Destra di Popolo.net

LA BALLA DELLA BOSCHI CHE AVREBBE LASCIATO LA POLITICA E UN’OPPOSIZIONE RIDICOLA PIU’ DEL GOVERNO

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

SI RIPORTI L’INTERA FRASE DELLA BOSCHI: “SE VINCE IL NO E RENZI LASCIASSE LA POLITICA, FAREI ALTRATTANTO ANCHE IO”… MA RENZI NON HA LASCIATO LA POLITICA, QUINDI SI SPECULA SUL NULLA

Esiste ormai una prassi consolidata nella politica italina, quella di attribuire agli altri frasi “compromettenti” per poi specularci sopra.
Un sistema favorito dai social dove il primo coglione che posta un falso viene condiviso da centinaia di suoi simili, a dimostrazione del livello da suburra che ha raggiunto il confronto politico e della percentuale elevata di beoni presenti nella penisola.
Fino a ieri il bersaglio preferito era la presidente della Camera Boldrini a cui sono state attribuite parole mai pronunciate.
Ora tocca , tanto per cambiare, a un’altra donna, segno che gli sbalestrati nostrani amano, come i bulli di periferia (che sono tali fino a che non trovano qualcuno che gli rifà  i connotati), prendersela con le donne e quelli che appaiono più deboli.
La propaganda delle opposizioni ora si incentra su una frase mai pronunciata dell’ex ministro Boschi durante   la puntata di ”In 1/2 ora” dello scorso 22 maggio.
Maria Elena Boschi spiegò a Lucia Annunziata che “avrebbe lasciato il Paese se al referendum costituzionale avesse vinto il No e se Renzi avesse lasciato la politica”.
Ovviamente i falsari nostrani hanno tagliato la seconda parte della locuzione che però era strettamente legata alla prima.
Se Renzi non lascia la politica perchè mai dovrebbe tornare a fare l’avvocato la Boschi?
Il senso del suo intervento era chiaro: facendo parte di un gruppo umano le scelte vengono condivise.
Se poi qualcuno, all’opposizione, pensa di condurre delle campagne elettorali su questi livelli, si chieda perchè non governerà  mai.

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GOVERNO GENTILONI-BOSCHI CON LOTTI GUARDIA GIURATA

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

I DUE PIU’ STRETTI COLLABORATORI DI RENZI ACQUISTANO MAGGIOR POTERE DI PRIMA

Nasce il Governo Gentiloni/Boschi, con guardia giurata Luca Lotti davanti all’ingresso. E l’ex Premier Renzi nel ruolo dello spirito di Rebecca, la prima moglie.
A Palazzo Chigi si profila una affollatissima convivenza, con il nuovo Premier affiancato dai due più stretti collaboratori del predecessore.
Un uomo e una donna che dopo le dimissioni del loro leader non solo non fanno alcun passo indietro, ma acquistano ruoli più incisivi.
Maria Elena Boschi diventa unico sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – come Gianni Letta, per capirci, al netto delle deleghe sulla intelligence, su cui torno tra poco.
Luca Lotti viene promosso Ministro dello Sport (titolo fino a un certo punto trascurabile ma che gli darà  possibilità  di sedere nel Consiglio dei Ministri) mantenendo le due deleghe pesanti che che già  aveva come sottosegretario: il Cipe, il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica del Consiglio dei Ministri, cioè la gestione delle opere pubbliche, e le deleghe alla editoria, cioè la gestione dei fondi di aiuto di un settore cosi’ in crisi, e così determinante in politica, come quello dei media.
Tra Boschi e Lotti si somma insomma un potere di condizionamento non da poco dentro la cabina di regia del governo del paese.
Una sola tessera non sono però riusciti a mettere insieme. Lotti voleva le deleghe sull’intelligence, diventare cioè il responsabile dei nostri Servizi.
L’ipotesi, a lungo accarezzata dall’ex Premier, avrebbe messo in mano ai due collaboratori di Matteo Renzi un possente strumento di controllo del paese, nonchè delle relazioni internazionali, specialmente nei molti teatri di Guerra dove siamo presenti, e nella complessa transizione americana tra i democratici e la nuova amministrazione di Donald Trump.
Un concentrazione di poteri apparsa forse eccessiva al Quirinale e allo stesso Gentiloni che ben conosce come Ministro degli Esteri gli intrecci pericolosi fra politica e Servizi.
Le deleghe all’intelligence sono così rimaste nelle mani dello stesso Premier.
Questa decisione, più la esclusione da ogni Ministero del gruppo del senatore Verdini, sono gli unici due segni di distanza presi dal Gentiloni1 dal suo predecessore .
Per il resto, se la matematica non è un’opinione, il governo che ha giurato in fretta in fretta come una comitiva che rischia di perdere il treno (beh si, I treni che passano etc ) è davvero un governo fotocopia.
Se Gentiloni si sia rassegnato a questa situazione, se gli sia stata imposta, o se l’ha completamente condivisa non lo sappiamo. Per ora.
Vogliamo immaginare che nel seguito delle sue funzioni il nuovo Premier mostrerà  tutta la sua autonomia nei metodi e nel merito dal governo che lo ha preceduto – del resto sui dossier più rilevanti, la legge elettorale, le nomine delle partecipate e la discussione con l’Europa su bilancio, banche e regole, il suo operato sarà  ampiamente giudicabile.
Ma a dispetto delle buone dichiarazioni , e forse intenzioni, del Presidente Mattarella, e a dispetto dell’elenco di obiettivi enumerati dal Premier, è impossibile spacciare questo governo come una ripartenza a un paese che ha votato un massiccio no al governo precedente.
Il Gentiloni1 nasce con la fragilità  iscritta nello stesso Dna.

Lucia Annunziata
(da “Huffingtonpost”)

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ARRESTATI CORALLO E L’EX PDL LABOCCETTA PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E PECULATO

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

QUASI MEZZO MILIARDO DALL’ITALIA ALLE ANTILLE… RICOSTRUITO L’ACQUISTO DELLA CASA DI MONTECARLO DA PARTE DEL COGNATO DI FINI… I SOLDI VERSATI DA CORALLO

Un fiume di denaro, che sfiora il mezzo miliardo di euro, passato dalle società  del gioco gestite da Francesco Corallo e finito all’estero. Tutto per sottrarlo al fisco e alle casse dello Stato.
Dodici gli indagati dalla procura di Roma che ha riaperto due anni fa un fascicolo avviato dai colleghi di Milano.
Con Francesco Corallo, arrestato ai Caraibi, sono indagati Giancarlo e Sergio Tulliani, cognato e suocero di Gianfranco Fini e Amedeo Laboccetta, già  parlamentare, coordinatore cittadino del Pdl a Napoli, anche lui arrestato.
Nel novembre del 2011 era stato proprio quest’ultimo a opporsi al sequestro di un computer di Francesco Corallo, sostenendo che si trattava di un pc con materiali inerenti la sua attività  di parlamentare.
Corallo, con un gruppo di manager italiani e stranieri e il fidato Laboccetta è indagato per associazione per delinquere, peculato e riciclaggio di 85 milioni di euro, ovvero i tributi dovuti dall’Atlantis world group of companies e della BPlus Giocolegale Ltd, aggiudicataria della gestione telematica dei giochi.
Cinquanta degli 85 milioni, tra il 2004 ed il 2007, e poi fino al 2014, sarebbero finiti verso conti correnti esteri olandesi, ed inglesi di altre società  del gruppo Corallo e successivamente verso un conto corrente di società  offshore acceso a Saint Maarten (Antille Olandesi), sempre di Francesco Corallo.
Attraverso uno scambio di liquidità  sarebbero poi spariti dall’Atlantis altri 150 milioni transitati via Gran Bretagna e Shanghai a Saint Maarten, Curaà§ao, Santa Lucia e reinvestiti in attività  immobiliari a Saint Maarten.
Giancarlo Tulliani avrebbe messo a disposizione di Rudolf Baetsen, braccio destro di Corallo due società  offshore per poter far transitare i soldi destinati alle Antille.
Proprio Baetsen avrebbe finanziato l’acquisto dell’appartamento di Monaco, in boulevard Princesse Charlotte 14, già  di proprietà  di Alleanza Nazionale, rilevato da Giancarlo Tulliani e poi passato da una sua società  a un’altra.
Attraverso i conti di Giancarlo e anche di Sergio Tulliani sarebbe passato il denaro sottratto al fisco da Corallo: 2 milioni e 600 mila euro, hanno ricostruito i magistrati e i finanzieri.
L’indagine, coordinata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dal pm Barbara Sargenti, sulla base delle indagini dello Scico è arrivata   al primo giro di boa davanti al gip Simonetta D’Alessandro, nasce da una costola di quella sulla Bpm di Massimo Ponzellini, anche lui in affari con Corallo.
Con il quale avrebbe messo in piedi una associazione dedita alla sistematica corruzione di quanti potessero influire sugli affari del re Mida del gioco.
In Parlamento, Laboccetta, trovando sponda anche in Marco Milanese avrebbe rappresentato la lobby Corallo al momento del rinnovo delle gare per le concessioni.

(da “la Repubblica“)

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OMICIDIO PRETERINTENZIONALE EMANUEL: MANCINI PATTEGGIA CONDANNA A 4 ANNI, ORA IL GUP DEVE DECIDERE

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

L’ACCORDO TRA DIFESA E PM , RIMANE L’AGGRAVANTE RAZZIALE… A MANCINI, GIA’ DA TEMPO AI DOMICILIARI, CONCESSE 4 ORE AL GIORNO PER CURARE IL FONDO AGRICOLO

È stato raggiunto l’accordo sul patteggiamento tra la difesa di Amedeo Mancini, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del richiedente asilo nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, e la Procura di Fermo.
Lo rendono noto gli avvocati dell’ultrà  fermano Francesco De Minicis e Savino Piattoni.
«Il 2 dicembre scorso – ricordano – la difesa aveva proposto istanza di patteggiamento allargato chiedendo di riconoscere all’imputato l’attenuante della provocazione e le attenuanti generiche e di eliminare invece le tre aggravanti contestate (recidiva, motivi abietti e futili, aggravante razziale), applicando una pena finale di 4 anni di reclusione.
Il pm aveva espresso il suo consenso alla pena, all’eliminazione di due delle tre aggravanti contestate e al riconoscimento dell’attenuante della provocazione», chiedendo però di mantenere l’aggravante razziale.
Oggi i difensori hanno aderito, «nello spirito negoziale e conciliativo tipico del rito prescelto, alla prospettazione del pm».
Ora il Gup Maria Grazia Leopardi dovrà  fissare un’udienza in cui ratificare o meno l’accordo.
Nel frattempo, lo stesso giudice, ha attenuato le modalità  afflittive degli arresti domiciliari, eliminando il braccialetto elettronico e consentendo a Mancini di lasciare l’abitazione per quattro ore al giorno per riprendere la cura del suo piccolo fondo agricolo

(da “il Corriere Adriatico“)

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E’ NATO IL PICCOLO MICHAEL, IL FIGLIO DELLA PROFUGA RESPINTA DA GORO

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

IL SINDACO DI FERRARA: “ORA HA UNA CASA”

Appena arrivata a Ferrara, con le grida dei pescatori ancora nelle orecchie e una notte insonne alle spalle, l’aveva detto, sfiorandosi la pancia: “Mio figlio sarà  maschio e lo chiamerò Michael”. Così è stato.
È nato ieri mattina all’ospedale di Cona il figlio di Joy, una delle dodici migranti respinte dalle barricate di Goro, a fine ottobre.
“Stanno tutti bene – fanno sapere dall’Asp di Ferrara – la mamma e il piccolo Michael”.
Vent’anni, arrivata dalla Nigeria, Joy è in fuga da suo padre: “Faceva riti vodoo e voleva che mi convertissi alla sua religione – raccontava appena arrivata all’Asp di Ferrara, un mese e mezzo fa – Dopo la morte di mia madre si è risposato con una donna cattiva: così ho deciso di scappare col mio ragazzo: volevo farmi la mia vita, ma poi sono rimasta incinta e mio padre ha minacciato di ucciderci entrambi”.
Dalla Nigeria è arrivata in Libia, ma è dovuta scappare anche da lì: “Gli arabi ci picchiavano, non ci davano cibo. Abbiamo dormito in strada per giorni, finchè non abbiamo trovato il modo di salire su una barca. Ma lì l’ho perso”.
Ha perso il suo compagno, il padre del piccolo Michael. “Si chiama Lamin Dampha e ha 25 anni. L’ho perso di vista quando siamo saliti sulla barca in Libia: a me hanno fatto posto perchè ero incinta, ma lui non so neppure se sia riuscito ad imbarcarsi”.
Da allora sembra sia passato un secolo, a guardare Michael che dorme tranquillo accanto a lei all’ospedale di Cona.
Presto riceverà  anche la visita del sindaco, Tiziano Tagliani. “Sono contento – commenta lui – Spero di andarli a trovare presto. È una bella notizia e mi auguro che la nostra comunità  sia capace di un’accoglienza concreta, per entrambi”.
Se Goro è diventata il simbolo delle barricate contro i migranti, la nascita di Michael ora potrebbe dare un segnale opposto.
“Un bimbo nasce a prescindere dall’idea che ognuno di noi ha sull’immigrazione – sorride il sindaco – E, almeno secondo me, un bambino che nasce a Ferrara è ferrarese”.
Quanto alla mamma, “con questo parto di certo non esaurisce la sua odissea, ma il fatto che abbia potuto partorire ed essere seguita qui in una struttura di ottimo livello, è molto importante. Sarebbe bello se adesso che è nato un bambino alcune delle ragazze respinte potessero essere accolte a Goro, come segnale di riconciliazione”.
Ma da Goro il sindaco, Diego Viviani, frena: “Sto cercando di trovare un appartamento da mettere a disposizione – spiega – ne avevo trovato uno ma non andava il riscaldamento, adesso ne stiamo cercando un altro. Non appena l’avrò trovato riunirò, dirò che è importante dare un segnale. Magari prima di Natale, ci spero”.
Sarebbe ora che dimostrassero di essere persone civili.

(da agenzie)

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VOTO DI SCAMBIO, 21 ARRESTI IN PUGLIA, 50 EURO A PREFERENZA

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

ARRESTATO IL FACTOTUM DI NATALE MARIELLA, CANDIDATO PER I POPOLARI NEL CENTROSINISTRA

Voto di scambio, associazione mafiosa e coercizione elettorale in concorso.
Sono le accuse per le quali i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Bari hanno arrestato 21 persone, tutte vicine al clan Di Cosola di Bari: capi e affiliati, ma anche Armando Giove, politico amico e factotum di Natale Mariella, candidato per i Popolari a sostegno del governatore Michele Emiliano alle elezioni regionali del 2015 (nonchè attuale imprenditore e consigliere della Camera di commercio di Bari), che avrebbe concordato con gli esponenti del clan la corresponsione di 50 euro a voto in favore del suo amico politico.
Le indagini, condotte dai pm antimafia di Bari Carmelo Rizzo e Federico Perrone Capano, e basatesi anche sul racconto del collaboratore di giustizia Michele Di Cosola (figlio dello storico capoclan Antonio, pentitosi prima di suo figlio), hanno accertato che i Di Cosola si stavano riorganizzando, stringendo con altri clan mafiosi vere e proprie ‘comparanze’, con unico denominatore comune il contrasto al potente gruppo degli Strisciuglio.
E proprio grazie a questa strategia, i Di Cosola – da sempre attivi in città  sui quartieri di Carbonara e Ceglie del campo – erano riusciti ad allargarsi in altre zone di Bari e provincia. Uno dei canali, in tal senso, era stato il parziale condizionamento delle elezioni 2015.
L’intermediazione di Giove in favore di Mariella, secondo il racconto del collaboratore di giustizia, avrebbe portato al clan circa 28 mila dei 70 mila euro promessi al clan.
A settembre scorso, in relazione a questo reato, erano stati arrestati i primi cinque esponenti del clan. Le indagini che hanno portato al maxiblitz, sono state condotte con l’utilizzo di sofisticate strumentazioni, intercettazioni ambientali e telefoniche.
“Le indagini dei carabinieri hanno distrutto per sempre l’immagine ed il nome delle persone coinvolte e dato un insegnamento a tutti coloro che ancora pensano che la politica sia un modo per darsi un ruolo sociale con ogni mezzo”. E’ un passaggio del post con cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commenta su Facebook l’operazione.
“È stato anche arrestato un uomo che aveva consegnato danaro ad alcuni di questi per acquistare voti di preferenza per un candidato consigliere di una delle liste del centrosinistra – scrive Emiliano su Fb – Il tentativo di farsi eleggere in questo modo non era riuscito grazie alla saggezza degli elettori”.

(da agenzie)

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LA MURARO SAPEVA DI ESSERE INDAGATA DA LUGLIO, MA HA CONTINUATO PER MESI A SOSTENERE DI NON AVER RICEVUTO NULLA

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

INTANTO HA DECISO LE NOMINE DELL’AMA

Con un video pubblicato alle 2 di notte sulla sua pagina facebook e girato insieme a tutti i consiglieri del MoVimento 5 Stelle Virginia Raggi ha annunciato le dimissioni di Paola Muraro: «Non sono entrata nel merito dell’avviso, ho accettato le sue dimissioni e ho assunto le deleghe alla sostenibilità  ambientale», ha detto la sindaca. «Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità  ai fatti — ha detto invece la Muraro in una nota alle agenzie di stampa -. Tuttavia, per senso di responsabilità  istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione».
La Muraro ha saputo di essere indagata da luglio e per un mese e mezzo ha detto all’opinione pubblica che non aveva ricevuto nulla, rilasciando interviste e negando di sapere alcunchè dell’indagine che oggi l’ha portata alle dimissioni e anzi preconizzando disgrazie ad “altri”.
Soltanto durante l’audizione in commissione ecomafie, dopo la comunicazione della procura al presidente, ammise di essere a conoscenza dell’indagine che oggi l’ha portata alle dimissioni. L’interrogatorio si svolgerà  entro Natale, come annunciato alla fine di novembre.
La Muraro è indagata insieme ad altri quattro dirigenti AMA per gestione non autorizzata di rifiuti, un reato contravvenzionale che prevede la condanna da uno a tre anni o un’ammenda fino a 26mila euro.
Il magistrato ha ottenuto una proroga di sei mesi per le indagini della vicenda, che ruota intorno agli impianti TMB di Rocca Cencia e del Nuovo Salario, di cui la Muraro è stata per dieci anni consulente esterna con il compito di referente IPCC: era responsabile del controllo del rifiuto in entrata e in uscita e della qualità  del trattamento.
Secondo gli inquirenti gli impianti non hanno funzionato a dovere, trattando meno scarti e di qualità  difforme rispetto a quanto stabilito nelle autorizzazioni. Per la procura l’incarico di consulenza della Muraro era simulato e l’ex assessora agiva da dirigente.
Scrive Valentina Errante sul Messaggero:
Agli atti, oltre ai reati ambientali, ci sono anche molti elementi sul reale ruolo dell’esperta di ambiente.
Gli ultimi, esaminati dalla procura, sono quelli contenuti nell’esposto firmato dall’ex capo di Gabinetto della Raggi, Paola Raineri, che ha portato all’apertura di un altro fascicolo, ancora senza ipotesi di reato.
Circostanze che riguardano, ancora una volta, i rapporti tra Muraro e Cerroni, e le pressioni dell’assessore su Ama. Fatti confermati ai pm da un altro ex assessore (con delega alle Partecipate) Marcello Minenna, dall’ex amministratore unico Ama, Alessandro Solidoro, e, più recentemente,dal presidente ancora in carica Stefano Bina. Sotto esame anche le pesantissime accuse mosse a carico della Muraro dall’ex presidente Ama Daniele Fortini. Sono quattordici gli esposti presentati ai pm. Anche in questo caso si tratta di pressioni che di mostrerebbero i rapporti tra l’assessore e il ras dei rifiuti.
Il ruolo di Paola Muraro in AMA
D’altra parte Muraro poteva sapere già  dal 2008 delle presunte irregolarità  all’interno degli impianti TMB dell’Ama di cui era consulente.
La procura di Roma, negli scorsi mesi, ha acquisito le carte dell’indagine da quella di Velletri sul termovalorizzatore di Colleferro, in cui sono contenute alcune sue intercettazioni, proprio per sciogliere questo nodo.
Questa inchiesta, ora davanti al gup di Roma, aveva coinvolto due dirigenti di AMA, e portato alla luce una serie di falsificazioni sulla natura del CDR prodotto nell’impianto del Nuovo Salario.
Detto in altri termini, già  da allora i TMB AMA producevano scarti non conformi alle autorizzazioni ambientali, che poi venivano smaltiti irregolarmente negli impianti di ricezione, come era quello di Colleferro.
Scrive Giovanna Vitale su Repubblica che prima di dare le dimissioni alla Muraro è riuscito il repulisti tante volte annunciato in AMA. Stefano Bina, il direttore generale voluto dalla Giunta Raggi, lascerà  l’AMA il 31 dicembre e il bando annunciato per consentirgli di restare non è stato mai fatto; ma soprattutto, il nuovo organigramma della municipalizzata, varato dall’amministratore unico Antonella Giglio, è stato varato con l’ordine di servizio 199/2016:
Una posizione di primissimo piano l’hanno conquistata due dirigenti che, sotto la presidenza Fortini, erano stati marginalizzati al punto da trattare l’uscita dall’azienda. Emiliano Limiti, finito nella lista dei 101 stilata dalla commissione d’accesso su Mafia Capitale e poi indagato per associazione mafiosa (ma archiviato di recente), è il nuovo mega direttore di Amministrazione e Finanza: praticamente le leve strategiche della società  sono in mano sua.
E si capisce pure perchè: è a lui che Muraro si è affidata per progettare la rivoluzione dei vertici aziendali.
Insieme all’altro uomo ombra dell’assessora: Alessandro Muzi, colui che accompagnò Muraro e Raggi nel blitz estivo a Rocca Cencia.
A dispetto di una risoluzione del contratto prevista per fine anno, Muzi è stato nominato responsabile del servizio Engineering: di fatto avrà  il controllo di tutti gli impianti.
A pagare sono stati i dirigenti ritenuti più vicini a Fortini. Pietro Zotti (ex direttore industriale) e Leopoldo D’Amico (pianificazione e strategia) sono stati infatti confinati uno alla gestione dei rifiuti pericolosi, l’altro all’indifferenziato.
Come pure la responsabile acquisti Antonella Daidone, catapultata a Ostia. Ci è voluto un po’, ma ora l’epurazione è compiuta.
Nei suoi confronti si era parlato anche di un’indagine per abuso d’ufficio.

(da “NextQuotidiano”)

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FINALMENTE LA MURARO SI E’ DIMESSA, SI E’ ACCORTA DI ESSERE INDAGATA

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

LA RAGGI SCENDE DAL PERO E ACCETTA LE DIMISSIONI

L’assessora alla sostenibilità  ambientale di Roma Capitale Paola Muraro si dimette dall’incarico, rimettendo le sue deleghe nella mani della sindaca, Virginia Raggi.
In una nota l’assessora spiega di aver ricevuto un avviso di garanzia. “Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità  ai fatti – afferma – Tuttavia, per senso di responsabilità  istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione”.
“Oggi, tramite il mio legale, la Procura di Roma mi ha notificato un avviso di garanzia in riferimento all’articolo 256 del Testo unico sull’ambiente”, continua. “Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre”.
Raggi: “Accetto dimissioni Muraro, a me le deleghe”.
“Ho appena finito una riunione di maggioranza. Ho comunicato ai miei consiglieri di aver accettato le dimissioni dell’assessore Paola Muraro. La stessa mi ha comunicato infatti di aver ricevuto da poco un avviso di garanzia per presunte violazioni del testo unico ambientale. Non sono entrata nel merito dell’avviso, ho accettato le sue dimissioni e ho assunto le deleghe alla sostenibilità  ambientale”.
Queste le parole della sindaca Virginia Raggi affidate a un video su Facebook.
Iscritta nel registro degli indagati da aprile, Muraro ha detto di essere venuta a conoscenza della sua posizione giudiziaria, comunicandola alla sindaca, a luglio. Entrambe avevano poi divulgato la notizia i primi di settembre in commissione Ecomafie.
L’addio di Muraro arriva dopo le dimissioni dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna, del capo di gabinetto Carla Raineri, del dg Atac Marco Rettighieri, dell’amministratore unico Armando Brandolese e del neo presidente di Ama Alessandro Solidoro e le turbolenze dei giorni scorsi intorno all’assessorato all’urbanistica di Paolo Berdini.
Le reazioni.
“Dagli #spazzatour alle dimissioni di Muraro in piena notte. Giunta Raggi, cronaca di un fallimento annunciato. #Raggirati”, scrive su Twitter il senatore pd Andrea Marcucci.
“La cosa più drammatica delle dimissioni della #Muraro è l’interim della Raggi ai rifiuti. La prosecuzione del disastro #poveraroma”, rincara la dose sempre sul
social network la deputata dem Alessia Morani.
“Era tutto chiaro e già  scritto dal mese di agosto. Perchè e’ stato perso tutto questo tempo? E ora chi risarcirà  Roma e i romani per il danno di immagine (ed economico) subìto? A noi resta la scena inquietante di una assessora che scappa di notte. È questo il cambiamento promesso da Grillo per Roma? Più che un sogno a noi sembra un incubo”, scrive il senatore di Forza Italia Francesco Giro.

(da agenzie)

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