Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA GIORNALISTA LANCIA SU LA7 LA CAMPAGNA “ODIO L’ODIO”… “SERVE UNA LEGGE PER STANARE GLI ANONIMI”… NO MYRTA, BASTA ANDARLI A PRENDERE CASA PER CASA
“L’odio fa male a chi lo prova e a chi lo riceve. Ed è contagioso. Gli odiatori vanno stanati,
segnalati, puniti”.
Per questo Myrta Merlino lancerà una campagna su La7, “Odio l’odio”, allo scopo di arrivare a una legge che consenta di identificare e processare gli odiatori del web.
Ne parla in un’intervista al Corriere della Sera.
“Proverò a riunire su una legge i parlamentari che frequentano L’aria che tira. Vorrei che anche i Cinque Stelle si dissociassero. Ho già convinto Luigi Di Maio a prendere le distanze dagli insulti che ricevo dai grillini, ma una cosa è farlo a mezza bocca in tv, un’altra è impegnarsi”.
La campagna funzionerà così:
“Ogni giorno, darò una grafica con i peggiori post. Che siano persone comuni, anonimi, politici, devono tutti vergognarsi. E manderemo i nostri redattori a cercarli”.
Perchè? “Per chiedere di ripetere quello che hanno scritto, spiegarlo, avere un confronto. Mentana su Facebook ne mazzola tanti che poi si smontano. Ho il sospetto che siano tutti vigliacchi che, alla terza domanda pacata che gli fai, tacciono”.
Tra gli insulti e le minacce web che più l’hanno turbata, la giornalista ne nomina alcuni: un post “in cui invitavano a ‘farmi la festa’, uno con la mia faccia in un wc e un ‘tiriamo la corda’”.
“La violenza verbale è inammissibile quanto quella reale. E, dalla Rete, trasmigra ad altri luoghi, imbarbarendo non solo il linguaggio, ma gli animi”.
Quando si è decisa a passare all’azione? “[…] quest’estate, guardavo mia figlia Caterina, 16 anni, controllare like e faccine e mi sono accorta di essere terrorizzata: io, se ricevo un insulto, spengo e non ci penso più, ma una sedicenne no, ne soffre. Buona parte del riconoscimento della sua identità passa dai social”.
Rendiamo merito a Myrta di aver preso una iniziativa in assenza delle istituzioni preposte, ma il problema è facilmente risolvibile perchè le leggi ci sono, manca chi le faccia rispettare.
In una notte basterebbe bussare a casa di un primo migliaio di deliquenti del web e tradurli in galera.
I servizi sui Tg del giorno successivo con gente ammanettata determinerebbe il ritorno al mondo civile da parte di questi vigliacchi da tastiera.
Per i mandanti e gli ispiratori, compresi certi politici, nessuna pietà : tutti dai loro amici libici, ospiti per un anno dei centri di accoglienza di Al Serraj che tanto amano.
In alternativa potranno scontare la pena in un carcere del Cairo, ospiti di Al Sisi, altro loro referente ideale.
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
IL SOLITO METODO DEI DELINQUENTI IMPUNITI CHE SUL WEB ISTIGANO ALLA VIOLENZA
Un diversamente intelligente ha pubblicato su Facebook ieri questa foto spacciandola per quella delle due “turiste” — in realtà sono studentesse universitarie — americane che accusano i carabinieri di stupro, condendola anche con un classico: dare la colpa a Laura Boldrini.
La pagina Facebook “Un altro genere di rispetto” se n’è accorta:
Quando non vorresti incazzarti ma non c’è verso perchè lo stronzo di turno, troppo ignorante anche solo per capire che la Boldrini non c’entra niente, prende una foto a caso e incolpa le due ragazze americane perchè secondo lui erano ubriache quando sono state violentate … ripetiamo: lo stupro non si giustifica, mai! Non so se avere più paura di uno stupro o di queste persone!
La foto in realtà circola su internet da anni come illustrazione per feste e inaugurazioni di locali.
In questo sito ucraino si trovano lo scatto che vediamo nel montaggio e un altro scatto effettuato probabilmente a qualche minuto di distanza.
Ormai in Italia questi delinquenti hanno mano libera, grazie al silenzio delle Istituzioni e all’indifferenza del Viminale che è troppo preso a fare accordi con le milizie criminali libiche per ripristinare la legalità in Italia e sul web.
Poi non lamentiamoci se all’estero ci considerano dei cialtroni.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA POLITICA IN TRATTORIA: LA MELONI SPADELLA SU FB… MA A CASA SUA NON ACCOGLIE MAI UN SENZATETTO ITALIANO
Trattoria Sora Giorgia. Come si fa a prendere gli elettori per la gola? Semplice, basta invitarli a
casa propria, sia pur virtualmente, e offrire loro un ricco menù.
Ricco si fa per dire.
È quello che ha fatto Giorgia Meloni che, sul suo profilo Facebook, ha cominciato a spadellare con alcuni video.
In uno, per esempio, la leader di Fratelli d’Italia insegna a preparare la caprese «à la Meloni»: genuina, tricolore, italiana.
Non un gran sforzo, in verità , ma una buona occasione per polemizzare con il governo: i pomodori siciliani non vengono più raccolti, sono vittime dell’importazione, il formaggio è fatto con il latte in polvere…
Fornelli d’Italia. La Sora Giorgia non s’ispira ai cuochi d’artificio (gli chef stellati che bivaccano in tv), l’impiattamento conta poco, l’approccio al cibo è grezzo e pulp, stile prosciutto e melone.
Le sue stelle di riferimento grondano casalinghitudine: Wilma De Angelis (mangia come parli), Antonella Clerici (la locandiera ideale), Benedetta Parodi (il cibo a km zero, comprato cioè nel supermarket più vicino a casa).
A lei non interessa la buona cucina ma il comizio culinario (mangiare e comprare italiano), il cibo come talismano della felicità elettorale.
La caprese «à la Meloni» non è «cooking show» (sia pure via social), ma una dichiarazione di voto, un atto politico.
Come diceva Totò, «a proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?».
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
HOUSE OF CARDS ALL’AMATRICIANA: ASSESSORI SEGATI DA BEPPE, PARENTI DI DI MAIO CHE VOGLIONO CACCIARE MARRA, FRONGIA CON MARRA CHE DORME SUL DIVANO… LA SITUAZIONE E’ DISPERATA MA NON SERIA
I quattro amici al bar sono oggi su tutti i giornali. Virginia Raggi, Salvatore Romeo, Daniele Frongia e Raffaele Marra sono oggi i protagonisti delle tante carte del processo Scarpellini che già ieri hanno allietato le pagine dei quotidiani con i racconti di improbabili complotti del Partito Democratico in associazione con Marcello De Vito. Oggi, se possibile, la situazione è ancora più disperata e ancora meno seria.
Anche perchè tra le chat scopriamo anche in che modo la sindaca scelga gli assessori a cui è affidato un bilancio multimilionario e il destino di Roma: «Beppe dice Tutankhamon (Salvatore Tutino, prima annunciato e poi mollato come assessore al bilancio) meglio di no. A questo punto ho finito le cartucce. Resta Ugo Marchetti».
Alla fine arriverà Andrea Mazzillo, successivamente silurato per la grana ATAC.
Il 13 agosto, racconta Repubblica, Virginia Raggi fa lo screenshot di un messaggio che ha inviato al figlio del cofondatore dei 5S, Davide Casaleggio, e lo invia a Marra.
L’sms serve a rassicurare il suo braccio destro, in quei giorni nel mirino della stampa e contestato dai vertici del Movimento: «Ho voglia di lavorare e ripulire questa città . È il motivo per cui mi sono candidata. E quando l’ho fatto ho contato il mio esercito all’interno del comune che è un covo di serpenti. Parliamo di Roma (…) non di Torino. Se non ho più il mio esercito, temo di non poter combattere (…) sapere che queste persone si getterebbero nel fuoco per me fa la differenza. Gli altri sono mercenari. E con i mercenari combatti fino a che qualcun altro gli offre di più. Poi cadi. E cadi male….»Anche altri aneddoti rivelano che la situazione è disperata, ma non seria:
«Sai cosa mi ha detto ieri (Di Maio, OES) — racconta la prima cittadina all’allora suo braccio destro il 2 luglio 2016 — che suo padre gli aveva parlato male di te ma lui non l’aveva ascoltato». «Il papà di Di Maio?», domanda Marra. «Sì o suo zio», risponde la prima cittadina.
La conversazione prosegue e il fedelissimo della sindaca rivela un altro retroscena che lo riguarda. «La cosa della Polverini che avrebbe sussurrato nell’orecchio di DiBa che sono losco? Davanti a tutti? Che vergogna, ti fanno sentire sporco a prescindere». «Esatto, sono tristissima», chiude Raggi.
Il pollice alzato di Daniele Frongia
Nelle carte c’è anche uno scatto che mostra l’ex capo di gabinetto ed ex vicesindaco attualmente assessore allo Sport Daniele Frongia che esulta con il pollice alzato vicino a Raffaele Marra che dorme su un divano.
L’esultanza, che svela tutta la lungimiranza di Frongia, è dovuta al fatto che lo scatto è stato effettuato nella notte del 31 agosto 2016, quando Carla Romana Raineri è stata silurata aprendo la crisi del Campidoglio che porterà all’addio di Marcello Minenna e ai guai che alla fine provocheranno anche il siluramento dello stesso Frongia.
Frongia: «Qui uno spasso». Marra digita un emoticon. Frongia: «Cantone non ha giurisdizione» scrive, svelando la difesa della giudice. «È un complotto di Renzi contro di lei». Marra: «Stai scherzando!». Alle 4,29 la sindaca posta una sua foto: «Pigiama», scrive. Marra: «Sei bellissima». Frongia risponde con un suo scatto dal Campidoglio, dove ancora si trova, con i pollici alzati e Romeo steso sul divano.
Raggi: «Forse è la fine di un incubo». Marra: «Più che altro l’inizio di un sogno». Romeo: «E l’inizio della resa dei conti. Complimenti a tutti».
Il conto delle rese finali porterà poi Romeo e Frongia fuori da ruoli di primo piano in giunta e nella segreteria della sindaca. Nelle chat c’è spazio anche per un incontro tra Raffaele Marra e Alessandro Di Battista:
Il 7 luglio Di Battista sale in Campidoglio per l’insediamento della giunta. Incrocia Marra. Marra: «Ho appena conosciuto il Diba. Ero nel tuo ufficio. Seduto a fare una telefonata con il cellulare ed è entrato lui. Mi sono presentato, quando gli ho detto “marra”, non ti dico l’espressione che ha fatto. Ha visto il balconcino, gli ho chiesto se voleva affacciarsi. Mi ha detto “no grazie”. Poi è andato via!». Raggi: «Lascialo fare»
Le nomine per l’AMA decise da Romeo e dal M5S
Lorenzo De Cicco sul Messaggero racconta una vicenda che coinvolge Stefano Bina, il manager lombardo arrivato nella Capitale con il placet della Casaleggio Associati e tuttora in carica mentre è stata mandata via Antonella Giglio, altra nomina del M5S.
Bina riferisce di diktat da parte di Salvatore Romeo, l’ex capo segreteria poi allontanato dopo l’arresto di Marra e minacciato di TSO da parte della sindaca.
Bina fa riferimento a una riunione del 22 novembre scorso dove la Raggi dice che ci sono dei dirigenti che la sindaca non vuole vedere più in AMA. Si tratta di “Lopes, Zotti, Casonato e D’Amico”, che andavano spostati in ruoli non di primo piano. Bina dice anche che Paola Muraro aveva partecipato a una riunione con Antonella Giglio in Campidoglio dopo le sue dimissioni.
Romeo, sostiene Bina, avrebbe appoggiato la nomina di un dirigente coinvolto in Mafia Capitale insieme alla Muraro. “Romeo disse che siccome era una persona capace non poteva essere tenuta a fare la punta alle matite, così pretendono che venga messo a capo della Direzione Amministrazione e Contabilità , così come insistettero per l’incarico di un altro dirigente.
Oltre a Raggi e a Romeo, Bina riporta anche le direttive dell’ex amministratore unico Antonella Giglio, che, secondo il DG, avrebbe chiesto di “fermare un impianto tritovagliatore all’AMA suggerendo di attivare un contratto con una struttura simile di proprietà di un privato, la Colari riconducibile a Manlio Cerroni, l’ex ras di Malagrotta. Lasciando aperto un interrogativo inquietante: “La Giglio — dice Bina — non sa neanche cosa sia un tritovagliatore, era evidente che mi stava riportando le richieste di qualcun altro”.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
E DI BATTISTA CHIEDEVA LE DIMISSIONI DEL SINDACO: FARA’ LA STESSA COSA PER LA RAGGI?
Enrico Stefano, consigliere capitolino e presidente della Commissione Trasporti, è giustamente
severissimo: “Atac, Roma Servizi per la Mobilità e Roma Metropolitane hanno quasi 100 dirigenti che costano ai romani 10 milioni di € all’anno, e poi i cittadini sono costretti a viaggiare su autobus vetusti dove piove dentro. E’ ora che i responsabili dello sfacelo di questa città , quelli politici in primis, comincino a pagare per i danni che hanno causato”. Solo che c’è un dettaglio.
Questa cosa Enrico Stefano la diceva nel 2015, e Daniele Frongia con Angelo Diario mettevano il “mipiace”.
Oggi, mentre Roma è allagata per la pioggia, il consigliere non ha trovato il tempo per parlarci dello stato dei trasporti in città , però ha aggiornato la sua pagina Facebook cambiando l’immagine di copertina per segnalarci l’interessantissima settimana europea della mobilità .
Non una parola nè da parte sua nè da parte dell’assessora Linda Meleo su quello che sta provocando la pioggia ad ATAC.
E che dire di Alessandro Di Battista, che nel 2015 chiedeva giustamente le dimissioni di Ignazio Marino per la città bloccata a causa della pioggia?
Chiederà le dimissioni della Raggi?
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
OPPOSIZIONI E CODACONS CONTRO LA RAGGI: “CAMPIDOGLIO HA IGNORATO ALLARME, ROMA ALLAGATA”
Mentre scorrono le immagini di una Roma allagata neanche fosse Venezia, si accende la polemica politica guidata dal Pd, che accusa la sindaca Virginia Raggi di non aver fatto nulla per evitare i prevedibili disagi.
“Dopo mesi di siccità , sono bastate due ore di pioggia per mandare Roma sott’acqua. Linee della metro ferme, strade allagate, traffico il tilt. E per fortuna che è domenica… Avevamo avvertito la (non)sindaca Raggi di prevedere una normale manutenzione ordinaria di tombini e caditoie ostruiti dalle foglie. Nulla è stato fatto e Roma sembra Venezia… Ora con chi se la prenderà la sindaca Raggi? Il Governo? La Regione? L’Onu? Il disastro e l’incapacità della Raggi è sotto gli occhi di tutti. Povera Roma…”. Lo scrive in una nota il consigliere comunale del PD e presidente della Commissione Trasparenza, Marco Palumbo.
Sulla stessa linea l’esponente del Partito Democratico di Roma, Giovanni Zannola. “Così come ampiamente previsto dalle previsioni meteo e dalla Protezione Civile questa mattina sulla Capitale sono comparsi i primi temporali, della durata di qualche decina di minuti, che hanno già messo in ginocchio la città allagando interi quartieri e causando la chiusura di tre stazioni della metro in pieno centro. La causa è la stessa, caditoie ostruite e mancanza assoluta di spazzamento delle strade dalle foglie, che il sindaco Raggi dovrebbe conoscere bene visto che di questi temi ne hanno agitata di propaganda quando nella scorsa consiliatura sedevano tra i banchi dell’opposizione. Eppure nulla è cambiato, anzi tutto è peggiorato perchè nonostante cambi di management in Ama, l’azienda comunale che con 9.000 dipendenti dovrebbe essere in grado di garantire almeno lo spazzamento delle strade, non si vede un solo dipendente dell’azienda per strada, mai”, denuncia Zannola.
Contro la Raggi interviene anche il Codacons, che definisce “inaudito” quanto sta accadendo in queste ore a Roma, dove il temporale che si è abbattuto sulla città ha provocato allagamenti e la chiusura di alcune stazioni della metro A e B, determinando il caos.
“Ancora una volta Roma si ritrova del tutto impreparata alla pioggia – afferma il presidente Carlo Rienzi – Nonostante l’esperienza del passato, le stazioni della metro continuano ad essere un colabrodo al punto da determinare la loro chiusura totale, una situazione che non he eguali nel mondo e si verifica solo nella capitale”.
“È evidente che negli anni poco e nulla è stato fatto per garantire la funzionalità delle stazioni anche in caso di pioggia: vogliamo sapere nel dettaglio quale attività il Comune abbia messo in atto per evitare allagamenti a fronte del maltempo di oggi, peraltro ampiamente previsto da giorni – prosegue Rienzi – Il sindaco Raggi dica ai cittadini quanta e quale manutenzione è stata svolta negli ultimi giorni su tombini, caditoie e strade, mentre i cittadini si preparino ad un autunno di passione perchè se queste sono le premesse, i prossimi mesi saranno molto duri sul fronte dei trasporti”, conclude il presidente Codacons.
A queste voci critiche si aggiunge Stefano Pedica, sempre del Pd, che estende la denuncia a livello nazionale. “I Comuni chiedono lo stato di calamità per le inondazioni? Io chiedo lo stato di irresponsabilità dei Comuni che, nonostante i danni degli anni passati, non hanno investito nella prevenzione. Servono assessori all’Ambiente e ai Lavori pubblici che abbiano competenze geologiche e una vasta esperienza in campo ambientale per evitare nuove tragedie legate al dissesto idrogeologico”.
“Già al tavolo sul dissesto idrogeologico della Leopolda avevo sollevato la questione della prevenzione. Pochi pochi Comuni ancora la fanno realmente – prosegue Pedica – e nel frattempo continuiamo a piangere morti innocenti. È ora di responsabilizzare le amministrazioni. E il governo, da parte sua, deve organizzare un piano di prevenzione capillare e farlo rispettare. Renzi e il Pd – conclude – puntano a questo. Serve la responsabilità ma soprattutto la prevenzione”.
Al coro si unisce Paola Binetti: “Non tutte le colpe della cattiva gestione di Roma possono essere del suo Sindaco: ma la pioggia di oggi era annunciata da giorni e, nonostante il bel tempo potesse far dubitare qualcuno della profezia, ciò che stava accadendo intorno a noi avrebbe dovuto indurre ad essere prudenti e a correre ai ripari. Ma evidentemente la giunta capitolina era in tutt’altre faccende affaccendata, per cui ha preferito ignorare i ripetuti segnali d’allarme. E Roma da qualche ora a questa parte affoga nell’acqua: tutta quella che c’è mancata quest’estate”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
IL SINDACO NOGARIN AVEVA SCARICATO LA RESPONSABILITA’ DEGLI ALLAGAMENTI SULL’ALLERTA “SOLO ARANCIONE”
Un violento nubifragio ha colpito Livorno, devastando la città e provocando la morte di sette
persone.
La politica, come spesso succede in questi casi, invece di individuare le responsabilità ha imbocca un’altra strada: quella dello scaricabarile.
Il rimpallo delle colpe tra il Comune del capoluogo toscano e l’amministrazione regionale è iniziato di prima mattina e si è protratto per tutta la giornata, coinvolgendo sindaco, assessori, presidente di Regione e protezione civile.
Ad accendere la miccia è stato il primo cittadino di Livorno, per il quale l’errore fondamentale è stato di chi ha diramato l’allerta, prevedendo si trattasse solo di un codice arancione e non rosso. Un nubifragio, ma non al massimo livello possibile.
Per Nogarin una differenza fondamentale, che ha inficiato a cascata le operazioni di messa in sicurezza della città amministrata dai Cinque Stelle.
Parole che hanno fatto andare su tutte le furie il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, anche lui a Livorno per seguire gli sviluppi del nubifragio e seduto fino a pochi minuti prima proprio allo stesso tavolo tecnico convocato per fare il punto della situazione con Nogarin e gli uomini della protezione civile.
“Una situazione del genere non era prevedibile in alcun modo. Il livello di allerta diramato dalla Protezione Civile ieri non era sicuramente quello massimo, attestandosi su un livello arancione, rosso solo per la Liguria”, ha dichiarato di prima mattina il sindaco di Livorno.
“I tecnici mi dicono che il codice arancione non è molto diverso da quello rosso, ossia che si differenzia da quest’ultimo solo per l’ampiezza del fenomeno”, ha ribattuto Rossi.
A supporto del presidente della Regione anche l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni, per la quale “il sistema di allerta era adeguato alla natura dell’evento e ha funzionato perfettamente, comunicato fin dal primissimo pomeriggio del 9 settembre ai sindaci e alle amministrazioni. Mi pare che il sindaco Nogarin stia, nei fatti, cercando di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono”.
Anche per l’ingegnere ambientale e direttore dell’area difesa del suolo e protezione civile della Regione Toscana Giovanni Massini “la differenza sostanziale tra un codice arancione e rosso è la grandezza del fenomeno”, spiega il tecnico all’HuffPost.
“Ecco perchè si usa uno o l’altro. Ma tutti i possibili effetti che un fenomeno del genere si può portare dietro, possono essere analoghi, indipendentemente dal colore dell’allerta. L’anno scorso abbiamo organizzato delle giornate di formazione, invitando tutti i sindaci e tecnici dei territori toscani per aiutarli a predisporre tutto il necessario in situazioni di questo tipo”.
Quindi come ci si deve comportare in questi casi?
“Fondamentale in queste situazioni è la sensibilità dei sindaci. A Pisa, con la stesso tipo di allerta, l’amministrazione ha mandato sms a tutte le persone, invitandole a prendere precauzioni sul fenomeno. Il comune di Livorno non ha dato la stessa lettura”.
Sfumature cromatiche, verrebbe da dire, ma Nogarin non sembra condividere la versione della Regione e nel pomeriggio puntualizza come per lui, “pur non essendo il momento delle polemiche, arancione e rosso a casa mia sono due cose diverse. Essendo stata diramata un’allerta arancione non ho avvisato la cittadinanza”.
In mezzo alla contesa innescata dalle parole del sindaco di Livorno rimane una città in ginocchio. Domani le scuole comunali e gli asili nido saranno chiusi a scopo precauzionale, mentre la Regione ha deciso di chiedere al Governo lo stato di emergenza, sbloccando al contempo fondi per tre milioni di euro per gli interventi più urgenti.
In serata poi è Enrico Rossi a tornare sull’argomento: “la cosa più atroce dopo la morte di queste persone è il rimpallo sul tipo di allerta meteo”, dice il presidente della Regione Toscana all’HuffPost.
“Io sono andato a Livorno a fare il mio dovere, non mi interessa polemizzare, ma nel documento diramato ieri c’erano tutte le informazioni per far fronte a questo terribile nubifragio”.
Del resto, l’allerta arancione diramata ieri dalla Regione Toscana, al di là del colore in calce all’avviso, indicava esplicitamente la possibilità “di allagamenti di locali interrati e di quelli posti a pian terreno lungo vie potenzialmente interessate da deflussi idrici”.
Esattamente ciò che si è poi verificato nel seminterrato di una palazzina in via Rodocanacchi, dove la furia dell’acqua ha letteralmente spazzato via una famiglia di quattro persone, nel quartiere vicino allo stadio di Livorno.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
PER IL SINDACO “NON ERA POSSIBILE IMMAGINARE UNA CATASTROFE SIMILE”
Botta e risposta tra il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi sulle responsabilità dopo l’alluvione che ha colpito gravemente la città di Livorno.
“Siamo in piena emergenza – aveva detto Nogarin in mattinata -. Una situazione del genere non era prevedibile in alcun modo. Il livello di allerta diramato dalla Protezione Civile Regionale nella giornata di ieri non era sicuramente quello massimo attestandosi su un livello arancione, rosso solo per la Liguria”.
“Non era in nessun modo immaginabile pertanto – aveva aggiunto – che potesse verificarsi una catastrofe simile. Gli ultimi rilievi attestano che in sei ore sono caduti 200 millimetri di pioggia che hanno comportato l’esondazione di molti rii con un’ondata di acqua che ha letteralmente travolto la città , fatto crollare infrastrutture provocando smottamenti”.
La Regione Toscana “aveva diramato ieri un ‘codice arancione’ cioè uno stato di allerta”. Ha ribadito a sua volta il governatore Rossi spiegando che questo “già permette ai sindaci di mettere in atto determinati interventi. I tecnici mi dicono – ha proseguito il governatore – che il codice arancione non è molto diverso da quello rosso, ossia che si differenzia da quest’ultimo solo per l’ampiezza del fenomeno”.
A chi gli ha fatto notare che il sindaco Nogarin aveva già spiegato di non aver dato allerta ai cittadini dopo l’emanazione del codice arancione, Rossi ha risposto che per questo “abbiamo fatto anche i corsi per i sindaci… Casomai, come ci confermano i tecnici del Lamma – ha aggiunto riferendosi al laboratorio di meteorologia della Regione – non era prevedibile la persistenza così intensa della pioggia su Livorno”.
Anche l’assessore regionale Federica Fratoni ha replicato a Nogarin: “Il sistema di allerta era adeguato alla natura dell’evento e ha funzionato perfettamente, comunicato fin dal primissimo pomeriggio del 9 settembre ai sindaci e alle amministrazioni. Mi pare che il sindaco Nogarin stia, nei fatti, cercando di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono”.
Non a caso – ha proseguito Fratoni – il Comune di Pisa, che ha ricevuto le stesse comunicazioni, ha messo in atto tutti meccanismi previsti di alert system, dai messaggini alle mail alle telefonate ai numeri fissi”.
Nogarin ha poi ribattuto: “È una tragedia non annunciata, non potevamo sapere quello che sarebbe successo anche se la reazione è stata immediata”.
A proposito del mancato alert alla popolazione, il primo cittadino ha sottolineato come dalla Regione era stato emanato un allerta arancione, “che per me – ha detto – è diverso dal rosso”. Nogarin ha detto che questo “non è comunque il momento delle polemiche”, allontanandosi subito dopo dai giornalisti.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
L’AZIONE COMBINATA DI PIOGGIA, FIUMI E CORRENTI MARINE
Toscana in ginocchio. Fra la notte e le prime ore di questa mattina a Livorno è caduta infatti
pioggia di 3 mesi in 4 ore.
Drammatico il bilancio: 7 vittime e città allagata. Come sia potuto succedere, lo spiega il meteorologo Simone Abelli. “Nell’ambito dell’intensa perturbazione giunta sull’Italia (la numero 3 di settembre), una particolare e tenace convergenza di correnti decisamente umide, proprio in corrispondenza del tratto di mare di fronte alle coste della media-alta Toscana, ha innescato una serie di temporali “rigeneranti”.
Si tratta- sottolinea l’esperto- di fenomeni che abbiamo imparato a conoscere in occasione di altre situazioni critiche affrontate sul nostro territorio. Questi temporali hanno scaricato quantitativi di pioggia degni di un’intera stagione nell’arco di poche ore nella ristretta area compresa fra Livorno e Pisa.
Da un lato, abbiamo avuto nubifragi insistenti, già di per sè in grado di causare alluvioni lampo, allagamenti, frane e smottamenti.
Dall’altro lato, in sinergia con le precipitazioni estreme, abbiamo avuto le correnti dirette dal mare verso la terraferma, che hanno accompagnato l’evento.
Proprio queste correnti hanno generato un ‘effetto-tappo’ nei confronti dei fiumi già ingrossati dagli enormi quantitativi di pioggia.
Infatti, mentre i fiumi tentavano di far defluire l’acqua nel mare, i forti venti di direzione contraria, spingendo le onde del mare verso l’interno, hanno ostacolato questo processo: esattamente come fa un tappo.
Di conseguenza, non avendo trovato altri sbocchi, l’acqua dei fiumi si è riversata sulle aree adiacenti la foce che sono state, in tal modo, allagate”. I maggiori danni sono stati segnalati nella zona meridionale della città .
Ancora una volta, nel caso della Toscana ci troviamo di fronte a un evento estremo, l’alluvione, che ha seguito un periodo caratterizzato dalla situazione opposta, ossia la grave siccità .
(da “Huffingtonpost”)
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