Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA INSISTE SUL SENATO ELETTIVO… I RENZIANI: “SE SALTA TUTTO SI VA AL VOTO”
«Renzi ammetta che ha fallito, ci chieda aiuto, solo allora potrà contare sui nostri voti ». Le riforme, certo, la disponibilità a discuterne se il premier ci ripenserà .
Ma a Silvio Berlusconi di Costituzione e leggi elettorali com’è noto interessa davvero poco.
È ad altro che sta pensando in questi primi giorni di quiete trascorsi a Villa Certosa in Sardegna prima di spostarsi ieri in Provenza per festeggiare il compleanno della figlia Marina.
È a ben altra “sostanza” che punta, mandando in avanscoperta i suoi uomini in pieno agosto.
Il punto di partenza dal quale muove il ragionamento- spiega chi gli ha parlato al telefono è quello di sempre.
Ma stavolta il Cavaliere intravede una crisi di Renzi che diventa un’opportunità e una svolta per Forza Italia. Tutto, purchè non si torni al voto.
«Io non farò mai da stampella a Renzi e a questo suo governo — va ripetendo — Io non farò mai come Denis e il suo manipolo di traditori. I nostri elettori non lo accetterebbero, non lo capirebbero».
Altra cosa sarebbe se “Matteo” alzasse bandiera bianca sul pennone di Palazzo Chigi. «Ormai Renzi ha perso la maggioranza al Senato. Non solo sulle riforme, ma su tutti i provvedimenti chiave».
Da Forza Italia non arriverà alcun aiuto su queste riforme non condivise, senza i correttivi invocati (Senato elettivo nella riforma costituzionale e premio alla coalizione anzichè alla lista nell’Italicum).
Ma se tutto dovesse cambiare, allora sì che Berlusconi sarebbe pronto ad entrare in partita. «Il premier ammetta che non ha più maggioranza, che ha fallito, che così non può completare la legislatura e realizzare le riforme e metta fine alla sua esperienza. Noi siamo pronti a sostenere un secondo governo guidato anche da lui, ma alle nostre condizioni».
Un Renzi bis dunque, che altro non sarebbe nella formula che una riedizione dell’esecutivo Letta con cui è iniziata la legislatura e che poi è naufragato fragorosamente.
Va detto che il presidente del Consiglio non prende in considerazione l’ipotesi neanche se costretto dagli eventi, piuttosto, come ripete, riporta il Pd al voto.
I pontieri tuttavia sono già in azione. Sabato scorso la disponibilità dichiarata dal braccio destro Giovanni Toti a “Repubblica” di sedere a tutti i tavoli che il governo proporrà , «se Renzi rinuncerà all’autarchia che finora ha prodotto solo danni».
Il più barricadiero capogruppo Renato Brunetta ieri ha rilanciato a modo suo il concetto che il capo snocciola in privato: «Il governo non ha i numeri. Mattarella convochi Renzi al Quirinale, gli chieda conto della sua non maggioranza. Le riforme s’hanno da fare in questa legislatura ma non è scritto in nessuna Bibbia che debba portarle a compimento un Parlamento sotto il tallone dell’Uomo- solo-al-Comando». Tradotto, può farlo anche un altro esecutivo, col nostro sostegno.
E in queste ore un coro composto da Gasparri a Santanchè, da Giorgetti a Giro, insiste sulla necessità di correggere la riforma del Senato e quella elettorale col consenso di tutti.
Il big sponsor di questa operazione è Paolo Romani, vero pontiere nei mesi del Nazareno assieme all’ormai ex Verdini.
Da qualche giorno il capogruppo al Senato è in vacanza a Forte dei marmi, come il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.
E chissà che il filo del dialogo non riprenda da lì.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
TRE MILIONI E MEZZO DI PERSONE CHE PAGANO SU 45 MILIARDI DI REDDITO… ALTRO CHE FANNULLONI
È la dote che gli immigrati portano al Paese: un bottino di 6,8 miliardi di euro che ogni anno finisce
nelle casse dell’Agenzia delle entrate.
Sì, perchè tra i 5 milioni di “nuovi italiani” si cela un popolo di contribuenti: 3 milioni e mezzo di persone, che dichiarano al fisco oltre 45 miliardi di euro l’anno.
A mappare le dichiarazioni dei redditi 2014 dei nati all’estero è la fondazione Leone Moressa.
I risultati?
I contribuenti immigrati rappresentano oggi l’8,6% del totale e dichiarano 45,6 miliardi di euro.
In testa ci sono i romeni (con oltre 6,4 miliardi), seguiti da albanesi (3,2), svizzeri (2,8) e marocchini (2,4).
Le donne sono meno della metà : 43,9% (rispetto al 48% delle italiane), visto la presenza di molte straniere inattive.
Per alcune nazionalità dell’Est Europa, impiegate prevalentemente come colf e badanti, si raggiungono invece percentuali ben più alte: è il caso dell’Ucraina (le donne contribuenti sono il 75,9%) e della Moldavia (60,7%).
Non è tutto.
Nonostante la crisi, i redditi dichiarati dai nati all’estero sono aumentati dell’1,8% nell’ultimo anno.
Il record di crescita? Quello dei cinesi (più 8%) e moldavi (più 7,3%).
Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
ANNUNCI IN LIBERTA’: DAI 50 DI PASSERA AI 43 DI RENZI FINO AI 15 DI DELRIO
Danno i numeri, letteralmente. Una festosa tradizione alla quale si è unito il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “In 20 mesi sbloccheremo opere per almeno 15-16 miliardi”, ha detto in un’intervista a Repubblica.
L’arma segreta è il verbo “sbloccare”, che dà l’idea di un Paese governato con lo Svitol.
Non a caso lo slogan pubblicitario del popolare lubrificante è “Serve sempre!”.
Ma che cosa vuol dire sbloccare? Niente, come ha spiegato ieri autorevolmente uno dei maggiori sbloccatori di sempre, Corrado Passera: “Il governo non fa che riannunciare opere già annunciate e comunque già sbloccate da governi precedenti”,ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture del governo Monti.
All’inizio del 2012 spiegò alla Camera:“L’idea è di poter vedere nel corso dei prossimi 12 mesi un ammontare di complessivi 40-50 miliardi di lavori il più possibile avviati”.
Venne poi, con il governo Letta, Maurizio Lupi.
Appena insediato, maggio 2013, ruppe gli indugi: “La prima priorità è vedere tutto ciò che è cantierabile, sbloccare e revocare se serve”.Un anno dopo lo svitol non aveva ancora fatto effetto, e dunque, con il nuovo premier Renzi, si passò alle maniere forti: il decreto Sblocca Italia.
“Lo Sblocca Italia mira prevalentemente a sbloccare la burocrazia”, tuonò Lupi.
Era l’agosto dell’anno scorso.L’afa accentuava il bisogno di sbloccare.
Renzi annunciò trionfale che con le misure di sburocratizzazione contenute nel decreto avrebbe sbloccato cantieri già finanziati per 30 miliardi e 402 milioni (il dettaglio rende sempre più credibile la sparata) mentre nuove risorse avrebbero sbloccato altri cantieri già finanziati per 13 miliardi e 236 milioni.
In tutto 43 miliardi e 638 milioni, per la precisione, il tutto da sbloccare entro 6-12 mesi.
Dieci mesi dopo, il 6 luglio scorso, Renzi ha detto: “Per favorire la ripartenza dell’economia italiana si possono sbloccare infrastrutture per circa 20 miliardi: soldi già stanziati per opere al momento ferme”.
Viene da chiedersi se i 20 miliardi di Renzi, già scesi a 15-16 nel giro di un mese, con miliardi che vanno e vengono , sono parenti di quei 23 dell’anno scorso.
Cioè: sbloccati quei 43 grazie alle mirabolanti sburocratizzazioni dello Sblocca Italia , adesso ne sblocchiamo altri 15 o 16 o 20?
O i 15, i 16, i 20, i 43 e i 50 di Passera sono sempre gli stessi, cioè il nulla delle parole al vento buone per catturare titoli agostani?
Passera, che parla con l’autorevolezza dell’inventore del metodo “sblocca continua”, insinua che sia tutta una presa in giro.
Quando era ministro aveva istituito il sito “Cantieri Italia”, con l’impegno di informare in modo trasparente sull’avanzamento delle grandi e piccole opere infrastrutturali.
L’ultimo aggiornamento del sito è datato 1 agosto 2014. La pagina cantierecrescita.gov.it   che lasciò sul sito del ministero il resoconto dell’attività di Passera è stata cancellata dai successori , come se si fosse spezzata la continuità dello Stato.
Così è impossibile sapere come stanno esattamente le cose, proprio a causa dell’opacità di un governo che pure si fonda sulla comunicazione.
Qualcosa però si può intuire osservando le tracce più evidenti dello scollamento tra gli annunci e i fatti.
Un anno fa, Renzi annunciò che l’Alta velocità tra Napoli e Bari avrebbe aperto i cantieri a novembre 2015 anzichè nel 2018.
La nuova ferrovia Palermo-Catania-Messina avrebbe aperto i cantieri a dicembre 2015.
Giorgio Meletti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
UN POPOLO RASSEGNATO CHE HA PERSO L’ORGOGLIO NAZIONALE E UNA DESTRA DI FIGHETTINI INCAPACE DI DARE RISPOSTE
“Rivoluzione liberale”. “Thatcherismo”. “Conservatorismo alla Cameron”. “Putin, Le Per, Sarkozy”
e “nce metterei” pure «’a franfellicco»! A destra, è “solo un manicomio”..
Seduto al bar, ragionavo con alcuni amici appassionati.
“Provavo a tirare le somme”, a fare mente locale. Ma niente: l’ennesio “bip” del telefonino “mi avvisava dell’ennesima ridda di news”.
“Solite” notizie. Violenza. Arroganza politica. Qualche tentativo di stupro qua e là . E poi mafia, camorra e delinquenza varia. Già , la delinquenza, soprattutto quella organizzata: proprio quel male che si finge in tutti i modi che non esista.
Solo che “quel male” esiste veramente.
Anzi, proprio la Mafia e la Camorra sono l’emblema tangibile ed incontrovertibile del “reiterato e continuato menefreghismo italico”, delle divisioni di “bottega” e dei giochetti del sistema/potere
Se lo Stato è uno e indivisible, e se la stessa grandezza di un popolo si misura dalla sua complessiva spinta, ideale e valoriale, e allora non ci devono – e non ci possono essere – “zone franche”, divisioni territoriali o “tornaconti di fazione”
Forse sbagliero’, ma non credo proprio che esista un “problema meriodione”.
Esiste l’Italia, quell’Italia che dovrebbe essere capace di fare la sua storia ma che sa soltanto croggiolarsi nell’astrattezza, nell’ascetica attesa delle “stelle cadenti” e nella più profonda sordità al moto dell’orgoglio, nazionale e/o locale che sia.
Se davvero si vuole una “rivoluzione” liberale occorre realizzare almeno 2 condizioni essenziali.
La prima: affermare l’autorità unica ed indiscussa dello Stato e delle sue Leggi, e bisogna farlo in ogni dove.
Insomma, meno “Stato Burocrazia” e più Stato di Diritto, con l’occupazione militare di tutte quelle parti d’Italia pregne dell’antagonistico potere malavitoso e con la riaffermazione “intera” della libertà .
Solo in un territorio libero e liberato sarà davvero possibile parlare di privatizzazioni e di razzionalizzazioni senza che l’indegna mano della collusione politico-malavitisa possa “afferrare al volo l’ennesima occasione”.
La seconda condizione: bisogna smetteterla di “comunicare sempre – e soltanto – “a mò” di fighettini”!
Alla gente, la grande “rivoluzione” politico-liberale – o, se preferite, la “semplice ragione” della libertà – va spiegata.
Ne vanno trasmesse le istanze, le necessità e la sua stessa dimensione.
Quella nella quale, non si lasciano indietro “gli ultimi”, ma gli si dà una mano affinchè possano “rimettersi in piedi” per poter camminare – o per poter ritornare a “camminare” – da soli, sulle proprie gambe”, senza dover chiedere, “a vita”, l’elemosina assistenzialistica dello “Stato-Padre” o “dei misericordiosi di Sistema”, quelli che, poi, all’occorrenza, ti porteranno “il conto”.
Una visione nella quale, oltre alle appena accennate forme di solidarietà (da coniugare e collegare a specifiche forme di volontariato sociale), il merito diventi valore reale, perchè chi merita ha tutto il diritto di emergere e gliene deve essere assicurato l’effettivo godimento.
“Le Italie” esistono purtroppo, e sono tutte sostanzialmente brutte.
La vera scommessa, dopo tanti anni, è quella di averne finalmente “una”, libera, liberata e capace, non soltanto di ritornare a sognare ma di rendere quei sogni, “ribelle ed appassionante” realtà .
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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