Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
IOVINE: “NELLA RETE TUTTI PARTITI”…E NELLE RIVELAZIONI DI O’NINNO SPUNTA ALEMANNO… “ERAVAMO I RE DEGLI APPALTI”
«Ho cominciato a uccidere negli anni Ottanta. È iniziato tutto con l’aggressione alla famiglia
Nuvoletta, da parte di Antonio Bardellino».
Così nasce un padrino. Da killer a mente strategica dei casalesi.
Ecco il racconto che Antonio Iovine sta consegnando ai pm Antonello Ardiduto e Cesare Sirignano, con l’aggiunto Giuseppe Borrelli.
Verbali depositati nel processo per collusioni contro un ex sindaco Pd, Enrico Fabozzi, oggi consigliere alla Regione Campania nel gruppo misto.
LA LATITANZA E GLI OMICIDI
«Ho partecipato all’omicidio del vigile urbano di San Cipriano. Poco prima c’era stato quello di Antonio Bardellino nell’88, in Brasile: mi chiesero di andare con loro, ma io non vi partecipai perchè non avevo il passaporto per partire.
In quel periodo, trascorrevo la latitanza a Toulon, presso Nizza. Ci riunivamo in una grande villa, ero con mia moglie e mia figlia. Avevamo creato una compagnia di amici.
Tra gli omicidi da me commessi prima del 1988 ricordo quello di Nicola Griffo. Poi quello di tale Ciccillo ‘ o suricillo ( il topolino, ndr) di Casal di Principe, ucciso nei pressi di una discoteca, e poi il quadruplice omicidio di Pagano, Mennillo, Orsi e Gagliardi per il quale sono stato condannato.
E ancora: poi anche quello di Liliano Diana, nel marzo del 1991. Nello stesso periodo fu ammazzato, a Cascais, in Portogallo, Mario Iovine: da uno straniero assoldato da Nunzio De Falco. Nel 1991 mi arrestarono, sono stato dentro fino al ’95. All’uscita dal carcere, la mia prima preoccupazione fu quella di capire perchè era stato ammazzato mio fratello».
LA CAMORRA IMPRENDITRICE
«Da quando sono uscito dal carcere, il clan ha assunto una dimensione essenzialmente imprenditoriale, di cui io e Michele Zagaria siamo stati senz’altro i principali protagonisti. Si tratta di un sistema che vede coinvolti imprenditori e funzionari pubblici e consente di controllare l’assegnazione e l’espletamento degli appalti nei diversi comuni controllati dal clan. Non c’è stato bisogno, tante volte, non solo di usare la violenza, ma addirittura nemmeno di parlare in maniera esplicita. I funzionari pubblici sono stati costantemente corrotti. All’imprenditore offrivamo una sorta di pacchetto completo: che comprendeva anche il fatto che lui si rapportava esclusivamente con me e poi io provvedevo di volta in volta a regolare i conti con chi territorialmente aveva diritto a una quota»
LA REGOLA DEL 5 PER CENTO
«Si tratta di una mentalità che possiamo definire casalese” che ci è stata inculcata fin da giovani. È quella che posso definire la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che prima ancora che i camorristi, ha diffuso sul nostro territorio proprio lo Stato che è stato del tutto assente nell’offrire delle opportunità alternative e legali alla nostra popolazione. Tanti gli appalti. Tra i grandi lavori che abbiamo gestito, l’affare della rete di distribuzione del gas metano nei sette comuni dell’agro-aversano, e anche il Polo calzaturiero».
I RAPPORTI CON LA POLITICA
«C’erano soldi per tutti, un sistema completamente corrotto. Qui va considerata anche la parte politica e i sindaci, i quali avevano interesse a favorire essi stessi alcuni imprenditori in rapporti con i clan: per avere vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti. Non faceva alcuna differenza il colore politico del sindaco perchè il sistema era ed è operante allo stesso modo. Anche una personalità come l’ex parlamentare Lorenzo Diana, che pure ha svolto una dura azione politica di contrasto, ha permesso che continuassimo ad avere questi appalti anche quando c’erano sindaci della sua parte politica». Ma Diana replica a Repubblica: «Iovine si metta d’accordo con se stesso. Perchè voleva uccidermi, allora? Sette pentiti hanno raccontato che il clan voleva farmi saltare in aria. Sono sotto scorta da 18 anni, per le mie denunce».
IL BUSINESS COL MINISTERO
«A Villa Literno si dovevano realizzare le piazzole per le ecoballe dei rifiuti: un settore nel quale giravano molti soldi e qui la faceva da padrone Michele Zagaria che, con il fratello Pasquale, aveva rapporti privilegiati con la struttura della Regione che doveva assegnare questi lavori e decidere i siti per le piazzole. Un altro affare riguardava il rimboschimento: lavori appaltati attraverso finanziamenti del ministero dell’Agricoltura. Se non sbaglio, i finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro era Alemanno: lui venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale, su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anch’egli in politica, tanto che è stato candidato alle elezioni comunali e provinciali ed è stato anche sindaco di San Cipriano». Ma Alemanno (estraneo alle indagini) smentisce: «I fatti risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero. La nostra amministrazione è quella che ha scoperto lo scandalo “Forestopoli”. Quanto a quel comizio,era un normale appuntamento elettorale e su Caterino non gravava alcun sospetto».-
70MILA EURO AL MESE
«Nel luglio 2007 ero in vacanza ad Ajaccio, in Corsica, con la famiglia. Mentre eravamo sulla spiaggia di Porticcio, mio figlio Oreste mi disse che nella spiaggia a fianco si trovava Michele Zagaria, che noi chiamavano in via convenzionale “zio Angelo”».
Erano entrambi superlatitanti, da una dozzina d’anni. «Ci vedemmo al ristorante, ci demmo appuntamento a settembre per trovare un comune accordo su alcune cose.
Ma Zagaria era ormai mosso solo dal suo interesse per i soldi. Ho gestito la cassa del clan fino al 2008. Ogni mese il clan dei casalesi poteva contare su circa 350 mila euro di introiti, senza contare gli incassi personali che ciascun capo poteva ottenere. Riuscivo a racimolare con tutti questi affari tra i 130 e i 140mila euro al mese; avevo l’onere di versarne 60mila per gli stipendi».
Ne restavano per lui almeno 70mila al mese.
Un lusso che ora appartiene al passato, per Iovine.
«Voglio cambiare vita e chiudere una pagina. Ho 50 anni, e credo sia giunto il momento di avere una vita più giusta della precedente».
Dario Del Porto e Conchita Dannino
(da “La Repubblica”)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
“RENZI STA RIAFFERMANDO LA LINEA POLITICA DEL MIO GOVERNO”… “NON E’ DI SINISTRA NE’ DI DESTRA”
“La linea che Renzi sta affermando vigorosamente e con capacità di politica è la linea del mio governo adattata ad una situazione in cui non c’è più emergenza finanziaria, per fortuna di Renzi e nostra”.
Così Mario Monti, ospite ad Agorà su RaiTre, rivendica le similitudini tra il suo governo e quello attuale.
Fondamentalmente, spiega l’ex premier, Renzi sta riaffermando la “mia linea politica […]: mantenere disciplinati i conti e fare riforme strutturali per la crescita, avendo voce in Europa”.
Renzi è un premier di sinistra?
“Nel senso della visione del sistema economico-sociale, no. Questo è un vantaggio, non perchè sia un vantaggio non essere più di sinistra ma perchè credo sia un importante passo verso la modernizzazione – non certo perdere le proprie radici culturali e emotive – ma rendersi conto che oggi, più dell’asse destra-sinistra, è determinante l’asse conservazione-riforme. A un Pd che fosse sicuramente di sinistra e quindi conservatore dei valori della sinistra, preferisco un partito certamente più nebuloso e non schierato nello schema destra-sinistra come è quello guidato da Renzi”, argomenta Monti.
Quanto al futuro, “io non ho la vocazione e la missione di fare il politico”, aggiunge il professore. “Tanto è vero che ho lasciato Scelta Civica, dopo averla fondata. Senza la discesa in campo di SC, Berlusconi non sarebbe stato fermato e oggi sarebbe presidente della Repubblica”.
Una precisazione che suona come una risposta a chi – nelle analisi post elettorali – osserva come Renzi abbia ‘rubato voti’ soprattutto al centro e ai moderati, evidenziando una certa debolezza nel progetto politico centrista.
(da “Huffington Post”)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
NCD E SC SONO USCITI RIDIMENSIONATI DALLE URNE… SEL PENSA DI ENTRARE IN MAGGIORANZA IN VISTA DI UN PARTITO UNICO
“Uno per uno non erano gli elettori da portare al seggio, ma i parlamentari che si muovono verso
il Pd”. La battuta di un deputato renziano fotografa bene il terremoto politico che il 40,8% di Matteo Renzi sta provocando.
Prima ancora che di movimenti parlamentari, però, si parla di movimenti al governo.
“Seguirò la volontà degli elettori”, ha detto lunedì sera il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi a Porta a Porta.
Lasciando intendere che sarebbe pronto a lasciare il governo per fare il parlamentare europeo. Ieri non confermava e non smentiva: “Ho solo detto che di fronte a 50.000 voti raccolti, mi sembra giusto prendere atto della volontà di chi mi ha votato. La decisione non è ancora stata presa, la prenderò nei prossimi giorni insieme al partito”.
Dai vertici di Ncd fanno sapere che il ministro non ha ancora comunicato nulla, che si deciderà insieme.
La domanda sorge spontanea: chi, cosa dovrebbe spingere Lupi verso una scelta del genere? La realtà è che dopo l’inchiesta sull’Expo la sua posizione è piuttosto delicata.
“Renzi è uno che quando sente puzza di bruciato scarica”, commenta un parlamentare che il premier lo conosce bene.
E dunque, se si rendesse conto che è il caso, potrebbe anche provocarle le dimissioni.
Da Palazzo Chigi non negano che la questione dimissioni sia sul piatto: deve decidere lui, è la linea. Ma già si pensa a un possibile sostituto, che a questo punto sarebbe un democratico, visto il notevole ridimensionamento ottenuto dal partito di Alfano dalle urne.
Stando ai primi studi sui flussi elettorali, Renzi ha cannibalizzato soprattutto i voti degli alleati di governo, infatti.
E un altro ministro che pensa alle dimissioni è Stefania Giannini, vista la sonora bocciatura ricevuta alle europee.
Al suo posto, in pole position, c’è Andrea Romano, che ha un ottimo rapporto con il premier. Nessun rimpasto, però, chiariscono dal governo. Al limite qualche sostituzione.
Scelta Civica, ma anche i Popolari per l’Italia non esistono praticamente più come partito. Quel che ne resta sono i gruppi parlamentari, che potrebbero dar vita a una federazione. In appoggio al Pd ovviamente.
In Parlamento è tutto un movimento. Se è per Sel, Gennaro Migliore in un’intervista a Repubblica ha annunciato che “la sfida è costruire in Italia un soggetto unitario di sinistra”. Insieme al Pd. Che è pronto ad accoglierli, tanto è vero che al Nazareno erano già a conoscenza del fatto che il capogruppo avrebbe fatto questa uscita pubblica.
Così, una forza all’opposizione entrerebbe in maggioranza. Perchè inglobare, depotenziare è meglio che asfaltare.
Stessa logica per quel che riguarda il Movimento Cinque Stelle. Lo scouting è iniziato da giorni. E ieri alla Camera è arrivato il senatore renziano Andrea Marcucci che ha relazionato a lungo la situazione al vicesegretario dem, Lorenzo Guerini: molti dei Cinque Stelle sarebbero pronti a ingrossare il gruppo dei dissidenti.
Altra inclusione, altra forza per la maggioranza.
A proposito di inclusione Guerini e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti, stanno lavorando ai nuovi assetti del Pd: c’è da eleggere il nuovo Presidente e da fare la nuova segreteria (vacanti i posti della Boschi, le Riforme, dello stesso Lotti, l’Organizzazione e della Madia, il Lavoro).
E contemporaneamente riequilibrare i gruppi parlamentari. “Faremo un unico pacchetto all’Assemblea del partito il 14 giugno”, chiarisce Guerini. Entreranno le minoranze, ma alle condizioni del segretario. Si pensa anche a spacchettare alcuni dipartimenti, troppo ingolfati di lavoro .
Allo studio cambi alla Commissione di garanzia e modi per renderla più efficiente. Oggi intanto ci sarà una direzione per l’analisi del voto e dopo una riunione tra i vertici democratici e i neo parlamentari europei, per parlare dei gruppi di Strasburgo.
Renzi continua a lavorare sui dossier: prima di tutto le riforme.
Prossima tappa, la Pa, che andrà in Cdm il 13 giugno. E poi la delega fiscale, al cui interno ci dovrebbe essere la dichiarazione dei redditi pre-compilata.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
NOGARIN TROVA L’APPOGGIO DI FDI, UDC, LEGA E (FORSE) SCONTENTI DI SINISTRA
Livorno la «rossa» punisce il Pd locale e apre le porte alla cavalcata controcorrente dei grillini.
Nelle due settimane che restano prima della prova d’appello del ballottaggio di domenica 8 giugno, il candidato democratico Marco Ruggeri, dovrà meditare su quello «schiaffo» sonoro e fin troppo evidente: nella sua città alle Europee il Pd ha preso il 53% dei voti, lo stesso partito alle comunali non è andato oltre il 35%.
«I livornesi ci hanno dato un avvertimento e io ho intenzione di coglierlo fino in fondo», ammette Ruggeri, lunga militanza nel partito a livello locale e capogruppo Pd nel consiglio regionale della Toscana.
Ruggeri dovrà vedersela con un ingegnere aerospaziale 40enne, Filippo Nogarin, tra i pochi dei grillini soddisfatti nonostante la batosta subita da M5s alle Europee.
Dopo il risultato delle comunali, ha festeggiato con un gruppo di militanti in una pizzeria del popolare quartiere Venezia il suo 19% di consensi che lo hanno portato al ballottaggio.
Ora punta a ripetere l’impresa del sindaco di Parma Federico Pizzarotti che indica come il suo modello.
Nogarin dichiara che non gli interessano gli apparentamenti, che punta ad un appoggio trasversale «di tutti i cittadini di buon senso che si sono rotti le scatole del malgoverno della città ».
A proclamare subito il suo appoggio ai 5 Stelle è Marcella Amadio, candidata per Fratelli d’Italia-An, Udc e Lega: «Non un voto a Grillo ma contro il Pd», afferma senza esitazione.
Più cauto Raspanti, sostenuto da un pezzo di sinistra-sinistra scontenta del Pd ma anche di Sel che ha appoggiato Ruggeri, forse un po’ nostalgica del vecchio Pci, quello che a Livorno molti consideravano partito-mamma.
«Da noi – spiega Raspanti – non arriverà l’indicazione di voto a favore del Pd. Valuteremo invece nelle assemblee dei prossimi giorni la nostra posizione rispetto all’M5s per il ballottaggio».
C’è tuttavia chi è pronto a scommettere che tra gli elettori di Raspanti ci sono anche quelli che, pur criticando aspramente la politica locale del Pd e l’operato della giunta guidata finora dal sindaco uscente Alessandro Cosimi, non vedono di buon occhio neppure Beppe Grillo e la sua definizione di ‘peste rossà per i Comuni guidati dalla sinistra.
È probabilmente anche a loro che Ruggeri dovrà guardare.
«Livorno – dice oggi il candidato Pd – ha bisogno di un progetto concreto, non di un salto nel vuoto. Alle urla e alla rabbia, il centrosinistra contrappone la volontà di far cambiare rotta a una città , creando i presupposti per avere nuove opportunità di lavoro».
In città , a dare un sostegno al candidato, impegni di governo permettendo, potrebbe arrivare anche il premier Matteo Renzi.
In casa M5s sperano in una visita di Beppe Grillo.
Ma è ancora presto per sapere se Livorno diventerà teatro di un prolungamento di campagna elettorale tra i big.
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
CRESCE IL RUOLO DEL FIGLIO DEL GURU: ERA A BRUXELLES CON IL CAPO E HA SEGUITO IL DOSSIER UKIP
Da due a tre. Un passo verso il futuro, seguendo le parole di Gianroberto Casaleggio. Lo stratega
l’ha già detto: «Io e Beppe non siamo eterni». E ora i vertici del Movimento si allargano.
Complice anche la convalescenza del padre dopo l’intervento subito ad inizio aprile, Davide Casaleggio sta assumendo man mano ruolo e responsabilità sempre più rilevanti all’interno dei Cinque Stelle.
Il figlio dello stratega è stato immortalato mercoledì al fianco di Grillo nel primo vertice internazionale dei pentastellati, nel primo blitz oltre confine a Bruxelles, per decidere alleanze e strategie in un momento-chiave per il M5S.
Una immagine che apre nuovi scenari, che ri-delinea – senza per questo minare l’asse tra Grillo e Casaleggio – la plancia di comando del Movimento.
Casaleggio jr. sta ampliando il suo raggio d’azione e di intervento.
Indiscrezioni sostengono che si stia occupando in prima persona da tempo di individuare possibili alleati in Europa: una svolta, una pietra miliare per un Movimento che ha sempre rifiutato (in Italia) di fare sponda con altri partiti politici. Un atto dovuto in parte alle regole del Parlamento Ue e allo stesso tempo una questione sensibile, nevralgica nella gestione dello sviluppo (europeo) dei Cinque Stelle.
«Specializzato nella definizione di modelli di business online, nell’impiego aziendale della Teoria delle Reti e del social network, e nel marketing online», Casaleggio jr è socio fondatore della società di marketing che cura il blog di Grillo.
Come il padre ha il web nel dna.
Un paio di anni fa ha anche scritto un articolo – «Internet delle cose» – sulla «Harvard Business Review».
Ora, si è dedicato insieme a un team di pentastellati a individuare i nomi degli eventuali futuri alleati in Europa.
Tra i partiti che potrebbero farne parte circolano i nomi dei polacchi del Kpn, dei cechi dell’Usvit, degli olandesi Christien Unie, dei lituani di Ordine e Giustizia.
Ma non solo. Nel toto-alleati nelle ultime ore si fanno largo anche il Partito popolare danese e i tedeschi di Alternative fà¼r Deutschland.
Emanuele Buzzi
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
“NIENTE FIGLI, ALLA GUIDA RIMANGO IO”… MA 36 SENATORI CHIEDONO DI RIDISCUTERE LE RIFORME
La resa dei conti dentro Forza Italia è solo iniziata.
E il fuoco di fila di interventi, nell’ufficio di presidenza di ieri durato quasi cinque ore nella sede del partito, è stato solo il primo tempo. Silvio Berlusconi è costretto a tenere aperta la partita.
Raffaele Fitto – che ha rovesciato sul tavolo tutto il peso dei suoi 284 mila voti – chiede e ottiene una nuova convocazione per discutere di primarie e riorganizzazione.
Si terrà dopo il ballottaggio che rischia di trasformarsi nell’ultimo «bagno di sangue»
La riunione di ieri si conclude con un documento stringato, frutto di mediazione con i più critici
«Pensavo di arrivare al 20 per cento, ma abbiamo fatto il possibile, l’unico errore è stato quello di aver detto che Renzi è simpatico e capace, non lo rifarò più» è stato l’unico accenno di autocritica del capo sul disastro di domenica.
In ogni caso, ammonisce, «resto io a guidare il partito, non parliamo più dei miei figli, la questione è chiusa».
L’obiettivo ora è riunire i moderati ma la coalizione «non deve essere con tutti e neppure ad ogni costo». Stop insomma al dialogo con Alfano.
Al contrario, col leader leghista Matteo Salvini Berlusconi terrà già oggi una conferenza stampa per sostenere alcuni dei loro referendum.
E in quest’ottica via libera alle primarie di coalizione, ma non certo di partito.
Ai suoi poi l’ex premier chiede aiuto: «Siamo con l’acqua alla gola, le casse sono vuote, servono soldi».
Verdini quantifica subito: «Servono 30 milioni».
Il leader conclude dicendo che Fi sosterrà le riforme perchè «noi siamo responsabili». Ma il partito è in ebollizione. E 36 senatori su 59 alla luce del flop elettorale chiedono una riunione per martedì 3 giugno e dicono no alla riforma del Senato.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
LE ELEZIONI EUROPEE? UN GRANDE SUCCESSO… E’ SOLO UNA QUESTIONE DI TEMPO
Il Maalox ha fatto effetto. 
L’autocritica di Beppe Grillo è arrivata. Una strana autocritica, però.
Il guru ci informa che le elezioni europee non sono state per lui «una Caporetto o una Waterloo» ma un grande successo.
Il Movimento è addirittura «il secondo partito del Paese», è «la prima forza di opposizione» e può vantare «la maggioranza relativa» tra gli italiani «che hanno tra i 18 e i 29 anni».
Dunque, conclude, presto al Pd e a tutti gli altri partiti «non resterà che piangere», perchè la vittoria arriverà : «E’ solo una questione di tempo».
Il ragionamento non fa una grinza.
Il calendario lavora per Grillo: gli basterà solo aspettare che si tolgano di mezzo, per morte naturale, gli elettori che oggi hanno più di trent’anni.
Renzi dunque non si monti la testa: ha i decenni contati.
Sebastiano Messina
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Maggio 29th, 2014 Riccardo Fucile
PROSEGUE LA LINEA DI ACCATTONAGGIO MOLESTO DEGLI ORFANI DI AN
Blo-blo-blo, alias Giorgia Meloni, ha ancora il coraggio di farsi vedere in giro dopo la sonora sconfitta del suo progetto di “sfondare” quota 4% alle Europee.
Gli orfani di Alleanza Nazionale (partito del 12-13%) erano certi di raggiungere il 6% dopo essersi assicurati il simbolo di An, monopolizzato un fronte reazionario degno della fu “destra protagonista” e aver girato l’Italia con un enorme raccogli rifiuti idoneo ad assorbire tutti i trombati e poltronisti del Paese, posizionati in discarica dagli altri partiti.
Negli ultimi mesi era un corri-corri di portatori di clientele locali e riciclati prossimi alla rottamazione, di endorsement di soggetti che non pensavi neanche più in vita, tutti folgorati sulla via della Garbatella.
Non è servito neanche aver usufruito di una okkupazione costante degli studi televisivi, evidentemente pilotata da qualcuno che sta in alto.
Non è servito che Storace mettesse in liquidazione “la Destra” passando direttamente al servizio del Cavaliere decaduto, anticipando quello che le Sorelle d’Italia faranno a breve chiamandolo “accordo di programma”, quando sempre di posare le chiappe su una poltrona si tratta.
L’unica cosa che sanno fare da venti anni peraltro, da quando Fini li ha tolti dall’anonimato e dalla funzione di ripetitori maldestri di teorie altrui.
Hanno cambiato padrone, hanno cercato di lucrare troppi posti e, come tutti i maggiordomi che fanno la cresta sulla spesa (che fossero loro che hanno fatto credere a Silvio che i fagiolini costano 80 euro al chilo?), sono stati accompagnati alla porta in modo soft.
Con il compito di “coprire lo spazio a destra”, come da imput forzaitaliota.
Ma si sono schiantati sulla soglia di sbarramento sia alla Camera (dove ci volevano Pd e Sel per dargli l’aiutino della deroga) che alle Europee.
La grande ideologa blo-blo-blo non ha neanche capito che, portando il partito sulle posizione della Lega, non solo avrebbe rinnegato la storia della destra italiana delle origini, ma non avrebbe neanche trovato spazio in pista, in quanto la Lega è più credibile nel ringhiare e nell’evocare pericoli agli evasori in Mercedes.
La Lega ha così raggiunto la metà dei voti che aveva con Bossi fino a pochi anni fa (un misero 6% contro il 12%), mentre gli orfanelli di An (che era già un disastro ideologico di suo, ma almeno acchiappava voti) sono rimasti schiantati.
E che fa la Meloni, invece che dimettersi?
Va in Tv a “Pomeriggio Cinque” e afferma “la disponibilità di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale di dar una mano alla Lega su alcuni quesiti, anzi, propongo a Salvini di incontrarci per cercare di ragionare insieme, perchè penso che il centrodestra debba ripartire dai contenuti e dalla coerenza”.
Sì, ha detto proprio “contenuti e corenza”… roba da grande avanspettacolo.
E dopo trent’anni di politica su quali temi la destra asociale della Meloni vuole ripartire? La epica battaglia contro l’abolizione del reato di immigrazione clandestina o la depenalizzazione delle droghe.
Se Cristo si era fermato a Eboli, la Meloni gira forse ancora con la Mini Morris e va a vedere Bulli e Pupe.
Un militante che dopo venti anni si svegliasse dal coma non avrebbe problemi a riambientarsi: sempre le stesse cazzate deve sentire, come se non esistessero ben altri drammi economici e sociali, ambientali e valoriali, di sofferenza, emarginazione, corruzione e inefficienza.
Per chi ama la cronaca rosa ci eravamo dimenticati di svelarvi il gran finale di Pomeriggio Cinque: che è successo dopo l’invito della Giorgia a Salvini collegato?
«Ci vediamo domani?» ha risposto prontamente Matteo Salvini alla Meloni, che ha replicato: «Volentieri, a domani Matteo».
Che idillio, in mancanza di un fazzoletto forse Giorgia, per la commozione, si sarà asciugata la furtiva lacrima con uno strappo del rotolo di carta igienica tricolore con cui Matteo si pulisce il culo tra una canzone contro i “napoletani che puzzano più dei cani” e un rutto padagno.
Come direbbe la Carrà : “Sì, la destra è qui!!!”
Ecco perchè preferisco essere altrove.
argomento: Fratelli d'Italia, LegaNord | Commenta »