GOVERNO GENTILONI-BOSCHI CON LOTTI GUARDIA GIURATA
I DUE PIU’ STRETTI COLLABORATORI DI RENZI ACQUISTANO MAGGIOR POTERE DI PRIMA
Nasce il Governo Gentiloni/Boschi, con guardia giurata Luca Lotti davanti all’ingresso. E l’ex Premier Renzi nel ruolo dello spirito di Rebecca, la prima moglie.
A Palazzo Chigi si profila una affollatissima convivenza, con il nuovo Premier affiancato dai due più stretti collaboratori del predecessore.
Un uomo e una donna che dopo le dimissioni del loro leader non solo non fanno alcun passo indietro, ma acquistano ruoli più incisivi.
Maria Elena Boschi diventa unico sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – come Gianni Letta, per capirci, al netto delle deleghe sulla intelligence, su cui torno tra poco.
Luca Lotti viene promosso Ministro dello Sport (titolo fino a un certo punto trascurabile ma che gli darà possibilità di sedere nel Consiglio dei Ministri) mantenendo le due deleghe pesanti che che già aveva come sottosegretario: il Cipe, il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica del Consiglio dei Ministri, cioè la gestione delle opere pubbliche, e le deleghe alla editoria, cioè la gestione dei fondi di aiuto di un settore cosi’ in crisi, e così determinante in politica, come quello dei media.
Tra Boschi e Lotti si somma insomma un potere di condizionamento non da poco dentro la cabina di regia del governo del paese.
Una sola tessera non sono però riusciti a mettere insieme. Lotti voleva le deleghe sull’intelligence, diventare cioè il responsabile dei nostri Servizi.
L’ipotesi, a lungo accarezzata dall’ex Premier, avrebbe messo in mano ai due collaboratori di Matteo Renzi un possente strumento di controllo del paese, nonchè delle relazioni internazionali, specialmente nei molti teatri di Guerra dove siamo presenti, e nella complessa transizione americana tra i democratici e la nuova amministrazione di Donald Trump.
Un concentrazione di poteri apparsa forse eccessiva al Quirinale e allo stesso Gentiloni che ben conosce come Ministro degli Esteri gli intrecci pericolosi fra politica e Servizi.
Le deleghe all’intelligence sono così rimaste nelle mani dello stesso Premier.
Questa decisione, più la esclusione da ogni Ministero del gruppo del senatore Verdini, sono gli unici due segni di distanza presi dal Gentiloni1 dal suo predecessore .
Per il resto, se la matematica non è un’opinione, il governo che ha giurato in fretta in fretta come una comitiva che rischia di perdere il treno (beh si, I treni che passano etc ) è davvero un governo fotocopia.
Se Gentiloni si sia rassegnato a questa situazione, se gli sia stata imposta, o se l’ha completamente condivisa non lo sappiamo. Per ora.
Vogliamo immaginare che nel seguito delle sue funzioni il nuovo Premier mostrerà tutta la sua autonomia nei metodi e nel merito dal governo che lo ha preceduto – del resto sui dossier più rilevanti, la legge elettorale, le nomine delle partecipate e la discussione con l’Europa su bilancio, banche e regole, il suo operato sarà ampiamente giudicabile.
Ma a dispetto delle buone dichiarazioni , e forse intenzioni, del Presidente Mattarella, e a dispetto dell’elenco di obiettivi enumerati dal Premier, è impossibile spacciare questo governo come una ripartenza a un paese che ha votato un massiccio no al governo precedente.
Il Gentiloni1 nasce con la fragilità iscritta nello stesso Dna.
Lucia Annunziata
(da “Huffingtonpost”)
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