponibile anche da noi, presso la biblioteca San Giorgio di Pistoia.
Sino al secondo 65″…a la casa. Fanno case di cento metri quadri con questa tecnologia.”
Anche questo non è vero. Non si fanno case con le stampanti dei comuni negli Stati Uniti. A dire il vero non si fanno affatto case con le stampanti 3D ma solo componenti. E nemmeno di massa, ma in via sperimentale e dimostrativa. Dove? in Cina, dove la plastica costa pochissimo e sono interessati a sviluppare una tecnologia per le grandi realizzazioni.
Al momento ne hanno realizzato solo “parti compatte”. Non certo dettagli o impianti, che restano estremamente manuali e complessi. Ebbene infine ricordare che in Europa una casa prefabbricata di 100mq costa circa 30mila euro mentre realizzarla in plastica con una stampante 3D ne costerebbe circa 75mila.
E nondimeno in tutte queste balle e imprecisioni, partendo dalla premessa che “la crescita, la robotica e l’innovazione tolgono posti di lavoro” e sono un male… non si capisce perchè tanta esaltazione per le stampanti 3D che evidentemente ne tolgono anche di più.

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LE BALLE DI GRILLO DA VESPA: “IL GIOCO D’AZZARDO ON LINE FATTURA 90 MILIARDI, CON QUELLI SI PAGA IL REDDITO DI CITTADINANZA”

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

UNA COLOSSALE BUFALA, HA SCAMBIATO L’IMPORTO GIOCATO CON L’UTILE SOLO PER FARE PRESA SU CHI ASCOLTAVA E RENDERE CREDIBILE LA PROMESSA… IL FISCO   INCASSA SOLO 7,8 MILIARDI

Grillo da Vespa ha sparato una colossale bufala della storia: ha detto che il gioco d’azzardo fattura 90 miliardi, soldi con cui finanziare il reddito di cittadinanza.
In realtà  90 miliardi è l’intera la cifra giocata (esattamente sono 87), peccato che il fatturato dei giochi si calcoli al netto delle vincite restituite che per legge è molto superiore al 50%.
Il fatturato reale al netto delle vincite restituite di tutti i giochi è di 16,7 miliardi l’anno (68,8 miliardi sono rientrati come vincite nelle tasche degli italiani)… e comunque poi le tasse si pagano sull’utile, non sul fatturato.
Vespa gliel’ha pure detto che lo Stato restituisce ai giocatori gran parte dei soldi giocati ma lui doveva sparare la cifrona per impressionare i telespettatori.

Un pò di documentazione:
“La vera cifra dell’intera industria dei giochi, quindi, è rappresentata da quanto trattenuto al netto di quanto retrocesso sotto forma di vincita: nel 2012 il fatturato effettivo è stato di 16,9 miliardi. In realtà  il giro d’affari netto dei giochi è in diminuzione negli ultimi anni: i 16,9 miliardi del 2012 erano stati 18,5 miliardi nell’anno precedente (-8,8%). Il fatturato lordo, al contrario, continua a crescere, ma va rilevato che i tassi di incremento non sono più a due cifre come in passato (8,5% nel 2012 sul 2011).”
http://www.economy2050.it/sanatoria-giochi-di-stato/
“La spesa effettiva (cioè le giocate al netto delle vincite). Quest’ultima è calata di circa 700 milioni (pari al 4%) e scende a 16,7 miliardi di euro, mentre 68,8 miliardi sono rientrati come vincite nelle tasche degli italiani”
http://www.ilvelino.it/it/article/2013/12/30/giochi-e-scommesse-bilancio-del-2013-tra-numeri-e-politica/ad744b50-f131-4964-9ee0-e9bc809fdbdc/
“Il mercato dei giochi ha segnato, di fatto, la prima battuta d’arresto da quando è stato liberalizzato (nel 2004), sia per i valori della raccolta delle giocate che per la spesa effettiva. Quest’ultima è calata di circa 700 milioni (4%) e scesa a 16,7 miliardi di euro, mentre 68,8 miliardi sono rientrati come vincite nelle tasche degli italiani. La spesa pro capite al netto delle vincite è stata di 288 euro per il 2013.
Segno negativo anche per il Fisco, che dovrà  fare a meno di di 150 milioni di euro (-2,5% sul 2012) per un totale di poco più di 7,8 miliardi di euro, lontano dal trend superiore agli 8 miliardi di euro registrato tra il 2009 e il 2011.”
http://www.toscananews24.it/wp/?p=1659

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IL SONDAGGISTA AMADORI: “GRILLO DA VESPA NON HA PERSO VOTI MA NON NE HA GUADAGNATO NEMMENO UNO”

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

L’ESPERTO DELLA COESIS: “HA FALLITO LA MISSIONE DI SFONDARE AL CENTRO E DI CONQUISTARE VOTI MODERATI: TONI TROPPO URLATI E NESSUNA SOLUZIONE AI PROBLEMI DEGLI ITALIANI”

Dopo l’intervista, i dati dello share e le analisi arriva puntuale il parere dei sondaggisti. Le elezioni le decidono i numeri e le rilevazioni in questi giorni caldi di campagna elettorale hanno il loro peso.
L’intervista di Grillo da Vespa di certo rischia di spostare gli equilibri del voto.
In tanti si chiedono quanto lo show a Porta a Porta possa cambiare gli scenari.
A parlarne è il sondaggista Antonio Amadori dell’istituto Coesis Research: “Non ha perso voti, quello no, ma non ne ha guadagnato nemmeno uno. Non ha impresso quell’accelerazione di sfondamento che ci aspettava. Ha fallito la missione di sfondare al centro e di conquistare voti moderati”.
Insomma, secondo gli esperti del sentiment elettorale, lo show da Vespa non avrebbe spostato voti.
Amadori poi sottolinea:”Bruno Vespa è sicuramente un personaggione e ha saputo in qualche modo disinnescare Grillo. Il leader del M5S è partito rassicurante e diverso rispetto al solito, ma poi è tornato ad essere un uomo di rabbia e soprattutto senza alcuna soluzione concreta per i problemi degli italiani. E’ mancato il pragmatismo. Ha mantenuto il suo livello di voti ma non ne ha guadagnati. In definitiva non è riuscito a conquistare il blocco sociale dei moderati che è il pubblico di Vespa”.

(da agenzia)

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SEGNO DIVINO: “IN BARCA CONTRO I CLANDESTINI” E AL LEGHISTA CADE IL CARTELLONE SULLA CRAPA

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

ANGELO CIOCCA, CANDIDATO ALLE EUROPEE, ANNUNCIA DAVANTI ALLE TELECAMERE IL SUO VIAGGIO DA PADANO CLANDESTINO VERSO L’AFRICA… E MENTRE PARLA GLI CADE IL CARTELLO ADDOSSO

Angelo Ciocca, candidato per la Lega Nord alle Europee, annuncia che venerdì partirà  da Lampedusa con una barca, assieme ad alcuni sedicenti disoccupati, e sbarcherà  in Africa (località  non precisata).
Sempre che ci arrivi, anche perchè non è dato sapere di che genere di natante si servirà : la classica barcarola da richiedenti asilo politico o una accessoriata barca da altomare?
Quello che pare certo è che il clandestino padano (clandestino in Italia, ovvio) vuole
chiedere (a non si sa chi) quello che, a suo dire, gli immigrati ottengono qui in Italia.
E qui inizia a raccontare palle: “Soggiorni in alberghi di lusso, con sauna e moquette sotto i piedi”.
Forse non è mai stato nel centri di accoglienza, certo che merita menzione la sua constatazione che la moquette non stia in aria, ma sotto i piedi.
Che per un leghista della scuola salvinifica è già  un ottimo risultato.
Ma a questo punto, mentre in classica tenuta marinara tiene concione davanti a una telecamera, qualcuno da lassù vede e provvede.
E mentre parla ecco che gli cade in testa il cartellone dell’iniziativa.
Il candidato era lo stesso che, qualche settimana fa, aveva realizzato uno spot in cui alcuni stranieri consigliavano ai propri concittadini di non venire in Italia.
Chissà  se gli amici di Lampedusa lo vedranno davvero mai partire… Per ogni evenienza, in caso di avaria a bordo, sia chiaro che la competenza per i soccorsi è del governo di Malta.
In Italia la padagna non è riconosciuta: ottimo argomento per chiedere asilo politico alla Valletta.

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ARRESTATO PAOLO ROMANO (NCD), PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

L’ACCUSA E’ DI TENTATA CONCUSSIONE: AVREBBE FATTO PRESSIONI E MINACCE SU UN DIRETTORE ASL PER NOMINARE PERSONE DI SUA FIDUCIA AL VERTICE DEL DISTRETTO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Il presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano, autosospeso dall’incarico perchè candidato alle prossime elezioni europee nelle liste Ncd, è stato arrestato per tentata concussione dai finanzieri del Comando provinciale di Caserta.
A Romano, ora ai domiciliari, vengono contestate pressioni per far nominare persone a lui vicine come direttore sanitario e amministrativo dell’Asl di Caserta.
La custodia cautelare è stata disposta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Secondo la Procura e il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Caserta, che hanno eseguito le indagini, Romano nel corso di vari incontri avuti con l’attuale direttore dell’Asl di Caserta, Paolo Menduni, avrebbe fatto riferimento a una sorta di accordo politico che prevedeva la spartizione di incarichi apicali nella pubblica amministrazione regionale.
Il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, ha detto che è stato il direttore generale dell’azienda sanitaria di Caserta, Paolo Menduni, a raccontare agli inquirenti “le pressioni e le minacce subite” da parte di Romano “per operare nomine ‘gradite’” alla direzione sanitaria e amministrativa dell’ente e al vertice del distretto sanitario di Capua.
Le sue dichiarazioni sono state ritenute “intrinsecamente attendibili”   e sono state poi confermate da altri dirigenti dell’Asl casertana, che ai magistrati “hanno riferito dell’esistenza di un clima fortemente ostile a Menduni, ma addirittura che mai in passato essi, pur avendo pluriennale esperienza nel settore sanitario, hanno assistito a tali forme di ‘attacco’ dal vertice politico, tanto da aver pensato che fosse in atto una manovra tesa a indurre il direttore generale a lasciare l’incarico”.
Inoltre, “elementi significativi di prova emergono anche dal contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate nelle quali Romano manifestava la propria preoccupazione per la denuncia presentata dal Menduni”.
La minaccia di ispezioni
La nota diffusa dalla Procura spiega che Romano per raggiungere i suoi scopi ha contattato in diverse occasioni Menduni minacciando gravi conseguenze qualora non avesse assecondato la sua volontà . Per esempio ispezioni e controlli amministrativi presso l’ente.
Al presidente del Consiglio regionale, inoltre, viene contestato di aver esercitato pressioni indebite e minacce anche per costringere Menduni a revocare le nomine dirigenziali che aveva nel frattempo effettuato senza assecondare le sue indicazioni. Lembo ha poi spiegato che il gip ha qualificato i fatti contestati a Romano in modo più grave — concussione, appunto — rispetto a quanto valutato dalla Procura stessa, che nella richiesta cautelare (depositata il 3 febbraio scorso) ipotizzava invece solo l’”indebita induzione“.
Il giudice per le indagini preliminari ha individuato “nelle condotte poste in essere dallo stesso minacce strumentali ai suoi fini illeciti”.
E’ stato presidente della Commissione speciale anticamorra
Paolo Romano, 49 anni, imprenditore, ha cominciato l’attività  politica a Capua alla fine degli anni ’90.
Prima consigliere comunale, poi presidente dell’assemblea, è stato eletto nel 2000 nelle liste di Forza Italiae poi rieletto nel 2005.
Tra gli incarichi ricoperti in Consiglio anche quello di presidente della Commissione speciale anticamorra e contro la criminalità  organizzata.
Nel 2009 è diventato capogruppo del Pdl in Consiglio. Nel 2010, rieletto con 18 mila preferenze, è stato nominato presidente.
Nel 2013 ha aderito al Nuovo centrodestra, per il quale è candidato alle Europee nella Circoscrizione Sud. Al momento della presentazione delle candidature alle elezioni europee si è autosospeso dall’incarico lasciando il posto al vicario Biagio Iacolare, dell’Udc.
La polemica sulla nomina del Capo dipartimento
Due mesi fa è scoppiato un altro “caso nomine” con Romano come protagonista. L’anomalia, in quel caso, stava nel fatto che Francesco Capalbo, da lui scelto come capo del Dipartimento della Segreteria generale e amministrativa del consiglio, è fratello di Ferruccio Capalbo, magistrato della Corte dei Conti che indaga sulle spese folli del consiglio regionale.
Nessun sentore di conflitto di interessi?   “Nessuna ingerenza politica, abbiamo scelto il migliore”, è stata, all’epoca, la difesa di Romano. “Il suo curriculum (è docente universitario di ragioneria, ndr) è uno dei più prestigiosi mai visionati”.
Da notare che, prima di nominare un esterno, era stato diffuso un avviso per la reperibilità  interna, ma nessun cv è stato ritenuto all’altezza delle richieste.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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E’ VESPA L’EROE DELLA SERATA: UN RISULTATO MEMORABILE, PRONOSTICATO DA NESSUNO

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

L’ITALIA ANTI-GRILLO HA IL SUO EROE: IL VECCHIO MARPIONE E IL COMMEDIANTE

Va così, nel cortocircuito che si mangia tutti i precedenti, va così in una seconda serata in cui tutti guardano e tutti commentano Raiuno.
Va così perchè Vespa fa il marpione che non ha avuto nemmeno bisogno di prepararsi per il match con l’esagitato a caccia di pubblico moderato: ha solo seguito l’istinto, che contrariamente a quasi sempre lo vedeva avversario del politico di fronte.
Ma anche Grillo per tutta la sera fa il suo mestiere, che è quello dello slalom tra gli argomenti per portare ogni risposta su uno slogan preconfezionato e che, tre volte su quattro, parla d’altro rispetto a quello che c’era effettivamente nel quesito.
Il tutto a ritmi infernali di parlato. Se dopo dieci minuti o forse dieci secondi tutti stanno commentando quanto è bravo Vespa o quanto si sta adattando alla situazione Grillo, da improvvisatore non privo di emozione qui e là , vuol dire che ovviamente la sostanza delle cose è del tutto ininfluente — sarebbe clamoroso il contrario.
Sfilano canoe e dentiere in 3D (ma due ore prima, su Rete4, le dentiere le hanno consegnate davvero agli anziani, con Berlusconi in studio), Eni in fallimento e referendum come se piovesse, Grillo vende il suo baraccone emotivo per un’ora e Vespa se lo fa scivolare addosso opponendogli soprattutto il tono di voce delle domande, in grado di ammansire o almeno tenere lontano qualunque leone infuriato.
Ci tocca pure questo, appunto, il Vespa eroe della situazione, in una sera in cui solo a gioco lungo, ma nemmeno troppo, sarà  possibile proclamare vincitori e vinti.
A meno di non deciderlo subito, fissando in un fermo immagine quella scena finale, con la sigla già  partita, Grillo che tende la mano aperta all’interlocutore — non viceversa – e quello che ricambia di cortesia e vita vissuta.
E’ un “cinque” o quello che è, alla fine è segno di soddisfazione collettiva, il Grande Pareggio, Grillo soddisfatto per non essere caduto alla fine in alcun trappolone, Vespa perchè potrà  vantarsi di questa serata per anni al bar con gli amici.
Ci sarebbero poi ovvie considerazioni sull’inconsistenza dimostrata dal leader M5S e dal ricorso continuo al mestieraccio da entertainer per incantare senza dire, ma bisognerebbe avere ancora un minimo di fiducia nel meccanismo razionale di reazione del pubblico alla tv (per altri confronti, dare un’occhiata oggi pomeriggio a Renzi ospite da Barbara D’Urso).
Fiducia che se n’è andata da anni, per non dire della difficoltà  — ma davvero tanta — di contrapporre a Grillo esempi meritevoli di politici o simili che in tv, e altrove, convincono appieno e funzionano.
Tranne Bruno Vespa, s’intende, in certe sere che nascono un po’ così.

Antonio Dipollina
(da “La Repubblica“)

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IL “PIANO B” DI SILVIO: SE SI SCENDE SOTTO IL 20% SUBITO IL POTERE A MARINA

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

IL PARTITO TREMA: “SCOMPARSI DALLA CAMPAGNA ELETTORALE”… L’ADDIO DI BONDI CONGELATO A DOPO LE EUROPEE

Un predellino-bis, stavolta per Marina.
È il colpo di scena che Berlusconi sta immaginando in questi giorni, di fronte ai sondaggi che segnalano lo stallo del partito.
«Se andiamo sotto il 20 per cento – ha confidato – potrei lasciare subito e lanciare la sua candidatura ».
Chi gli sta vicino prevede già  una conferenza stampa, all’indomani del voto, con padre e figlia fianco a fianco per annunciare il cambio al vertice di Forza Italia.
Come Renzi per il Pd, anche Marina sarebbe l’ultima carta per ridare slancio a un partito che, al di là  della propaganda, appare sempre più smarrito.
«Per la prima volta – riflette uno dei dirigenti impegnati in campagna elettorale – a Berlusconi non è riuscito lo schema di trasformare le elezioni in un referendum pro o contro di sè.
“La campagna è bipolarizzata tra Grillo e Renzi e noi, semplicemente, non ci siamo». Da qui il timore sul risultato, benchè Denis Verdini continui a dirsi fiducioso su quota «venti per cento ».
In verità  i report segnalano un arretramento al Nord, dove prevale il voto di opinione. E soltanto grazie alla circoscrizione meridionale Forza Italia riuscirebbe a evitare un vero e proprio tracollo.
Se fossero veri i sondaggi, la nottata del 25 maggio potrebbe essere una delle più lunghe per gli azzurri. Da qui l’ipotesi di un repentino cambio di cavallo, anticipando la «discesa in campo» della figlia, destinata in realtà  alla successione solo dopo l’estate.
Un’accelerazione che l’ex Cavaliere sta valutando anche in base allo scenario post-elettorale.
«Tutti sanno – osserva Daniela Santanchè – che, se Grillo sfonda, salta il banco e Renzi se ne va casa».
A quel punto il voto anticipato, magari già  ad ottobre, sarebbe inevitabile. Da qui la necessità  di “costruire” con un certo anticipo la candidatura di Marina Berlusconi. Sull’esito del voto il pessimismo tra gli azzurri è diffuso. Anche perchè il partito, di fatto, è stato smobilitato e i famosi Club, che ne avrebbero dovuto raccogliere il testimone, non hanno avuto il successo immaginato.
Senza arrivare ai forzisti più drastici, che li stimano intorno a un migliaio, l’opinione prevalente dei dirigenti di San Lorenzo in Lucina è che quelli «veri» siano circa la metà  dei 12 mila previsti.
Raccontano di un Marcello Fiori «nel panico» per il rischio di finire come capro espiatorio del flop.
Soprattutto per la mancanza di scrutatori nelle 60 mila sezioni elettorali. E visto che il ruolo dei Club sarebbe dovuto essere soprattutto quello di formare un esercito di decine di migliaia di «sentinelle del voto», la loro eventuale assenza non passerà  inosservata.
Ma c’è dell’altro. Berlusconi infatti in questi giorni sembra sia rimasto piuttosto sorpreso per non essere riuscito, come nelle altre occasioni, a «prosciugare» i partiti più piccoli del centrodestra.
Stavolta la dispersione è alta, il nuovo centrodestra di Alfano e Lega sono ben oltre la soglia del quattro per cento e anche Fratelli d’Italia ci si avvicina.
Insomma, non c’è più quella situazione in cui Forza Italia era il sole e gli altri piccoli satelliti ruotavano intorno.
Nel centrodestra si sta verificando un big bang. Epitome di questa crisi di consensi – che è anche una crisi di identità  di un partito che non è abbastanza opposizione come il M5S, ma nemmeno pienamente al governo come l’Ncd – è la vicenda personale
di Sandro Bondi. Amministratore e commissario unico di Forza Italia, Bondi da mesi è lontano dal partito e dal Senato.
Non vuole vedere nessuno e non firma più alcun documento. L’ex braccio destro del leader avrebbe anche scritto una lettera di dimissioni, una sorta di addio dal partito, ma Berlusconi lo avrebbe pregato di soprassedere fino a dopo le europee per non far scoppiare lo scandalo.
È già  convocato per il 28 maggio un ufficio di presidenza per sostituire Bondi, ma le cose non sembrano affatto facili.
Perchè sta iniziando a girare la voce che, al posto di Bondi, Berlusconi vorrebbe nominare Maria Rosaria Rossi, la sua onnipresente (e qualcuno dice anche onnipotente) assistente personale.
Se così fosse c’è da giurare che scoppierà  un altro putiferio tra il cerchio magico e la vecchia guardia.
Come se non bastasse ci sono anche rumors che parlano di una mini-scissione del gruppo al Senato all’indomani del voto.
Un gruppo di “responsabili” pronto a uscire per dare una mano a Renzi sulle riforme e assicurare il proseguimento della legislatura.

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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TASI, UN’INCREDIBILE E MOLTO SALATA TASSA DELLE BEFFE

Maggio 20th, 2014 Riccardo Fucile

CI HANNO RACCONTATO TANTE BUGIE DALLE GAMBE CORTE

Ci avevano detto – governo Letta – che non avremmo più pagato l’Imu sulla prima casa. E non è vero.
Anzi, una parte dei proprietari pagherà  di più.
E anche gli inquilini dovranno far fronte a una nuova tassa, la Tasi, sui servizi indivisibili: illuminazione pubblica, polizia municipale, eccetera. Ma le salate addizionali Irpef che cosa le paghiamo a fare?
Ci avevano detto, anzi è scritto nella legge di Stabilità , che per il pagamento della Iuc (Tasi, Imu e Tari) i Comuni avrebbero inviato a casa dei contribuenti i bollettini precompilati. E non è vero.
I tecnici del ministero dell’Economia avevano preparato il relativo provvedimento, che però è rimasto, chissà  perchè, nel cassetto.
Forse si sono resi conto che tantissimi Comuni non sarebbero stati in grado di fare i calcoli e spedirli in tempo, col rischio di una montagna di ricorsi.
Eppoi dovremmo credere che dal 2015 il Fisco ci manderà  a casa addirittura la dichiarazione dei redditi precompilata?
Ci avevano detto che il nuovo sistema sarebbe stato all’insegna della semplificazione e del federalismo. E non è vero.
Il governo Letta, estenuato da un pressing di mesi dell’allora Pdl che pretendeva l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, si inventò una nuova tassa, la Iuc (imposta unica comunale) che ne nasconde tre: due vecchie, l’Imu e la Tari (tassa sui rifiuti) e una nuova, la Tasi appunto.
Un gioco delle tre carte che cela un aumento del prelievo complessivo. Tanto è vero che mentre nel 2013 il gettito Imu era stato di 20 miliardi, per il 2014 quello di Imu+Tasi oscillerà  tra i 24 e i 27 miliardi (ipotesi più probabile, visto che la gran parte dei Comuni imporrà  le aliquote massime).
L’ufficio studi della Uil ha calcolato che in 12 città  capoluogo delle 32 che hanno fissato le aliquote si pagherà  in media per la Tasi sulla prima casa più di quanto si pagava per l’Imu: dai 2 euro di Palermo agli 89 di Mantova, passando per i 64 di Milano.
Quanto alla semplificazione, nessun passo avanti. Basti pensare che c’è chi pagherà  quattro tasse diverse.
Si tratta di coloro che hanno una seconda casa nel Comune di residenza sfitta: verseranno l’Imu, la Tasi, la Tari e infine l’Irpef nella dichiarazione dei redditi. Ovviamente con scadenze diverse, tra acconti, rate e saldi, ognuno secondo aliquote diverse e districandosi in un groviglio di detrazioni.
Si calcola che per la sola Tasi si possono avere fino a 8.092 modalità  di applicazione diverse e 75mila combinazioni di aliquote e detrazioni (per reddito, per rendita catastale, per nucleo familiare e così via).
Morale: i calcoli uno non se li può fare da solo, ma deve mettersi in fila al caf o da un consulente. E lo deve fare all’ultimo minuto.
E già , perchè come è sempre accaduto negli ultimi anni, i Comuni mica decidono per tempo. Un po’ perchè devono aspettare gli adempimenti del governo. Un po’ perchè sperano che alla fine ci sia qualche proroga.
Quest’anno poi ci sono pure le elezioni: domenica si vota per le europee, ma anche per le comunali in ben 3.900 municipi. Dove si vota, le amministrazioni hanno preferito non deliberare le aliquote odiate dagli elettori. Degli altri 4mila e passa Comuni meno di mille si sono assunti la responsabilità  di decidere. Il resto non lo ha fatto e non si capisce perchè.
A questo punto, sulla prima casa, parte dei cittadini, quelli dei Comuni che hanno deciso, deve pagare la prima rata della Tasi entro il 16 giugno, come prevede la legge. Il resto, la maggior parte, avrebbe dovuto versare tutto a saldo il 16 dicembre. Normale, si direbbe seguendo la logica federalista che, ci hanno spiegato, ispira la riforma: i Comuni che hanno fatto i compiti a casa incassano il dovuto a giugno, gli altri niente fino a dicembre, così imparano. E invece no.
E’ montata negli ultimi giorni la richiesta al governo della proroga della prima rata per i Comuni inadempienti.
Richiesta che è stata accolta, con lo spostamento del termine al 16 settembre. Alla faccia del federalismo che dovrebbe responsabilizzare gli enti locali.
Con l’aggravante che i cittadini dei Comuni che hanno fatto il loro dovere pagheranno subito mentre quelli dei Comuni inadempienti potranno comodamente aspettare fino a
settembre.
Non solo. I municipi ritardatari, spiega l’Anci, associazione dei Comuni, riceveranno dal governo un anticipo sul mancato gettito di giugno. Insomma, non ci rimetteranno nulla: ritardare ha pagato. Una beffa, invece, per chi ha rispettato i termini di legge.
Il governo Renzi ha ereditato l’impianto di questa tassazione dal precedente esecutivo. Ma non se ne può disinteressare.
Che senso avrebbe, appunto, lavorare per mandare a casa la dichiarazione dei redditi precompilata se contemporaneamente restasse in piedi questo sistema sgangherato di prelievo sugli immobili?
Una proroga, per di più fatta così, non serve.
Tranne che a premiare i furbi.

Enrico Marro
(da “il Fatto Quotidiano”)

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