Destra di Popolo.net

FINANCIAL TIMES: “RENZI NON HA PIU’ VENTO IN POPPA. TAGLIO TASI? POPULISTA”

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

“HA OTTENUTO PIU’ DEL SUO SCREDITATO PREDECESSORE BERLUSCONI, MA GLI 80 EURO NON HANNO AVUTO EFFETTO”

Il 10 agosto dell’anno scorso il Financial Times aveva intervistato il premier Matteo Renzi dando ampio spazio alle sue promesse e ai suoi piani di riforma.
A un anno di distanza il quotidiano economico britannico fa il punto su quello che il governo italiano ha realizzato finora.
E il verdetto è in chiaroscuro: il premier, a cui “piace presentarsi come salvatore dell’Italia, come a Silvio Berlusconi“, ha ottenuto “più del suo screditato predecessore”, ma “ora deve affilare la sua spada e mostrare che fa sul serio”. Il riferimento è alla spada, dono della nazionale italiana, con cui il leader Pd si era presentato agli intervistatori un anno prima
Renzi, nota il Ft, è stato fortunato: l’euro debole, il basso prezzo del petrolio e il piano di acquisto di titoli di Stato della Banca centrale europea gli hanno permesso finora di avere il vento in poppa.
E “di recente, il confronto con un altro giovane leader politico del Sud Europa, Alexis Tsipras, lo ha fatto apparire un modello della leadership della Generazione X”. Lui nel frattempo “non ha oziato: ha dichiarato fatta la riforma elettorale, quella del sistema giudiziario, quella del mercato del lavoro, della scuola e delle banche. Gli investitori lo hanno notato e in 12 mesi gli investimenti esteri in Italia sono quadruplicati”.
I compratori stranieri “citano la stabilità  politica e la velocizzazione delle procedure di contenzioso e fallimento come significativi, insieme ai bassi prezzi delle attività ”
Ma ora quel “vento in poppa sta scemando”, “i tempi delle riforme continuano a slittare” e quella del Senato, della pubblica amministrazione e quella fiscale sono “più vulnerabili al compromesso politico”.
Mentre “il consenso del suo partito è calato”, la mossa di annunciare un taglio delle tasse appare, per quanto riguarda l’abolizione della Tasi, “una concessione populista“. E Renzi “non può seriamente andare a Bruxelles a chiedere flessibilità  sul deficit senza fare corposi e impopolari tagli alla costosa pubblica amministrazione“.
Nel frattempo, “l’economia italiana mostra solo dei deboli segnali di ripresa” e “il bonus di 80 euro per gli italiani con redditi medi sta avendo poco effetto”.
In più “a dispetto della tanto acclamata riforma del lavoro la disoccupazione rimane ostinatamente alta”.
Il Fondo monetario internazionale “questa settimana ha detto che senza un’accelerazione della crescita all’Italia serviranno 20 anni per tornare ai livelli di disoccupazione pre crisi”. In più “il debito resta alto come prima”:

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RENZI COLPISCE ANCORA: NUOVO RECORD DISOCCUPAZIONE AL 12,7%, QUELLA GIOVANILE AL 44,2%

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

RISPETTO A GIUGNO 2014 MENO 80.000 OCCUPATI, IN UN SOLO MESE PERSI 22.000 POSTI DI LAVORO…MA PER POLETTI E’ SOLO “FLUTTUAZIONE”

Disoccupazione giovanile oltre il 44%, tasso generale al 12,7% e 40mila occupati in meno in un anno.
E’ la fotografia dell’occupazione scattata dall’Istat sul mese di giugno, quando la percentuale dei senza lavoro è salita rispetto al mese precedente di 0,2 punti e quella dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni ha toccato la quota record del 44,2%.
A quattro mesi dall’entrata in vigore del Jobs Act e a dispetto dei toni trionfalistici del premier Matteo Renzi, che a maggio festeggiava perchè “la macchina è finalmente ripartita”, la situazione del mercato del lavoro in Italia resta preoccupante.
Unico segnale positivo è la crescita della partecipazione, che emerge dal calo del numero degli inattivi.
Il dato che più colpisce è quello relativo ai giovani: la disoccupazione giovanile tocca il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, nel primo trimestre 1977.
“Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 44,2%, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al mese precedente”, nota l’istituto di statistica.
Gli occupati 15-24enni sono 22mila in meno rispetto a maggio (-2,5%) e 80mila in meno rispetto a giugno 2014.
“Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perchè impegnati negli studi”. Il tasso di inattività  dei giovani, sempre a giugno, si è ridotto di 0,2 punti, al 74%.occupati.
Il numero assoluto dei disoccupati è aumentato nel corso del mese di 55mila unità , mentre gli occupati sono stati 22mila in meno.
Rispetto allo stesso mese del 2014 la variazione è stata di 85mila disoccupati in più e 40mila occupati in meno. Si tratta del secondo calo congiunturale degli occupati dopo quello di maggio (-0,3%). Ad aprile, invece, c’era stata una crescita dello 0,6%.
La crescita dei disoccupati, nota però l’Istat, è associata a “una crescita della partecipazione al mercato del lavoro, testimoniata dalla riduzione del numero di inattivi“.
Infatti le persone nè occupate nè in cerca di occupazione sono diminuite a giugno di 0,1 punti percentuali a (-18mila) a 14,021 milioni, riprendendo il calo cominciato a inizio anno e interrotto a maggio.
Il tasso di inattività , pari al 35,9%, diminuisce di 0,1 punti percentuali rispetto a maggio.
Su base annua gli inattivi sono diminuiti dello 0,9% (-131mila) e il tasso complessivo di 0,2 punti.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha invece commentato dicendo che “siamo di fronte a dati soggetti a quella fluttuazione che caratterizza una fase in cui la ripresa economica comincia a manifestarsi” e sottolineando che “il tasso di occupazione rimane sostanzialmente invariato”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CARO MATTEO, TUO SILVIO

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

SE MI RUBI OGNI GIORNO IL MESTIERE, IO CHE CI STO A FARE?

Caro Matteo, è un po’ che non ci sentiamo, ma sai di essere sempre nel mio cuore, come il figlio che avrei voluto avere.
Perciò non ti nascondo l’amarezza e il senso di abbandono di questa dolorosa estate che — pensa un po’ — mi fa rimpiangere persino quella di due anni fa, quando — è vero — fui condannato in Cassazione, ma — per dio — mi sentivo ancora vivo e vegeto.
Avevo appena fatto rieleggere l’amico Giorgio, che in cambio mi aveva riportato al governo e mi dava istruzioni per avere la grazia.
Avessi dato retta a lui e ai miei figli, anzichè a Ghedini, l’avrei chiesta, quella benedetta grazia. E l’avrei ottenuta, magari al prezzo di rinunciare al seggio in Senato, che tanto ho perso comunque.
E mi sarei risparmiato i nove mesi a Cesano Boscone durante i quali, mentre io cambiavo il catetere ad anziani molto più giovani di me, tu mi portavi via tutto: governo, sottogoverno, Rai (senza spostare una pianta), deputati e senatori, perfino Bondi e Signorini, ma soprattutto il mio programma, le mie idee, i miei slogan, le mie balle, e ora pure Verdini.
Tutti dicono che sono in crisi per la mia età : ma quale vecchio, lo sai benissimo che in questo Paese meraviglioso io vincerei le elezioni anche da morto.
Il problema è un altro, e ha il tuo nome e la tua faccia: tu dici e fai tutto quello che dicevo e facevo io, e io non so più cosa dire e cosa fare.
La mattina mi sveglio e preparo una bella dichiarazione per l’Ansa; poi apro i giornali, o vado su Gogol (Google, ndr) e su Squitter (Twitter, ndr) e scopro che l’hai già  fatta tu. Sei diventato talmente bravo, cioè talmente Berlusconi, che anticipi persino i miei pensieri.
Penso che è ora di farla finita con lo Statuto dei lavoratori e il divieto illiberale di licenziare a piacere, ora che non c’è più Cofferati con i suoi 2 milioni di operai in piazza: ma non finisco il pensiero che tu hai già  presentato il Jobs Act.
Mi viene in mente una bella riforma della scuola,con un bel preside padrone che metta in riga tutti quegli insegnanti comunisti e sessantottini, ma in quel mentre mi dicono che l’hai già  fatta tu.
Mi butto sulla riforma della giustizia, un evergreen quattro stagioni che si porta su tutto: meno indagini e meno intercettazioni,senza contare quel fastidioso fenomeno dei cittadini armati di telefonino che registrano e filmano mazzette e porcate varie.
E tu che fai? Mi previeni in combutta con Angelino, che è sempre stato duro di comprendonio, ma qualcosa di mio gli è rimasto, a sua insaputa,dopo tanti anni di servizio in camera.
Azzardo con i miei: riproviamo con la responsabilità  civile dei giud…, ma quelli mi interrompono: “Niente da fare, capo, l’ha già  fatta Renzi”.
Mi tuffo a capofitto sulla riforma della Costituzione, per dimezzare il Parlamento che fa solo perder tempo, e su quella elettorale per garantirci un nuovo Parlamento di nominati tipo Porcellum.
Mi bloccano di nuovo: “Capo, niente da fare, Renzi ci ha battuti sul tempo”.
Vabbè, dico io:a llora diciamo basta agli arresti dei parlamenta… Non finisco la frase e Dudù si mette ad abbaiare,poi l’interprete traduce dal duduese: “Padrone, il Pd ha appena salvato Azzollini dalle manette per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere”. Ma, dico io, non era quello che voleva pisciare in bocca a una suora?
“Sì — abbaia lui — ma questo a Renzi l’ha reso simpatico”.
Che mi resta da dire, di originale? Ah, sì, ecco: la legge Gasparri è perfetta per tenere la Rai sotto il controllo dei partiti, cioè ferma immobile mentre Mediaset si fa gli affari suoi.
Gasparri,che sta correndo per riportare l’osso lanciato da Dudù, mi viene incontro trafelato: “Silvio, lascia perdere, il ministro Padoan ha appena detto che la mia legge non si cambia, anzi si usa per rilottizzare la Rai. Carini come sono, per mandarla definitivamente a ramengo han dato un programma a Riotta”.
Ideona: facciamo un decreto salva-Ilva. Niente, l’hai appena fatto tu, l’ottavo.
A corto di idee nuove, rifaccio cose già  fatte. Tipo andare da Putin.
Ma quello risponde: “Ora c’è qui Matteo, magari un’altra volta”.
Prenoto un volo per Gerusalemme,così vado alla Knesset travestito da israeliano e da Abu Mazen camuffato da feddayin: è un mio classico, funziona sempre. Mi bloccano alla frontiera: “L’ha appena fatto Renzi, uguale sputato”.
Allora penso: ora lo frego col partito unico della nazione e — mi voglio rovinare – anche col sindacato unico. Poi scopro che l’hai già  detto tu.
Ultimo tentativo, o la va o la spacca: “Meno tasse per tutti e via l’Imu sulla prima casa”. Come dici? Sei già  arrivato anche lì? E che palle, ma allora dillo.
Manca solo che tu faccia ministre le tue amichette.
Vabbè, mi consolo con i miei giornali: nessuno può amare te come Sallusti ama me. Poi mi portano l’Unità . Prima pagina: “Arriva la banda! Ed è larga”. Penso a un titolo su Azzollini, invece è un soffietto al governo sull’Interdent (Internet, ndr) veloce.
Quattro pagine sulla riforma della scuola: roba che i miei house organ ai tempi della Gelmini se la sognavano. Pagina 15: “I ‘pubblici ‘sotto il ministero: Madia scende a incontrarli”.
Cribbio, ma al confronto Fede era un comunista e Sallusti è un tupamaro!
Ecco Matteo, ci siamo capiti: se mi rubi ogni giorno il mestiere, io che ci sto a fare?
Mi viene un dubbio: non è che, quando ti offrii la guida del Pdl, tu dicesti sì e io capii no? Ti prego, esaudisci l’ultimo desiderio del tuo Papi: o fai il capo del centrodestra, e allora io mi butto a sinistra, oppure si torna a giocare come una volta, quando tutti facevamo le stesse cose, ma almeno a parole fingevamo di essere diversi.
Eddai, lascia qualcosa da fare al tuo povero vecchio.
Tuo Silvio.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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INSULTI E MINACCE AL LIBRAIO MILANESE CHE SFOTTE SALVINI

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

“GUARDATI ALLE SPALLE” LE MINACCE DELLA FECCIA PADAGNA: MA FINORA ABBIAMO VISTO SOLO L’EROE PADAGNO DI SPALLE A SCAPPARE A GAMBE LEVATE

“Guardati le spalle all’ora di chiusura”. Una minaccia. Fatta e finita.
È stata postata, assieme ad altre più o meno velate, sulla pagina facebook della Libreria Baravaj di Milano.
Il motivo? Un gesto ironico poco gradito a Matteo Salvini e ai suoi seguaci.
Federico Valera, questo il nome del titolare della piccola libreria milanese, ha fotografato una locandina autoprodotta con la foto di Salvini e la scritta “Io non posso entrare”.
“La mia è una libreria politicamente connotata — spiega Valera — ma va detto che l’iniziativa della locandina non è inserita in chissà  quale disegno o progetto ideologico, non ho nè la voglia nè il tempo di mettermi a combattere battaglie. La locandina è più figlia della noia e del caldo del luglio milanese”.
Insomma, una boutade satirica, per prendere di mira un personaggio pubblico nei confronti del quale Valera non nasconde di non nutrire alcuna simpatia: “Ho trovato in rete il generatore di felpe di Salvini, l’ho trovato divertente, ho stampato la foto in questione su un foglio e l’ho appesa alla porta della mia libreria, dopodichè ho scattato una foto e l’ho postata sul profilo social del negozio per condividerla con i miei clienti. L’intento era chiaramente quello di strappare un sorriso, non di scatenare un putiferio nè di farmi pubblicità ”.
In poche ore però il post anti-Salvini è stato visto da migliaia di internauti, tra di loro anche qualche leghista che lo ha fatto arrivare alle alte sfere del partito, su, su, fino al segretario federale.
La notizia è finita sulle pagine dei giornali e Matteo Salvini ha dedicato un post alla questione, scrivendo: “Alla faccia dei democratici e dei tolleranti di sinistra! (quelli che frequenteva lui nei centri sociali da giovane…n.d.r.) I miei libri li compro altrove, e comunque mai metterò piede in questa libreria”.
Apriti cielo. Dal momento che Salvini ha aperto le danze il profilo della libreria è stato preso d’assalto, tanto da spingere il titolare a dichiararsi “stufo” e “impaurito per le minacce”.
I commenti dei leghisti e dei fan salviniani vanno dalla reprimenda moralizzatrice alla minaccia esplicita passando per l’insulto.
Oltre al già  citato invito a guardarsi le spalle, il tenore degli interventi è questo: “La prossima volta stai buono al posto tuo”, “Te le sei cercate, coglione!”, “Non devi avere paura, le merde non si pestano”,   “Spero che tutti i milanesi evitino accuratamente il tuo locale” e, ancora: “Minacce? Chi cerca trova! Sei un’ipocrita e pure senza palle” (senti chi parla, i seguaci di chi a Bologna è scappato a gambe levate davanti a quattro ragazzotti n.d.r.)
“La mia è una minuscola libreria, aperta da 10 mesi, chiaramente non sono contento di questa ondata di proteste, anche perchè i post e gli insulti sono stati accompagnati da una campagna di boicottaggio, fatta di recensioni negative che hanno abbassato la valutazione del mio negozio su Facebook. Sicuramente non sono queste recensioni a fare il successo di un negozio, ma di fatto prima avevo solo 13 recensioni a 5 stelle. Oggi ne ho anche 90 a una stella”.
E sulla paura che le minacce possano tradursi in gesti concreti Valera non nasconde preoccupazione: “Non credo si spingeranno a tanto, anche perchè la mia è stata una provocazione ironica e certamente non c’è provocazione che possa giustificare un violenza fisica, non ci sarebbe alcun rapporto tra causa ed effetto. Ma gli insulti e le minacce che sto ricevendo mi danno la conferma del genere di persone che Salvini si porta appresso: un brodo spaventoso. Certo, sentirsi minacciare non è piacevole, soprattutto se stai in negozio fino a mezzanotte e se giri con i tuoi figli”.

Alessandro Madron
(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL TFR DI RENZI A RISCHIO SEQUESTRO DA PARTE DEI PM

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

LA SOMMA ERA NELLA PARTE SANA DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA PER CUI IL PADRE TIZIANO E’ INDAGATO PER BANCAROTTA

È arrivato dove previsto: nelle tasche del premier.
Il tfr che Matteo Renzi ha intascato è stato salvato anche dai creditori dell’azienda di famiglia per cui il padre, Tiziano Renzi, è indagato a Genova per bancarotta fraudolenta.
Gli inquirenti liguri hanno indicato quel tfr nell’elenco di beni ritenuti la parte sana dell’azienda di cui Tiziano avrebbe spogliato la Chil prima di affidarla a dei prestanome (Gianfranco e Mariano Massone) per portarla al fallimento ed evitare così di pagare i creditori.
I debiti lasciati insoluti ammontano a 1,3 milioni.
Secondo la procura Renzi senior invece di onorare i propri debiti ha trasferito beni e servizi a un’altra società , Eventi 6, intestata alla mamma del premier: Laura Bovoli. Salvandotutto. Compreso il tfr del figlio.
Per carità : all’epoca della cessione, avvenuta il 6 ottobre 2010, il trattamento di fine rapporto accantonato ammontava a 28,326 euro.
Soldi però interamente versati dalle casse dello Stato, prima dalla Provincia e poi dal Comune di Firenze, grazie all’assunzione come dirigente avvenuta poche settimane prima di essere eletto.
La vera imprenditrice in famiglia sembra essere la madre del premier, Laura Bovoli. Se la Chil del padre è miseramente fallita nel 2013, la Eventi 6 della madre ha chiuso l’esercizio 2014 con ottimi risultati.
Un utile netto aumentato di ben 63 volte e un fatturato cresciuto del 117% in appena un anno.Il primo è passato dai 689 euro dell’anno precedente a 43.326, il secondo ha segnato un balzo da 1,97 milioni ai 4,2 del 2014.
Nella Eventi 6 ci sono tutte le donne di casa Renzi.
La madre del premier e le due sorelle, Benedetta e Matilde. Il 7 maggio 2015 è entrato un nuovo socio: Roberto Bargilli, amico di famiglia, ovviamente.
Bargilli, detto Billy, è lo storico autista dei camper delle campagne elettorali di Renzi. Ed è stato consigliere comunale a Rignano insieme a Tiziano Renzi nel Ppi.
Con il padre del premier ha altro in comune: l’amicizia con i Massone, indagati a Genova insieme a Tiziano. Secondo la procura sarebbe stato lui il tramite
L’iter, del resto, è identico. Ma Bargilli lo segue qualche mese prima di Renzi. Nel 2009 fonda la Delivery service con sede legale presso la Confcooperative (le cooperative bianche) di piazza San Lorenzo a Firenze.
E l’anno dopo trasferisce le proprie quote a Gian Franco Massone e ad altri due soci. Chil Post e Delivery Service condividono inoltre lo stesso ramo di mercato: la distribuzione dei quotidiani.
E a Genova si passano persino i lavori. E i lavoratori. Per lo più stranieri e in nero, come ha scoperto sempre la procura di Genova. Quasi per caso.
Il 9 febbraio 2013 un ragazzo nigeriano di nome Omoigui salì su una gru del porto minacciando di lanciarsi nel vuoto se non gli avessero garantito il pagamento dei sei mesi arretrati di stipendi .
Solo in un secondo momento si è scoperto che Omoigui lavorava alla Chil Post e poi alla Delivery, subentrata all’azienda di Renzi ormai fallita.
Gli inquirenti hanno ricostruito che almeno quaranta persone sono state fatte lavorare senza poi essere pagate anche dalle aziende “eredi” della Chil, quindi la Delivery e altre.
Neanche loro hanno finora visto un euro. Impossibile recuperare qualcosa: la parte sana dell’azienda, come detto, era stata ceduta alla Eventi 6.
Contratti, beni mobili e immobili, fondi. Un totale di quasi 400 mila euro ceduto ad appena 3.800 euro. All’azienda della moglie.
La procura di Genova sta ancora cercando di ricostruire come e cosa sia stato effettivamente sottratto e se la bancarotta è stata realmente pilotata.
Il nove giugno scorso il giudice per le indagini preliminari Roberta Bossi ha respinto la richiesta d’archiviazione per Tiziano Renzi e ha chiesto un supplemento di indagine indagine affidando a un commercialista una consulenza per ricostruire nel modo più approfondito possibile i bilanci della Chil, i legami con la Eventi 6 e lo storico dei rapporti tra le due aziende.
Se i beni ceduti venissero ritenuti sottratti ai creditori, il giudice potrebbe anche chiederne il sequestro.
Forse al premier converrebbe restituire i 48 mila euro percepiti come tfr ai cittadini che li hanno versati, piuttosto che correre il rischio di vederseli sequestrati dalla magistratura
Certo, è una questione di opportunità : lui non è indagato. La procura di Firenze infatti non ha ritenuto un reato l’essersi fatto assumere dal padre poco prima di venire eletto così da farsi pagare per dieci anni i contributi dallo Stato.
All’ex ministro Josefa Idem, invece, lo stesso “sistema ” è costato la richiesta di rinvio a giudizio per truffa aggravata avanzata dalla procura di Ravenna.
E lei i contributi li aveva presi per otto mesi. §

Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)

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MAGNA GRECIA

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

IL SUD CHE AFFOGA TRASCINERA’ TUTTI CON SE’

Nella Repubblica degli indifferenti gli ultimi dati funerei sul Mezzogiorno verranno accolti come il solito rumore di fondo, mentre sono il rumore di un Paese che affonda.
Perchè il Sud che affoga trascinerà  tutti con sè.
È l’equazione dell’assurdo: i mari e i siti archeologici più belli, le intelligenze e i campi più fertili (prima che li concimassero coi rifiuti tossici) producono decrescita infelice peggio che in Grecia, decimazione dei posti di lavoro e adesso persino della popolazione, che ha smesso di fare figli in un impulso inconscio di autodistruzione.
Se non si parla più di secessione è perchè è già  avvenuta nei fatti.
Chi nasce al Sud parte con un handicap da cui ha sempre meno possibilità  di riscattarsi nel corso della sua esistenza, e quasi sempre soltanto andandosene.
Eppure la soluzione ci sarebbe e si chiama Cura Choc.
Cinque anni di trattamento speciale, durante i quali abbattere le tasse a livelli irlandesi per attrarre capitali stranieri.
E trasferire il controllo del territorio dalle mafie allo Stato (non alle mafie di Stato), se è il caso con l’impiego dell’Esercito.
E poi: investimenti pubblici mirati su agricoltura e turismo, e una drastica riforma universitaria anti-clientelare che spazzi via il pulviscolo delle facoltà  che fabbricano disoccupati e concentri ogni risorsa su quattro-cinque atenei, uno per regione, facendone poli di eccellenza.
Un sogno? Basterebbe la volontà  politica.
Basterebbe un premier decisionista alla Renzi, non la sua controfigura che gioca a calcio balilla alle feste dell’Unità  e a scaricabarile quando si tratta di cambiare davvero verso all’Italia.

Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)

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SULLA RAI RITROVATA INTESA RENZI-CAV, PER LA PRESIDENZA SCELTO UN NOME NOTO DELLA TV

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

PARTE IL TOTONOMINE

In nome di mamma Rai e della legge Gasparri si ricostituisce l’asse tra Pd e Forza Italia, l’intesa finita a brandelli a inizio anno con l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, il patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi o quello che ne rimane.
O forse la promessa di un nuovo patto: sulle riforme. Chissà .
Ma è certo che ora che l’approvazione definitiva della riforma dell’azienda pubblica slitta all’autunno, Pd e Forza Italia sono al lavoro per scegliere i nomi del nuovo cda di viale Mazzini che sarà  votato martedì dalla vigilanza Rai, secondo le regole della legge Gasparri, appunto.
Si lavora soprattutto sul nome del presidente, che una volta indicato dal Mef e votato dal cda, necessita di una maggioranza dei due terzi in vigilanza.
Renzi ha già  in mente il suo nome. Trattasi di un personaggio della tv, “competente”, dicono i renziani, graditissimo al premier e con buone sponde anche dentro Forza Italia.
E’ questa l’ipotesi per ora più quotata a Palazzo Chigi, quella sulla quale il capo del governo conta di ottenere il sì di Berlusconi.
E’ un identikit sul quale girano diversi nomi, da Bruno Vespa a Monica Maggioni.
Ma in pochi sanno chi è veramente. Rispetto a questo schema ci sono delle subordinate.
Forza Italia vorrebbe eleggere presidente Antonio Pilati, attuale membro del cda di viale Mazzini, ex consigliere Agcom, spesso descritto come il vero ispiratore della legge Gasparri.
E’ un’opzione che, se andasse in porto, sancirebbe il rientro ufficiale del partito di Berlusconi nella partita sulle riforme, il ritorno all’appoggio al governo, così segnala chi sta trattando sul tema.
Ma l’opzione Pilati non è la preferita del premier. Piuttosto, a questo punto, Renzi sceglierebbe un’altra carta: quella di Luisa Todini, presidente di Poste Italiane dall’anno scorso.
Ma Renzi è affezionato alla sua ipotesi: il volto tv.
E sta lavorando su quella carta. Anche se nella sua cerchia vengono considerati papabili per la presidenza Rai anche Franco Bernabè, il cui nome finora è stato associato solo ad una possibile carica di amministratore delegato a Viale Mazzini, opzione cui Bernabè non sembra interessato.
E papabile viene considerato anche Franco Bassanini, ex presidente della Cassa Depositi e Prestiti fino a giugno scorso.
In seguito, il governo dovrà  nominare anche il nuovo direttore generale, la carica forse più importante alla luce della nuova riforma della Rai.
Perchè la riforma assegna al direttore generale i poteri dell’amministratore delegato. Insomma, il dg diventa il vero ‘capo azienda’, nel modello di azienda pubblica concepito da Renzi.
Quanto alle candidature per questa carica, girano i nomi di Patrizia Grieco, presidente dell’Enel; Antonio Campo Dall’Orto, ex presidente esecutivo di Viacom International Media Networks, il primo direttore generale di Mtv in Italia, molto vicino al premier. Ma in lizza c’è anche Andrea Castellari, attuale senior vice president di Viacom, general manager in Italia, Medio Oriente e Turchia.
E anche Marinella Soldi di Discovery e Andrea Scrosati di Sky.

(da “Huffingtonpost”)

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VIGILANZA RAI, PALLOTOLIERE CDA: MAGGIORANZA SICURA DI 4 CONSIGLIERI, 1 A FORZA ITALIA, 1 A M5S

Luglio 31st, 2015 Riccardo Fucile

VERDINI AGO DELLA BILANCIA SUL SETTIMO NOME

Il pallottoliere è già  in azione. Martedì la commissione di Vigilanza Rai si riunisce.
Il compito è di quelli pesanti: eleggere i sette membri del Consiglio d’amministrazione del servizio pubblico che andranno a sostituire quelli già  scaduti e attualmente in regime di prorogatio.
Una convocazione fatta in tempi rapidissimi. Perchè il presidente Roberto Fico ha sentito Pier Carlo Padoan. Che gli ha seraficamente comunicato che mercoledì si riunisce l’assemblea degli azionisti.
Il messaggio implicito: noi andiamo avanti, vedete voi se fare figuracce o darvi una mossa.
L’iter affinchè il nuovo Cda si insedi è complesso.
Dopo il voto della Vigilanza, l’assemblea dei soci recepisce una lista bloccata di nove nomi (i sette più due indicati dal Mef) per procedere alla formalizzazione dei nomi. Terzo passaggio: il Cda si riunisce e, recependo le indicazioni del ministero dell’Economia, elegge il presidente.
In ultimo, torna a riunirsi la Vigilanza, che con un voto dei due terzi deve ratificare il vertice apicale dell’azienda.
Una road map complicata, che Palazzo Chigi punta però a chiudere in settimana, con i quattro step risolti tra martedì e venerdì. E, al di là  della scelta del presidente, gli occhi sono puntati interamente sui futuri commissari.
Matteo Renzi rischia seriamente di fare l’en plein.
Oltre ai due indicati dal governo, la maggioranza ha altre quattro caselle sicure, forte di un numero di voti (ogni commissario può esprimere una preferenza singola) che oscilla tra i 23 e i 24.
Che potrebbe salire di uno nel caso in cui Nicola Fratoianni di Sel aggiungesse la sua scheda al mazzo.
Servono 5 voti per essere sicuri dell’elezione, dunque il Pd e gli alleati di governo si giocano la quinta poltrona al fotofinish.
La partita si gioca tutta con Forza Italia.
Gli azzurri sono forti di 7 componenti, che arrivano a 9 se si aggiunge il leghista Jonny Crosio e Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d’Italia.
L’ago della bilancia, ancora una volta, potrebbe essere il nuovo gruppo di Denis Verdini.
Se Antonio Scavone voterà  con i vecchi compagni di strada, il centrodestra incasserà  quasi matematicamente il secondo consigliere.
Al contrario se sceglierà  di votare con la maggioranza, il rischio del 5 a 2 – o di un pari merito fra il settimo e l’ottavo consigliere e la necessità  di una seconda votazione che premierebbe quasi sicuramente la maggioranza.
La situazione potrebbe ulteriormente cambiare. Perchè Maurizio Lupi, sostenuto dal Pd, ha preannunciato che invierà  una missiva ai Presidenti di Camera e Senato in cui si chiede di non procedere all’elezione del Cda Rai prima di aver risolto la questione della presenza di tutti i gruppi e della loro rappresentatività  proporzionale.
La questione è semplice: dei nove componenti originariamente designati dal Pdl, sette sono rimasti fedeli a Silvio Berlusconi e solo due hanno traslocato verso i lidi di Angelino Alfano.
Una questione non tecnica, ma sostanziale.
Perchè anche una minima modifica degli equilibri interni potrebbe cambiare radicalmente lo scenario del futuro Cda.

(da “Huffingtonpost”)

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D’ANNA AVVERTE: “SE PARLA VERDINI, CROLLA TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE DEL CENTRODESTRA”

Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile

“NESSUNO, A COMINCIARE DA BERLUSCONI, SI PUO’ PERMETTERE DI INSOLENTIRLO, LUI CONOSCE COME HANNO FATTO CARRIERA I MAGGIORI ESPONENTI DI FORZA ITALIA”

“La polemica non c’è tra Berlusconi, il suo entourage e Verdini. Si sono lasciati da buoni amici, ma poi chiedo: c’è qualcuno che può prendere di petto o insolentire Verdini, che è il depositario dei segreti delle carriere politiche di tutti?”.
Così si pronuncia ai microfoni di Ecg Regione Lazio (Radio Cusano Campus) Vincenzo D’Anna, senatore e portavoce di Alleanza liberalpopolare per le autonomie, il gruppo al Senato formato da Denis Verdini.
“Se parlasse Verdini” — continua — “potremmo scoprire che qualcuno ha fatto il ministro perchè era una bella ragazza o era funzionale al raggiungimento di determinati scopi da parte di Berlusconi. Verdini ha ingoiato rospi per professione. Conosce vita morte e miracoli di tutta l’attuale classe dirigente del centrodestra. Quindi, non c’è nessuno, a cominciare da Berlusconi, che si possa permettere il lusso o di insolentirlo o di attaccarlo”.
E aggiunge: “Quello che Bianconi definisce “accordo” è solo una comprensibile prudenza di quelli che sanno bene che con Verdini non possono litigare. Nessuno è in grado di poter litigare con lui. Punto”.
D’Anna spiega la genesi del gruppo verdiniano e puntualizza: “Noi restiamo all’ opposizione, non entriamo in maggioranza nè nel Pd. Non abbiamo alcun filo diretto con Renzi. C’è una vecchia conoscenza tra Denis Verdini e il premier, perchè da giovanotti si frequentavano, visto che il papà  di Renzi è amico di Verdini. Ma non concertiamo con Renzi quello che dobbiamo fare. E non rinneghiamo il nostro passato”.
Poi commenta: “Berlusconi ha detto meglio soli che male accompagnati? Veramente se c’è un maestro di cattive compagnie, è proprio Berlusconi. Ho bisticciato con lui in maniera anche piuttosto chiassosa un anno e mezzo fa, dicendo che il partito non poteva essere affidato alle sue badanti o a una serie di cortigiane, di reggicoda e di maggiordomi che lui si sceglieva per poter giostrare come più gli pareva e piaceva”.
E sottolinea: “Prima Berlusconi poteva farlo perchè era attivamente in campo e portava i voti. Ora non più, e per colpa sua naturalmente, quindi non credo che il partito possa andare in mano a due sprovvedute, dal punto di vista politico, come la signora Pascale o la senatrice Rossi. Ora Forza Italia è in mano alla Pascale”.
Il senatore spiega: “Berlusconi fa una cosa del genere, non certo perchè è rimbambito. Lui resta sempre l’uomo geniale che è sempre stato, ma il suo progetto è quello di rinnovare interamente la classe dirigente. Dunque, ha bisogno di alcuni soggetti a lui fedelissimi per poter fare il lavoro sporco. Vuole presentare una compagine di giovanotti e di ragazzette di bella presenza da mandare in televisione”.
E commenta: “Berlusconi vuol creare una specie di Movimento a 6 Stelle. Vuole fare come il negus neghesti dell’Etiopia, che governava a 90 anni, circondato da una corte di giovani e giovanette“

(da “il Fatto Quotidiano”)

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