Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
“MATTEO LITIGHERA’ CON LA SINISTRA FINO A ROMPERE E FAREMO UNA LISTA INSIEME”
È granitica la convinzione che Denis Verdini ha confidato a più di un senatore pronto ad aderire all’operazione responsabili: “Il processo è inevitabile. Renzi litigherà con la sinistra fino a rompere e faremo assieme il partito della Nazione, una lista Renzi”.
Parole suonate come un oracolo se pronunciate dopo la cena di mercoledì sera fa col braccio destro del premier Luca Lotti.
E dopo che da palazzo Chigi non è uscito neanche uno spiffero di imbarazzo sullo “strappo di Verdini”, nel giorno che ha ricevuto la sua quarta medaglia al valor giudiziario: il rinvio a giudizio per bancarotta sulla vicenda del Credito fiorentino.
Il processo più temuto, su cui qualche tempo fa l’allora plenipotenziario di Berlusconi temeva una richiesta d’arresto: “Denis – ripete il Cavaliere – pensa che avvicinarsi al governo lo mette a riparo dalla procura di Firenze”.
Le altre medaglie di Verdini, collezionate nel corso della carriera a fianco di Berlusconi, sono: il rinvio a giudizio per “concorso in corruzione” per aver partecipato ad appalti e commesse pubbliche, come la realizzazione della Scuola Marescialli dei carabinieri di Firenze, in violazione delle regole sull’affidamento dei pubblici appalti.
Altro rinvio a giudizio sulla P3, assieme all’ex sottosegretario Nicola Cosentino, attualmente in carcere per questioni di camorra.
A Verdini, nell’inchiesta sulla P3, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito.
Nelle carte dell’inchiesta la P3 si configura come un’associazione volta a “condizionare gli organi dello Stato”.
Il processo che invece preoccupa di meno Verdini è quello per finanziamento illecito ai partiti ed è legato a una plusvalenza di 18 milioni di euro nella compravendita di un palazzo romani, in via della Stamperia.
Nessun imbarazzo per Renzi, dunque.
Anzi, raccontano fonti vicine a Denis, col premier si è intensificata la consuetudine telefonica, tanto che gli sarebbe stata già comunicata la scelta del futuro capogruppo, Lucio Barani, craxiano col garofano nel taschino da diversi lustri.
Colui che, quando era sindaco, nel suo paese fece erigere una statua per Bettino e una per i martiri di Tangentopoli: “Hanno scelto Lucio perchè con uno amico di Cosentino Renzi avrebbe avuto problemi a sinistra”.
Eva Longo, colonna dell’allora Pdl di Cosentino, dunque, è stata scelta come vice.
Ai loro è stato già affidato il primo passo, in direzione del cammino già scritto.
Appena varato il gruppo Azione Liberalpopolare, all’inizio della prossima settimana, il primo atto sarà di chiedere al presidente del Senato Grasso il riequilibrio nelle commissioni.
Una in particolare è cruciale, quella dove passano le riforme: “A quel punto — sussurra un senatore responsabile — in commissione Affari costituzionali entrerà un verdiniano e prenderà il posto di un senatore di Gal”.
Ovvero di Mario Mauro, fiero oppositore della riforma Boschi.
Nel suo ultimo intervento in commissione mise in fila tutte le dichiarazioni di Giorgio Napolitano e di Sergio Mattarella sui punti delle riforme costituzionali del governo Berlusconi coincidenti con quelle del governo Renzi.
In commissione, al momento, i numeri sono di 14 a 14. E quindi un senatore è determinante.
Per risolvere invece il problema dei tre del Pd, appartenenti alla minoranza, non si può escludere — anzi sarebbe questa l’idea — un bis “dell’epurazione” avvenuta alla Camera, col premier che chiese la sostituzione dei esponenti del Pd in commissione: via la sinistra, dentro i fedelissimi.
È questo lo “schema” che, passo dopo passo, nella testa di Verdini produrrà l’inevitabile abbraccio: soccorso delle truppe di Denis, rottura a sinistra.
Prosegue la fonte: “In Aula saremo determinanti. I numeri sono numeri. Al Senato, basta vedere l’elenco delle ultime votazioni, la maggioranza ha 11 senatori di vantaggio. Aggiungiamo i dieci verdiniani che non erano già in maggioranza, si arriva a 21. Sulla carta la sinistra ne ha tra i 25 e i 29 quindi il distacco oscilla tra i 4 e gli 8. Arrivati al dunque, accadrà che loro saranno di meno, noi di più. E le riforme passeranno grazie a noi”.
Passo dopo passo. In parecchi, negli ultimi tempi, sono rimasti colpiti dalla complicità con cui i due — “Denis” e “Matteo” – si parlano, appellandosi in modo colorito, alla toscana.
Si capisce che c’è una consuetudine, che si alimenta in contatti telefonici diretti.
Proprio questa consuetudine telefonica suscita preoccupazione tra i più prudenti che stanno attorno a Renzi. Il premier non è parlamentare, con tutto ciò che ne consegue in termini di intercettazioni, come si è visto in quella pubblicata dal Fatto col generale Adinolfi, mentre la linea di Verdini è la linea di un imputato in processi delicati.
Ma non è il momento delle preoccupazioni. È il momento della grande trama nazionale, nel senso del Partito della Nazione.
Verdini ha ricominciato a sentire pressochè quotidianamente Fabrizio Cicchitto e parecchi di Ncd, con cui ha un rapporto storico da quando era il king maker delle liste.
E qualcosa si muove se l’ex ministro Lupi confidava a un collega di governo: “Quelli di Denis si sentono garantiti. Se cambia la legge elettorale fanno una lista d’appoggio a Renzi, rastrellando anche i nostri. Se non cambia li imbarca Renzi”.
In ogni caso concludeva: “Quelli di noi che vogliono rifare il centrodestra rischiano di morire”.
Tra loro non c’è Alfano che, come il suo antico nemico Verdini, ha scelto Renzi.
Passo dopo passo, l’inevitabile cammino del Partito della Nazione.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
SI APPLICA SOLO A LOCALI SUPERIORI A 160 MQ
Al fascino del facile allarmismo non è sensibile solo Matteo Salvini: anche il Movimento 5 Stelle
ieri ha cavalcato l’onda della bufala della tassa sui climatizzatori, con due post pubblicati rispettivamente giovedì e venerdì sul blog di Beppe Grillo, dal titolo “Tassa sul caldo; una sberla da 200 euro!” e “La tassa sul caldo c’è: 180 euro a famiglia”.
Come spiegato su La Stampa, e già chiarito un mese fa da Altroconsumo, la fantomatica tassa sui climatizzatori non esiste.
O almeno non nelle modalità raccontate da Lega Nord e M5S.
I grillini parlano «di una vera e propria batosta da almeno 200 euro» che «mette in ginocchio i nostri portafogli» ma quella cui si fa riferimento è una direttiva europea che introduce un libretto e un bollo per i condizionatori con potenza uguale o superiore i 12 Kw, cioè in grado di raffreddare ambienti di 160mq.
Non esattamente le dimensioni di una stanza in una casa normale.
Non è vero, quindi, che è in arrivo una «sberla da 200 euro» per le famiglie italiane.
Questo i grillini lo sanno bene, tant’è che in fondo al post di denuncia inseriscono due righe con questa fondamentale precisazione.
Peccato, però, che prima campeggi la scritta, più evidente, «È proprio il caso si dire: Rubare ai poveri per dare ai ricchi».
E c’è da chiedersi quanti poveri abbiano case con stanze di 160mq.
Distrazione? Forse è il caso di parlare di voluta disinformazione, soprattutto perchè, come la Lega Nord, anche il Movimento 5 Stelle ha votato a favore della direttiva europea e dovrebbe sapere almeno di cosa si tratta.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO IL RICORSO DEL SINDACO DI LIVORNO, SI E’ STABILITO UN PRINCIPIO
Gli istituti scolastici religiosi di Livorno dovranno pagare l’Ici, l’Imposta comunale sugli immobili, oggi sostituita dall’Imu, l’imposta municipale unica.
Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione, destinata certo a far discutere, dal momento che si tratta del primo pronunciamento del genere in Italia su questo tema.
Due degli istituti livornesi, la scuola Santo Spirito e la scuola Immacolata, dovranno versare più di 422mila euro per gli anni dal 2004 al 2009.
La Corte di Cassazione ha riconosciuto la legittimità della richiesta di pagamento dell’Ici avanzata nel 2010 dal Comune di Livorno agli istituti scolastici del territorio gestiti da enti religiosi.
“Come spiega l’ufficio Tributi – si legge in una nota del Comune – è da sottolineare che questo genere di pronunciamento da parte della Corte di Cassazione è il primo in Italia sul tema specifico. La suprema Corte ha di fatto ribaltato quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, sentenziando che, poichè gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, ‘senza che a ciò osti la gestione in perdita’. In proposito il giudice di legittimità ha precisato che, ai fini in esame, è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. E cioè, il conseguimento di ricavi è di per sè indice sufficiente del carattere commerciale dell’attività svolta”.
Il contenzioso che vede contrapposti il Comune ed alcuni istituti scolastici paritari era nato nel 2010, in seguito della notifica da parte dell’ufficio Tributi di avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici, per gli anni dal 2004 al 2009.
“In particolare – chiarisce ancora il Comune – gli importi relativi alle scuole ‘Santo Spirito’ e ‘Immacolata’ sono pari a 422.178 euro. Si ricorda che anche la Commissione Provinciale Tributaria di Livorno aveva stabilito che l’Ici fosse dovuta, respingendo i ricorsi degli istituti. A questo punto, a seguito delle sentenze, si provvederà a notificare anche gli importi dovuti per le annualità 2010 e 2011, imponibili a fine Ici. Queste sentenze – conclude la nota – assumono, tra l’altro, rilievo ai fini dell’interpretazione delle disposizioni in materia di Imu, relativamente all’imposizione fiscale dall’anno 2012”.
Dura la replica di don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la federazione delle scuole paritarie cattoliche, che a Radio Vaticana ha risposto: “Sono sentenze che lasciano interdetti, perchè costringeranno le scuole paritarie a chiudere”.
Secondo don Macrì queste scuole finora sono sopravvissute perchè sostenute da religiosi che lavorano a titolo completamente gratuito: “Sono scuole che hanno già dei bilanci profondamente in rosso – sottolinea il presidente della Fidae – scuole che allo Stato costano quasi nulla, pur garantendo un servizio alla Nazione equiparabile a quello statale”.
(da agenzie)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
DISAGI IN TUTTA ITALIA: MILANO, FIRENZE, ROMA, L’IRA DEGLI UTENTI
Troppo caldo. Aria condizionata in tilt. Treni al collasso. 
Sta succedendo in tutta Italia, da Nord a Sud. Pendolari e vacanzieri uniti in un medesimo destino: condannati a stare in carrozze bollenti trasformate in forni. Convogli fermi ore sotto il solleone.
Parliamo indifferentemente di alta velocità , collegamenti regionali e suburbani, linee cittadine e metrò.
Ferrovie dello Stato ha convocato una riunione d’emergenza con tutti i vertici. L’ammistratore delegato Elia ha parlato di «situazione inammissibile», ricordando che ««prima di tutto viene il passeggero».
Insomma: una vera e propria strigliata. Preceduta ddalle scuse ufficiali di Trenord agli utenti lombardi per i ripetuti disservizi, il collasso in Toscana divenuto un’emergenza da protezione civile, le aggressioni ai macchinisti del trenino Roma-Lido (tra l’altro accusati di aver attuato una specie di agitazione «bianca» che ha bloccato le corse a 40°).
Con il corollario – mentre milioni di italiani si apprestano a partire per le ferie – di polemiche, accuse incrociate tra regioni e Trenitalia, rimpallo di responsabilità .
E in un caso – un guasto sul Tgv francese Milano-Parigi – non viene esclusa l’ipotesi sabotaggio.
Alessandro Fulloni
(da “il Corriere della Sera“)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
SONDAGGI IXà‰ E SWG: IL 61% CONTRO IL 33% PENSA CHE RENZI NON RIDURRA’ LA PRESSIONE FISCALE… LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI ACCOGLIEREBBE I PROFUGHI NEL PROPRIO QUARTIERE
Più di un italiano su due non crede nell’annuncio di abbassamento delle tasse fatto da Renzi.
Secondo il sondaggio il 61% degli italiani non crede a questa promessa. Il 33% ne è invece convinto.
Fra gli elettori del Pd, il 59% crede che all’annuncio di sabato scorso seguiranno i fatti.
I partiti
Per Ixè il Pd si attesta al 33,8 per cento, mentre il Movimento Cinque Stelle è a un distacco esatto di 10 punti (22,8).
La Lega Nord si conferma terzo partito con il 15,7, mentre Forza Italia scende addirittura al limite della doppia cifra (10 per cento).
Riuscirebbero a varcare la soglia di sbarramento Sel (4 per cento), Fratelli d’Italia (3,4) e Ncd e Udc se si presentassero davvero insieme alle elezioni come Area Popolare (metterebbero insieme rispettivamente il 2,8 e l’1,3, raggiungendo il 4,1).
Per Swg, mentre il Movimento Cinque Stelle cresce dal 24,4 al 26 per cento in una settimana, il vicepresidente della Camera Di Maio piace più del leader M5s Grillo (28 contro 24 per cento).
Infine l’immigrazione: quasi un italiano su due (49%) accoglierebbe dei migranti nel quartiere in cui abita e non accoglierebbe un campo rom.
Alla domanda: accoglierebbe dei migranti nel suo quartiere? Il 49% del campione si è detto favorevole; il 45% contrario.
Risultato diverso alla domanda se accoglierebbe un campo rom nel suo quartiere: il 78% degli intervistati si è detto contrario, il 17% favorevole.
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
I LORO STIPENDI SONO GIA’ PIU’ ALTI DI QUELLA DELLA CASA BIANCA….LO STIPENDIO MEDIO E’ DI 200.000 EURO…IL BRACCIO DESTRO DI OBAMA NE PRENDE 158.000
Tutti intelligentissimi, tutti preparatissimi, tutti laboriosissimi. 
Allegria, a Palazzo Chigi abbiamo dei fenomeni.
Lo dice, secondo i grillini, la lista dei premi in busta paga dati ai più bravi. Distribuiti (tenetevi forte) al 97,7% dei dirigenti: novantasettevirgolasette! Record planetario. Che dimostrerebbe come anche nel cuore del sistema statale la politica del merito non riesca proprio a passare
Parliamo del 2013.
Ecco!, dirà Matteo Renzi, sono dati precedenti al cambio di governo! Vero.
Ma in qualche modo è perfino peggio. I dati 2014, infatti, a dispetto di tutti i proclami sulla trasparenza, come denuncia il Movimento 5 Stelle, «non sono proprio disponibili».
Ma partiamo dall’inizio. Cioè da una fastidiosa interrogazione di Riccardo Nuti. Deciso a capire perchè, nonostante la legge voluta da Brunetta nel 2009 «in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni» prevedesse «entro marzo» di ogni anno la «valutazione della performance» e la «rendicontazione dei risultati raggiunti» con la pubblicazione di tutto sul «sito istituzionale, in apposita sezione di facile accesso e consultazione denominata “Trasparenza, valutazione e merito”», l’impegno non sia mai stato mantenuto.
«Nè dal governo Berlusconi, nè dal governo Monti, nè dal governo Letta, nè dal governo Renzi», accusa il deputato grillino.
E questo nonostante l’impegno fosse stato ribadito da Mario Monti «con il decreto legislativo 14 marzo 2013». Macchè: nulla di nulla.
Come mai? Forse sarebbe stato imbarazzante spiegare i risultati dei monitoraggi e la spartizione dei bonus.
Così pensano i grillini. Che grazie a una fonte ben introdotta nel Palazzo assicurano di esser riusciti a ricostruire almeno il dato dei premi.
Assegnati a pioggia malgrado lo status e la situazione economica dei dirigenti della sede governativa sia già buona.
Dice tutto un confronto con la Casa Bianca.
Spiega il sito whitehouse.gov/21stcentury-gov/tools/salaries che su 474 dipendenti neppure uno s’avvicina allo stipendio minimo dei dirigenti «chigini», pari (dopo la sforbiciata renziana) a 197.262 euro e 57 centesimi.
Per capirci: la busta paga più alta, laggiù, è quella di Anita Decker Breckenridge, da anni braccio destro di Obama. Prende 173.922 dollari pari, al cambio di ieri, a 158.218 euro.
E con lei guadagnano lo stesso stipendio altri 17 funzionari altissimi.
Gente autorizzata a bussare alla porta dello Studio Ovale. Tutti gli altri stanno sotto. Anche molto sotto.
Bene: a Palazzo Chigi, dove i dipendenti malgrado tutte le sforbiciate promesse (Berlusconi già quindici anni fa si lamentava: «Mi son trovato 4.500 persone!») restano oltre quattromila, dei quali 1.981 di ruolo e gli altri distaccati («presi in prestito») da amministrazioni varie, lo stipendio medio dei 301 dirigenti (98 di prima fascia, 213 seconda) è molto ma molto più alto di quei privilegiati della White House: 203.491 lordi.
E può arrivare al massimo fino a 240 mila.
Li meritano? Non li meritano?
Al di là dei confronti coi colleghi oltreoceano, per non dire dei tedeschi (Carlo Cottarelli denunciò che i nostri dirigenti apicali sono mediamente pagati, rispetto ai parigrado germanici e al reddito medio, quasi il triplo) una cosa è chiara a tutti gli italiani.
E cioè che abbiamo un bisogno spasmodico d’una burocrazia che funzioni. E che per averla è indispensabile incoraggiare il merito premiando i più bravi e accantonando via via i più scadenti, più lavativi, più inefficienti.
Era il lontano ’99 quando, col ministro Angelo Piazza, passò l’idea di premiare i migliori.
Sette anni più tardi, nel 2006, Luigi Nicolais si sfogava: su 3.769 dirigenti della funzione pubblica quelli che avevano massimo dei voti, con premio conseguente, erano 3.769. Tutti.
L’anno dopo al ministero dell’Economia veniva firmato un accordo di cui riportiamo il titolo dell’Ansa: «Tesoro: premi anche a dirigenti condannati ma bonus ridotto».
Una vergogna. Che speravamo, dopo tanti proclami di una svolta, di non vedere più. Ed ecco la denuncia grillina: nel 2013, ultimo anno disponibile negli archivi «riservati», i premi a Palazzo Chigi (fino a 34.600 euro: molto più dello stipendio medio d’uno statale) risultano essere stati dati a 294 su 301 dirigenti.
Appunto: il 97,7%.
Intendiamoci: alcuni di loro devono essere straordinari davvero, se sono riusciti in questi anni a reggere il Paese supplendo alle carenze di una classe politica spesso scadente.
Ma tutti? Proprio tutti?
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
HA CONFESSATO DOPO UN LUNGO INTERROGATORIO: IL MOVENTE E’ LA RAPINA
C’è una svolta nel giallo della tabaccaia uccisa a Asti.
I carabinieri hanno fermato nel pomeriggio un uomo che avrebbe confessato l’omicidio della commerciante di 54 anni, uccisa due settimane fa con 44 coltellate. Secondo le prime ricostruzioni emerse dall’interrogatorio condotto dal pm Luciano Tarditi, si tratterebbe di una rapina finita in modo tragico.
Il padre: “Non lo posso perdonare”
Resta da capire cosa abbia spinto l’uomo, che ha 46 anni, a colpire la donna con tanta efferatezza.
“Migi” Fassi, figlia dei noti ristoratori del “Gener Neuv”, ha lasciato il marito e due figli.
L’ipotesi della rapina in un prima tempo sembrava la meno probabile, ciononostante i carabinieri di Asti insieme con il Ris hanno lavorato senza sosta sulle tracce lasciate nel negozio e sui possibili sospetti.
L’uomo fermato si trova ora nella caserma dei carabinieri di Asti, dove i militari dell’Arma lo stanno ancora interrogando.
(da agenzie)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
PER LA SERIE “FACCIAMOCI SEMPRE CONOSCERE”… IL SOVRINTENDENTE APRE LUI I CANCELLI
Cancelli chiusi stamattina agli Scavi di Pompei a causa di un’assemblea dei sindacati Fp Cisl, Filp e
Unsa si è riunita alle 9.
Disagi gravissimi per turisti e tour operator non avvisati dell’improvviso cambio di programma delle rappresentanze sindacali aziendali.
Ieri mattina sembravano scongiurate le due mattinate di chiusura degli Scavi: la Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia aveva scongiurato lo stop degli ingressi utilizzando del personale dell’Ales e molti custodi avevano disertato l’assemblea sindacale, garantendo la sicurezza delle domus aperte.
Poi la “rottura tra sindacati e amministrazione” si sarebbe verificata questa mattina, a causa di dichiarazioni pubbliche del soprintendente Massimo Osanna.
Ai cancelli di tutti i siti archeologici vesuviani si sono formate lunghe file, con tensioni per il mancato annuncio, che solitamente precede la protesta.
Mancavano persino i cartelli di avviso alle biglietterie.
à‰ stato il soprintendente di Pompei, Ercolano e Stabia a risolvere di persona questa mattina la chiusura ‘a sorpresa’ dei cancelli degli scavi di Pompei a causa della protesta sindacale, Massimo Osanna ha aperto lui stesso i cancelli alle 10,30, contrattando singolarmente con i funzionari della Soprintendenza la garanzia della custodia delle Domus.
Si era formata, infatti una fila di oltre duemila turisti ai botteghini, con gravissime tensioni.
Un “danno incalcolabile” la chiusura degli scavi di Pompei oggi per un’assemblea convocata all’improvviso.
E’ il commento del ministro Franceschini, che sottolinea il rischio di vanificare i risultati raggiunti. E aggiunge: “Chi fa così, fa del male ai sindacati, ai diritti dei lavoratori e soprattutto fa del male al proprio Paese”.
I lavoratori della Soprintendenza speciale di Pompei, Ercolano e Stabia hanno adottato una decisione inedita e, cioè, di lavorare a costi inferiori rispetto alle maestranze della Scabec (società in house della Regione Campania) a cui sarebbero state affidate le aperture straordinarie notturne.
“I dipendenti della Soprintendenza lavoreranno di sera a costi inferiori e terranno aperte anche più domus di quelle assicurate dalla Scabec”, ha spiegato il rappresentante sindacale aziendale della Cisl, Antonio Pepe.
“La nostra sarà una ‘protesta al contrario’, anzichè restare chiusi lavoreremo di più e pagati di meno. Vediamo se così il Mibact ci darà ascolto”, ha concluso Pepe.
(da agenzie)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
PRIMA CAVALCA E DIFFONDE LA BUFALA SULLA TASSA, POI ANNUNCIA CHE LA LEGA SI OPPORRA’ AL PROVVEDIMENTO: PECCATO CHE AVESSE VOTATO A FAVORE, ECCO LA PROVA
Matteo Salvini ieri ha cavalcato furiosamente la bufala della tassa sui condizionatori. Prima ha lanciato la falsa notizia con grande furore e poi, quando ormai da tempo molti gli avevano fatto notare che si tratta di una bufala, ha rilanciato dichiarando che la Lega si opporrà al provvedimento.
La legge in realtà equipara gli impianti di condizionamento di potenza superiore ai 12 kW a quelli di uguale potenza adibiti al riscaldamento e prevede che siano sottoposti alle stesse verifiche e cure.
Ma in un appartamento non arrivano nemmeno a 12 kW e i condizionatori domestici più diffusi tendono a stare attorno ai 2 kW di potenza.
Niente tassa sui condizionatori domestici quindi, ma niente tassa nemmeno sugli altri, solo controlli obbligatori come per gli impianti di riscaldamento, ma non è finita qui.
Raddoppio della figuraccia: infatti il decreto-legge 4 giugno 2013 sia stato convertito in legge dal Parlamento all’unanimità o quasi, anche con il voto compatto della Lega Nord
E a questo punto non ci sarebbe da stupirsi se la Lega avesse votato anche in sede europea a favore della direttiva sul risparmio energetico, alla quale il nostro paese si è così adeguato.
Se solo Salvini sapesse di che straparla o facesse lo sforzo di documentarsi, figuracce del genere potrebbe essere evitate con facilità , invece lui ne infila una dietro l’altra.
Davvero uno statista.
(da “il Giornalettismo“)
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