UN LISTONE CON RENZI: LE CONFIDENZE DI VERDINI AI SUOI SENATORI
“MATTEO LITIGHERA’ CON LA SINISTRA FINO A ROMPERE E FAREMO UNA LISTA INSIEME”
È granitica la convinzione che Denis Verdini ha confidato a più di un senatore pronto ad aderire all’operazione responsabili: “Il processo è inevitabile. Renzi litigherà con la sinistra fino a rompere e faremo assieme il partito della Nazione, una lista Renzi”.
Parole suonate come un oracolo se pronunciate dopo la cena di mercoledì sera fa col braccio destro del premier Luca Lotti.
E dopo che da palazzo Chigi non è uscito neanche uno spiffero di imbarazzo sullo “strappo di Verdini”, nel giorno che ha ricevuto la sua quarta medaglia al valor giudiziario: il rinvio a giudizio per bancarotta sulla vicenda del Credito fiorentino.
Il processo più temuto, su cui qualche tempo fa l’allora plenipotenziario di Berlusconi temeva una richiesta d’arresto: “Denis – ripete il Cavaliere – pensa che avvicinarsi al governo lo mette a riparo dalla procura di Firenze”.
Le altre medaglie di Verdini, collezionate nel corso della carriera a fianco di Berlusconi, sono: il rinvio a giudizio per “concorso in corruzione” per aver partecipato ad appalti e commesse pubbliche, come la realizzazione della Scuola Marescialli dei carabinieri di Firenze, in violazione delle regole sull’affidamento dei pubblici appalti.
Altro rinvio a giudizio sulla P3, assieme all’ex sottosegretario Nicola Cosentino, attualmente in carcere per questioni di camorra.
A Verdini, nell’inchiesta sulla P3, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito.
Nelle carte dell’inchiesta la P3 si configura come un’associazione volta a “condizionare gli organi dello Stato”.
Il processo che invece preoccupa di meno Verdini è quello per finanziamento illecito ai partiti ed è legato a una plusvalenza di 18 milioni di euro nella compravendita di un palazzo romani, in via della Stamperia.
Nessun imbarazzo per Renzi, dunque.
Anzi, raccontano fonti vicine a Denis, col premier si è intensificata la consuetudine telefonica, tanto che gli sarebbe stata già comunicata la scelta del futuro capogruppo, Lucio Barani, craxiano col garofano nel taschino da diversi lustri.
Colui che, quando era sindaco, nel suo paese fece erigere una statua per Bettino e una per i martiri di Tangentopoli: “Hanno scelto Lucio perchè con uno amico di Cosentino Renzi avrebbe avuto problemi a sinistra”.
Eva Longo, colonna dell’allora Pdl di Cosentino, dunque, è stata scelta come vice.
Ai loro è stato già affidato il primo passo, in direzione del cammino già scritto.
Appena varato il gruppo Azione Liberalpopolare, all’inizio della prossima settimana, il primo atto sarà di chiedere al presidente del Senato Grasso il riequilibrio nelle commissioni.
Una in particolare è cruciale, quella dove passano le riforme: “A quel punto — sussurra un senatore responsabile — in commissione Affari costituzionali entrerà un verdiniano e prenderà il posto di un senatore di Gal”.
Ovvero di Mario Mauro, fiero oppositore della riforma Boschi.
Nel suo ultimo intervento in commissione mise in fila tutte le dichiarazioni di Giorgio Napolitano e di Sergio Mattarella sui punti delle riforme costituzionali del governo Berlusconi coincidenti con quelle del governo Renzi.
In commissione, al momento, i numeri sono di 14 a 14. E quindi un senatore è determinante.
Per risolvere invece il problema dei tre del Pd, appartenenti alla minoranza, non si può escludere — anzi sarebbe questa l’idea — un bis “dell’epurazione” avvenuta alla Camera, col premier che chiese la sostituzione dei esponenti del Pd in commissione: via la sinistra, dentro i fedelissimi.
È questo lo “schema” che, passo dopo passo, nella testa di Verdini produrrà l’inevitabile abbraccio: soccorso delle truppe di Denis, rottura a sinistra.
Prosegue la fonte: “In Aula saremo determinanti. I numeri sono numeri. Al Senato, basta vedere l’elenco delle ultime votazioni, la maggioranza ha 11 senatori di vantaggio. Aggiungiamo i dieci verdiniani che non erano già in maggioranza, si arriva a 21. Sulla carta la sinistra ne ha tra i 25 e i 29 quindi il distacco oscilla tra i 4 e gli 8. Arrivati al dunque, accadrà che loro saranno di meno, noi di più. E le riforme passeranno grazie a noi”.
Passo dopo passo. In parecchi, negli ultimi tempi, sono rimasti colpiti dalla complicità con cui i due — “Denis” e “Matteo” – si parlano, appellandosi in modo colorito, alla toscana.
Si capisce che c’è una consuetudine, che si alimenta in contatti telefonici diretti.
Proprio questa consuetudine telefonica suscita preoccupazione tra i più prudenti che stanno attorno a Renzi. Il premier non è parlamentare, con tutto ciò che ne consegue in termini di intercettazioni, come si è visto in quella pubblicata dal Fatto col generale Adinolfi, mentre la linea di Verdini è la linea di un imputato in processi delicati.
Ma non è il momento delle preoccupazioni. È il momento della grande trama nazionale, nel senso del Partito della Nazione.
Verdini ha ricominciato a sentire pressochè quotidianamente Fabrizio Cicchitto e parecchi di Ncd, con cui ha un rapporto storico da quando era il king maker delle liste.
E qualcosa si muove se l’ex ministro Lupi confidava a un collega di governo: “Quelli di Denis si sentono garantiti. Se cambia la legge elettorale fanno una lista d’appoggio a Renzi, rastrellando anche i nostri. Se non cambia li imbarca Renzi”.
In ogni caso concludeva: “Quelli di noi che vogliono rifare il centrodestra rischiano di morire”.
Tra loro non c’è Alfano che, come il suo antico nemico Verdini, ha scelto Renzi.
Passo dopo passo, l’inevitabile cammino del Partito della Nazione.
(da “Huffingtonpost”)
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